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IL MESSAGGERO
29 gennaio 2007
Fioroni: no alle false coppie in cerca di pensioni facili
di Nino Bertoloni Meli

Sui Pacs puntualizza: «I diritti civili vanno garantiti alle persone come tali, senza creare per strada istituti pseudo-familiari in contrasto con la Costituzione». Sul Partito democratico avverte: «O si fa e presto, oppure saranno altri a farlo». Parola di Giuseppe Fioroni della Margherita, ministro dell’Istruzione da poco rientrato da Auschwitz per un viaggio della memoria con i ragazzi, «uno di quei viaggi veri dai quali non si torna più come si era partiti».

Ministro Fioroni, sulle unioni civili si va verso l’accordo o l’ennesima guerra nell’Unione?
«Bindi e Pollastrini stanno facendo un ottimo lavoro. La nostra bussola è il programma, che ci affida il compito di garantire alle persone che hanno scelto di vivere in comunità diritti inalienabili. La cosa certa è che questi diritti vengano garantiti alle persone come tali, senza farli discendere da realizzazioni di istituti pseudo-familiari in contrasto con la Costituzione».

Altri paletti?
«Resta l’obbligo da parte dello Stato di verificare che tali diritti siano correttamente fruiti, senza che si instauri la prassi tutta italiana che “fatta la legge trovato l’inganno”. In breve: evitiamo di trovarci davanti a una proliferazione di vecchietti tutti coppie di fatto con giovani venti-trentenni in attesa di pensione di reversibilità. Chiaro?».

Un altro problema si chiama Mastella: ha detto che lui questa legge sulle unioni civili non la vota.
«Mi sembra difficile che Mastella non voti alla fine una proposta che deve essere condivisa dall’intero Consiglio dei ministri, nel rispetto degli accordi. Programma e unanimità, o almeno larghissima condivisione, sono i due cardini che richiediamo».

L’accuseranno di essere un “estremista di centro”.
«E’ una categoria inventata. Chi è di centro per definizione è un moderato e quindi non può essere estremista. Come anche la fisica insegna, è dal centro che si tiene unito il centrosinistra».

I Pacs allargano il fossato tra Ds e Margherita?
«Questi sono temi che arricchiscono, stimolano, appassionano».

Più si discute e litiga e meglio è?
«Non è il dibattito che mi preoccupa, ma altro, per esempio l’agire in modo tale che poi ognuno non si senta a casa propria o, peggio, si senta ospite sgradito»

Sta parlando del Partito democratico: che fine ha fatto?
«Quando si va in giro e si vedono solo musi lunghi e assenza di passione, beh, questo sì preoccupa. Noi il Pd vogliamo farlo veramente e presto, nasce da un incontro vero ed è una sfida appassionante per la quale occorre entusiasmo. Non moine. Dopo i congressi di Ds e Margherita i tempi dovranno essere stringenti. Lunghi periodi non si declinano né con l’entusiasmo né con la passione, ma con i dubbi e le incertezze».

E se dubbi e incertezze persistessero?
«Sarebbe un grosso errore. Una volta decisa la meta, se rimaniamo prigionieri dei musi lunghi e delle incertezze, il rischio è che il Partito democratico si faccia comunque ma con un’altra classe dirigente».

Liberalizzazioni: Bersani ha molto apprezzato alcune sue proposte sulla scuola.
«Abbiamo imboccato la strada giusta con il contributo di tutti. Mi preoccuperebbero processi riformisti attenti solo al mercato, che producano incrementi di profitto a chi ha già mentre i molti che non hanno si debbano accontentare dell’eccedenza. Questo modello da ricco Epulone l’ha già tentato Berlusconi ed è abbondantemente fallito».





INES TABUSSO