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"Bobo fa parte di quella nuova sorta di «loggia» acriticamente schierata in difesa del nuovo venerabile Adriano Sofri...
Oggi, un giorno sì e l’altro anche (a volte addirittura due volte nello stesso giorno),lo dobbiamo leggere [Sofri, ndr.] sui giornali di Berlusconi (Panorama e Il Foglio), sull’Unità, su Repubblica, sul Manifesto. Obiettare nei suoi confronti è segno di lesa maestà per i suoi fedelissimi come Bobo".
(Diego Novelli, Lettere, L'Unita', 2 agosto 2006)





"Fu durante un cineforum a Genova. C'eravamo io, De André, e tanti
altri. Ricordo che la scena della fucilazione sulla scalinata di Odessa venne
proiettata dopo appena dieci minuti dall'inizio del film. E il responsabile del
cineforum si alzo' e dichiarò "Questo è il piu' bel film di tutti i tempi!".
Noi del pubblico eravamo senza parole assolutamente attoniti.
A quel punto, l'addetto alla proiezione si alzò e confessò di aver
proiettato il film al contrario. Prima il secondo tempo, poi il primo. Il
responsabile, imbarazzatissimo, non si lascio' prendere dal panico: "Bene,
allora lo riguardiamo dall'inizio". Fu un momento terribile.
Il film in sé non è terribile, quanto il fatto che allora non si potesse dire
niente contro il diktat culturale del partito. Quando in Fantozzi dissi che la
Corazzata era una boiata pazzesca, attaccai proprio quel mondo. Per la prima
volta da sinistra si levava una voce contro la santificazione di certi miti.
Uno dei momenti più emozionanti della mia vita fu quando andai a presentare
Fantozzi in Unione Sovietica. Allora si era in pieno regime Brezneviano. E
quindi Staliniano. C'erano seimila persone ad ascoltarmi. E quando dissi che la
corazzata era una boiata, si scatenò davvero l'entusiasmo. La gente applaudiva
davvero per decine di minuti. Travolsero le sedie, gridarono il loro
entusiasmo. Fu davvero commovente".
(Paolo Villaggio, Corriere della Sera, 3 novembre 2003)




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L'UNITA'
2 agosto 2006
Travaglio come Beria?
Ma per cortesia...
Lettera di Diego Novelli

Caro Padellaro,
non sono a conoscenza se Sergio Staino abbia militato in passato in Lotta Continua. So di certo, da quanto leggo e vedo da tempo, che Bobo fa parte di quella nuova sorta di «loggia» acriticamente schierata in difesa del nuovo venerabile Adriano Sofri. Il fatto che Marco Travaglio abbia civilmente polemizzato su l‘Unità con l’ex capo di Lotta Continua ha scatenato la sua matita sino al punto di paragonarlo ad uno dei più tristi criminali del socialismo reale. Ma, si dirà, la satira non si discute. Bene. La cosa che mi ha colpito è l’accusa di Bobo a Travaglio di servirsi nel suo lavoro di un archivio. Non sapevo che conservare un archivio, cioè, la memoria, fosse un fatto esecrabile. Oppure per Bobo deve essere usata soltanto a senso unico. Quando politicamente ci conviene? Quello che trovo intollerabile è la pretesa degli ex lottatori continui (siano oggi di destra, e sono tanti, o di sinistra) di pretendere di essere sempre, con saccenteria, i primi della classe. Sofri è un maestro in materia. Me lo ricordo giovanotto, nel lontano 1969, davanti alla porta 2 di Mirafiori, travestito da Lenin, quando impartiva lezioni ai lavoratori e ai sindacati sulle forme di lotta da adottare e chi non era d’accordo con lui era un traditore della classe operaia. Oggi, un giorno sì è l’altro anche (a volte addirittura due volte nello stesso giorno), lo dobbiamo leggere sui giornali di Berlusconi (Panorama e Il Foglio), sull’Unità, su Repubblica, sul Manifesto. Obiettare nei suoi confronti è segno di lesa maestà per i suoi fedelissimi come Bobo. Premesso che sono favorevole alla sua grazia, non dimenticando però che è stato processato non da un Tribunale speciale fascista, ma da un regolare tribunale della nostra Repubblica. Anche nella satira, caro Bobo, ogni cosa ha un limite, e tristi i popoli che non hanno memoria.
Diego Novelli




INES TABUSSO