[1] Per ulteriori approfondimenti sul concetto di scrittura contabile, di conto, di rilevazione e di metodo di registrazione si rimanda a: Zappa G. –Azzini L. –Cudini G. , Ragioneria Generale, Milano, 1951, pp. 25 ss. ; Amaduzzi A. , Ragioneria Generale, vol. II, I procedimenti di rilevazione, Firenze, 1950, p. 134; Amaduzzi A. , L’azienda nel suo sistema e nei suoi principi, UTET, Torino, 1978, pp. 444 ss. ; Cassandro P. E. , Trattato di Ragioneria, Cacucci, Bari, 1985, pp. 443 ss. ; Cassandro P. E. , Metodologia contabile e metodologia statistica, in “Scritti vari”, Cacucci, Bari, 1991, pp. 305 ss. ; D’Alvise P. , Principi e precetti di ragioneria, Padova, 1934, p. 506.
[2] Un sistema contabile è “l’insieme coordinato di conti utilizzati per la rilevazione di un determinato oggetto complesso. Esso, quindi. in quanto sistema di conti, altro non è che un sistema di valori” cfr. Amaduzzi A., L’azienda nel suo sistema e nei suoi principi, op. cit. , p. 538. Sul punto si veda, inoltre: Masini C. , Lavoro e risparmio, Torino, 1979, p. 203; Cassandro P. E. , Le rilevazioni aziendali, Cacucci, Bari, 1971, pp. 237 ss. ; De Dominicis U. , Lezioni di ragioneria generale. La Contabilità Generale e la Contabilità d’esercizio nelle imprese, vol. V, Bologna, 1986, p. 129; Onida P. , La logica e il sistema delle rilevazioni quantitative d’azienda, Giuffrè, Milano, 1970; Rossi N. , L’Economia di azienda e i suoi strumenti di indagine, Torino, 1964, pp. 88 e ss.
[3] La rilevazione dei fatti economici ha certamente preceduto lo studio unitario ed organico dell'azienda e addirittura la stessa definizione di azienda. Sull'argomento si rinvia a: Amaduzzi A. , L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni, UTET, Torino, 1978, pp. 48 ss. ; Onida P. , Le discipline economico – aziendali, Giuffrè, Milano, 1951.
[4] “... un metodo nasce concretamente, e si forma. in connessione a un dato sistema, sicché il suo studio riesce più efficace se lo si considera congiuntamente al sistema intorno al quale si sviluppò. … tra sistema e metodo non vi può essere netta e assoluta separazione. se si vuole che il metodo riesca davvero efficace strumento conoscitivo e di controllo”: cfr. Cassandro P. E. , Trattato di Ragioneria, op. cit. , p. 450. Sull’argomento si vedano, tra gli altri: Amaduzzi A. , L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni, UTET, Torino, 1978, pp. 48 ss. ; Onida P. , Le discipline economico – aziendali, op. cit. ;Onida P. , Economia d’azienda, UTET, Torino, 1971, p. 564; Paoloni M. , Introduzione alla contabilità generale ed al Bilancio d’esercizio, Cedam, Padova, 1994, p. 110.
[5] Onida P. , Economia d’azienda, op. cit. , pp. 555 ss.
[6] Diversi sono i fini cui può mirare un sistema di conti. Con riferimento a tali fini potremo individuare, tra gli altri:
- sistemi di contabilità generale, avente lo scopo di determinare il risultato aziendale complessivo;
- sistemi di contabilità finanziaria, quando il fine è la determinazione dell’avanzo o del disavanzo finanziario;
- sistemi di contabilità dei costi, quando si vuole determinare i costi ed i risultati analitici di produzione;
De Dominicis U. , Lezioni di ragioneria generale. La Contabilità Generale e la Contabilità d’esercizio nelle imprese, vol. V, Bologna, 1986, pp. 129 ss.
[7] Cfr. Ponzanelli G. , Lezioni di ragioneria generale, Siena, 1975, p. 497.
[8] Cassandro, nel definire i metodi contabili “insieme di norme convenzionali”, sostiene che almeno teoricamente tali norme potrebbero essere applicate per la rilevazione di più oggetti diversi. AI riguardo, lo stesso Besta affermava la possibilità, da un lato, di applicare lo stesso metodo per la rilevazione di oggetti diversi e, dall’altro, di adottare metodi diversi per la tenuta delle scritture contabili costituenti un determinato sistema. Cfr. Cassandro P. E. , Trattato di Ragioneria, op. cit. , pp. 443 ss.
[9] Amaduzzi A. , L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni, op. cit. , pp. 538 ss. ; Cassandro P. E. , Trattato di Ragioneria, op. cit. , pp. 444 ss. ; Cassandro P. E. , Metodologia contabile e metodologia statistica, op. cit. , p. 595 ss. ; Onida P. , Le discipline economico – aziendali, op. cit.
[10] “Questi due sistemi contabili possono essere definiti «sistemi originari». Dalle rispettive loro concezioni e dalle successive modifiche sono, poi, scaturiti i «sistemi derivati» patrimoniali (sistema patrimoniale nella variante corrente, sistema patrimoniale nella variante anglo-americana) e reddituali (sistema del reddito secondo la variante delle variazioni finanziarie, sistema del reddito secondo la variante delle rimanenze presunte): così Amodeo D. , Ragioneria generale dell’impresa, Napoli, 1983, pp. 911 e 928; Gabrovec Mei O. , Sistemi contabili e strutture del conto del risultato economico, Cedam, Padova, 1998; Paoloni M. , Introduzione alla contabilità generale ed al Bilancio d’esercizio, op. cit. , p. 111.
[11] Per maggiori dettagli si rinvia a: Turco M. , I procedimenti di rilevazione contabile. Le origini storiche del conto e della Partita Doppia, RIREA, Roma, 1999.
[12] Cfr. Luchini E. , Storia della Ragioneria italiana, Cacucci, Bari, 1990, pp. 14 ss
[13] Sulla struttura delle aziende medioevali si rimanda a: Ponzanelli G. , Metodologia contabile, Industria Grafica Pistoleri, Siena, 1969, pp. 42 ss.
[14] “Pur se incominciarono ad essere utilizzati strumenti di lavoro, essi svolsero, infatti, una funzione di semplice completamento e supporto al lavoro manuale”: così si esprime Bariola P. , Storia della Ragioneria italiana, Cacucci, Bari, 1988, pp. 47 ss.
[15] Ceccherelli A. , Il linguaggio dei bilanci, op. cit. , pp. 32 ss.
[16] Sull’argomento si rimanda, tra gli altri, a: Amaduzzi A. , Frà Luca Pacioli e la Summa de arithmetica, geometria, proportioni et proportionalità, in “Atti del Convegno Internazionale Straordinario su Frà Luca Pacioli”, Venezia, 1994; Antinori C. –Hernandez Esteve E. , Luca Pacioli. 500 anni di partita doppia, Rirea, 1994; G. Cavazzoni, Luca Pacioli ed il Trattato dei computi e delle scritture, Saggio introduttivo, in “Tractatus de Computis et Scripturis” (a cura di A. Riera, Cacucci), Bari, 1994; Melis F. , Storia della Ragioneria, Zuffi, Bologna. 1950; Turco M. , I procedimenti di rilevazione contabile. Le origini storiche del conto e della Partita Doppia, op. cit. ; Vianello V. , Luca Paciolo nella Storia della Ragioneria, Cacucci, Bari, 1991.
[17] Tale metodo si diffuse anche all’estero. Per adeguati approfondimenti sulla divulgazione all’estero della partita Doppia si vedano. tra gli altri: G. Catturi, I nuovi eremiti, in “Rivista di Storia della Ragioneria”, Rirea, Anno l, n. 1; Turco M. , I procedimenti di rilevazione contabile. Le origini storiche del conto e della Partita Doppia, op. cit. , pp. 107 – 120.
[18] Melis F. , Storia della Ragioneria, op. cit. , p. 409 ss.
[19] In tal senso: Ceccherelli A. , Il linguaggio dei bilanci, Firenze, 1970, p. 57: Corsani G. , I fondaci e i banchi di un mercante pratese del trecento, Prato, 1922.
[20] Uno dei primi esposi tori e sostenitori di questa teoria fu Luca Pacioli, il quale in un passo della Summa de Arithmetica, Proportioni et Proporzionalità, afferma: “molti, già nudi, con buona fede cominciando, di gran faccende abbino fatto, e mediante loro credito fedelmente servato in magne ricchezze siano pervenuti”. Osserva Turco che “è chiaro il riferimento del Pacioli al mercante, in quale è concepito come un individuo che esercita il «maneggio» non solo dei beni del proprietario, ma anche dei terzi sovventori”: cfr. Turco M. , I procedimenti di rilevazione contabile. Le origini storiche del conto e della Partita Doppia, op. cit., pp. 80 ss.
[21] Per ulteriori approfondimenti si rinvia a: Gaffinkin M. J. R. , Redefining accounting theory, proceedings, south east asia University accounting teachers conference, Jan. 199, pp. 291 – 302; Watis R. L. – J. L. Zimmerman, Positive accounting theory, Prentice Hall, 1978; Bubner R. , Habermas’s concept of critical theory, in Thompson J. B. & Held Habermass D. , Critical debates, Macmillan Press, 1982, p. 42 – 56.
[22] Per un approfondimento dell’argomento si rimanda a: Anthony R. N. , Contabilità e bilancio: uno schema concettuale, Franco Angeli, 1986, p. 119.
[23] Per ulteriori approfondimenti si veda, tra gli altri: De Rosa L. , La rivoluzione industriale in Italia, Laterza, Bari, 1980.
[24] Così Ceccherelli A. , Il problema dei costi nelle prospettive economiche e finanziarie delle imprese, Seeber, Firenze, 1936, p. 42; Riparbelli A. , Gli attuali strumenti di Ragioneria nelle imprese moderne, Cursi, Pisa, 1971, p. 61.
[25] Ponzanelli G. , Metodologia contabile, op. cit. , p. 47.
[26] Di tale parere è: Littleton A. C. , Accounting Evolution to 1900, New York American Institute Publishing, 1933, pp. 133 ss.
[27] In questa nuova teoria, l’utile è considerato dell’entità, e non va più visto come il profitto personale del proprietario. Per ulteriori approfondimenti si leggano: Anthony R. N. , Contabilità e bilancio: uno schema concettuale, op. cit. , p. 119 ss. ; Vatter W. J. , The fund theory of accounting and its applications for financial reports, Chicago, University of Chicago Press, 1947, pp. 2 ss.
[28] Di Cagno N. , Sul significato e sulle possibilità di attuazione delle politiche di stabilizzazione dei redditi, in Economia e Commercio, A.L.E.C.U.B. , n. 2, 1996.
[29] Cfr. Catturi G. , Teorie contabili e scenari economico-aziendali, CEDAM, Padova, 1997, p. 133.
[30] Per ulteriori approfondimenti si rimanda a: G. Catturi. Teorie contabili e scenari economico – aziendali, op. cit. , pp. 116 ss. ; Ceccherelli A. , La Logismografia, Milano, 1915, pp. 100 ss. ; Giannessi E. , I precursori, Cursi, Pisa. 1964; Pezzoli S. Profili di Storia della Ragioneria, CEDAM, Padova, 1986; Onida P. , Le discipline economiche aziendali, op. cit. , pp. 29 ss.
[31] La ragioneria fu definita dal Besta come “la disciplina che studia ed enuncia le leggi del controllo economico nelle aziende”. Per “controllo economico” l’illustre Maestro intendeva quella parte dell’amministrazione in cui il lavoro economico viene rilevato e studiato nelle sue cause e nei suoi effetti, in modo da poterlo dirigere e indirizzarlo verso quelle vie ritenute più vantaggiose: cfr. Besta F. , La Ragioneria, vol. I, Vallardi, Milano, p. 31.
[32] La teoria del Besta nasce come reazione a quel modo semplicistico ed astratto di spiegare i fatti amministrativi. Secondo Cassandro, al riguardo, la teoria del Besta, per rigore logico, chiarezza e compiutezza di trattazione può essere definita la prima teoria avente il carattere della scientificità: cfr. Cassandro P. E. , Le teorie contabili da Luca Pacioli ai nostri giorni, in “Scritti vari”, Cacucci, Bari. 1994, p. 875. Per ulteriori approfondimenti si rinvia a: Bruni G. , La Ragioneria scientifica nel pensiero di Fabio Besta e nelle successive tendenze ed evoluzioni, in “Rivista Italiana di Ragioneria e di Economia Aziendale”, settembre – ottobre 1996; Canziani A., Il decennio 1920-1929 quale punto di ,svolta della Ragioneria italiana. Il contributo zappiano, in “Saggi di Economia aziendale per Lino Azzini” Giuffrè. Milano, 1987, p. 192: Masi V. , La ragioneria nell’età moderna e contemporanea, (testo riveduto e completato da Antinori C.), Giuffrè, Milano, 1997, pp. 329 ss. ; Perrone E. , Considerazioni sul metodo d’indagine e sull'oggetto della Ragioneria nel pensiero di Giuseppe Cerboni, in “Rivista Italiana di Ragioneria e di Economia Aziendale”, n. 6-7, 1985; Pezzoli S. , Dalla teoria del conto alla teoria dei sistemi di scritture, in “Rivista Italiana. di Ragioneria e di Economia Aziendale”, gennaio, 1985; Antoni T. , Fabio Besta, contributo alla conoscenza degli studi aziendali, Pisa, Cursi, 1970. pp. 16 ss. e inoltre p. 66 ss.
[33] Precursori di tale nuovo orientamento furono Giuseppe Ludovico Crippa (183
e Francesco Villa (1840), che propugnarono un nuovo modo di concepire l’azienda e di tenere i conti, prevedendo l’accensione di conti alle cose e alle persone. Sull’argomento si vedano; Della Penna F. , Le istituzioni contabili, Roma, Casa Ed. Castellani, 1946, p. 304 ss. ; Giannessi E. , Attuali tendenze delle dottrine economiche-tecniche italiane, Cursi, Pisa, 1954, p. 116; Onida P. , Le discipline economico-aziendali, op. cit.. 1951, p. 21; Pezzoli S. , Profili di Storia della Ragioneria. op. cit.
[34] Fondamentale nell’elaborazione di tale teoria fu l’influenza dello spirito positivista della seconda metà dell’Ottocento, che fondava le sue concezione sull’idea dell’esistenza di un ordine nella natura delle cose, sulla possibilità di individuare le leggi che governavano tale ordine, sul valore pratico delle conoscenze scientifiche, sul “dominio dell’uomo sulla natura”. Così Cassandro P. E. , Fabio Besta, in “Scritti vari” Cacucci, Bari, 1994. pp. 940 ss. ; MASI V. , La ragioneria nell’età moderna e contemporanea, op. cit. , p. 334 ss. ; Perrone E. , Considerazioni sul metodo d’indagine e sull’oggetto della Ragioneria nel pensiero di Giuseppe Cerboni, in “Rivista italiana di Ragioneria e di Economia Aziendale”, 1985; Antoni T. , Fabio Besta, contributo alla conoscenza degli studi aziendali, op. cit. p. 166 ss.
[35] Fu Fabio Besta a precisare la distinzione tra metodo e sistema contabile: cfr. Besta F. , La Ragioneria, op. cit. , p. 118.
[36] Lo stesso Autore ebbe il grande merito di considerare nell’ambito degli studi economici aziendali le problematiche organizzative, gestionali e del controllo economico, sollevando non poche polemiche in dottrina. Egli fu infatti accusato di non occuparsi del nucleo centrale degli studi ragionieristici, ovverosia la registrazione del fatti amministrativi. A queste accuse il Maestro rispondeva che la Ragioneria doveva essere considerata “scienza di applicazione per eccellenza” e che non poteva limitarsi alla semplice conoscenza del patrimonio, ma doveva altresì seguire la sua evoluzione nel tempo: cfr. Besta F. , La Ragioneria, op. cit. , p. 333. Sul punto si vedano anche: Antoni T. , Fabio Besta, contributo alla conoscenza degli studi aziendali, op. cit. pp. 166 ss. ; Di Stefano, L’economia aziendale ed il management. Analisi storiche dottrinali, Il Borghetto, Pisa, 1993, pp. 7 – 30; Gonnella E. , Le valutazioni di bilancio nel pensiero di Fabio Besta. Note critiche, Il Borghetto, Pisa, 1994; Mazza G. , Ragioneria ed Economia Aziendale, in “Rivista dei dottori commercialisti”, 1977, pp. 43 ss. ; Riccaboni A. , Costruzione e modernità nel concetto di controllo proposto da Fabio Besta, in “Atti del Primo Convegno nazionale di Storia della Ragioneria”, Siena, 1991.
[37] Secondo Cassandro, il Besta dedicò particolare attenzione al controllo economico (e quindi alla Ragioneria), trascurando gli altri aspetti, ugualmente importanti, dell’amministrazione economica: cfr. Cassandro P. E. , Fabio Besta, in Scritti vari, op. cit., p. 943. Dello stesso parere sono anche: Di Stefano, L’economi aziendale e il management. Analisi storiche e dottrinali, Il Borghetto, Pisa, 1993, p. 7 – 30; Giannessi. E. , Attuali tendenze delle dottrine economico – tecniche italiane, op. cit. , p. 199; Giannessi. E. Appunti di Economia aziendale, Pisa. Pacini, 1979. pp. 240 ss. ; Giannessi. E. , I precursori in economia aziendale, Giuffrè, Milano, 1980, p. 133: Mazza G. , Ragioneria ed Economia aziendale, in “Rivista dei Dottori Commercialisti”, 1977. p. 43 ss. ; Gonnella E. , Le valutazioni di bilancio nel pensiero di Fabio Besta. Note critiche, Il Borghetto, Pisa, 1994.
[38] Cfr. Besta F. , La Ragioneria, op. cit. , Vol. II, p. 300.
[39] Cfr. Besta F. , La Ragioneria, op. cit., Vol. II, pp. 215 ss.
[40] In tal senso Mazza G. , Problemi di assiologia aziendale, Giuffrè, Milano, 1997. p. 277. Al riguardo Onida afferma: “Il contabile e lo statistico d’azienda. che non sia un mero esecutore di rilevazioni da altri concepite, ordinate e interpretate, deve essere anche economista d'azienda”: cfr. Onida P. , Economia d’azienda, op. cit. , p. 583.
[41] Altro grande merito che deve essere riconosciuto al Besta è la nuova concezione del patrimonio, non più definibile, come “una somma di diritti e di obblighi”, secondo la definizione di Cerboni, , ma come una grandezza economica misurabile: cfr. Besta F. , La Ragioneria, op. cit. , Vol. II, pp. 70 - 72.
[42] Non si osservò però il patrimonio sotto l’aspetto qualitativo, il che avverrà solamente con Gino Zappa. In tal senso Pezzoli S. , Dalla teoria del conto alla teoria dei sistemi di scritture, op. cit.
[43] Cfr. Cassasdro P. E. , Le teorie contabili da Luca Pacioli ai nostri giorni, op. cit. , p. 875.
[44] Criticata per l’appesantimento delle scritture contabili e per l’eccessivo inserimento di valori di stima fu la scelta del Besta di inserire, nell’ambito della contabilità generale le rilevazioni dei fenomeni interni. Cfr. Onlda P. , La logica e il sistema delle rilevazioni quantitative d’azienda, op. cit. , pp. 91 – 92; Giannessi E. , Appunti di Economia Aziendale, op. cit. , 1979. p. 242 - 247.
[45] Della Penna F. , Le istituzioni contabili, Casa Ed. Castellani. Roma, 1946, pp. 303 ss. ; dello stesso parere anche Marchi L. , Introduzione alla contabilità d’impresa, Giappichelli, Torino, 1998, p. 13.
[46] Cfr. Rossi N. , Il Bilancio nel sistema operante dell’impresa, S.A.M.E. , Milano, 1958, p. 76.
[47] Tale carenza fu poi evidenziata da Gino Zappa. nella sua opera “Tendenze nuove negli studi di ragioneria. Discorso inaugurale dell’anno accademico 1926-27 nel R. Istituto Superiore di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia”, Milano, Istituto editoriale scientifico, 1927, p. 35.
[48] È proprio dalla concezione originale dell’azienda e di conseguenza da quella del patrimonio, che il Besta elabora la sua teoria contabile. L’azienda è concepita come “somma di fenomeni, o negozi, o rapporti da amministrare relativi ad un cumulo di capitali che formi un tutto a sé ... La somma di quei risultati particolari consente, altresì, di determinare quello raggiunto, nell’arco di tempo preso in considerazione...”: così Perrone E. , La dottrina di Fabio Besta nell’evoluzione della Ragioneria, Siena, 1986, pp. 129 e p. 186.
[49] Sull’argomento si rimanda a Lorusso B. , Ragioneria Generale, Bari, 1922, p. 202.
[50] Per ulteriori approfondimenti si rinvia a: Di Cagno N. , Il Bilancio d’esercizio, Cacucci, Bari, 1995, pp. 174 - 175; Mazza G. , Problemi di assiologia aziendale, op. cit. , pp. 278 ss. ; Gabrovec Mei O. , Sistemi contabili e strutture del conto del risultato economico, op. cit., p. 9.
[51] Tale scelta è legata alla premessa dell'Autore di rilevare le variazioni patrimoniali nette. In tal senso: Gabrovec Mei O. , Sistemi contabili e strutture del conto del risultato economico, op. cit., p. 21.
[52] Per ogni ulteriore approfondimento in tal senso si rimanda a: Gabrovec Mei O. , Sistemi contabili e strutture del conto di risultato economico, op. cit. , pp. 21 ss.
[53] Cassandro, al riguardo, osserva che nel Besta non mancarono riferimenti alla sostanza economica della vita aziendale. nelle parti riguardanti la valutazione del patrimonio aziendale e la determinazione dei valori di conto, in cui, abbandonando lo strumento contabile, si prende in esame la formazione dei valori e, quindi, la gestione dalla quale quei valori hanno origine: cfr. Cassandro P. E. , Metodologia contabile ed economia aziendale, in Scritti vari, Cacucci, Bari, 1991, p. 258.
[54] In tale nuovo contesto, venutosi a creare agli inizi del Novecento non si ebbe “il rigetto totale delle elaborazioni teoriche preesistenti, bensì un loro riordinamento e ripensamento”: cfr. Paolone G. – DAmico L., L’economia aziendale, Giappichelli, Torino, 1994, p. 6. Sul processo evolutivo degli studi aziendali si rinvia a Ferraris Franceschi R. , Tratti caratteristici e possibili fattori di sviluppo dell’economia aziendale italiana contemporanea, in “Rivista dei Dottori Commercialisti”, 1983, p. 283.
[55] Al riguardo, Zappa così afferma: “... i fatti... non sono altro che pietruzze non composte nelle linee e nelle figure del mosaico, quasi nemmeno sono una parte del mosaico”: cfr. G. Zappa, Il reddito d’impresa, Milano, 1950, p. 13.
[56] Cfr. Mazza G. , Problemi di assiologia aziendale, op. cit., p. 285 ss.
[57] Nella formulazione di tale teoria si ravvisa una forte influenza esercitata dalla cultura tedesca, che si affermò tra il XIX e XX secolo, soprattutto nella ricerca scientifica ed in campo giuridico-amministrativo.
[58] Cfr. Zappa G., Tendenze nuove negli studi di ragioneria, Milano, 1927, pp. 30 - 40.
[59] Cfr. Zappa G., Tendenze nuove negli studi di ragioneria, op. cit. , p. 37.
[60] É il reddito la grandezza da rilevare contabilmente e ad esso sono interessati chi tiene alle sorti aziendali. Cfr. Zappa G. , Il reddito d’impresa, Milano, Giuffrè, 1950. p. 88.
[61] Cfr. Cassandro P. E. , Metodologia contabile ed Economia d’Azienda, in Scritti vari. op. cit., p. 261. Per ulteriori approfondimenti si rinvia a: Gabrovec Mei O. , Sistemi contabili e strutture del conto del risultato economico, op. cit., p. 15.
[62] Cfr. A. Canziani , Il decennio 1920-1929 quale punto di svolta della Ragioneria italiana. Il contributo zappiano, op. cit. , p. 186. Nello stesso senso si sono pronunciati: A. Salzano , I procedimenti della rilevazione nei limiti dell’economia d’impresa, Roma, 1957, p. 135; Levi E. , Ragioneria applicata, Milano, 1959, p. 10.
[63] Cfr. D’Ippolito T. , La contabilità e il bilancio delle aziende di produzione. appendice IX. La teoria della partita doppia secondo Sesta e secondo Zappa, Milano, 1945, pp. 464 ss. Le rilevazioni interne. infatti. comportano la necessità di valutare i fenomeni in base ad elementi lontani dalla obiettiva valutazione monetaria data, invece, da un prezzo formatosi sul mercato. Cfr. G. Zappa. Il reddito d’impresa, op. cit. , p. 109. Per ulteriori approfondimenti si rimanda a Onida P. , Economia d’azienda, op. cit., pp. 577-578.
[64] Da questa separazione delle rilevazioni dei fenomeni gestionali venne a svilupparsi la contabilità generale e quella analitica. Sull’argomento si rinvia a Bergamin Barbato M. , Il controllo di gestione in un’ottica strategica, UTET, Torino, 1991, pp. 211 ss.
[65] AI riguardo significative sono le affermazioni dello Zappa: “La rilevazione delle variazioni numerarie certe costituisce, mentre l’esercizio si svolge, il fondamento della determinazione contabile dei componenti positivi e negativi di reddito. ... Ogni incasso da origine ad un componente positivo di reddito ... ogni pagamento dà origine ad un componente negativo di reddito, e precisamente un costo”. Cfr. Zappa G. , Il reddito d’impresa, op. cit. , p. 113.
[66] Il capitale è inteso come un “unico... fondo astratto di valori...”, una “somma ... di valori che insieme accolti costituiscono il capitale... economico”, “un centro di fattori” destinati nel processo produttivo, un “insieme di parti interdipendenti o meglio complementari, che nei riguardi economici puiò avere, anzi ha necessariamente, un valore diverso da quello che potrebbero risultare ... dalla somma ... dei valori attribuiti ai singoli clementi”. Cfr. Zappa G. , Il reddito d’impresa, op. cit. , pagg. 57-58. Per ulteriori approfondimenti si veda: Ardemani E. , Studi e ricerche di ragioneria, Milano, 1986, in “Rassegna Economica” n. 4/1987, pp. 19-20.
[67] AI fine di non pregiudicare il presumibile andamento economico degli esercizi futuri, le valutazioni di funzionamento dovevano essere orientate alle condizioni future di redditività dell’impresa. Cfr. Pezzoli S. , Profili di Storia della Ragioneria, op. cit. , p. 127. Per ulteriori approfondimenti si rinvia a Cassandro P. E. , Contenuto e forma negli studi di ragioneria, in “Scritti vari”, Cacucci, Bari, 1991, pp. 448 ss.
[68] Cfr. CA Tturi G. , Teorie contabili e scenari economico-aziendali, op. cit., pp. 152-153.
[69] “Sotto l’aspetto della visione unitaria dell’economia d’impresa, certamente il sistema del reddito costituisce un’evoluzione di quello patrimoniale”: cfr. Masi V. , La ragioneria nell’età moderna e contemporanea, op. cit., p. 330. Della stessa opinione sono: Amodeo D. , Di alcune posizioni limite nel campo di una teoria generale dei sistemi, in “Rivista Italiana di Ragioneria”, Roma, 1943; Amodeo D. , Ragioneria Generale delle imprese, op. cit., pp. 903 ss. ; De Minico L. , Lezioni di Ragioneria, Napoli, 1946, p. 403 ss. ; Giannessi E. , Appunti di economia aziendale, op. cit., p. 418; Salzano A. , I procedimenti della rilevazione nei limiti dell’economia d’impresa, op. cit., p. 139. Ardemani, invece, osserva come il sistema del reddito può essere considerato una sorta di sistema patrimoniale incompiuto. in quanto riferito a quella parte del patrimonio aziendale costituita da valori numerari. A questo proposito si veda Ardemani E. , I metodi ed i sistemi contabili, in Ardemani E., (a cura di), Manuale di amministrazione aziendale, Isedi, Milano, 1977, p. 29.
[70] Cfr. Cassandro P. E. , Trattato di Ragioneria, op. cit., pp. 447 ss.
[71] In tal senso: De Dominicis U., Lezioni di ragioneria generale. La Contabilità Generale e la Contabilità d’esercizio nelle imprese, voI. V, op. cit., p. 133.
[72] Sull’argomento: Besta F. , La Ragioneria, VoI. III, op. cit. , p. 17.
[73] Cfr. Cassadro. P. E. , Le teorie contabili da Luca Pacioli ai giorni nostri, op. cit. , p. 883.
[74] Amodeo D. , Di alcune posizioni limite nel campo di una teoria generale dei sistemi, in “Rivista italiana di Ragioneria”, fascicoli n. 8-9-10, 1943; Frattini G. , Tendenze evolutive dei sistemi contabili, in “Scritti in onore di Carlo Masini”, Tomo terzo, Egea, Milano, 1993, p. 225.
[75] In tal senso Cassandro P. E. , Trattato di ragioneria, op. cit. , p. 447; Ardemani E. , I metodi ed i sistemi contabili, op. cit. , pp. 229 ss.
[76] Per ulteriori approfondimenti si rinvia a: Cassandro P. E. , Metodologia contabile ed Economia d’Azienda, op. cit. , p. 263.
[77] Amaduzzi è infatti ritenuto essere il padre della cosiddetta “teoria del capitale e del risultato economico”: per ulteriori approfondimenti si rinvia a: Amaduzzi A. , L’azienda nel suo sistema e nei suoi principi, op. cit. , p. 534; Cassandro P. E. , Le rilevazioni aziendali, op. cit. , pp. 314 ss.
[78] “La Ragioneria e più in generale le discipline economiche-aziendali sono delle scienze empiriche; come tali le loro linee di rinnovamento non possono prescindere da un sistema di rilevazione che si evolve con l’ambiente in cui l’impresa opera”: Fra Tiini G. , Tendenze evolutive dei sistemi contabili, op. cit. , p. 223.
[79] Sulla pluralità delle informazioni contabili. si richiamano principalmente gli scritti di: Coda V. , Comunicazione e immagine nella strategia d’impresa, Giappichelli, Torino, 1991; Napoleone Rossi N. , Il bilancio nel sistema operante dell’impresa, op. cit.
[80] Sull’informazione contabile si richiama principalmente lo scritto di DI Cagno N. , Sugli obiettivi dell'informazione contabile, in “Scritti in onore di Paolo Maizza”, Cacucci, Bari, 1999.
[81] Sull’argomento: LEE T. A. , Reddito e valore. Problemi di misurazione, Egea, Milano, 1994, pp. 81 ss. Sull’importanza dei beni immateriali come fattori critici di successo si rinvia, tra gli altri, a ITAMI H. , Le risorse invisibili, Isedi, Torino, 1988.
www.rivista.ssef.it/site.php?page=20060426091114342&edition=20...