00 28/09/2006 13:55

Stamattina, Prima Pagina, Radio 3: dopo la rassegna stampa, curata questa settimana da Sebastiano Messina, nello spazio dedicato agli interventi degli ascoltatori, telefona una delle due nonne di Maria:

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"Sono Maria Elena di Cogoleto, sono una delle nonne che ha aiutato Maria, la bimba bielorussa [1]. Io parlo da Cogoleto sono rientrata ieri e volevo rispondere a quel signore che ha parlato per primo e che ha detto che i miei figli hanno fatto un atto di egoismo. Questo veramente lo rifiuto; hanno fatto un grande atto d'amore, hanno ascoltato il grido di questa bambina, per tre anni sono andati in Bielorussa, hanno parlato e bussato a tutte le porte in Italia e in Bielorussia prima di arrivare a questo gesto che molti condannano. E' stato un gesto razionale perche' noi abbiamo dovuto difendere per una bambina che ha subito delle violenze che medici hanno accertato, medici delle Asl, medici nominati dal sindaco e medici nominati dal tribunale. Addirittura la dottoressa del tribunale dei minori ha detto che questa bambina psicologicamente non e' trasportabile in Bielorussia perche' subirebbe un trauma di cui portera' le conseguenze per tutta la vita. Lei mi dica di fronte a affermazioni del genere che cosa potevamo fare noi. Noi capiamo le famiglie degli altri 30mila bambini che vengono in Italia, pero' le due cose devono essere distinte: qui e' un caso particolare di una bambina che ha subito violenze accertate". (...) Guardi io non mi sento affatto colpevole. Mi sento di aver ascoltato insieme agli altri miei familiari questo grido di dolore di questa bambina che ha minacciato e tentato di suicidarsi. Ancora ieri quando noi aspettavamo ed eravamo li' e sapevamo che arrivavano i carabinieri, lei diceva: "Io prendo un coltello e se mi mandate in Bielorussia mi uccido e non lo dico per finta". E mentre aspettavamo i carabinieri lei faceva la piantina di questo istituto per dire io mi nascondo qui, tu la', l'altra nonna dall' altra parte. Io ho studiato e mangiato pane e letteratura greca e vorrei ricordare cosa dice Antigone a Creonte che gli dice di non seppellire il fratello: ci sono delle leggi superiori a quegli degli uomini, risponde Antigone, che sono nel nostro cuore da sempre e io ho obbedito a queste leggi e non mi sentO colpevole. Come Antigone, io non mi sento colpevole". Noi prima di arrivare a questo gesto abbiamo bussato a tantissime porte dicendo che cosa accadeva a questa bambina. Nessuno ci ha ascoltato". Certo che abbiamo pensato alle altre famiglie. Guardi io comprendo queste 30 mila famiglie e ci daremo da fare in ogni modo, ma le dico che questi viaggi non saranno interrotti perche' dietro ci sono troppi interessi, me lo lasci dire. E noi siamo stati a Minsk diverse volte, abbiamo visto, toccato con mano quello che questa bambina subiva: abbiamo bussato a tutte le porte, ma purtroppo non siamo stai ascoltati, siamo stati messi con alle spalle al muro, non avevamo altra soluzione se non far scoppiare il caso perche' a un certo punto si tirasse su il coperchio e si vedesse cosa c'e'. Io sono d'accordo con la giudice costituzionale Fernanda Contri che in una intervista diceva questi bambini non devono essere adottati, quando una famiglia finisce il suo compito deve lasciare tornare in bambino in un' altra famiglia, in Bielorussia, dove ha degli affetti. Ma questo caso e' diverso. Questa bambina e' dall'eta' di 4 anni che e' in un orfanotrofio. Questi bambini non hanno bisogno di una vacanza, ma hanno bisogno di una di famiglia e le famiglie che si sentono di farlo perche' non devono essere aiutate? Ecco, vorrei dire questo, che i miei figli vogliono adottare queste bambina non perche' non possono avere figli loro. Anzi hanno rinunciato per il momento ad avere un figlio loro, perche' hanno detto loro che si sarebbe interrotta la pratica dell' adozione. Quindi mi dica se questo non e' un atto d'amore . Sono d'accordo che bisogna rispettare le leggi. Sono stata un'insegnante per 40 anni e ho sempre rispettato la legge, non ho mai lasciato la macchina fuori posto. Pero' ci sono delle leggi superiori a quelle degli uomini, e io ho ubbidito a queste leggi".





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"Sin dalle origini fondanti della nostra civiltà, al diritto codifìcato ossia alla legge viene contrapposta l'unìversalità di valori umani che nessuna norma positiva può negare: all'iniqua legge dello Stato promulgata da Creonte, che nega universali sentimenti e valori umani, Antigone contrappone le "non scritte leggi degli dèi", i comandamenti e i principi assoluti che nessuna autorità può violare. II capolavoro di Sofocle e una tragica espressione del conflitto tra l'umano e la legge, che è pure conflitto tra il diritto e la legge.

II decreto iniquo di Creonte è una legge positiva, con un suo contenuto specifico. Ad essa Antigone contrappone un diritto non codificato, potremmo dire consuetudinario, tramandato dalla pietas e dall'auctoritas della tradizione, che si presenta quale depositario stesso dell'universale, un diritto al di sopra della legge positiva. In questo caso, esso corrisponde a imperativi categorici assoluti; Antigone è il simbolo intramontabile della resistenza alle leggi ingiuste, alla tirannide, al male: veneriamo come eroi e martiri i fratelli Scholl o il teologo Bonhoeffer che, come Antigone, si sono ribellati alla legge di uno Stato -quello nazista- che calpestava l'umanità, sacrificando in questa ribellione la loro vita.

Ma Antigone è una tragedia ossia non è solo una nìtida contrapposizione di pura innocenza e truce colpa, ma è un conflitto nel quale non è possibile assumere una posizione che non comporti inevitabilmente, per tutti i contendenti, anche i più nobili, pure una colpa. Sofocle, genialmente, non raffigura Creonte quale un mostruoso tiranno; questi non è un Hitler, ma è un governante le cui responsabilità di governo, di tutela della città, possono chiedere di tener contó -in nome dell'etica della responsabilità, per citare Max Weber- delle conseguenze, sulla vita di tutti, di una disobbedienza alle leggi positive e di un possibile caos che ne segua.

A seconda della costellazione storico-sociale, la libertà e la democrazia si difendono appellandosi al diritto non scritto, depositario di tutta una tradizione culturale, o alla legge positiva. Durante la Repubblica di Weimar, i democratici si appellavano alle leggi positive che punivano le dilaganti violenze antisemite, mentre giuristi e intellettuali filonazisti sostenevano che quelle leggi non corrispondevano al radicato sentire del popolo tedesco e dunque al suo diritto profondo ed erano perciò astratte; durante il nazismo, ad appellarsi alle "non scritte leggi degli dèi", contro le positive leggi razziali e liberticide del regime, erano gli oppositori del nazismo.

Le "non scritte leggi degli dèi" di Antigone sono certo ben di più di un antico diritto tramandato; si presentano non quali elementi storici, bensì quali assoluti, come i due postulati dell'etica kantiana, il Sermone della Montagna o la predica di Benares. Analogamente, nell'Ifigenia in Tauride di Goethe -l'avvocato Goethe- Ifigenia, figura di purissima umanità, obbedisce pure leì a un "comandamento più antico" della barbarica legge positiva che richiede azioni inumane. Nella pietas di Antigone, che seppellisce il fratello violando la legge che lo vieta, Hegel vede non solo un comandamento universale, ma anche un arcaico culto tribale dalla famiglia e dei sotterranei, inferi legami di sangue che lo Stato deve sottomettere alla chiarità delle leggi uguali per tutti.

Ifigenia si oppone ai sacrifici umani perché, dice, un Dio, un valore universale parla così al suo cuore -ma, quando ciò accade, come è possibile sapere se a parlare è un Dio universale o un ìdolo degli oscuri grovigli interiori, che fanno scambiare un retaggio atavico per l'universale?

La legge è tragica, perché -come quella religiosa in San Paolo- mette in moto meccanismi che possono essere necessari e rappresentare un correttivo al male, ma sono sempre un male minore e mai un bene. Fra il bene e il diritto si apre spesso un baratro: nell'Ebrea di Toledo di Grillparzer, i nobili spagnoli che per la ragion di Stato hanno soppresso la bellissima amante che rendeva ignavo il re Alfonso di Castiglia non si pentono del delitto commesso, però si sentono e dichiarano colpevoli, peccatori e pronti ad espiare; hanno agito -dicono- volendo il bene, ma non il diritto.

Legge e diritto sanciscono dunque questo peccato originale, questa impossibilità dell'innocenza dell'esistere. Ed è questo che, pur contrapponendo poesia e diritto, anche li avvicina, perché -scrive Salvatore Satta nel Giorno del Giudizio- "il diritto è terribile come la vita" e la letteratura, chiamata a raccontare la nuda verità della vita senza remore moralistiche, non può non avvertire una pericolosa vicinanza a quella terribilità e a quella malinconia. Pure la poesia è figlia ed espressione del mondo caduto -della barbarie, direbbe Novalis- anche se, a differenza del diritto, conservatore per sua natura (i giuristi sono reazionari, diceva Lenin), la poesia non è soltanto viaggio nelle tenebre, ma talvolta pure attesa o anticipazione dell'aurora, di riconquistata innocenza non più bisognosa della legge. Come rivela la Storia della Colonna Infame di Manzoni, la letteratura è peraltro pure avvocato della vita contro la persecutoria violenza giustizialista che spesso si commette ingiustamente contro accusati privi di garanzie di difesa".

(Claudio Magris, "Letteratura e diritto. Davanti alla legge", Discorso di investitura come Dottore Honoris Causa da parte dell'Università Complutense de Madrid, Madrid, 24 febbraio 2006)






"La legge non esaurisce certo le esigenze della coscienza, ma è anche il tentativo di calarle concretamente nella realtà, facendo malinconicamente i conti con i limiti e i compromessi di quest' ultima. Le sue ragioni sono diverse da quelle del cuore, ma non necessariamente loro nemiche. Sappiamo bene come i cavilli giuridici possano favorire la peggiore ingiustizia. Ma anche il formalismo apparentemente più arido può venire talora in soccorso del cuore. Nel Mercante di Venezia, Porzia si accorge che l' amato Bassanio è turbato per la sorte dell' amico Antonio e lo libera da questo turbamento salvando Antonio dal terribile contratto con Shylock grazie ad un espediente cavilloso, ma posto al servizio dell' umanità. La sua sottigliezza giuridica salva anche l' amore: «Voi non giacerete accanto a Porzia con l' animo inquieto», lei aveva detto infatti allo sposo, vedendo che il dolore per l'amico gli inceppava il pieno abbandono alla felicità amorosa. E' quel formalismo sofisticato che, sciogliendo il dramma, ridona ai due amanti la libertà della passione".

(Claudio Magris, Corriere della Sera, 13 maggio 2002)






"Il sentire comune contrappone volentieri la passione della poesia alla razionalità non tanto del diritto, quanto della legge. È soprattutto il formalismo di quest'ultima ad apparire cavilloso, arido, negatore della calda umanità. Ma Shakespeare, nel Mercante di Venezia, ci mostra genialmente come l'umanità, la giustizia, la passione, la vita, vengano salvate, da Porzia travestita da sottilissimo e capzioso avvocato, grazie al formalismo giuridico più sofistico, che autorizza sì Shylock a prendere una libbra di carne dal corpo di Antonio, ma senza versare neanche una goccia di sangue. Non è il caldo appello all'umanità, ai sentimenti, alla giustizia a salvare la vita di Antonio, bensì il freddo richiamo avvocatesco alla lettera formale della legge. Questa freddezza logica salva i valori caldi: non solo la vita di Antonio, ma anche l'amicizia di Antonio e Bassanio e soprattutto l'amore di Porzia e Bassanio, prima turbato dall'angoscia di quest'ultimo per la sorte dell'amico: "Voi non giacerete accanto a Porzia con l'animo inquieto", dice la donna all'amato, decidendo allora di liberarlo da quell'inquietudine che offusca l'eros e di salvare dunque, con i cavilli legali, Antonio".

(Claudio Magris, "Letteratura e diritto. Davanti alla legge", Discorso di investitura come Dottore Honoris Causa da parte dell'Università Complutense de Madrid, Madrid, 24 febbraio 2006)





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ANTIGONE:
Non Giove a me lancio' simile bando,
né la Giustizia, che dimora insieme
coi Demoni d'Averno, onde altre leggi
furono imposte agli uomini; e i tuoi bandi
io non credei che tanta forza avessero
da far sí che le leggi dei Celesti,
non scritte, ed incrollabili, potesse
soverchiare un mortal: ché non adesso
furon sancite, o ieri: eterne vivono
esse; e niuno conosce il dí che nacquero.
E violarle e renderne ragione
ai Numi, non potevo io, per timore
d'alcun superbo. Ch'io morir dovessi,
ben lo sapevo, e come no, pur senza
l'annuncio tuo. Ma se prima del tempo
morro', guadagno questo io lo considero:
per chi vive, com'io vivo, fra tante
pene, un guadagno non sara' la morte?
Per me, dunque, affrontar tale destino,
doglia e' da nulla. Ma se l'uomo nato
dalla mia madre abbandonato avessi,
salma insepolta, allor sí, mi sarei
accorata: del resto non m'accoro.

(Sofocle, Antigone, traduzione di Ettore Romagnoli)
www.filosofico.net/antigonesofocle42.htm





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William Shakespeare
Il mercante di Venezia (Atto IV).

...

Scena I

Entrano il Doge, i Magnifici, Antonio, Bassanio, Salerio, Graziano e altri.

DOGE

Ebbene, è qui Antonio?

ANTONIO

Sono qui, se piace a Vostra Grazia.

DOGE

Mi rincresce per te. Devi rispondere a un avversario di pietra, una disumana canaglia, incapace di pietà, prosciugato della più piccola goccia di misericordia.

ANTONIO

Ho saputo che Vostra Grazia si è data grande pena per moderare il suo rigido atteggiamento; ma poiché resta inflessibile, e non c'è mezzo legale che mi metta al riparo dalla sua cattiveria, io oppongo la mia pazienza al suo furore e sono armato a sopportare con la tranquillità del mio spirito crudeltà e la ferocia del suo.

DOGE

Fate venire l'ebreo dinanzi alla corte.

SALERIO

È pronto alla porta; eccolo, mio signore.



Entra Shylock.

DOGE

Fategli largo, che ci venga davanti. Shylock, tutti credono, e così credo anch'io, che persisterai in questo perfido atteggiamento fino all'ultimo atto; e poi si pensa che mostrerai clemenza e compassione più strane di questa tua strana crudeltà manifesta; e laddove ora tu esigi la penale, che è una libbra di carne di questo povero mercante, non solo vorrai rinunciare all'obbligazione, ma, toccato da umana gentilezza e benevolenza, gli condonerai una parte del capitale, considerando con misericordia le perdite che di recente gli si sono accumulate sulle spalle, tali da schiacciare un principe dei mercanti e strappare commiserazione per il suo stato a petti di bronzo e duri cuori di pietra, ainflessibili turchi e tartari mai educati ad azioni d'affettuosa generosità. Aspettiamo tutti una risposta gentile, ebreo.

SHYLOCK

Ho informato Vostra Grazia del mio intendimento, e sul nostro santo Sabato ho giurato di prendermi la penale che mi è dovuta dall'obbligazione. Se me lo negate, ne ricada il danno sul vostro statuto e sulla libertà della vostra città. Mi chiederete perché io preferisca prendere una porzione di putrida carne anziché accettare tremila ducati. Non risponderò a questo, ma diciamo che è un mio capriccio. È una risposta? E se la mia casa fosse molestata da un topo,e a me piacesse dar diecimila ducati per farlo avvelenare? Vi basta la risposta? C'è chi non sopporta un maiale cotto a bocca aperta, c'è chi dà in smanie se vede un gatto, e altri che non riescono a trattenere l'orina quando la zampogna suona di naso; perché l'emozione, signora delle passioni, le governa secondo il modo che le piace o le ripugna. Ora, per rispondervi: come non può dare una sicura ragione chi non sopporta un maiale a bocca aperta, chi un gatto innocuo e necessario, chi una lanosa zampogna, ma deve per forza sottomettersi all'inevitabile vergogna di offendere, ricevendo egli stesso offesa; così non sono io in grado di dare una ragione, né voglio, al di là di un odio radicato e di una certa ripugnanza che ho per Antonio, per cui così insisto in un costoso processo contro di lui. Vi basta la risposta?

BASSANIO

Questa, non è una risposta, uomo insensibile, da giustificare il fiume della tua crudeltà.

SHYLOCK

Io non sono obbligato a compiacerti nelle mie risposte.

BASSANIO

Forse che si uccidono le cose che non si amano?

SHYLOCK

Si odia forse la cosa che non si vuole uccidere?

BASSANIO

Non ogni offesa è subito odio.

SHYLOCK

Cosa? Lasceresti che il serpente ti morda due volte?

ANTONIO

Ti prego di ricordare che discuti con un ebreo.Tanto varrebbe che ti mettessi sulla spiaggia a dire all'alta marea d'abbassare il suo livello; tanto varrebbe che disputassi con il lupo perché fa belare la pecora per il suo agnello; tanto varrebbe che proibissi ai pini montani di agitare le alte cime e di stormire quando sono scossi dalle raffiche del cielo; piuttosto che cercare di ammorbidire - cosa c'è di più duro? - il suo cuore giudeo. Perciò, ti scongiuro, non fare altre offerte, non usare altri mezzi, ma lascia che nel modo più semplice e breve io abbia la mia sentenza, e l'ebreo ciò che vuole.

BASSANIO

Per i tuoi tremila ducati qui ce ne sono sei.

SHYLOCK

Se ogni ducato dei seimila ducati fosse diviso in sei parti, e ogni parte un ducato, io non li prenderei. Voglio la mia obbligazione!

DOGE

Come potrai sperare clemenza, se non ne concedi?

SHYLOCK

Quale giudizio dovrei temere, se non faccio alcun male? Voi avete con voi molti schiavi comprati, che, come i vostri asini e cani e muli, usate per compiti abbietti e servili, perché li avete acquistati. Dovrei dirvi, lasciateli liberi, sposateli alle vostre figlie! Perché sudano sotto i loro carichi? Che i loro letti siano soffici come i vostri e i loro palati stuzzicati dalle stesse vivande. Rispondereste: gli schiavi sono nostri. Così vi rispondo io: la libbra di carne che esigo da lui fu pagata cara, è mia e voglio averla. Se me la negate, vergogna sulla vostra legge! Non hanno forza i decreti di Venezia. Aspetto la sentenza. Rispondete, l'avrò?

DOGE

Per i miei poteri, potrei sciogliere questa corte, a meno che Bellario, un sapiente dottore che ho convocato per deliberare su questo caso, non venga qui oggi.

SALERIO

Mio signore, c'è qui fuori un messaggero appena giunto da Padova con lettere del dottore.

DOGE

Portateci le lettere. Chiamate il messaggero.

BASSANIO

Sta su, Antonio! Fatti coraggio, amico! L'ebreo avrà la mia carne, e sangue e ossa e tutto, prima che tu perda per me una goccia di sangue.

ANTONIO

Io sono un infetto castrato del gregge, il più adatto alla morte. Il frutto più debole cade per primo al suolo, e così sia di me; tu non puoi trovar miglior impiego, Bassanio, che vivere ancora e scrivere il mio epitaffio.



Entra Nerissa vestita da assistente di avvocato.

DOGE

Vieni da Padova? Da Bellario?

NERISSA

Da entrambi, mio signore. Bellario ossequia Vostra Grazia.



Consegna una lettera.

BASSANIO

Perché affili il tuo coltello con tanta lena?

SHYLOCK

Per tagliare la mia penale da quella bancarotta lì.

GRAZIANO

Non sul tuo cuoio, ma sul tuo cuore, crudele ebreo,

affili il tuo coltello; ma nessun metallo,

no, neanche l'ascia del boia, può avere metà del filo

del tuo tagliente odio. Nessuna preghiera può penetrarti?

SHYLOCK

No, nessuna che tu abbia l'ingegno di fare.

GRAZIANO

Oh sii dannato, esecrabile cane,

e per il fatto che vivi sia accusata la giustizia!

Mi fai quasi vacillare nella mia fede

e accettare l'opinione di Pitagora

che le anime degli animali si trasfondono

nei corpi degli uomini: il tuo spirito ringhioso

governò già un lupo, che, impiccato per strage d'uomini,

esalò dalla forca la sua anima scellerata,

e, mentre tu alloggiavi ancora nella tua empia fattrice,

si trasfuse in te; perché i tuoi desideri

sono lupeschi, sanguinari, voraci e insaziabili.

SHYLOCK

Finché con i tuoi insulti non toglierai il sigillo

dalla mia obbligazione, offenderai solo i tuoi polmoni

a urlare così; aggiustati il cervello, giovanotto,

o è destinato a irrimediabile rovina. Io sono qui per avere giustizia.

DOGE

Questa lettera di Bellario raccomanda

alla nostra corte un giovane e sapiente dottore.

Dov'è?

NERISSA

Attende qui vicino di conoscere

la Vostra risposta, se volete riceverlo.

DOGE

Con tutto il cuore. Vadano tre o quattro di voi

e lo conducano gentilmente in quest'aula;

nel frattempo la corte ascolterà la lettera di Bellario.

[Legge] Sappia Vostra Grazia che la Vostra lettera mi giunge mentre sono molto malato; ma, proprio quando è venuto il Vostro messo, era qui con me in visita affettuosa un giovane dottore di Roma; il suo nome è Baldassarre. L'ho informato della causa pendente fra l'ebreo e Antonio, il mercante. Abbiamo consultato insieme molti libri. Egli conosce la mia opinione, che, migliorata dalla sua dottrina (la cui vastità non posso lodare a sufficienza) egli Vi porta, su mia sollecitazione, per soddisfare la richiesta di Vostra Grazia in mia vece. La sua giovane età, ve ne prego, non sia motivo perché debba mancargli una rispettosa stima; non ho mai conosciuto una persona così giovane con una testa così matura. Lo affido alla Vostra graziosa accoglienza: messo alla prova, rivelerà meglio i suoi meriti.

Entra Porzia come Baldassarre.

DOGE

Avete udito cosa scrive il dotto Bellario, ed ecco, mi sembra, è arrivato il dottore. Datemi la mano. Venite da parte del vecchio Bellario?

PORZIA

Sì, mio signore.

DOGE

Siate il benvenuto, prendete posto. Siete al corrente della disputa che impegna la corte in questa seduta?

PORZIA

Sì, conosco bene questa causa. Chi è il mercante qui e chi l'ebreo?

DOGE

Antonio e il vecchio Shylock si facciano avanti.

PORZIA

Il vostro nome è Shylock?

SHYLOCK

Shylock è il mio nome.

PORZIA

Strana è la natura della causa che intentate, ma così legittima che la legge veneziana non può invalidarla se voi procedete. Voi siete in suo potere, non è così?

ANTONIO

Sì, così lui dice.

PORZIA

Riconoscete l'obbligazione?

ANTONIO

Sì.

PORZIA

Allora l'ebreo deve essere clemente.

SHYLOCK

Per quale costrizione devo esserlo? Ditemelo.

PORZIA

La clemenza ha natura non forzata, cade dal cielo come la pioggia gentile sulla terra sottostante; è due volte benedetta, benedice chi la offre e chi la riceve; è più potente nei più potenti, e si addice al monarca in trono più della sua corona. Lo scettro mostra la forza del potere temporale, è l'attributo della soggezione e della maestà, sede del timore che incutono i regnanti; ma la clemenza sta sopra al dominio dello scettro, ha il suo trono nel cuore dei re, è un attributo di Dio stesso; e il potere terreno più si mostra simile al divino, quando la clemenza mitiga la giustizia. Quindi, ebreo, pur se giustizia è ciò che chiedi, considera questo, che a rigore di giustizia nessuno di noi troverebbe salvezza. Noi invochiamo clemenza, e quella stessa preghiera insegna a tutti noi a fare atti di clemenza. Tanto ho detto per mitigare la giustizia della tua richiesta; se la manterrai, questa rigorosa corte di Venezia dovrà per forza dar sentenza contro il mercante.

SHYLOCK

I miei atti mi ricadano sulla testa! Io invoco la legge e la penale della mia obbligazione.

PORZIA

Non è in grado di restituire il denaro?

BASSANIO

Sì, ecco che io offro, per lui, in questa corte, il doppio della somma. Se ciò non basta, mi impegno a pagarne dieci volte tanto, pena le mie mani, la mia testa, il mio cuore. Se ciò non basterà, sarà evidente che la perfidiaschiaccia l'onestà. Ed io vi supplico, per una volta distorcete la legge con la vostra autorità; per una grande giustizia, fate un piccolo torto, e frenate il volere di questo diavolo crudele.

PORZIA

Questo non sarà mai, non c'è potere a Venezia che possa alterare una legge stabilita: ciò costituirebbe un precedente, e molti abusi, dietro tale esempio, irromperebbero nello stato. Così non può essere.

SHYLOCK

Un Daniele è venuto a giudicare! Sì, un Daniele! O saggio giovane giudice, quanto ti onoro!

PORZIA

Vi prego, fatemi vedere l'obbligazione.

SHYLOCK

Eccola, riveritissimo dottore, eccola.

PORZIA

Shylock, ti viene offerto tre volte il tuo denaro.

SHYLOCK

Un giuramento! Ho fatto al cielo un giuramento; dovrò gravarmi l'anima di uno spergiuro? No, non per Venezia!

PORZIA

Ebbene, quest'obbligazione è inadempiuta! e legittimamente con essa l'ebreo può reclamare una libbra di carne, che dev'essere da lui stesso tagliata quanto più vicino al cuore del mercante. Sii clemente, prendi tre volte il tuo denaro, fammi stracciare l'obbligazione.

SHYLOCK

Quando sarà pagata secondo quanto è scritto. Si direbbe che voi siate un degno giudice, conoscete la legge; la vostra interpretazione è stata molto corretta. Vi invito, in nome della legge, di cui voi siete un meritevole pilastro, di procedere alla sentenza. Per l'anima mia, io giuro che non c'è potere in lingua d'uomo che mi muti. Io m'attengo alla mia obbligazione.

ANTONIO

Con tutto il cuore io supplico la corte di emettere la sentenza.

PORZIA

Ebbene, allora è questa: dovete preparare il vostro petto per il suo coltello.

SHYLOCK

O nobile giudice! O giovane eccellente!

PORZIA

Perché il senso e il proposito della legge comportano chiaramente la penale che appare qui dovuta nell'obbligazione.

SHYLOCK

È verissimo. O saggio e retto giudice, quanto sei più adulto del tuo aspetto!

PORZIA

Perciò denudatevi il petto.

SHYLOCK

Sì, il suo petto, così dice l'obbligazione, non è vero, nobile giudice? "Quanto più vicino al suo cuore", sono le parole esatte.

PORZIA

È così. C'è una bilancia per pesare la carne?

SHYLOCK

L'ho pronta.

PORZIA

Fate venire un chirurgo a vostre spese, Shylock, per stagnare le ferite, che non muoia dissanguato.

SHYLOCK

È formulato così nell'obbligazione?

PORZIA

Non è espresso così, ma che importa? Sarebbe bene che lo faceste per carità.

SHYLOCK

Non lo trovo; non c'è nell'obbligazione.

PORZIA

Voi, mercante, avete qualcosa da dire?

ANTONIO

Ben poco; sono pronto e ben preparato. Dammi la tua mano, Bassanio, addio, non t'addolorare se sono giunto a questo per te, perché la Fortuna si mostra più gentilen di quanto è suo costume: di solito lascia sopravvivere alla sua ricchezza un uomo rovinato, che veda con occhio vuoto e rugosa fronte una vecchiaia di povertà; la lenta punizione di simile disgrazia essa a me risparmia. Ricordami alla tua onorata sposa, raccontale qual processo ebbe la fine d'Antonio, dille che t'amai, lodami nella mia morte; e, finito il racconto, dille che sia lei giudice se Bassanio non ebbe una volta un amore. Tu rammaricati soltanto di perdere il tuo amico, ed egli non si rammarica di pagare il tuo debito, perché se l'ebreo taglia appena a fondo lo pagherò in un istante con tutto il mio cuore.

BASSANIO

Antonio, sono sposato ad una donna che mi è cara quanto la vita stessa, ma la vita stessa, mia moglie e tutto il mondo non sono da me stimati più della tua vita; e li sacrificherei tutti, a questo brutto diavolo.

PORZIA

Vostra moglie non ve ne sarebbe molto grata, se fosse qui a sentirvi fare tale offerta.

GRAZIANO

Io ho una moglie che dichiaro solennemente di amare. Vorrei che fosse già in cielo; ché a lei sì, riuscirebbe di convincere qualche pezzo grosso, lassù, a mutare le intenzioni di questo figlio d'un cane d'un ebreo .

NERISSA

Buion per voi che lo dite dietro alle sue spalle, alrimenti sentireste, per casa, che sconquassi!

SHYLOCK

Eccoli i mariti cristiani! Io ho una figlia; l'avrei vista più volentieri sposata con uno della razza di Barabba, piuttosto che ad un cristiano. Perdiamo tempo, procedi alla sentenza.

PORZIA

Una libbra della carne di quel mercante è tua, la legge te l'aggiudica e la corte te la riconosce .

SHYLOCK

Giustissimo giudice!

PORZIA

E tu devi tagliare questa carne dal suo petto, la legge te l'aggiudica, e la corte te la concede.

SHYLOCK

Dottissimo giudice! Che sentenza! Vieni, preparati!

PORZIA

Aspetta un momento, c'è qualcos'altro. Questo contratto non ti accorda neanche una goccia di sangue. Le precise parole sono: "Una libbra di carne". Prendi dunque la tua penale, prendi la tua libbra di carne, ma se, nel tagliarla, versi una goccia di sangue cristiano, le tue terre e i tuoi averi sono, per le leggi di Venezia, confiscati dallo stato di Venezia.

GRAZIANO

O giustissimo giudice! Hai visto ebreo che giudice!

SHYLOCK

È questa la legge?

PORZIA

Puoi consultarne il testo da te, perché, dato che esigi giustizia, sta' certo che avrai più giustizia di quanta ne desideri.

GRAZIANO

O dotto giudice! Osserva, ebreo, che dotto giudice!

SHYLOCK

Accetto quest'offerta allora. Pagatemi il debito tre volte e lasciate andare il cristiano.

BASSANIO

Ecco il denaro.

PORZIA

Piano! L'ebreo deve avere completa giustizia. Dunque, adagio, non tanta furia! Non deve avere nient'altro che la penale pattuita.

GRAZIANO

O ebreo! Un retto giudice, un dotto giudice!

PORZIA

Quindi preparati a tagliare la tua libbra carne. Non versare sangue e non tagliarne né più né meno di una libbra esatta di carne. Se ne prendi più o meno di una libbra esatta, fosse solo quel tanto che la renda più leggera o più pesante della ventesima parte d'un misero grammo, o d'una frazione di quella, o meglio se la bilancia pende della misura di un capello di qua o di là, tu muori, e tutti i tuoi beni sono confiscati.

GRAZIANO

Un secondo Daniele! Un Daniele, ebreo! Ora ti ho io per il collo, infedele!

PORZIA

Perché si ferma l'ebreo? Prenditi la penale.

SHYLOCK

Datemi il mio capitale, e lasciatemi andare.

BASSANIO

L'ho pronto per te, eccolo.

PORZIA

Egli l'ha rifiutato davanti alla Corte. Ha chiesto l'esecuzione del suo contratto a termini di stretta giustizia.

GRAZIANO

Un Daniele, torno a dire, un secondo Daniele! Ti ringrazio, ebreo, per avermi insegnato la parola.

SHYLOCK

Non devo avere neppure il mio nudo capitale?

PORZIA

Tu non devi avere altro che la tua penale, da prendere a tuo rischio, ebreo.

SHYLOCK

Beh, allora il diavolo glielo faccia godere! Non resterò a far questione.

PORZIA

Aspetta, ebreo, la legge ti tiene ancora in pugno. È stabilito nelle leggi di Venezia che se è provato contro uno straniero che, con mezzi diretti o indiretti, egli attenta alla vita di un cittadino, la persona contro cui egli ha tramato entrerà in possesso di metà dei suoi beni, l'altra metà va alle casse dello stato, e la vita del reo è alla mercé del doge soltanto, escluso ogni altro appello. E sotto questo disposto, io dico, rientra il tuo caso: perché risulta manifesto dalla tua azione che, indirettamente, e direttamente anche, tu hai tramato contro la vita stessa del convenuto e sei incorso nel danneggiamento sopra da me recitato. Giù, dunque, e supplica clemenza al doge.

GRAZIANO

Supplica di aver licenza d'impiccarti, anche se, confiscata la tua ricchezza dallo stato, non ti resterà di che comprarti una corda, e finirà che dovrai essere impiccato a spese dello stato.

DOGE

Perché tu veda la differenza del nostro animo, ti faccio grazia della vita prima che tu lo chieda. Metà della tua ricchezza va ad Antonio, l'altra metà viene allo stato, ma la tua umiltà può mutare la confisca in un'ammenda.

PORZIA

Per la parte, s'intende dello stato; non per quella di Antonio.

SHYLOCK

Ma allora prendetevi la mia vita e tutto il resto; non mi fate grazia di essa. Voi mi portate via la casa quando mi portate via proprio il sostegno che la regge: mi togliete la vita, quando mi togliete i mezzi coi quali vivo..

PORZIA

Quale clemenza potete concedergli, Antonio?

GRAZIANO

Un capestro gratis, nient'altro, perdio!

ANTONIO

Se piace al mio signore il doge, e alla Corte, di condonare l'ammenda per metà dei suoi beni, io ne sono contento. Ma egli mi lasci l'altra metà in usufrutto, da consegnare, alla sua morte, al gentiluomo che gli ha di recente rapito la figlia. Altre due condizioni per quest'atto di clemenza: che egli si faccia subito cristiano, e che firmi, qui dinanzi alla corte, un atto di donazione per cui, alla sua morte, ogni suo bene andrà al suo nuovo figlio Lorenzo e a sua figlia.

DOGE

Egli lo farà, altrimenti revoco la grazia che ho appena pronunciato.

PORZIA

Ti contenti così, ebreo? Che ne dici?

SHYLOCK

Mi contento.

PORZIA

Scrivano, stendi l'atto di donazione.

SHYLOCK

Vi prego di darmi licenza di andar via di qui, non sto bene; mandatemi l'atto, io lo firmerò.

DOGE

Va' pure, ma fallo.

GRAZIANO

Al battesimo avrai due padrini. Fossi stato io il giudice, avresti avuto dodici giurati, per portarti alla forca, non al fonte.



Esce Shylock.

DOGE

Signore, vi prego di venire a cena a casa mia.

PORZIA

Chiedo umilmente perdono a Vostra Grazia, devo partire per Padova questa sera e mi conviene mettermi in viaggio senz'indugio.

DOGE

Mi spiace che vi manchi il tempo. Antonio, ricompensate questo gentiluomo, perché, a parer mio, gli siete molto obbligato.



Esce il Doge con il suo seguito.





da:
www.filodiritto.com
a cura dell'avvocato Antonio Zama





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CORRIERE DELLA SERA
27 settembre 2006
La storia della bambina bielorussa
Maria, dalla scomparsa al ritrovamento
20 giorni di battaglie diplomatiche, politiche e mediatiche


LA SCOMPARSA - L' 8 settembre una bambina bielorussa di 10 anni, di nome Maria, che avrebbe dovuto rientrare a Minsk dopo un periodo di vacanza passato presso una famiglia di Cogoleto, a Genova, scompare.

IL RIFIUTO - I coniugi italiani, Alessandro Giusto e Chiara Bonacin, che la ospitavano si rifiutano di rimandarla nel suo paese dove la piccola, in orfanotrofio, ha subito violenze e abusi. Secondo quanto raccontato dalla coppia, la piccola avrebbe tentato anche il suicidio all'idea di ritornare in patria. I carabinieri da quel momento la cercano, anche a casa dei «nonni» italiani, senza nessun risultato. La magistratura indaga per sottrazione di minore. La coppia attende il 28 settembre, data dell'udienza sul rimpatrio della bimba.

CASO DIPLOMATICO - Il caso scatena la decisione, da parte della Bielorussia, di bloccare tutte le pratiche che riguardano i movimenti di bambini verso l' Italia: adozioni, affidi e viaggi terapeutici. L'ambasciatore bielorusso in Italia precisa: «Non è un blocco, ma una pausa. Che si concluderà quando Maria tornerà nel nostro Paese». Le autorità di Minsk chiedono il rientro della bambina, ribadendo che è stata sequestrata. Il governo italiano segue la situazione. Il sottosegretario alla Giustizia, Daniela Melchiorre, si propone come mediatrice.

IL VIDEO - Il braccio di ferro con Minsk si fa di giorno in giorno più disperato. Gli avvocati della famiglia Giusto depositano alla Procura di Genova un video di 7 minuti nei quali appare Maria, che dice: «Non fatemi andare via». Nel video sono registrate le voci delle due «nonne» italiane, Anna Maria Borghi e Maria Elena Dagnino irreperibili dall'8 settembre, il giorno della scomparsa della piccola. Le parlano: cosa fai qui? «Io gioco. Io salto» risponde la bambina. La magistratura di Minsk spicca un mandato di arresto contro i coniugi Giusto, chiedendo l'intervento dell'Interpol.
NONNE INDAGATE - Le «nonne» di Maria vengono ricercate dai carabinieri. Le due donne sarebbero state iscritte nel registro degli indagati per sottrazione di minore dopo che il video ha dimostrato che sono assieme a Maria.

IL RITROVAMENTO - Dopo 20 giorni di mistero, il 27 settembre la bambina viene ritrovata. Si trova in una località segreta in Val D'Aosta. La piccola è in compagnia delle «nonne», le quali non fanno resistenza all'intervento dei carabinieri.




INES TABUSSO