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"Nessun problema anche per il senatore Grillo: «Il primo posto per il Senato
è assolutamente suo - conferma il coordinatore metropolitano di Forza Italia
Roberto Cassinelli - a meno che non sia lo stesso Grillo a fare una scelta
diversa. E anche in caso di eventuali problemi giudiziari la nostra posizione
non cambierà di una virgola visto che siamo garantisti»".


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IL GIORNALE
24 gennaio 2006
Grillo non salta nelle regioni rosse
- di Redazione -
Altri parlamentari uscenti costretti ad emigrare in Toscana o Emilia

«Tutti gli uscenti saranno riconfermati», aveva annunciato il presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi sbrogliando l'intricata matassa della presentazione
delle liste per le ormai imminenti elezioni. Poi si fanno due conti e in
Liguria si scopre che ci sono più aspiranti che posti disponibili, con tre
senatori uscenti di Forza Italia. Tutti però entreranno a far parte della
lista azzurra, almeno questo assicura Luigi Vitali, sottosegretario alla
Giustizia, che ieri a Genova si è visto costretto a parlare più di «legge
salva Previti» che di elezioni.
«Quello dei tre senatori uscenti è problema che non esiste - spiega - visto
che si libereranno posti nelle liste della Toscana e dell'Umbria». Come dire,
qualcuno dovrà traslocare, ma del resto Forza Italia non vuole compiere alcun
passo falso «Perchè abbiamo bisogno di politici esperti, soprattutto in regioni
come queste in cui il partito è storicamente non radicato». Nessun problema
anche per il senatore Grillo: «Il primo posto per il Senato è assolutamente
suo - conferma il coordinatore metropolitano di Forza Italia Roberto Cassinelli
- a meno che non sia lo stesso Grillo a fare una scelta diversa. E anche
in caso di eventuali problemi giudiziari la nostra posizione non cambierà
di una virgola visto che siamo garantisti». Inevitabile, l'argomento «giustizia».
Intorno al tavolo i direttori delle testate genovesi e delle emittenti locali.
«Modificare una legge solo per interesse di un singolo - continua Vitali
- è solo stato uno slogan creato ad arte. In questi anni abbiamo rinnovato
il diritto societario, modificato la procedura civile, stabilizzato il regime
della legge 41 bis e le commissioni hanno lavorato per la modifica del codice
penale che comunque presenteremo».
Fa discutere l'ex legge Cirielli, incalzano i giornalisti che danno il via
ad un vero e proprio processo, «l'impossibilità, per l'accusa, di rivolgersi
in appello in caso di assoluzione dell'imputato», il tema più caldo. «La
legge dice - spiega Vitali - "oltre il ragionevole dubbio" e se l'imputato
viene assolto in primo grado il dubbio c'è». «In questo modo la Cassazione
si troverà ad affrontare molti più casi di quelli attuali, con una mole di
lavoro insostenibile», la risposta del direttore di Telenord, Paolo Lingua.
«E' il prezzo da pagare, la riforma va fatta, il tempo per approvarla c'è,
fino alla metà di febbraio possiamo lavorare». Sabato Vitali parteciperà
alla presentazione dell'anno giudiziario per difendere la «salva Previti»:
«Non ci sarà nessuno, ci saranno invece i sit in di protesta, ma chi è assente
è sempre in torto».



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CORRIERE DELLA SERA
16 dicembre 2005
l’Intervista - VIA NAZIONALE -
Grillo: Fiorani grande banchiere. I miei conti non li dico
Enrico Marro

ROMA - «Sono sereno». Luigi Grillo, senatore di Forza Italia e forse il politico più vicino ad Antonio Fazio, sostiene di non aver parlato col Governatore dell’arresto di Gianpiero Fiorani, l’ex amministratore delegato della Banca popolare di Lodi, finito in carcere con l’accusa di associazione a delinquere. Ma il suo commento è lo stesso che è facile immaginare farebbe Fazio. È sereno Grillo, nonostante il suo sia uno dei tre nomi di politici che compare negli atti della procura, insieme con quello di Ivo Tarolli (Udc) e Aldo Brancher (Forza Italia), come titolari diretti o indiretti di conti presso la Lodi movimentati con operazioni di trading all’attenzione della magistratura. Certo, ammette, l’arresto di Fiorani, verso il quale Fazio e i fazisti avevano riposto così tante attese, «un danno d’immagine lo crea. Ma non a me o al Governatore bensì al Paese tutto». Pentito di aver sempre sostenuto Fiorani?

«Un momento, distinguiamo. Io ho sempre sostenuto la validità del progetto di aggregazione tra la Lodi e la banca Antonveneta perché nell’interesse dell’Italia».

Sta prendendo le distanze da Fiorani?

«No. Io non devo giustificarmi di nulla. Per quello che ho visto e che Fiorani ha fatto non potevo che avere un giudizio positivo, perché sotto la sua direzione la banca è cresciuta e ha creduto in un grande progetto».

Finito ingloriosamente.

«Ne prendo atto. Io che ho ricevuto più volte avvisi di garanzia che poi si sono sempre risolti a mio favore, rispetto l’azione della magistratura, ma aspetto. Non possiamo mica scrivere le sentenze prima del processo».

Il fatto che questi arresti fossero annunciati da giorni che cosa le fa pensare?

«Niente, non voglio fare il giudice dei giudici. Provo solo grande amarezza. Conosco la moglie e i figlioli di Fiorani, posso immaginare la sofferenza che stanno provando».

Lei è uno dei politici che compare tra i titolari di conti presso la popolare di Lodi che hanno beneficiato di plusvalenze su operazioni di trading oggetto dell’attenzione della procura.

«Ho un conto, è vero. E su questo ho fatto operazioni come tanti correntisti».

Ha comprato azioni Antonveneta quando ancora non era noto il progetto di Fiorani.

«Ho dato incarico alla popolare di acquistare mille azioni di Antonveneta a 25 mila euro. Fallito il progetto, le ho rivendute. E non è vero che ci abbia guadagnato 5 mila euro».

Quanto invece?

«Meno, meno, ma non le so dire di più».

Le disposizioni sul conto le ha date di sua iniziativa o su suggerimento della banca?

«No, un momento. Vuole continuare l’intervista o vuole che la mandi a quel paese? Ho diritto alla privacy. Perché devo raccontare ai giornali quello che ho fatto sul mio conto? Possono indagare banche, centrale rischi e Guardia di Finanza. È assolutamente trasparente. E io sono sereno».

Come il Governatore?

«Non l’ho sentito».

La posizione di Fazio si è fatta più difficile dopo l’arresto di Fiorani?

«C’è il bombardamento mediatico che continua, ma non c’è nessuno che possa dire che ha compiuto atti non legittimi. Perciò va avanti, serenamente».

L’immagine del Governatore è sempre più compromessa. Ci sono anche i regali, gioielli e tv, ricevuti da Fiorani.

«Le famiglie di Fazio e di Fiorani sono amiche. A Natale si sono scambiate regali. Non sono regali miliardari, rientrano nella consuetudine».


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CORRIERE DELLA SERA
15 dicembre 2005
Dalle carte spuntano i nomi dei politici
Perquisizioni in Italia e Svizzera. Nei verbali Brancher, Grillo e Tarolli. La Lega: Calderoli? Non è coinvolto
Giuseppe Guastella

MILANO — Un'ondata di perquisizioni in Italia e in Svizzera è stato il primo passaggio visibile dell'inchiesta sulla scalata Antonveneta dopo i cinque arresti di martedì. Su ordine dei sostituti procuratori milanesi Eugenio Fusco e Giulia Perrotti, un centinaio di agenti hanno setacciato ieri gli uffici e le abitazioni di alcuni degli indagati nell'ambito dell'inchiesta che ha portato in carcere, tra gli altri, l'ex patron della Banca popolare italiana Gianpiero Fiorani e l'ex direttore generale Gianfranco Boni, accusati di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione indebita e ad altri reati. Gli interrogatori degli arrestati (Giulio Marmont e Fabio Conti, oltre a Fiorani e Boni, Silvano Spinelli è agli arresti domiciliari e sarà ascoltato più tardi) dovrebbero cominciare domani a San Vittore. Nella documentazione sequestrata gli investigatori cercheranno nuove tracce sulle irregolarità nella scalata Antonveneta, sugli illeciti arricchimenti e sulle ruberie generalizzate nella gestione della banca che sono alla base del capo di accusa. Ma soprattutto cercheranno nuovi elementi per delineare con maggiore precisione il ruolo dei «politici di livello nazionale» che, a detta di uno dei testimoni, avrebbero «tratto ingenti profitti da dette operazioni», come scrive il gip Clementina Forleo nell'ordinanza di custodia cautelare dove i nomi di chi ha ricevuto questi finanziamenti sono coperti da «omissis». I soggetti coinvolti sarebbero quattro o cinque.
L'indagine, però, ha già sfiorato alcuni uomini legati al mondo della politica. A partire dal senatore di Forza Italia Luigi Grillo, amico del governatore di Bankitalia Fazio, che, dichiara Fiorani ai magistrati, nella scalata Antonveneta aveva un ruolo di «lobbysmo puro». C'è poi il senatore Udc Ivo Tarolli, correntista come Grillo, e il suo collega di partito e europarlamentare Vito Bonsignore. Quest'ultimo è accusato, nel suo ruolo di imprenditore, di concorso in aggiotaggio in quanto una sua società ha ricevuto finanziamenti Bpi per titoli Antonveneta poi rivenduti al finanziere Emilio Gnutti realizzando una notevole plusvalenza. I pm stanno lavorando su queste operazioni bancarie, spesso economicamente molto favorevoli. Spunta anche il nome del sottosegretario alle riforme istituzionali, Aldo Brancher, chiamato in causa da Patrini, il manager per la Toscana della Bpl, che ai magistrati si è definito «ufficiale di collegamento» tra Fiorani e un «un personaggio romano che di volta in volta indicava i politici che la Bpl doveva finanziare». Il nome del personaggio romano è coperto da omissis, mentre Petrini ha aggiunto «di aver avuto da Fiorani, Boni e Spinelli e da altre persone a loro collegate incarichi di fiducia fino all'aprile 2004 consistenti anche nel finanziamento tramite operazioni strategiche di uomini politici di livello nazionale». Ieri sera Brancher era uno dei partecipanti del vertice che si è tenuto a Arcore e al quale, oltre a Silvio Berlusconi, erano presenti Bossi, Calderoli e Tremonti.
Per quanto riguarda il ministro leghista Roberto Calderoli, il suo nome non compare nella documentazione, ma su un suo ipotetico e vociferato coinvolgimento il capogruppo leghista alla Camera Andrea Gibelli ha detto: «Siamo tranquilli. Calderoli ha fatto anche una denuncia. Non è possibile che tutto quello che viene scritto sui giornali diventi verità, facciamo un appello alla responsabilità per tutti». La Finanza ieri ha perquisito, tra gli altri, il presidente e il vicepresidente dimissionari della Bpi, Giovanni Benevento e Desiderio Zoncada. A Roma perquisiti ufficio e abitazione di Francesco Bellavista Caltagirone, anche se la difesa dell'imprenditore ha fatto notare che il beneficiario della Maryland, la società coinvolta nell'inchiesta, è Ignazio Bellavista Caltagirone.
gguastella@corriere.it


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IL SOLE 24 ORE
8 Dicembre 2005
I conti alla Lodi dei difensori di Fazio
di Claudio Gatti

Che al Senato della Repubblica Gianpiero Fiorani avesse in Luigi Grillo(Forza Italia) e Ivo Tarolli (Udc) due amici fedelissimi non e' mai stato un mistero. Quello che finora non si era mai saputo e' che in banca a Lodi, Grillo e Tarolli non avevano solamente un amico. Avevano anche un conto. A testa. E, almeno nel caso di Grillo, anche un fido di 250milan euro. Questi due conti sono stati notati da chi indaga sulla Banca popolare italiana (ex Lodi) per plusvalenze di decine di migliaia di euro che vi sono state depositate.
Luigi Grillo, presidente della commissione Lavori pubblici e amico di famiglia del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, non ha mai esitato a far capire da che parte stava nella battaglia sull'AntonVeneta. Dalla parte di Gianpiero Fiorani, ovviamente. Nel periodo in cui sembrava che l'a.d. di Lodi potesse farcela, non passava giorno senza che Grillo perorasse la sua causa. In Parlamento o sui mass-media. Senza mezzi termini. Per lui Fiorani era << un ottimo banchiere>>, mentre gli olandesi potevano anche andare <>.
L'altro grande sostenitore di Fiorani al Senato era Ivo Tarolli, vicepresidente dei senatori dell'Udc, anche lui amico personale di Antonio Fazio. Quando scoppio' la polemica sulla telefonata fatta nel cuore della notte dal Governatore al numero uno della Bpi per comunicare il via libera alla sua Opa su AntonVeneta, fu Tarolli a minimizzare dicendo: <>.
Adesso <> ha saputo che sia Grillo che Tarolli avevano un conto in banca a Lodi. E che quei loro conti appartengono a un gruppo su cui risultano depositate plusvalenze notate sia dagli ispettori della Banca d'Italia che dalla procura in quanto anomale e <>.
Sui conti di Grillo e Tarolli pare ci sia un'operativita' che include sia trading di titoli che vendite di opzioni ed e' simile a quella rilevata sui conti dei due massimi dirigenti di Unipol, Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti di cui il nostro giornale ha scritto ieri. E, come con quei conti, la stranezza e' che tutte quelle operazioni speculative risultano essersi concluse sempre e solo in attivo. Non c'e' mai un'operazione che conduca a una perdita. Insomma, sembrano conti con rendimenti garantiti. A differenza dei conti del duo di Unipol, sui quali sono transitate plusvalenze dell'ordine delle decine di milioni di euro, quelle versate sui conti di Grillo e Tarolli sono molto inferiori: alcune decine di migliaia di euro a testa.
Abbiamo chiesto chiarimenti al senatore Grillo, in una intervista telefonica in cui ha confermato di avere, "da un paio di anni", un conto presso la Lodi e un fido di 250mila euro.
- Sul quel conto sono state fatte operazioni di vendita di opzioni. Le ha ordinate lei?
* Guardi, io ho solo ricevuto un affidamento. Poi faceva tutto la Banca Popolare di Lodi. Non so cos'altro dirle.

- Quindi le operazioni sui titoli era la Lodi a deciderle ?
* Si. Le faceva la Lodi. So che hanno acquistato titoli di UniCredit, di Banca Intesa, di AntonVeneta. Ma non le facevo io.

- A gennaio del 2005 sono stati comprati titoli dell'AntonVeneta, 1000 titoli.
* Si. 25000 euro. Io poi sono andato in assemblea (il senatore si riferisce all'assemblea dell'Antonveneta del 30 aprile scorso in cui Fiorani conquisto' temporaneamente il controllo del consiglio di amministrazione, ndr)

- Quei titoli sono poi stati venduti. La decisione di vendere chi l'ha presa?
* Li ho rivenduti 10 giorni o un mese fa. Non mi pareva piu' opportuno tenerli.

- La decisione di vendere chi l'ha presa?
* L'ho presa io. Ma non ho guadagnato un euro, purtroppo. La banca mi ha detto che ha venduto allo stesso prezzo a cui avevo acquistato. Per 25000 euro.

- Per essere precisi a gennaio, quando furono comprati, mille titoli valevano circa 20000 euro (min 19.20 max 20.30 Euro) e non 25000. Ma comunque sia, per riassumere: la decisione di comprare e' stata della Lodi mentre quella di vendere e' stata sua?
* No. Dopo aver avuto un fido, ho detto io di comprare queste azioni di AntonVeneta.

- Ma a gennaio perche' le interessava l'AntonVeneta?
* Perche' io sono sempre stato sostenitore del progetto di integrazione di AntonVeneta e Popolare di Lodi, e quindi volevo unirmi al coro di coloro che la sostenevano.

- Pero' a gennaio la Popolare di Lodi non aveva dichiarato alcun interesse per l'AntonVeneta.
* E che c'entra la Popolare di Lodi? Io ho deciso di comprare l'AntonVeneta perche' era un titolo appetibile sul mercato. L'AntonVeneta sono almeno quattro anni che e' una grande preda appetibile da parte di tutti.

- Ma non ha appena detto che l'ha comprata perche' favorevole al progetto di integrazione AntonVeneta-Lodi?
* Certamente. Sono tra i pochi ancora favorevoli a quel progetto.

- Ma, come detto, quel progetto non fu reso pubblico fino a due mesi dopo il suo acquisto.
* Allora lei non mi ha capito. O forse non vuole capirmi. Io ho detto che l'ho comprato per andare all'assemblea e sostenere il progetto di integrazione con la Popolare di Lodi. Infatti sono andato all'assemblea e ho votato a favore dei candidati che aveva indicato il dottor Fiorani.

- Questo si e' capito, ma a gennaio, quando lei ha comprato, la Popolare di Lodi non aveva espresso alcun interesse per quel progetto.
* Ma allora lei non vuole capire. Provo a ripetere: io ho comprato cosciente del fatto che desideravo partecipare all'assemblea, cosa che ho fatto per sostenere la linea di Fiorani. Ho comprato questi titoli e adesso, essendo fallito questo progetto, ho rivenduto. Senza fare plusvalenza, se non 100 o 200 euro (secondo i nostri calcoli la plusvalenza e' di oltre 5000 euro ndr). Punto e a capo. Che cosa vuol dire? Che io ho fatto insider trading?

- La cronologia non sembra coincidere con quello che lei dice.
* Perche' no?

- Lei dice di aver comprato perche' favorevole a un progetto, ma quel progetto non era stato ancora annunciato.
* Guardi erano quattro anni che quella banca era oggetto di attenzione di tante altre banche.

- Si, ma non della Popolare di Lodi?
* Ma chi glielo dice?

- Pubblicamente non lo era.
* Va bene. Allora, diciamo che pubblicamente era cosi. E allora?

- Allora, evidentemente lei ha fatto delle scelte sulla base di un progetto che non era stato reso pubblico.
* Ma questo lo dice lei. Non lo dico io. Io ho comprato perche' ritenevo il titolo utile. Ma poi scusi, ma le scusi, vuole fare un'intervista a me. Le ho risposto... Arrivederla.



INES TABUSSO