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UNA DOTE GLI VA RICONOSCIUTA: LA PERSEVERANZA.
DOPO DUE LIBRI SULL'ARGOMENTO, INNUMEREVOLI PARTECIPAZIONI A INCONTRI CON
IL PUBBLICO, FREQUENTI APPARIZIONI TELEVISIVE (UNA ANCHE CON MARCO, ANDATA
MALE: A LUI, NATURALMENTE***) NON DEMORDE, E RICOMINCIA CON LA SOLITA NENIA:





IL GIORNALE
10 agosto 2005
«Potenti alla gogna dei media come ai tempi di Mani pulite»
- di Adalberto Signore -

Adalberto Signore
da Roma

Ministro Giovanardi, otto anni fa diede alle stampe «Storie di straordinaria
ingiustizia», un corposo pamphlet sulle «vittime» di Mani pulite che ancora
oggi continua a riscuotere un discreto successo. A suo avviso, è possibile
fare un parallelo tra la stagione di Tangentopoli e quello che sta accadendo
oggi?
«In verità, mi sembra di rivivere quegli anni. Come allora, ci troviamo di
fronte a un micidiale circuito mediatico che sta massacrando personaggi economici
e dell'establishment.
Tangentopoli distrusse persone che poi furono assolte con lo strumento della
carcerazione preventiva, oggi si utilizzano le intercettazioni».
Insomma, la pubblica gogna prima di qualsiasi giudizio di merito?
«Esatto. Pubblicando conversazioni spesso di nessun interesse e comunque
assolutamente travisabili. Chiunque, dal capo dello Stato all'ultimo dei
cittadini, quando parla in privato usa termini e espressioni che a un terzo
possono apparire improprie. È chiaro che un breve stralcio di conversazione
non può avere alcun valore, neanche indicativo. Invece, si stanno utilizzando
per delegittimare e distruggere preventivamente delle persone. E poi vorrei
capire qual è il reato di cui è accusato il governatore Fazio. Me lo spieghino...
La verità è che tutto quello che sta accadendo sta solo destabilizzando il
ruolo della Banca d'Italia nel mondo e, di conseguenza, il nostro Paese.
Bene ha fatto il premier a sottolineare che si è passato il segno».
L'obiezione che si fa, la stessa degli anni di Mani pulite, è che ci si preoccupa
di alcune questioni solo quando ci sono di mezzo i «potenti».
«Mi scusi, ma Darida, Mannino, Andreotti e tutti gli altri sarebbero stati
incriminati se non fossero stati ministri? E chi è stato intercettato oggi
è finito o no in pasto alla stampa in quanto "potente"? Mi scusi, ma i giornali
hanno mai pubblicato le intercettazioni a uno spacciatore di droga?».
Continuiamo con il parallelo con Tangentopoli.
«Be', ancora una volta al centro della scena c'è la Procura di Milano. E,
me lo consentirà, l'identikit del Gip che si occupa della vicenda non è rassicurante.
Insomma, Clementina Forleo è quel magistrato che ha fatto differenza tra
terroristi e guerriglieri e che ha contestato dei poliziotti mentre stavano
arrestando un extracomunitario. Potrò non avere fiducia?».
Qualcuno ha detto che - come accadde con Mani pulite - solo alcuni sono finiti
nella gogna mediatica delle intercettazioni. È d'accordo?
«Certo che sì. È l'ennesimo elemento che ci accomuna con quella stagione.
Allora fu perseguita solo una parte e non la sinistra, così oggi sui giornali
troviamo solo alcuni nomi e non altri.
Non sono state fatte intercettazioni di conversazioni in cui c'era Abete,
Della Valle, Geronzi o Prodi? Non sono state fatte o non sono state date
in pasto alla stampa? È evidente che a leggere un colloquio telefonico tra
Prodi e De Benedetti ci sarebbe davvero da ridere. Quello che accade, invece,
è che certi personaggi che fanno parte del club dei miliardari ce li ritroviamo
sui giornali a parlare delle questione morale. È davvero incredibile».
E il centrosinistra?
«Forse hanno imparato la lezione.
Nel '94, nonostante le aspettative, Occhetto non riuscì a beneficiare di
Mani pulite. Sarà per questo che Fassino sembra rendersi contro del problema.
Speriamo solo che, a differenza di quel che è accaduto con Tangentopoli,
non ci vogliano dieci anni prima di aprire gli occhi».





***
Dagospia.com 30 Ottobre 2002:
Registrata giovedì scorso, va in onda stasera ... una puntata di ?Primo Piano?,
Rai3 ore 23 circa, che vede Marco Travaglio e il ministro Carlo Giovanardi
impegnatissimi a picchiarsi di male parole sul sempiterno tema di Tangentopoli.

Travaglio accese la miccia con la sua rubrica su l?Unità dove ricordava un
giovane Giovanardi, anno ?92, che professava, da democristo, un filo-dipietrismo,
augurandosi una bonifica della Dc. Replica, quindi sfida, scelga lei un programma
tv? E stasera, arbitro Maurizio Mannoni, godetevi la lite. Spente le telecamere,
Giovanardi si è avvicinato a Travaglio: ?Non ho mai visto un giornalista
disonesto come lei?. E Marcolino ha replicato: ?Mi saluti quell?onesto uomo
di Previti??


L'UNITA'
sabato, 12 ottobre 2002
Dite qualcosa di destra
di MARCO TRAVAGLIO
La tragedia, anzi la commedia, è che hanno ragione tutti. Ha ragione Dario
Franceschini quando ricorda i cori da stadio e le "olà' dei camerati dell'Msi-An
per Di Pietro e il resto del pool. Ha ragione Ignazio La Russa quando rammenta
che i vertici della De, nel 1992-'93, non erano proprio dei tifosi sfegatati
di Mani Pulite, essendone fra i più affezionati clienti. E hanno ragione
le decine o centinaia di parlamentari che da destra a sinistra ricordano:
«Ahò, qui siamo tutti democristiani», smentendo almeno la frottola secondo
cui il «genocidio» di Mani Pulite avrebbe «cancellato dalla scena politica
interi partiti» (i quali, com'è noto, si limitarono a cambiare nome). Molti
dc furono inquisiti, e poi condannati o miracolati da prescrizioni o amnistie,
eppure sono rimasti o tornati al loro posto. Ma alcuni non sono mai stati
sfiorati, a dimostrazione del fatto che i democristiani onesti esistevano,
e nessuno li ha mai perseguitati. Uno di questi è il ministro dei rapporti
con il Parlamento, Carlo Giovanardi (Ccd). L'altro è il ministro delle Politiche
comunitarie, Rocco Buttiglione (Cdu). I due hanno passato le ultime 24 ore
a esigere «chiarimenti» da Fini per la frase di La Russa. Strano, perché
nel 1992-'93 parlavano la stessa lingua di La Russa. Giovanardi, il 20 maggio
1992, intinse la penna nella saliva e scrisse a Di Pietro una memorabile
lettera aperta «Caro Di Pietro, sento il dovere di ringraziarLa per la professionalità
ed il senso della misura con il quale conduce la difficile inchiesta a Lei
affidata Voglio esprimerLe la piena solidarietà per la coraggiosa azione
Sua e dei Suoi colleghi, perché sappia che all'interno del cosiddetto palazzo,
ai piani alti come ai piani bassi, c'è chi fa il tifo per Lei. Perché, come
giustamente Lei ha affermato in una intervista, il problema non è quello
di criminalizzare entità astratte come i partiti: qui si tratta di aiutare
gli onesti e le persone perbene, che sono in tutti i partiti, a difendersi
dall'aggressione dei disonesti che con il malaffare lucrano ingenti risorse,
parti delle quali vengono investite per comprare consenso politico e via
così in una spirale perversa. E... la moneta cattiva scaccia quella buona.
Finchè qualcuno provvidenzialmente non toglie alla circolazione i falsari.
Grazie dunque per il Suo impegno da un deputato Dc che... crede sia ancora
possibile dimostrare che non è da ingenui avere fiducia nelle istituzioni».
Cinque mesi più tardi, Rocco Buttiglione portava altra legna al falò di Mani
Pulite: «La classe dirigente del partito (la Dc, ndr) è da tempo sotto accusa
a causa della corruzione dell'intero sistema politico. In un altro paese
un politico onesto lancerebbe il suo guanto di sfida ai dirigenti e farebbe
appello alla base democristiana, conducendo una battaglia interna al partito.
In Italia però questo non è possibile perché i capi, saggiamente, hanno usato
il denaro delle tangenti per comprarsi la base. Buona parte delle tessere
sono fasulle...» (Ansa, 25 ottobre 1992). L'avevano capito persino Giovanardi
e Buttiglione, come andavano le cose. Poi si sono seduti a tavola anche loro.
E hanno smesso di capirlo. 0 almeno di dirlo. Proprio come Fini e La Russa,
per non dire di Bossi (su cui ritorneremo domani), passati dallo slogan «legge
& ordine» alle leggi-canaglia. La tragedia, anzi la commedia, è tutta qui.
Uomini della destra, per pietà, dite qualcosa di destra.





INES TABUSSO