00 01/12/2005 13:16

«Posso dirlo tranquillamente io, che ho ormai raggiunto i 70 anni. Quello che la mia generazione poteva dare lo ha dato, uno della mia età non può essere adatto alle sfide del XXI secolo».
«Uno dei problemi del nostro Paese è il ringiovanimento della classe dirigente, non solo politica: senza un ricambio generazionale l'Italia non va da nessuna parte»
(Carlo De Benedetti, intervenendo al convegno di "Idee", IL GIORNALE, 30 novembre 2005)



IL TIRRENO
1 dicembre 2005
De Benedetti: riforme radicali e presto il partito democratico

ROMA. Bisogna fare presto con il Partito democratico, altrimenti per Romano Prodi governare sarà dura. Walter Veltroni chiede ai riformisti di accelerare il processo unitario per dare stabilità al futuro governo dell’Unione; assicura che nella Quercia non ci sono resistenze; e pensa che già nel 2011 il nascituro partito potrà aspirare a essere maggioritario. L’ex segretario dei Ds partecipa con Francesco Rutelli e l’imprenditore Carlo De Benedetti a un convegno sul futuro del nuovo soggetto.
E se il leader della Margherita assicura di credere nel progetto, ma vede ancora dei nodi irrisolti, De Benedetti chiede all’Ulivo una prova di coraggio, detta ai riformisti l’agenda delle priorità e sistema il nuovo partito nell’orizzonte della politica italiana, augurandosi che non sia troppo lontano. La tavola rotonda organizzata da “Idee (il think thank del Partito democratico europeo di Rutelli e Francoise Bayrou) e dal suo presidente Roberto Cassola, vede tra i relatori anche il presidente delle Acli Luigi Bobba, il direttore del “Riformista” Antonio Polito e l’editorialista del “Corsera” Ernesto Galli Della Loggia.
De Benedetti ha voglia di parlare. Prende la parola e chiede un dibattito concreto. E prova a fare esercizio di concretezza. Parla di un Paese al collasso, chiede un ricambio generazionale della classe dirigente, indica le priorità: uno choc formidabile per dire all’Italia la verità, riforme radicali e profonde che costano e che cambiano, che potranno essere realizzate solo se agli italiani sarà dato un orizzonte. E di questo orizzonte, precisa, fa parte il partito democratico. «A Walter e Francesco, due amici, chiedo coraggio», insiste De Benedetti, perché altrimenti il Paese non uscirà dalla crisi.
Veltroni coglie la palla al balzo e avverte che il centrosinistra non potrà «sbagliare né deludere». Il sindaco di Roma ha presente le difficoltà che si troveranno sulla strada dell’Unione: «Se Prodi dovrà guidare una coalizione di nove partiti, con il sistema proporzionale e con questa crisi, sarà una sfida molto difficile». Si potrà affrontarla meglio solo se ci sarà stabilità. La ricetta è l’Ulivo.

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IL GIORNALE
1 dicembre 2005
De Benedetti: Professore addio il domani è di Rutelli e Veltroni
Laura Cesaretti
da Roma

Si sapeva che sarebbe stato un appuntamento di peso, per il centrosinistra e i suoi posizionamenti interni. E le attese non sono andate deluse: ieri a Roma, nel convegno «Idee per il partito democratico» organizzato dalla Margherita rutelliana, starring il medesimo Rutelli in tandem col sindaco di Roma Veltroni e con l'ingegner De Benedetti, di idee qualcuna ne è venuta allo scoperto.
Una, innanzitutto: per i prossimi mesi i giochi sono fatti e tocca prendere quel che passa il convento, di qui alle politiche del 2006. Ma è ora di cambiare aria: Berlusconi ha fatto il suo tempo, ma anche il suo sfidante del centrosinistra, Prodi, non è esattamente di primo pelo. E infatti, «uno dei problemi del nostro Paese è il ringiovanimento della classe dirigente, non solo politica: senza un ricambio generazionale l'Italia non va da nessuna parte».
A parlare, tirando una bella tegola sulla corrente leadership dell'Unione, è l'editore di Repubblica Carlo De Benedetti, uno che conta e mica poco negli ambienti che sostengono, ispirano e a volte manovrano dietro le quinte del centrosinistra. Da parecchi lustri, come diplomaticamente precisa lui stesso: «Posso dirlo tranquillamente io, che ho ormai raggiunto i 70 anni», ossia pressappoco l'età del premier in carica, e pochi, molto pochi in più del candidato premier dell'attuale opposizione. Insiste, l'Ingegnere, se il messaggio non fosse ancora abbastanza chiaro: «Quello che la mia generazione poteva dare lo ha dato, uno della mia età non può essere adatto alle sfide del XXI secolo». E ora tocca «a quelli come Walter Veltroni e Francesco Rutelli».
Eccolo qua, il ticket di punta del futuro Partito Democratico che dovrebbe nascere dalle spoglie di Margherita e Ds e superare di slancio l'esangue Ulivo sognato da Prodi, il ticket del «ricambio generazionale» che l'editore di Repubblica benedice e spinge sulla rampa di lancio. Per il 2011, naturalmente, come si affrettano a mettere le mani avanti i due candidati in pectore, ma intanto il loro cappello sull'ipotetico Partito democratico sono stati i primi e i più decisi a metterlo, e ora sono pronti ad aspettare il turno, con la benedizione debenedettiana.
D'altronde Il Riformista, quotidiano fiancheggiatore che negli umori del centrosinistra italiano fruga spesso con sapienza, e il cui direttore Antonio Polito (non a caso relatore del convegno) viene proprio dalla scuderia debenedettiana di Repubblica, aveva avvertito: «Il vero Big Talk è tra Rutelli e Veltroni», tra i due c'è «un'intesa strategica» che va ben oltre la necessaria collaborazione nella gestione quotidiana che il leader Dl ha con Fassino.
Un'intesa che ha futuro? Presto per dirlo, di certo i due ci pensano. E Prodi? De Benedetti gli affida un compito ingrato: avviare quella «cura choc» di cui il Paese ha bisogno, quelle riforme «radicali e profonde» che ha promesso ma che per essere efficaci «devono essere costose». In questo, si faccia aiutare dai «giovani», appunto: «Abbiate coraggio - dice rivolto a Rutelli e Veltroni - perché il Paese è in una condizione disastrosa».
Veltroni intanto strattona il suo partito: «Non si può aspettare, bisogna lavorare per rafforzare, con la lista unitaria e i gruppi parlamentari, il processo di incontro delle forze riformiste», con l'obiettivo di ottenere per l'Ulivo «il 35-40%» per poi puntare a diventare «maggioritari nel 2011». Ma tocca appunto fare sul serio, perché «sento parlare di nuovo inizio, ma siamo partiti tante volte e ci siamo sempre fermati a Orte». Senza aggrapparsi alla difesa delle proprie «identità, che capisco» ma che è roba un po' stantia, manda a dire a Fassino e D'Alema. Basta «alchimie organizzative e procedurali», rincara Rutelli (pensando a Prodi e Parisi), il partito democratico deve «saper dare risposte strutturali a crisi strutturali». E invita: basta con l'antiberlusconismo, «per dodici anni siamo stati uniti dall'avversione per Berlusconi, ma è ora di mettere in campo idee e proposte».


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LA REPUBBLICA
1 dicembre 2005
L´Ingegnere al convegno di Idee: "Walter e Francesco, andate avanti senza temere i Ghino di Tacco"
Veltroni: partito democratico presto o per Prodi sarà difficile governare
Rutelli:non sia solo antipremier. De Benedetti: a me la tessera n.1
Il presidente di Cir: l´Italia è al collasso, Berlusconi non è causa del declino ma lo ha accelerato
UMBERTO ROSSO

ROMA - Prove di partito democratico. Con Veltroni e Rutelli, la coppia che si è messa alla testa dell´operazione. E con Carlo De Benedetti, che ai due lancia un appello urgente: svecchiate la politica, perché l´Italia è al collasso. Se così farete, si sbilancia l´Ingegnere, «la tessera numero uno del partito democratico la prendo io, se volete». Mattinata piovosa, salone di un hotel del centro per la prima uscita del laboratorio promosso da "Idee" (fondazione vicina alla Margherita, diretta da Roberto Cassola) sul partito che sarà. Walter Veltroni punta a stringere i tempi, subito. Bene il listone, bene i gruppi unici appena decisi dai leader ulivisti, ora è tempo di «fare il primo passo» appunto verso il soggetto unico. Per una ragione di più, una preoccupazione che il sindaco di Roma non nasconde. Anzi, lancia un vero e proprio allarme. Riguarda il futuro del governo Prodi. «Con il ritorno al proporzionale, e con nove partiti nell´Unione - avverte dunque Veltroni - senza un soggetto omogeneo delle forze riformiste a far da baricentro, la sfida di Romano Prodi sarà molto difficile. C´è il rischio di tanti Ghino di Tacco». Il certificato di "garanzia" del Professore si chiama dunque partito democratico. Che è poi la stessa lunghezza d´onda sulla quale si muove Francesco Rutelli, magari schiacciando meno l´acceleratore rispetto a Veltroni, ma il percorso è quello. «Abbiamo perso tanto tempo nelle alchimie organizzative e nei macchinari procedurali. Ora è il tempo del progetto e delle idee. Siamo in mare aperto».
E il progetto a Carlo De Benedetti piace, a condizione appunto che non si parli di contenitori, formule, discorsi surreali, tutte cose «che la gente non vuole e non può capire». Annuncia: oggi voglio mettere i piedi nel piatto, perciò lasciò perdere il discorso che avevo preparato. E si lancia nel j´accuse. Il rischio, spiegherà in una battuta a seminario finito, è che in Italia si finisca «col cardinale o col generale». Guarda la situazione dal suo punto di vista, quello dell´imprenditore, e la diagnosi è nerissima. «Italia in declino? No, molto di più. Siamo al collasso. Se non fosse per il nostro patrimonio culturale, il mondo potrebbe benissimo fare a meno dell´Italia. Il nostro paese è irrilevante nella nuova geografia economica globale». E Berlusconi, pur non essendo «la causa del declino», ha fatto da «straordinario catalizzatore della velocità di questo declino». Dissente da Ernesto Galli Della Loggia, che ha appena finito di dichiarare non coniugabili competizione e solidarietà, lo convince di più l´analisi sulla scuola del presidente delle Acli Bobba, quindi l´Ingegnere fornisce la sua ricetta: «Servono riforme radicali e profonde, che costano e determinano scambi sociali: se no, sono solo bufale». Non riforme a «futura memoria», come il Tfr, e anche la legge Biagi è poca cosa, «non si può pensare alla flessibilità senza ammortizzatori sociali». Ma bisogna passare, secondo De Benedetti, attraverso «un vero e proprio choc, un´operazione-verità sulla situazione in cui ci troviamo, per svegliare gli italiani». Insomma, ben più che uscite «alla Casini, quel suo rinunciare agli illusionisti». E, per chiudere, la stabilità non arriva certo con riforme costituzionali fatte a colpi di maggioranza. A Veltroni e Rutelli, l´arduo compito. «Walter e Francesco, io vi voglio bene e vi esorto ad avere coraggio: non lasciatevi condizionare dai tanti Ghino di Tacco, da lobbies, privilegi, da piccole rappresentanze trasversali più o meno parlamentari. Andate avanti». E i due non sembrano tirarsi indietro. Il sindaco di Roma butta lì: «Con il proporzionale, non è meglio dare più poteri al premier?». E Rutelli mette in guardia: «Il cemento del centrosinistra non può essere solo l´anti-berlusconismo. Se no, come in "Roma" di Fellini, l´aria fresca distruggerà gli antichi affreschi».


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01/12/2005
IL RIFORMISTA
PERCHE' SI DEVE DI NUOVO CAMBIARE NOME
MANCINA CLAUDIA

www.senato.it/notizie/RassUffStampa/051201/98mrk.tif


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INES TABUSSO