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"LIBERO QUOTIDIANO"
4 giugno 2006

Ricucci è l'idolo di Regina Coeli

ROMA Regina Coeli. Venerdì due giugno, metà pomeriggio. Nella sala grande del carcere romano si tiene una cerimonia per celebrare, anche qui, la Festa della Repubblica. Sul palco il ministro della Giustizia Clemente Mastella, Luigi Manconi, Giulio Andreotti e la figlia di Alcide De Gasperi ascoltano le parole dei detenuti e le loro poesie. Poi si canta: " O sole mio", " Roma nun fa la stupida stasera", " Romagna mia" e, d'obbligo, " Fratelli d'Italia". Mentre Mastella rilancia l'amnistia, in un altro raggio del carcere, la settima sezione, un detenuto eccellente in isolamento si sfoga con un senatore di Forza Italia, Giorgio Stracquadanio, in visita all'istituto. Quel detenuto è Stefano Ricucci, in carcere dal 18 aprile con l'accusa di aggiotaggio in merito all'inchiesta sulla scalata alla Rcs, che la scorsa estate ha proiettato l'immobiliarista romano nel gotha della finanza italiana, salvo poi precipitarlo nella polvere, insieme a Giampiero Fiorani e all'ex- governatore di Bankitalia, Antonio Fazio. L'estate dei " furbetti del quartierino" con le feste all'Argentario e i matrimoni, Anna Falchi e le intercettazioni, scalate e Opa mancate, plusvalenze e gossip sui giornali.
Oggi Ricucci è ancora in galera: qualche settimana fa il gip ha respinto la richiesta di scarcerazione e assegnazione agli arresti domiciliari avanzata dai suoi avvocati. Per i giudici, l'immobiliarista resta « socialmente pericoloso » e in grado di « inquinare le prove » . Lui, però, sembra tranquillo. Non come i primi giorni, quando piangeva in continuazione e non voleva parlare con nessuno.



LA CATTIVA COSCIENZA DEI GIUSTIZIALISTI
di GIORGIO STRACQUADANIO

Se non è l'ennesimo fuoco di paglia, l'amnistia rilanciata da Clemente Mastella va presa sul serio, soprattutto da chi, come noi, da più di dieci anni si batte per un sistema giudiziario che sia degno della parola giustizia e si fondi sulla certezza del diritto e sulla certezza della pena. Per essere seria, l'amnistia non può avere come obiettivo la riduzione dell'eccessivo affollamento delle carceri. La maggior parte dei detenuti, infatti, non sta scontando la pena, ma è privato della libertà prima del processo. E per molti la detenzione è frutto di un uso arbitrario e disinvolto della custodia cautelare.
continua...

www.difesa.it/files/rassegnastampa/060604/B1OAO.pdf




INES TABUSSO