free willy

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beren erchamion
00domenica 14 dicembre 2003 21:35
Free Willy uccisa dalla libertà

14 dicembre 2003

di Elena Loewenthal


KEIKO se n'è andata per sempre. Da qualche giorno era letargica, non ne voleva sapere di mangiare: probabilmente se l'è portata via una brutta polmonite, in quelle acque della Norvegia sempre così fredde. Ma forse Keiko se n'è andata proprio perché non voleva sapere di andarsene. Non se la sentiva più, a ventisette anni: una degna età per un'orca, ma non ancora senza futuro. Keiko era stata catturata bambina nel 1979 al largo dell'Islanda, e in poco tempo era diventata una star: protagonista dei tre film della serie «Free Willy», aveva incantato e commosso il pubblico di mezzo mondo. La sua sorridente sete di mare aperto, la sua complicità con una certa, sensibile parte del genere umano, erano diventate una specie di vessillo.

Poi si era ritirata dalle scene, ma in ottemperanza a chissà quale dettato - forse morale, forse animalistico, forse e più probabilmente mediatico - era stato deciso di riportarla allo stato selvatico. Per dirla in termini di una retorica intramontabile, ci si era impuntati per «ridarle la libertà», con un budget costato sino ad oggi, anzi sino a ieri, venti milioni di dollari. Ma lei, a quanto pare, non ne voleva sapere, non se l'è sentita, non ce l'ha proprio fatta. Assuefatta alla cattività e al contatto con quella specie animale che un giorno l'aveva intrappolata e poi ne aveva fatto un simbolo, Keiko non ha retto la riconquista di un valore che noi umani consideriamo - magari anche giustamente - inviolabile, ma la cui imposizione suona in questo caso come un paradosso. Lei, della libertà non se ne faceva più nulla. Al punto da morirci insieme, per non saperci vivere dentro.

Questa non è soltanto una storia triste, financo struggente. E' anche la storia di un'ipocrisia tenace tanto da diventare letale, che in nome di quel luogo comune che si chiama scena pubblica ha imposto a un povero animale un ruolo all'ultimo sangue: quello di rappresentare la sete di libertà a tutti i costi. Anche quando non la vuoi e non la conosci più. Icona cinematografica dei nostri buoni sentimenti, Free Willy è ora la vittima di una pietosa disfatta etica.
elena.loewenthal@lastampa.it

rezgit
00domenica 14 dicembre 2003 22:24







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regit





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