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L'ESPRESSO
8 marzo 2007
LA BUSTINA DI MINERVA
Una Disneyland per la Magna Grecia
di Umberto Eco
Come sarebbe produttiva una Uffizyland alla periferia di Firenze, con copie perfette degli originali. Magari coi colori leggermente ritoccati


Leggo sui giornali e su Internet che ad Albanella, a 20 chilometri dal tempio di Paestum e a 60 da quello di Velia, si costruirà, per una spesa di un miliardo e 500 mila euro, un parco archeologico dal titolo di Megale Hellas (che poi vuol dire Magna Grecia) con un tempio falso ma integro, tutto in calcestruzzo armato rivestito di travertino. Chi polemizza con l'iniziativa dice che a pochi chilometri si trova un tempio vero del IV-V secolo avanti Cristo dedicato a Demetra e nessuno pensa a farlo venire alla luce; chi la sostiene pensa invece a un flusso turistico maggiore di quello consentito dai templi veri, a dire il vero tutti un poco sbocconcellati, e deve aver presente la Venezia ricostruita a Las Vegas, o il Partenone di Nashville e magari persino le varie Disneyland, tutte iniziative di cui si può dire quel che si vuole ma non che non attirino gente (e soldi).

Capisco la reazione di chi si scandalizza per l'evento e mi spiace contribuire al loro turbamento affermando che dovremmo tutti essere favorevolissimi a queste imprese, e proprio per salvare il nostro patrimonio artistico.

Infatti una volta i luoghi sacri alle arti e alla storia erano visitati solo da viaggiatori aristocratici, dai professionisti del Grand Tour o del Viaggio Italiano, e la faccenda ispirava alcune melanconiche riflessioni, non solo per motivi di giustizia sociale, ma anche perché a quei viaggiatori incantati andava benissimo che chiese e palazzi fossero fatiscenti, le grandi tele abbandonate in sacrestie umidissime, le statue antiche incrostate di licheni. Poi è iniziato un turismo 'borghese', sempre d'élite, ma rappresentato da centinaia di migliaia di viaggiatori colti e sensibili; per venire incontro alle loro esigenze i luoghi e i reperti artistici sono stati restaurati, e da quel flusso turistico borghi e città hanno tratto giovamento economico.



A un terzo stadio, con l'avvento del turismo di massa, metropoli e villaggi hanno forse aumentato i loro introiti ma si sono imbruttiti e imbrattati, diventando discariche di lattine di Coca-Cola e sacchetti di plastica, distese di bancarelle coi falsi per gli amatori di souvenir, puteolenti meandri resi invivibili da folle sudaticce e rumorose. E quanto alle opere d'arte, si sa benissimo che il fiato di milioni di visitatori le sta spesso mettendo a repentaglio, e se il piede di certe statue di santi è ormai levigato e sformato dal continuo toccamento dei fedeli, neppure le Piramidi potranno ancora resistere a lungo allo scalpiccio quotidiano dei loro visitatori.

Che fare? Impedire l'accesso delle folle all'arte, andando così contro ogni ideale democratico e comportandosi da reazionari laudatori del tempo che fu, auspicando il ritorno al turismo dei pochissimi? Scoraggiare di fatto le visite, come già avviene col Cenacolo di Milano, dove il numero dei visitatori ammessi ogni volta, le code, l'anticipo con cui ci si deve prenotare, fanno sì che di fatto molti, che pure avrebbero sufficiente dignità culturale per godere di quella esperienza, debbano abbandonare l'impresa? Lamentare razzisticamente che il loro posto sia preso da torme di asiatici in charter flight che non sanno neppure bene che cosa vanno a vedere, così come per un europeo che va in Oriente un tempio in fondo vale un altro e si ha sempre l'impressione che visto uno visti tutti?

Bisogna invece sfruttare le tendenze naturali del turismo di massa, per cui si va a visitare indifferentemente la Pietà Rondanini e il Mulino Bianco, per cui molti americani trovano più romano il Caesars Palace di Las Vegas che il Colosseo. Pensate quanto gente sarà molto più soddisfatta dal falso tempio di Albanella, tutto intero e lucido e splendente, che non da quello faticosamente sopravvissuto a Paestum. E dunque ad Albanella sia dirottata la folla di bocca buona, lasciando Paestum a chi lo visita con cognizione di causa e non vi lascia involti di merendine.

Come sarebbe produttiva una Uffizyland fatta alla periferia di Firenze, con riproduzioni perfette dei quadri della galleria degli Uffizi, magari coi colori leggermente ritoccati, come si fa con le labbra dei defunti nelle case di pompe funebri americane. Visto che la gente si affolla davanti a Palazzo Vecchio per ammirare un David che non è l'originale (ma non lo sa, o non se ne cruccia) perché non dovrebbe andare a Uffizyland? Meno bocche impure metterebbero a repentaglio coi loro fiati mefitici la Primavera di Botticelli.

E non si dica che la discriminazione sarebbe 'classista', nel senso che dividerebbe i raffinati dai trogloditi: lo farebbe, è vero, ma ciascuno deciderebbe di appartenere all'una o all'altra categoria per libera scelta e non per condanna sociale, così come per libera scelta milioni di persone, anche di buona condizione economica, si sintonizzano sulla tv-trash. Anzi, a differenza dei proletari di marxiana memoria, i nuovi proletari dell'arte non saprebbero neppure di esserlo e si riterrebbero soddisfatti e fortunati per aver visitato, tra tutti, il tempio più lustrato a nuovo.




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www.consiglio.regione.campania.it/ crc/docs/atti/RG.243.doc
Napoli 19 aprile 2006
prot. n.
Al Presidente della Giunta Regionale della Campania All’Assessore ai Lavori Pubblici
Oggetto: Megale Hellas ad Albanella (SA)
INTERROGAZIONE
urgente a risposta scritta
N.243-VIII LEGISLATURA

Il sottoscritto Consigliere

premesso che

il Comune di Albanella (SA) ha approvato con delibera del Consiglio Comunale del 28/11/2005 il progetto di un parco a tema, denominato “Megale Hellas”.

Questo progetto prevede una spesa di € 1.444.444,44 e dovrebbe inserirsi all’interno di un circuito turistico che consenta di “coptare” i turisti che annualmente si recano in visita al Museo archeologico della città di Paestum.

Il progetto prevede la realizzazione di un anfiteatro sulla cui sommità sorgerebbe una riproduzione di un tempio realizzato in calcestruzzo armato rivestito in travertino.

Un progetto ambizioso che, aldilà della valutazione storica, sembra non proprio coerente con la vocazione dell’area, e dove, l’insistenza di strutture di archeologia rurale che meriterebbero di essere effettivamente recuperate e riconsegnate alla comunità, ha determinato forme di contestazione di questa scelta da parte di fasce della popolazione di Albanella.

interroga per sapere
a che punto è l’iter per l’eventuale approvazione del progetto in questione da parte degli uffici regionali;
che valutazione politica viene data da codesto assessorato all’ipotesi di funzionamento dell’opera coi fondi europei di cui al riparto previsto dalla deliberazione della Giunta Regionale n. 2127 del 24/11/2004.

Il Consigliere
Gerardo Rosania




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RESOCONTO PARZIALE
DELLA SEDUTA CONSILIARE
DEL 24 OTTOBRE 2006
Presidenza della presidente Lonardo
Inizio dei lavori ore 14,04


Interrogazioni ai sensi dell’art. 75 del Regolamento Interno

Interrogazione "Progetto di un parco a tema denominato "Megale Hellas" a Albanella", a firma del consigliere Rosania, reg. gen. n. 243,

PRESIDENTE: Interrogazione reg. gen. n. 243, "progetto di un parco a tema denominato "Megale Hellas" a Albanella", a firma del consigliere Rosania.

E' iscritto a parlare l'assessore De Luca; ne ha facolta'.

DE LUCA assessore: Rispondo ma la precisazione è presso l’ufficio di programmazione della presidenza.

Il progetto codice I Alb Alb 001, la realizzazione del parco Megal Hellas era incluso nel P.I. Peastum Velia, quale progetto “fuori misura” della misura 4.6 e, di conseguenza, non necessitava di un parere del nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici che si esprime di norma solo su progetti dotati di copertura finanziaria, ovvero, i progetti “entro tetto”. Il responsabile “dell’autorità ambientale”, nel dicembre 2004, inviò al nucleo di valutazione, al responsabile della misura 4.6 il suo parere, propedeutico all’attivazione della procedura di cui alla delibera n. 848 del 2004, poi non attivata, che per opportuna conoscenza, si allegava in copia (All. I).

Successivamente, in data 2.2.05, il dirigente del settore alberghiero di supporto alle attività turistiche pro tempore, chiese al nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici se vi erano progetti coerenti con la misura 4.6 presentati ai tavoli di concertazione dei P.I. approvati, al fine di documentarsi meglio prima di effettuare le scelte strategiche settoriali. Il direttore del Nuvip si limitò a trasmettere l’elenco dei progetti presentati come “fuori misura”, senza esprimere alcun parere (allegato 2).

Il progetto fu inserito nell’Apq, sviluppo locale - turismo, annualità 2004, a valere sulle risorse Fas mediante la delibera n. 219 del 16 febbraio 2005, proposta alla giunta dal coordinatore dell’AGC 13 e fu dichiarato programmaticamente finanziabile. Alla data attuale l’Apq non risulta sottoscritto, quindi gli interventi non sono finanziati.

L’elenco di interventi di questo Apq è stato inviato al Cipe dal coordinatore della programmazione pro tempore, unitamente ad una relazione di accompagnamento del Nuvip. La relazione tecnica, redatta il 31.3.05 non entra nel merito della validità dei singoli progetti, ma verte, invece, sulla coerenza dei programmi con il Por e con gli strumenti di programmazione regionale (nell’allegato 4 l’estratto).

Di conseguenza, per quanto detto, il progetto in questione non sarà finanziato con il Por 2000 – 2006 e, pur risultando finanziabile con i fondi Fas, la regione valuterà la definitiva ammissione al finanziamento sulla scorta di tutti i pareri acquisiti, non ultimo quello dell’autorità ambientale, d’intesa con le competenti autorità centrali.

PRESIDENTE: E iscritto a parlare il consigliere Rosania, ne ha facoltà.

ROSANIA: Ringrazio l’assessore per la risposta esauriente che ha ricostruito, credo, l’iter della pratica. Un iter burocratico che si è concluso, poi, non col finanziamento, attraverso i fondi Por di un progetto, ma nella candidatura a finanziarlo con altri tipi di fondi. Chi ha fatto l’amministratore comunale, credo non possa non conservare nel proprio Dna, la massima attenzione per l’autonomia dell’ente locale, e ritengo che questo sia un bene, nel senso che io penso che gli enti locali debbano avere il massimo della possibilità di esprimere le proprie esigenze, i propri indirizzi, le proprie scelte. Credo che questo sia un bene per le istituzioni nel loro complesso, una sorta di risorsa irrinunciabile per la democrazia. Il problema, secondo me, è quello della programmazione regionale; in altri termini, quello che continuo a domandarmi è se con fondi che in qualche modo attengono alla programmazione regionale possono essere finanziati progetti di ogni tipo e di ogni sorta.

L’erogazione a pioggia di progetti, di iniziative, in ogni campo, non solo quello dei lavori pubblici, credo che non sia una buona politica. C’è la necessità sempre crescente di una programmazione regionale forte, che dia gli indirizzi e fissi bene gli obiettivi; gli enti locali che rientrano con le proprie attività, le proprie iniziative, sul terreno culturale, sul terreno turistico, sul terreno delle opere pubbliche, sul terreno sanitario, in questi indirizzi possano accedere anche a forme di finanziamento. Se invece l’idea che prevale è quella di dire: presentiamo un progetto, tanto prima o poi ce lo finanziano, si finisce con lo svilire il ruolo della regione ad una sorta di Bancomat, per cui basta avere una tessera, non vorrei essere cattivo, molto spesso nemmeno magnetica, ma di partito, e si portano a casa i finanziamenti.

Non vorrei ricordare i comuni che hanno spacciato il rifacimento di marciapiedi, spesso marciapiedi pagati in oro, come grandi interventi strategici finanziabili con i fondi europei. Invito, alla luce anche del riproporsi di queste situazioni, di cui l’argomento in discussione rappresenta un esempio abbastanza significativo (costruire un tempio in cemento armato, per inserirlo all’interno di un circuito turistico, lascia qualche perplessità), alla massima vigilanza e chiarezza su quelli che sono gli indirizzi e gli obiettivi che la regione si propone. Siamo in tempi di vacche magre, mi sembra di capire; ogni giorno sulla stampa leggiamo moralismi di facile lega sugli sprechi della regione, ma credo che partendo dal fatto di dare delle indicazioni precise per l’accesso a questi finanziamenti, si incomincerebbe a porre un limite ad un uso, forse, eccessivamente facilitato dei fondi che la regione ha a disposizione. Ringrazio l’assessore comunque, in quanto, mi sembra che la risposta sia stata ampia e dettagliata.


INES TABUSSO