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IL MESSAGGERO
4 Gennaio 2006
Il premier ha ordinato sondaggi e focus-group Vuole usare la vicenda per fermare la fuga elettorale dalla destra

di MARCO CONTI

ROMA - «E’ finita la diversità, adesso gli elettori capiranno dov’è il partito degli affari». Silvio Berlusconi ieri mattina ha parlato con un paio di suoi strettissimi collaboratori - alcuni all’estero - che chiedevano lumi su come orientare le dichiarazioni degli azzurri sull’” affaire-Unipol ”. Il presidente del Consiglio, dal suo buon retiro sardo, ha dato ordini precisi spiegando ai suoi come non si debba sposare nessuna delle tesi mediatico-giudiziarie più o meno giustizialiste, ma concentrarsi sul lato etico della questione per spiegare alla massa di elettorato ancora incerto, che la vicenda che sta dilaniando i Ds dimostra che «la sinistra non è custode dell’etica pubblica» e che «c’è una questione morale che assedia l’opposizione forse molto più grande e concreta di quella che è stata agitata contro di noi e che ha indubbiamente frenato l’azione della maggioranza».
Il premier non ha nessuna voglia di cavalcare le vicende che emergono dalle intercettazioni. Lascia che i giornali, compreso quello di famiglia, facciano il proprio lavoro, ma si guarda bene dall’esternare pubblicamente. In questo momento non vuole essere certo offrire al centrosinistra motivi per ricompattarsi. Piuttosto lavora ai fianchi dell’opposizione facendo sottolineare a Cicchitto e a Gargani, come sia finita la stagione nella quale le «”vacche scure” erano solo da una parte», come solo da una parte «sarebbe stato il partito degli oscuri e più o meno loschi interessi». Linea cauta, quasi soft, con un occhio molto attento a quel venticinque per cento di indecisi che il premier spera ora di smuovere assicurandogli continuità e niente salti nel buio. Sottolineando, quando servirà, che comunque in cinque anni di governo «noi non abbiamo usato la guardia di Finanza contro i nostri oppositori e non abbiamo trasformato palazzo Chigi in una merchant-bank».
D’altra parte il premier più volte ha denunciato il «circolo mediatico-giudiziario» che dal ’94 ad oggi si è a suo dire abbattuto più volte sul centrodestra. Raccontano che ora, anche se guarda un po’ divertito ai faticosi distingui della sinistra alle prese con intercettazioni e titoloni in prima pagina, fatichi ad appassionarsi al lavoro di pm e giornalisti e non riesca proprio ad entrare in simpatia con quelle procure - a cominciare da quella di Milano - che ha sempre combattuto.
Berlusconi, che si ritiene un uomo fortunato, giudica l’attuale momento come una «manna dal cielo» e sta cercando di comprendere come si può sfruttare elettoralmente l’intera vicenda non tanto per sottrarre voti al centrosinistra, quanto per convincere la massa di delusi della Cdl a tornare a votare il centrodestra spiegando loro che «sarebbe un pericolo lasciare il Paese in mano ad una coalizione divisa sui programmi e con il primo partito che sarebbe al centro di una vicenda affaristico-finanziaria dai contorni ancora incerti».
Più di tanto il premier non vuole spingere il pedale della polemica e attende che la vicenda giudiziaria si depositi prima di premere sull’acceleratore. Anche perchè accanto alla vicenda Unipol c’è l’inchiesta su Bpi e Antonveneta, dove la Lega di Bossi ha più di una questione aperta e nella quale il premier ha tifato chiaramente per il lato italiano degli scalatori.
In attesa che la vicenda si depositi, stando comunque attenti che l’esecutivo non venga tirato in ballo per mancato controllo, Berlusconi in questi giorni di relativo riposo, scorre sondaggi e analizza focus-group cercando forse tra le maglie dell’intera questione la leva sulla quale poggiare l’intera campagna elettorale arrivando magari a proporre agli elettori - come il premier sta ragionando in queste ore - anche il contratto della moralità nella gestione della cosa pubblica.
INES TABUSSO