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I LETTORI DE "L'UNITA'"?
DA TRATTARE PEGGIO DEL FAMOSO "ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco":


"Piaccia o no anche da Berlusconi tocca passare. Per scambiare opinioni, casomai le avesse, non mazzette sotto banco. Del resto non gli ha perfino telefonato Prodi? Caro Padellaro, tu che queste cose le sai, conosci i tuoi e sai come trattarli, cominci ad abituarli un po’ all’idea?"
(Giovanni Cocconi, Europa, 5 agosto 2006)


CHISSA' I POVERI LETTORI DI EUROPA...








EUROPA
Organo dell’Associazione Politica Democrazia è Libertà - La Margherita
5 Agosto 2006
Non parlate al Cavaliere
di Giovanni Cocconi


Giusto ci chiedevamo (intendiamoci, senza perderci il sonno): che cosa faranno gli antiberlusconiani di carriera, ora che Berlusconi è stato sconfitto? Bene, adesso conosciamo la risposta, perché in effetti l’attività è frenetica. Se la prendono coi disegnatori satirici che s’interrogano sul giustizialismo.
Maltrattano uno come Sofri se si permette di rimettere bocca nel dibattito. Aizzano la corrente grafomane dell’elettorato ulivista, affinché intasi di e-mail di protesta le caselle dei parlamentari pro-indulto.
Infine, espongono al ludibrio chi s’azzarda a rivolgere la parola al famoso Berlusconi, anche se la sozzeria avverrà non in un retrobottega di Palazzo ma davanti a un pubblico, presumibilmente critico.
La gran parte di queste attività ginniche si svolge sulle pagine dell’Unità, che peraltro si offre come un pentolone di passioni, più che come una bacheca di bandi di proscrizione. Il fenomeno non si riduce all’esercizio della professionalità giudiziaria di Marco Travaglio e all’emozionata vigilanza democratica di Furio Colombo: l’immaginario di tanti bravi elettori è ancora ingombro di fantasmi previtiani, la vittoria di aprile è stata così risicata, dietro alle voci di allargamento si intravede l’ombra lunga del Cavaliere nero che torna.
Insomma: su la guardia. Avevamo un amico così, che ancora negli anni ’80 considerava pericoloso il fascio littorio inciso nella ghisa dei tombini romani.
Se ha finito per investire anche un insospettabile come Sergio Staino, vuol dire che la sfiducia in se stessi nel popolo unionista tracima oltre il livello di guardia. Qui non siamo all’invettiva morettiana, che colpiva debolezze, inazione, ma non evocava veri tradimenti. Qui siamo alla denuncia dell’intelligenza col nemico a guerra ancora aperta. Agenti dell’impunità e dell’illegalità dunque operano, in parlamento e fuori, sotto mentite spoglie di uomini di sinistra. C’è chi solo apparentemente ha battuto Berlusconi, perché in realtà come lui la pensa, ne condivide l’amoralità, lo vuole aiutare, tenere in sella con tutto il con?itto d’interessi.
In tutto ciò c’è una quota di patologia, una sindrome ossessiva peraltro conclamata in molte delle email spedite ai parlamentari a proposito di indulto. Di nuovo gente che vuole emigrare, che mai più voterà centrosinistra, che insinua corruttele d’ogni genere. Per questi, anche se Prodi moltiplicasse i pani e i pesci, dietro ci scapperebbe sempre un favore per Previti.
Poi c’è Furio Colombo, che è un caso di tutt’altro genere. Cioè, più o meno, rientriamo nella politica.
A lui non va giù che Berlusconi sia stato invitato ai Giorni d’Europa, la festa che la Margherita organizza a Caorle. Per quella occasione l’ex direttore dell’Unità prevede fin d’ora «un’allegra serata tipo Billionaire» (evidentemente con Rutelli nella parte di Flavio Briatore, il resto della fauna sarà fatalmente diverso), che varrà come assoluzione del despota dai crimini commessi durante il regime. E c’è da giurare che da qui al 4 settembre di cosucce del genere se ne leggeranno tante.
Ora, mettiamo da parte un attimo questa storia del regime, che ha visto discutere appunto Colombo con Adriano Sofri. Noi un regime che si fa spodestare per 24 mila voti dopo che l’autocrate mediatico non è riuscito neanche ad affacciarsi dalla sua tv personale non l’avevamo mai visto, ma lasciamo stare. No, qui c’è un punto politico.
Colombo frequentava altri ambienti, ma nelle scuole di partito d’una volta si insegnava che l’avversario politico non te lo scegli a piacere. Significherà pure qualcosa se Berlusconi può ascriversi legittimamente il consenso del 49,7 per cento dell’elettorato. Sono gli italiani che gli hanno dato e confermato il diritto di parola, forse tutti abbacinati dall’ipnotico regime, certo non molto convinti dalle virtù del nostro Fronte del Bene.
E se non bastassero gli italiani, ci si mettono anche i famosi Fini e Casini: può darsi che dialogare con loro risulti meno compromettente e più chic (e lo si farà, del resto), ma i Dioscuri del centrodestra non hanno mosso un dito né un muscolo facciale per candidarsi come interlocutori autenticamente alternativi all’ex presidente del consiglio. Non l’hanno fatto né prima, né dopo le elezioni, a meno da non stiracchiare parecchio le loro ultime interviste pre-vacanziere (tentativo politicista che comunque ci aspetteremmo più dai professionisti dell’inciucio che non dai custodi della trasparenza unionista).
In conclusione, se si pensa di poter tirare avanti cinque anni con la rigidità di una statua del realismo socialista, prego. Se invece – sentendoci ben forti, solidali, convinti di durare e determinati a mettere mano a conflitti d’interesse e leggi ad personam – vogliamo provare a smuovere le acque della politica italiana anche nel centrodestra, piaccia o no anche da Berlusconi tocca passare. Per scambiare opinioni, casomai le avesse, non mazzette sotto banco. Del resto non gli ha perfino telefonato Prodi? Caro Padellaro, tu che queste cose le sai, conosci i tuoi e sai come trattarli, cominci ad abituarli un po’ all’idea?




INES TABUSSO