VODKA AMARA SUL MAR NERO E FESTA ANTI-PERA A TELESE

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INES TABUSSO
00mercoledì 31 agosto 2005 00:45

la Repubblica
30 agosto 2005
VACANZE SUL MAR NERO
CURZIO MALTESE

BISOGNA chiedere scusa ai fratelli Vanzina. Per anni abbiamo creduto che
sfornassero filmacci di serie B. Invece era neorealismo. Un ritratto fedele
dei nuovi italiani. Il sospetto è nato con le intercettazioni di Fazio, mirabile
specchio di una classe dirigente dove tutto si tiene e si mescola, Bankitalia
e Anna Falchi, Briatore e la scalata al Corriere, l´alta finanza e il salottino
di Simona Ventura. La certezza è arrivata con l´ultima e impagabile sortita
del presidente del Consiglio sull´«enorme sacrificio» che lo (e ci) attende:
ricandidarsi alla guida dell´Italia. La scena era già un set vanziniano,
quasi un suggerimento: Vacanze sul Mar Nero. Dalla residenza estiva di Putin,
che percorre da due giorni mascherato da Massimo Boldi quando recita l´industriale
in barca, Berlusconi ha sparato una raffica da bei tempi.
Ancora la storia dell´«amaro calice», annata 1993, stavolta nella variazione
«enorme sacrificio». Ancora la storia dei comunisti, davanti all´ex Kgb Putin
per giunta. Ancora l´auto esaltazione di un ego smisurato e arroventato dall´estate,
e poi rifatto, levigato, infoltito, infine lustrato dalle amorevoli cure
di un Bondi o di altri addetti alla manutenzione del mito.
È difficile star dietro a tutte le battute di Berlusconi, decidere se faccia
più sorridere quella sulla propria insostituibilità ai tavoli dei summit
internazionali, oppure la paradossale vanteria sui crimini non commessi.
«Non abbiamo rubato; non abbiamo fatto controllare esponenti dell´opposizione,
pur avendo a disposizione i servizi segreti; non abbiamo organizzato trasmissioni
della tv pubblica, e tantomeno privata, contro gli oppositori». A parte che
sull´ultima affermazione ci sarebbe da discutere, non è un bilancio da grande
statista. Oltre alle leggi su misura, alla recessione mai contrastata, alle
grandi opere mai fatte, ci mancava soltanto che il più ricco governante del
pianeta si mettesse a rubare e a far spiare Prodi e Fassino dagli agenti
dei servizi.
Ma è inutile cercare una logica o peggio contrastare le parole in libertà
del premier con un ostinato elenco di fatti. Questo show obbedisce appunto
alle leggi dello spettacolo, al simbolismo della rappresentazione, come tutti
i precedenti e gli attrezzi di scena, dai coturni ai piedi al ciuffo finto
in capo. Non conta il senso di quel che dice ma l´effetto che ha sul pubblico.
Stavolta, a occhio e croce, l´effetto è stato terrificante. Tanto vero che
gli ha risposto soltanto un certo Armando Dionisi, responsabile della segreteria
politica dell´Udc. Non Prodi e neppure Casini o Follini. È bastata una frase
di Dionisi: «Questo sacrificio non glielo sta chiedendo nessuno».
L´equivalente, a teatro, di un fischio isolato in una platea muta e distratta.
Tutto qui, sipario. Si spera che dietro vi sia un ragionamento e non semplicemente
l´occasione agostana, la vacanza della politica. Da qui alle elezioni Berlusconi
proverà ogni settimana a scatenare la rissa con le vecchie formule magiche
di una volta per mettersi al centro della scena. Non replicare è un buon
esercizio zen e un´ottima strategia. Lasciare il campo alle risposte dei
centristi, che dispongono di bravi battutisti. Parlar d´altro, magari di
faccende serie, perché no. La campagna elettorale è già troppo lunga, non
c´è ragione di renderla ancor più penosa. Dopotutto è difficile che gli italiani
votino Berlusconi per non privarlo della compagnia di Putin, Bush e Koizumi.
Senza contare che può sempre andarli a trovare da privato cittadino, i mezzi
non gli mancano e il barile di petrolio a 70 dollari non è un problema suo.
Nelle sceneggiature dei Vanzina possono ben figurare le gite nel ranch, la
visita alla dacia, la cena sushi dal cliente giapponese. Ogni epoca ha il
neorealismo che si merita.



LA PADANIA
30 agosto 2005

Il premier: ripresentarmi è un sacrificio. L?Udc lo sfotte: nessuno te lo
ha chiesto
BERLUSCONI NE HA LE PALLE PIENE. E HA RAGIONE

Il Cavaliere, dalla dacia sul Mar Nero ospite del suo amico Vladimir Putin,
ha rivendicato proprio ruolo, meriti e... spirito di sopportazione, lanciando
un messaggio preciso a chi sogna di rimpiazzarlo: «Ricandidarmi come leader
del Centrodestra è un sacrificio». Sprezzante la risposta dei vertici dell?Udc,
per bocca di Armando Dionisi, capo della segreteria politica di Follini:
«Che Berlusconi stia facendo un grosso sacrificio è una scelta che fa lui
senza che nessuno glielo chieda». Un commento che dimostra quanto sia fondato
lo sfogo del premier, ormai ai limiti della sopportazione. «Se c?è qualcuno
che fa un grosso sacrificio a ripresentarsi come candidato, quello sono io.
È un enorme sacrificio, perché tutto in me, dal punto di vista personale
e privato, mi spingerebbe a dire: si accomodi un altro». Il fatto è, conclude
Berlusconi, che nel Centrodestra nessuno è all?altezza del compito. «Non
è che sono io che non mi voglio muovere dalla sedia. Magari ci fosse qualcuno
che potesse avere due requisiti: per prima cosa la capacità di tenere insieme
la coalizione, e poi deve essere una persona apprezzata dagli elettori per
il complesso della sua storia e la capacità di agire e fare».

QUANTA IPOCRISIA
GIANLUIGI PARAGONE
Berlusconi ne ha le palle piene. Si vede ed è difficile dargli torto.
Non bastano i veleni che la sinistra gli ha buttato addosso da quando è sceso
in politica, ora giocano sporco anche gli alleati. Anzi, un alleato: l?Udc.
Ironie irritanti, quelle dei post democristiani, a dimostrazione che il famoso
cambio di passo di cui parlano Casini e Follini è una grande boiata. A quelli
interessa la testa di Berlusconi: con il Cavaliere cadrebbe la Seconda repubblica,
cadrebbe Bossi e la questione padana, cadrebbero le riforme (quelle che si
fanno sul serio senza tante chiacchiere sui riformismi). Cadrebbe insomma
quella ?odiata? Seconda repubblica in cui il centro, i centristi, i democristiani
di destra e di sinistra si debbono pesare sulla bilancia elettorale senza
false tarature.
Se nella Prima repubblica i voti si pesavano, nella Seconda i voti si contano:
o li hai o non li hai. Bossi e Berlusconi, i voti, li hanno sempre avuti.
E li avranno. L?Udc no. Nelle politiche del 2001, si dovettero mettere insieme
Ccd e Cdu per uno striminzito 3,2 per cento. Vale anche la pena di ricordare
che il Ccd di Casini, nel ?94, si dovette mettere insieme a Forza Italia
per portare a casa un gruppetto di parlamentari. E poi, tradì immediatamente
facendo un gruppo a sé stante. Ora alzano la cresta, i centristi. Minacciano
di andare da soli... Sfottono Berlusconi. Lo sfotte un tale che si chiama
Armando Dionisi, uno che immagino conti i voti con il pallottoliere... Lo
sfotte Tabacci, avanzo della Prima repubblica.
?Nessuno gli ha chiesto di sacrificarsi...?: uno che se ne esce con quello
sfottò, quale problema politico pone? Nessuno, l?Udc sta solo giocando per
perdere la partita, perché ha scommesso sulla sconfitta di Berlusconi, sulla
distruzione della Lega con il suo asse del Nord e sulla cancellazione del
vento riformista. È un anno che l?Udc sta tenendo sulla graticola l?azione
di governo.
Da un centro all?altro. Quello dell?Udeur di Mastella, un altro sopravvissuto
della Prima repubblica, approdato alla Seconda anche lui sulla Vela ciccidina.
Vela che squarciò con il cambio di vento politico. Così nel giro di pochi
mesi prima fece l?Udr con Cossiga e poi l?Udeur (con la Pivetti e Martinazzoli...).
Non potendo disporre di uno Scudo crociato, s?è messo nel logo di partito
un Campanile. Senza la croce, l?ho guardato bene: speriamo che non ci piazzi
sopra la Mezzaluna, simbolo dell?Islam. Afef candidati con noi, le ha proposto
a Telese. E lei, modella di ottima famiglia, ora moglie?, compagna? di uno
che si chiama Tronchetti Provera mica Ambrogio Persichetti, ha risposto ammiccando:
mi piacerebbe ma non so se mio marito vuole.
Ma piantiamola con questi siparietti da reality show. Clemente è un furbetto
e da furbo qual è nel calcio mercato della politica punta a portarsi a casa
i Poteri forti rappresentati da Tronchetti Provera.
Insomma Afef potrebbe essere la prima musulmana in Parlamento. Per essere
precisi, Lady Poteri forti si candida per meticciare il Parlamento. Lo ha
detto a Telese con una filippica, anzi un vero e proprio comizio contro Pera
e contro la sua riflessione fatta durante il meeting di Cl.
Siamo tutti meticci, afferma Afef. Mestando anche lei nella ipocrisia generale.
Non siamo tutti meticci né vorrei che lo diventassimo: alle mie radici e
alla mia identità, ci tengo per orgoglio culturale ancor prima che politico.
Ora se vuole, faccia fare un comunicato stampa dal suo nuovo partito per
ghettizzarmi nel recinto dei razzisti.
Le nostre culture - quella cristiana e quella islamica - non sono ?meticciabili?.
Né lo sono quelle altre culture e quelle altre identità che nel nome dell?Italia
si vorrebbero resettare. L?Europa segna un po? dappertutto il fallimento
del multiculturalismo e noi ci mettiamo la cipria del politically correct
che ormai è la definizione più stupida che sia mai stata coniata, visto l?uso
pisquano che ne viene fatto.
Prima l?islam moderato, ora questa storia qui del meticcio obbligatorio,
del meticciato incontestabile. Ma vogliamo finirla con tutta questa ipocrisia?
?Non c?è peggior discriminazione che il trattare le differenze allo stesso
modo? insegnavano mezzo secolo fa; ma che importa: non siamo tutti meticci?
Gianluigi Paragone
[Data pubblicazione: 30/08/2005]




Corriere della Sera
30 agosto 2005
Ospite della festa del partito a Telese: «Ma mio marito non vuole»
Afef in campo: «Se Mastella mi chiama...»
La moglie di Tronchetti Provera cede alle lusinghe dell'Udeur e si candida
come anti-Pera: «Pronta a meticciare il Parlamento»
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Afef e Mastella alla festa dell'Udeur (Lapresse)
ROMA - «Se la politica mi chiama, vuol dire che mi deciderò prima o poi a
meticciare il Parlamento». Jnifen Afef, la signora Tronchetti Provera, ha
deciso per il grande passo. Nel numero di «Gente» in uscita mercoledì, dimostra
di aver fatto più di un pensiero alle offerte del leader dell'Udeur, Clemente
Mastella, che ha voluto che la conduttrice italo-tunisina partecipasse alla
festa del Campanile di Telese in occasione di un dibattito con il ministro
degli Esteri, Gianfranco Fini, e l'ex premier, Giuliano Amato. Una scelta
che scatenato, tra gli altri, l'ironia della Lega e la pronta risposta dei
mastelliani che hanno definito i rivali «trogloditi padani».

Nell'intervista a «Gente», Afef fa i nomi dei politici che apprezza, Fini
e Casini, giudicando poi «interessante» la possibile candidatura con un nuovo
Grande Centro, guidato magari da Mario Monti. Lady Tronchetta sembra invece
nutrire poca stima per Marcello Pera. Replicando alle affermazioni sul meticciato,
Afef sottolinea come il presidente del Senato «dimostra di non avere sufficiente
memoria storica, visto che l'Italia ha una tradizione di immigrazione». Quelli
di Pera «sono atteggiamenti neo razzisti che ci fanno cadere nella trappola
del terrorismo».

Affondi a parte, Afef sembra però già aver fatto sua la principale dote del
politico moderno: le dichiarazioni frizzanti. A Telese, pressata dai giornalisti,
rivela una confidenza personale: «Vi dico però, che mio marito, quando sono
uscita di casa, mi ha detto giurami che non farai politica. Volete sapere
se ho giurato? Non si sa...». E' certo tuttavia che Mastella chiederà agli
alleati dell'Unione un seggio per Afef. E il capogruppo dell'Udeur in Senato,
Mauro Fabris, si spinge persino oltre: «Io candido Afef per la presidenza
del Senato».
30 agosto 2005




LA PADANIA
30 agosto 2005
Afef, la candidata ?meticcia? di Mastella
Il leader dell?Udeur corteggia la tunisina: «Ma mio marito non vuole»
FRANCESCA CASSANI
Come volevasi dimostrare. Jnifen Afef Tronchetti Provera è pronta per entrare
in politica. Unico inghippo, dice lei, l?opposizione del marito Marco, presidente
di Pirelli, Tim e vicepresidente dell?Inter.
Clemente Mastella ha finalmente sciolto il riserbo e ieri poco prima della
solenne cerimonia di apertura della tradizionale Festa nazionale dell?Udeur
a Telese ha ufficializzato la richiesta con la quale ha sollecitato la bella
tunisina a scendere nell?arena politica al suo fianco. «L?Udeur propone all?Unione
di candidare Afef alle politiche», ha detto Mastella che ha poi gettato benzina
sul fuoco in merito alla querelle scoppiata a distanza tra la tunisina e
il Presidente del Senato Marcello Pera che la scorsa settimana dal palco
del meeting ciellino di Rimini aveva spiegato che la crisi morale e l? immigrazione
incontrollata fanno rischiare all?Europa di diventare un continente di ?meticci?.
«I sondaggi dicono che il collegio di Lucca di Pera è perdente», ha continuato
ironicamente Mastella facendo intendere che sarebbe buona cosa, anche simbolica,
candidare Afef proprio nel collegio toscano. Ma l?ex modella che di fatto
aveva iniziato la sua scalata nel mondo politico proprio rispondendo alle
parole del Presidente del Senato, da buona donna dello spettacolo abituata
ai riflettori si fa desiderare. «Il presidente del Senato - ha detto Afef
- dimostra di non avere sufficiente memoria storica, visto che l^italia ha
una tradizione di immigrazione». Ma non solo, la bella tunisina aveva anche
accusato Pera di «atteggiamenti neo-razzisti che ci fanno cadere nella trappola
del terrorismo». Quasi un comizio quello di Afef davanti ai giornalisti nel
quale si dice «convinta che solo rilanciando un processo autentico di pace
si può sconfiggere il terrorismo e l?estremismo islamico. Il presidente del
Senato dovrà vedersela con la sua coscienza». Un attacco in piena regola
che l?ha subita portata sotto i riflettori della politica della sinistra
che si è affrettata a prenderla come testimonial. Tanto più che Afef per
la sua futura candidatura ha anche già pronto uno slogan breve, semplice
ed efficace: «Meticciare il Parlamento». Si, l?ex modella, signora poteri
forti dopo aver conquistato tutti con il suo sorriso da Telese fa sapere
che «Se la politica mi chiama, vuol dire che mi deciderò prima o poi a meticciare
il Parlamento». Meticciamento a quanto pare già partito e già ben riuscito
in casa Mastella dove i giovani dell?udeur l?hanno accolta con grandi cartelli
con la scritta «Meticcio è bello».
Sa comunicare Afef, è abituata al mondo dello spettacolo e a Mastella risponde
sibillina: «Tutto quello che può essere utile a fare amare l?Italia nel mondo
arabo e a fare amare il mondo arabo in Italia io sono pronta a farlo. Vi
dico però - ha spiegato la tunisina - che mio marito quando sono uscita di
casa, mi ha detto?giurami che non farai politica. Volete sapere se ho giurato?
Non si sa..». Una vera stratega Afef, non c?è dubbio. Si, perchè lei è la
signora Tronchetti Provera, e, nonostante tutto, ha benissimo chiaro in testa
che lei in politica significa anche il presidente Tim, Pirelli, etc in politica.
Afef, non è solo la ex modella, non è solo la figlia di diplomatici tunisini,
non è solo una donna immigrata in Italia 13 anni fa. Afef, lo dicono anche
gli organizzatori della Festa del Campanile, è prima di tutto la moglie di
Marco Tronchetti Provera, lui che più di ogni altro rappresenta i poteri
forti del Bel Paese, lui che ha le mani in pasta un po? dappertutto. Lui
che per la sinistra sarebbe un vero gol, altro che la tripletta di Adriano
contro il Treviso.
«È chiaro che io potrei vivere tranquilla la mia vita senza occuparmi di
altro se non del mio menage, ma non sarebbe quello che voglio».
Da qualche parte la presenza della moglie di Tronchetti Provera in Provincia
di Benevento doveva andare a parare. Del resto La Padania l?aveva subito
fatto notare: una testimonial così doveva avere un significato forte. E così
dopo che Mastella le ha proposto di entrare in politica al suo fianco e il
capogruppo dell?Udeur al Senato l?ha addirittura candidata alla Presidenza
del Senato eccola raggiante in jeans, scarpe basse e camicia bianca discutere
di politica estera sul palco di Telese accanto al Ministro delgli Esteri
Gianfranco Fini, l?ex premier Giuliano Amato, Ciriaco De Mita e il capo gruppo
Ds al Senato Gavino Angius.
Ma nessuno si monti la testa. La signora Tronchetti Provera ci deve ancora
pensare. E poi non è mica Flavia Vento, lei. O almeno a sinistra ci sperano.
In ogni caso bisogna ammettere che l?Udeur più di così non poteva fare. «Noi
siamo tutti meticci - ha detto Mastella - per esprimere il nostro orgoglio
di essere amici e di avere questi rapporti consolidati con te e con quanti
come te rappresentano al meglio la possibilità dell?integrazione nel nostro
Paese. Noi chiediamo ufficialmente ad Afef - ha ribadito il leader dell?udeur
-, laddove lo ritenesse, avendo bisogno la politica di donne di grande intelligenza
e di grande capacità, se vuole candidarsi. Noi comunque proporremo all?Unione
di candidare Afef alle prossime elezioni politiche nazionali».
[Data pubblicazione: 30/08/2005]


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