00 17/12/2005 01:05

CORRIERE DELLA SERA
16 dicemnbre 2005

Fassino intercettato illegalmente. Il portavoce: storia torbida

ROMA - I carabinieri inviati dalla procura di Catanzaro cercavano a casa di Giovan Battista Papello, consigliere Anas in quota An, le carte sulle tangenti pagate in Calabria per lo smaltimento dei rifiuti e, invece, si sono trovati davanti un fascicoletto «fai da te» con la trascrizione di un paio di conversazioni telefoniche che faranno molto discutere, a prescindere dal contenuto, perché sono state captate illegalmente. Si tratta di due telefonate che sarebbero intercorse il 15 novembre 2004 tra il presidente dell’Anas vicino al centrodestra, Vincenzo Pozzi, e Piero Fassino, segretario dei Ds, tra Pozzi e Pietro Folena, ex Ds passato a Rifondazione. Il problema, per il pm Luigi De Magistris, sta nel fatto che esiste solo quel brogliaccio che potrebbe anche essere in tutto o in parte un’autentica patacca costruita magari da una di quelle società che forniscono servizi per la sicurezza.
Quello che è sicuro, come scrive L’Espresso oggi in edicola che riprende le notizie sull’inchiesta calabrese pubblicate dal Corriere della Sera il 24 novembre, è il filone d’indagine sulle intercettazioni pirata in cui l’ingegner Giovan Battista Papello risulta indagato per «istallazione di apparecchiature atte a captare le conversazioni telefoniche». Papello, che prima dell’incarico all’Anas era subcommissario per l’emergenza ambientale in Calabria, ha dichiarato che il brogliaccio gli è arrivato in una busta bianca: «Non so chi le abbia fatte e se sono vere. Penso servissero a mettere in cattiva luce Pozzi, nominato dal centrodestra, dimostrando che aveva rapporti con Folena e con Fassino. Volevo parlarne con lui ma non c’è stato tempo prima della perquisizione».
A questo punto Pozzi nega e minaccia querele anche se mai nessuno potrà prendere sul serio un intercettazione illegale. Scrive l’Anas: «La notizia riportata dall’ Espresso è palesemente falsa. Il presidente Pozzi non ha mai avuto colloqui telefonici con gli onorevoli Fassino e Folena né li ha mai incontrati se non in occasioni ufficiali». Tuttavia, Pozzi ci tiene a mantenere buoni rapporti con tutti: «Si precisa ciò non perché gli eventuali colloqui o incontri siano da considerarsi disdicevoli ma semplicemente perché non sono mai occorsi».
Fassino, invece, affida al suo portavoce, Roberto Cuillo, una durissima nota in cui tuttavia non si fa cenno alle conversazioni con il manager messo a capo dell’Anas dalla Cdl ma, piuttosto, si stigmatizza chi, con apparecchiature illegali, si mette ad ascoltare le conversazioni private: «Si tratta di un episodio torbido e sconcertante che getta un’ombra inquietante sui mezzi di lotta politica di alcuni esponenti del centrodestra contro parlamentari dell’opposizione». Per questo i Ds chiedono alla magistratura «di fare piena luce su questo episodio gravissimo e senza precedenti». Resta da stabilire chi ha captato illegalmente un paio di telefonate (secondo L’Espresso il 15 novembre 2004 ci fu traffico telefonico tra la sede romana dei Ds e quella dell’Anas ma ad orari diversi da quelli indicati nel brogliaccio di Papello) mentre il contenuto dei colloqui praticamente non fa testo.
Solo l’estate scorsa, con il caso Fiorani-Fazio, il governo presentò un ddl Berlusconi-Castelli ora arenatosi al Senato che introduce un giro di vite per le intercettazioni richieste dalla magistratura. Negli ultimi mesi, però, l’aria è cambiata: la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera ha autorizzato i magistrati di Torino che indagano sulla Tav ad utilizzare le intercettazioni delle telefonate del sottosegretario alle Infrastrutture, Ugo Martinat (An), indagato insieme ad alcuni dirigenti della Lione-Torino e dell’Anas. L’ultima parola ora spetta all’Aula.
Dino Martirano


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L’INTERCETTAZIONE
Perugia indaga sul giudice Castellano
ROMA - Parlando con i collaboratori mentre era intercettato, Giovanni Consorte aveva raccontato dei suoi contatti con il presidente del Tribunale di sorveglianza di Milano Francesco Castellano. E aveva confidato loro che la toga gli aveva prospettato prima propositi e poi esiti tranquillizzanti a seguito di presunti interessamenti presso la Procura di Roma, che aveva già aperto un fascicolo sulla scalata alla Bnl di Unipol. Su questa delicatissima vicenda ha aperto un’inchiesta il procuratore di Perugia Nicola Miriano: per il momento nel fascicolo, ancora senza una specifica ipotesi di reato, ci sono solo gli atti trasmessi dal collega della Capitale Giovanni Ferrara, che a sua volta li aveva ricevuti da Milano. L’indagine per accertare se effettivamente Castellano abbia cercato di intervenire sui pm di Roma è destinata ad avere importanti sviluppi nei prossimi giorni. In quale direzione? Probabilmente con qualche iscrizione sul registro degli indagati. E, forse, con alcuni interrogatori. Di chi? Di Castellano o Consorte, per esempio. E del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro (che sarebbe «parte lesa» nel procedimento di Perugia): è il coordinatore delle inchieste sulle scalate ad Antonveneta, alla Bnl e alla Rcs ed è il presidente di Unicost, la corrente delle toghe di cui Castellano è stato dirigente di spicco.
Anche il Csm si sta occupando del caso. La prima Commissione (competente sui trasferimenti d’ufficio per incompatibilità ambientale o funzionale dei magistrati) ha aperto un fascicolo. Al centro delle verifiche, sempre il contenuto delle oltre 15 telefonate in una ventina di giorni, a luglio, tra Castellano e Consorte: conversazioni tutte intercettate e il cui contenuto, in gran parte, è ancora coperto dal segreto istruttorio. Si sa, comunque, che le chiamate sono state effettuate da un telefono del «Consiglio di presidenza della giustizia tributaria» (il Csm dei giudici del fisco) e da un cellulare amministrativamente intestato alla Procura di Milano.
F. Hav.
INES TABUSSO