Informazione e propaganda A PROPOSITO DI BASSORA.
ERANO GLI INGLESI CHE STAVANO PREPARANDO DEGLI ATTENTATI, O NO?
I PRIMI RAPPORTI RAFFORZANO I SOSPETTI.
di Michael Keefer.
25 settembre 2005.
GlobalResearch.ca
Tutti ricorderanno dello sconcerto che ha colpito il pubblico inglese quando, quattro anni fa, fu rivelato che uno dei membri dell’IRA, il cui gruppo operativo aveva eseguito l’attentato di Omagh, il 15 agosto 1998, con 29 vittime civili, era un infiltrato, e cioè un militare dell’esercito inglese.
Non era il solo. Un altro militare inglese, anch’egli infiltrato nell’IRA, aveva rivelato che quarantotto ore prima dello scoppio aveva avvisato i suoi superiori alla Royal Ulster Constabulatory, dell’attentato di Omagh fornendo “i dettagli di un attentatore compresa la targa della sua macchina.” Malgrado l’agente avesse provveduto a registrare la chiamata, Sir Ronnie Flanagan, capo della RUC, ha dichiarato che “Non è stata ricevuta nessuna comunicazione di quel tipo.” (http://www.sundayherald.com/17827)
Questo secondo agente è uscito allo scoperto a giugno 2002 dichiarando che, dal 1981 al 1994, periodo durante il quale era regolarmente pagato dall’esercito inglese, era in servizio presso la “Force Research Unit, un’unità ultra-segreta dello spionaggio militare inglese.” Era infiltrato nell’IRA. Con la piena collaborazione e consapevolezza dei suoi mandanti del FRU e del MI5, è diventato un esperto dinamitardo che “miscelava gli esplosivi e aiutava a sviluppare nuovi tipi di bombe,” comprese “bombe sensibili alla luce, attivate da lampi fotografici, che servivano a superare il problema dei segnali di innesco mediante onde radio, che invece venivano disturbate dalle contromisure inglesi.” Egli era riuscito a diventare “un membro della squadra di sicurezza interna dell’IRA, conosciuta anche come squadra delle torture, incaricata di interrogare e giustiziare i sospetti di delazione” (http://www.sundayherald.com/print25646)
Il temuto comandante della stessa squadra di sicurezza era anch’egli una spia, precedentemente in servizio presso lo Special Boat Squadron dei Royal Marines (un gruppo di elite, l’equivalente, nei Marines, delle SAS terrestri). Infine una quarta spia, un militare chiamato in codice “Stakeknife”, i cui superiori “gli avevano consentito di portare a termine numerosi attentati terroristici per proteggere la sua copertura all’interno dell’IRA,“ era ancora attivo nel dicembre 2002 come “uno dei principali Provisional di Belfast” (http://www.sundayherald.com/29997)
Prove autorevoli sono poi emerse verso la fine del 2002 che l’esercito inglese aveva utilizzato i suoi agenti infiltrati nelle organizzazioni terroristiche “per assassinare tramite loro persone ritenute nemiche dello Stato inglese”, il caso più famoso è quello dell’attivista per i diritti umani Pat Finucane, che fu ucciso nel 1989 dalla Protestant Ulster Defence Association. Sembra che la FRU abbia fornito le informazioni su Finucane all’infiltrato inglese dell’UDA; il quale, a sua volta, ha passato le informazioni alla squadra dell’UDA incaricata dell’omicidio. (http://www.sundayherald.com/29997)
Gli avvenimenti di Bassora degli ultimi tempi hanno sollevato il sospetto che l’esercito inglese abbia messo in azione le stesse tattiche in Irak. Articoli pubblicati da Michel Chossudovsky, Larry Chin e Mike Whitney sul sito del Centre for Research on Globalization del 20 settembre 2005, hanno fornito le prime impressioni sulle accuse delle autorità irachene a proposito dei due soldati inglesi in abiti civili arrestati a Bassora il 19 settembre, dopo essere stati trovati in possesso di armi ed esplosivi e dopo che hanno ucciso un poliziotto a un posto di blocco. Successivamente i due sono stati liberati da un carro armato e un elicottero inglesi che hanno preso d’assalto la prigione dove si trovavano. I due erano sospettati di preparare degli attentati terroristici.
Si veda:
www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=20050920&artic...
www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=CHI20050920&artic...
www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=WHI20050920&artic...
Un altro articolo, di Kurt Nimmo, dopo aver ricordato gli attentati delle SAS inglesi attribuite all’IRA sia in Irlanda del Nord che altrove, la creazione del P2OG (ProactivePremptive Operations Group) da parte di Donald Rumsfeld, conclude che le accuse di possibili operazioni condotte sotto falso nome da parte delle potenze occupanti in Irak siano più che plausibili. (http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=20050924&articleid=992)
Le accuse delle autorità irachene echeggiano voci insistenti, ma finora senza controprova, che risalgono alla primavera del 2004, secondo le quali effettivamente molti attentati terroristici contro i civili iracheni sono opera degli inglesi e degli americane e non degli insorti iracheni.
Alcune di queste voci non hanno fondamento. Per esempio, a metà maggio 2005, un gruppo autodefinitosi “Al Qaeda in Irak” ha accusato le truppe americane di “aver fatto esplodere alcune bombe accusando falsamente i militanti”. (http://siteinstitute.org/bin/articles.cgi?ID=publications45605&Category=publications&Subcategory=0) Anche per i più creduloni si tratterebbe del caso in cui il bue dice cornuto all’asino. Però non è chiaro perché qualcuno vuole che si dia credito a questa affermazione, dal momento che proviene da un gruppo o gruppuscolo guidato dal personaggio immaginario al-Zarqawi, il cui nome viene sempre associato agli attentatori terroristici. Queste persone, se esistono, hanno tutti i motivi per dare ad altri la colpa dei loro crimini.
Altre voci, invece, diventano sempre più preoccupanti, man mano che si accumulano.
Il giornalista americano Dahr Jamail ha scritto il 20 aprile 2004 che una recente serie di attentati con auto bombe a Bagdad erano variamente attribuite alla CIA:
“Per le strade di Bagdad corre voce che l’improvviso cessare degli attentati suicidi sia la prova che fossero opera della CIA. Perché? Perché come dice uno, ‘(gli agenti delle CIA) adesso sono troppo occupati a combattere, e il disordine che hanno creato con le loro bombe adesso gli si ritorce contro.’ Vero o no, certamente questo non depone a favore dell’immagine degli occupanti in Irak.” (http://www.countercurrents.org/iraq-jamail200404.htm)
Due giorni dopo, il 22 aprile 2004, la agenzia France Press ha riportato che cinque attentati avvenuti a Bassora, di cui tre avvenuti quasi simultaneamente nelle vicinanze di posti di polizia con sessantotto vittime, fra le quali venti bambini, e altri due avvenuti subito dopo, erano attribuiti dai sostenitori del religioso Sciita Moqtada al-Sadr agli inglesi. Mentre ottocento sostenitori dimostravano davanti agli uffici di Sadr, un suo portavoce affermava di “avere le prove che gli inglesi erano coinvolti in questi attentati.” (http://www.inq7.net/wnw/2004/apr/23/wnw_3_1.htm)
Un alto grado militare inglese, anonimo, ha affermato il 22 aprile 2004 che gli attacchi di Bassora “Assomigliano a quelli di Al-Qaeda. Ne hanno tutte le caratteristiche: erano suicidi, spettacolari e simbolici.” Il Brigadiere Generale Nick Carter, comandante della guarnigione inglese a Bassora, aveva invece affermato, in modo più ambiguo, che non era necessariamente Al-Qaeda il colpevole, ma che i responsabili provenivano da fuori Bassora e “molto probabilmente” da fuori dell’Irak; “’Ciò di cui siamo certi è che si tratta di qualcosa che è venuto dall’esterno. ‘Ha detto Carter”. Anche i sostenitori di Moqtadaal-Sadr credono esattamente la stessa cosa, solo che secondo loro i criminali sono gli agenti inglesi venuti da fuori invece che i mujaheddin islamici provenienti dagli altri paesi arabi. (http://www.inq7.net/wnw/2004/apr/23/wnw_4_1.htm)
A maggio 2005 ‘Riverbend’, nome sotto il quale si cela l’autore di un blog molto conosciuto, Bagdad Burning, ha riferito che, anche se la stampa internazionale definisce suicidi tutti gli attentati, in realtà molti sono causati da “auto bombe fatte scoppiare a distanza o con congegni a tempo.” Recentemente, dopo uno dei più grossi attentati avvenuti nell’area Ma’moun a ovest di Bagdad, in una zona abitata dalla classe media, un uomo la cui abitazione si trovava di fronte a dove è avvenuta la deflagrazione, è stato arrestato sotto l’accusa di avere sparato alla polizia. Però, secondo Riverbend, il vicinato ha riferito di una storia tutta diversa: (http://riverbendblog.blogspit.com/2005_05_01_riverbendblog_archive.html#111636281930496496)
La gente del vicinato afferma che l’uomo è stato portato via non perché avesse sparato a qualcuno, ma perché sapeva un po’ troppo a proposito dell’attentato. Si dice che egli abbia visto passare una pattuglia americana che poi si è fermata proprio dove, qualche minuto dopo, è scoppiata la bomba. La bomba, con il caos che ne è seguito, è scoppiata subito dopo che gli americani se ne erano andati. Allora egli è uscito in strada gridando a tutti che gli americani avevano messo la bomba, oppure che l’avevano vista ma non avevano fatto nulla. E’ stato subito arrestato.”
Sempre nel maggio del 2005, Imad Khadduri, il fisico iracheno esiliato i cui lavori hanno aiutato a screditare le invenzioni americane e inglesi sulle armi di distruzione di massa, ha riferito la storia di un autista la cui patente era stata sequestrata da una pattuglia americana. Gli era stato detto “di presentarsi a un campo degli americani vicino all’aeroporto di Bagdad, per accertamenti e poter poi ritirare la patente.” Dopo essere stato interrogato per una mezz’ora, era libero di andarsene, però prima doveva recarsi, al più presto, altrimenti il funzionario che era lì presente se ne poteva andare via, alla stazione di polizia di al-Khadimiya.
“L’autista se ne è andato in tutta fretta, ma ben presto è stato preso dalla sensazione che la macchina avesse qualcosa che non andava, sembrava improvvisamente troppo pesante, in più si era insospettito perché sembrava che un elicottero a bassa quota lo stesse seguendo. Allora si è fermato per controllare la macchina, e con sua sorpresa ha trovato che c’erano circa 100 kg di esplosivo nascosti nei sedili posteriori e nelle portiere. L’unica spiegazione possibile era che gli americani gli avevano imbottito la macchina di esplosivo e che lo volevano far saltare nella zona Sciita d al-Khadimiya. L’elicottero lo seguiva per controllare e testimoniare il previsto ‘spaventoso attentato perpretato da elementi stranieri.’.” (http://www.albasrah.net/maqalat/english/0505/Combat-terrorism_160505.htm)
Secondo Khadduri “La stessa scena si è ripetuta a Mosul, nel Nord dell’Irak” In questa occasione l’autista si è salvato perché la macchina si è guastata per strada mentre si dirigeva al posto di polizia dove doveva ritirare la patente, e perché il meccanico a cui si era rivolto “aveva scoperto che la gomma di scorta era piena di esplosivo.”
Khadduri fa presente, come meritevole di indagine, anche un altro incidente “forse non riportato da nessuno” che è accaduto a Bagdad il 28 aprile 2005, quando un camionista canadese con doppia cittadinanza canadese-irachena, è stato ucciso. Egli cita un rapporto della CBC secondo il quale “ Secondo alcune fonti, citate da alcuni mezzi di informazione, l’autista sarebbe morto dopo che un elicottero americano lo avrebbe “preso di mira” come bersaglio, però il Ministero degli Esteri afferma che si sta ancora indagando sull’episodio in quanto esistono varie versioni contrastanti sull’argomento. Comunque le autorità USA hanno negato qualsiasi coinvolgimento.”
Un altro incidente, sempre dell’aprile 2005, avrebbe bisogno urgentemente di una appropriata indagine, visto che il protagonista è ancora vivo. Abdul Amir Younes, cameraman della CBS, era stato leggermente ferito dagli americani il 5 aprile “mentre stava filmando il caos derivante da un attentato con auto bomba a Mosul.” All’inizio le autorità americane si erano scusate per l’accaduto, ma tre giorni dopo lo hanno arrestato perché si era “impegnato in attività anti-coalizione.” (http://www.huffingtonpost.com/arianna-huffington/Kafka-does-iraq-the-dist_b_7796.html)
Arianna Huffington, mentre riferisce dettagliatamente questo caso, mette in risalto in modo del tutto appropriato, gli aspetti kafkiani della questione: Younes è detenuto, a Abu Graib o altrove, da più di cinque mesi senza nessuna accusa, senza la minima idea di quali prove possano esistere contro di lui, e senza nessuna indicazione se potrà o meno essere giudicato da un tribunale, dove poter rispondere alle accuse che gli potrebbero essere contestate in futuro. Oltre alla conferma, ancora una volta, della intenzione del Pentagono di violare tutti i principali diritti della giurisprudenza umana e legale, il caso solleva un’ulteriore questione. Non è che Younes è stato arrestato, e detenuto, come nel caso degli iracheni menzionati da Riverbend, perché aveva visto e, nel suo caso, filmato più di quanto fosse lecito?
Agenti provocatori?
Naturalmente i portavoce inglesi e americani, assieme a giornali come il Daily Telegraph, hanno sdegnosamente smentito ogni voce relativa al fatto che le loro forze possano essere coinvolte in operazioni sotto falsa bandiera in Irak.
Forse è bene ricordare che negli anni 80 il portavoce del governo Reagan aveva ugualmente ridicolizzato le accuse del Nicaragua per quanto riguardava i rifornimenti illegali degli USA ai ‘Contras’ fino a quando, un aereo americano C-123, pieno di armi, non fu abbattuto sopra il Nicaragua, e Eugene Hasenfus, gestore del cargo che sopravisse all’incidente, non testimoniò che i suoi supervisori (uno dei quali era Posada Carriles, agente della CIA responsabile nel 1976 dell’attentato contro un aereo civile cubano) lavoravano per conto dell’allora vice-presidente George H.W. Bush.
L’arresto dei due agenti inglesi in Irak, e la loro urgente liberazione, possono, in maniera simile, essere interpretati come rivelatori, in retrospettiva, della fondatezza dei sospetti che circolavano a proposito del coinvolgimento degli americani e degli inglesi negli attacchi terroristi contro i civili.
Il parallelo, in verità, non è molto preciso. Nel nostro caso non c’è nessuna drammatica confessione come quella di Hasenfus, e non ci sono documenti che provino direttamente il coinvolgimento degli alleati, come il libro di bordo del C-123. Tuttavia esiste, in più, una impressionante mancanza di identità di vedute su quello che è successo. Dovremmo forse, con Juan Cole, escludere la possibilità che i soldati inglesi fossero degli agenti provocatori come una “teoria che non ha alcun fatto dietro di sé?” (http://www.juancole.com/)
I componenti della forze inglesi di elite le SAS.
Sembra che quando il 19 settembre la polizia irachena ha fermato la Toyota Cressidra, alla cui guida si trovavano gli agenti inglesi travestiti da arabi, essi abbiano reagito sparando uccidendo un poliziotto e ferendone un altro. Però i due agenti, identificati dalla BBC come “membri delle forze speciali di elite SAS” ( shttp://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/4264614.stm) sono stati presi e arrestati dalla polizia irachena. Un articolo del Guardian del 24 settembre aggiunge il dettaglio che gli uomini delle SAS “si trovavano in una missione di ricognizione all’esterno di una stazione di polizia di Bassora quando sono stati affrontati da una pattuglia di polizia irachena.” (http://www.guardian.co.uk/iraq/Story/0,2763,1577575,00.html)
Come è stato osservato da Justin Raimondo in un articolo pubblicato il 23 settembre su Antiwar.com, tutti gli altri aspetti della questione non trovano nessuno che dica la stessa cosa.
Il Washington Post, in modo sbrigativo ha fatto notare, nell’undicesimo paragrafo del suo resoconto degli avvenimenti, che “Le autorità irachene hanno accusato in vario modo gli inglesi da loro detenuti, di aver sparato contro di loro o di aver cercato di commettere un attentato” Veramente la polizia irachena ha accusato gli inglesi di tutti e due i fatti, non di uno solo. (http://www.sfgate.com/cgi-bin/article.cgi?file=/c/a/2005/09/20/MNGSSEQNGN1.DTL)
Fattah al-Shaykh, membro della assemblea nazionale irachena, ha riferito il 19 settembre alla TV Al-Jazeera che gli inglesi hanno aperto il fuoco quando la polizia ha cercato di arrestarli, che la loro macchina era imbottita di esplosivo e “che doveva esplodere nel mercato della città nel centro di Bassora.” (Citato da Chossudovsky). Un lancio di agenzia, deliberatamente infuocato, rilasciato nello stesso giorno dall’ufficio di Moqtada al-Sadr (e tradotto in inglese nel blog di Juan Cole Informed Comment il 20 settembre) afferma che l’arresto dei soldati era scattato dopo che avevano sparato contro dei passanti vicino alla moschea di Bassora, e che erano stati trovati “in possesso di esplosivi e congegni per la detonazione a distanza, assieme ad armi leggere e medie e altri accessori” (http://www.juancole.com/)
Che credibilità si può dare alla storia degli esplosivi? Justin Raimondo scrive che mentre i comunicati radio iniziali della BBC avevano riconosciuto che i due uomini erano effettivamente in possesso di esplosivi, i comunicati seguenti della stessa fonte indicavano che la polizia non aveva trovato niente ad eccezione di “fucili d’assalto, una mitragliatrice leggera, un arma anti carro, strumenti radio e una cassetta di pronto soccorso. Si pensa che si tratti dell’equipaggiamento standard per le SAS che operano in un teatro di operazione come quello iracheno.” (http://www.antiwar.com/justin/?articleid=7366)
Ci si può chiedere, assieme a Justin Raimondo, se un arma anti carro “sia un equipaggiamento standard” oppure che uso gli uomini SAS ne possano fare in “una missione di ricognizione all’esterno di una stazione di polizia”. Però, più importante ancora, una foto pubblicata dalla polizia irachena e distribuita dalla Reuters mostra che, a meno che l’equipaggiamento sia un falso, gli uomini SAS erano in possesso di un bel più di roba rispetto a quanto descritto dalla BBC. (http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=20050923&articleid=989)
Mi piacerebbe sentire l’opinione di un esperto in armi prima di rischiare un giudizio definitivo sulla quantità di armi che sono state mostrate, e che devono aver riempito sia il bagagliaio che i posti posteriori della Cressidra. Comunque la foto rende plausibile l’affermazione dello Sheik Hassan al-Zarqani, portavoce della milizia Al-Sadr Mahadi:
“Quello che la polizia ha trovato nella macchina erano armi molto preoccupanti, come esplosivi e detonatore a distanza. Si tratta di armi che usano i terroristi. Pensiamo che questi soldati volessero commettere un attentato nel mercato o su altri obiettivi civili.” (Citato da Raimondo).
La dura determinazione dell’esercito inglese nel voler recuperare i suoi uomini, per impedire che venissero interrogati dai propri presunti alleati di un governo che stiamo cercando di mettere in piedi, anche a costo di far crollare una prigione e far scappare numerosi prigionieri, di ingaggiare un conflitto a fuoco con la polizia locale e le milizie di al-Sadr, di provocare una mobilitazione popolare contro l’esercito inglese, oltre al ritiro di ogni cooperazione da parte del governo regionale, tende a dare credito, se non altro, all’opinione che dietro a questo episodio ci sia molto più di quanto si voglia ammettere, e che si tratti di un affare molto più serio di una semplice reazione esagerata ad un posto di blocco.
Una guerra civile sponsorizzata dagli USA e dall’UK. C’è motivo di credere, in più, che la guerra civile provocata dai continui attentati contro la popolazione civile non sia poi tanto malvista dalle forze di occupazione straniere. I giornalisti occidentali di lingua inglese hanno fatto notare ripetutamente che i recenti attentati con le autobombe, che hanno causato molte perdite civili, sembrano spingere il paese alla guerra civile di Sunniti contro Sciiti, e di Curdi contro tutti e due. Il 18 settembre 2005, per esempio, Peter Beaumont su l’Observer ha notato che il massacro dei civili, che egli addebita esclusivamente ad Al Qaeda, “ha un solo scopo: la guerra civile”. (http://observer.guardian.co.uk/focus/story/0,6903,1572936,00.html) Ma H.D.S. Greenway ha inoltre suggerito il 17 giugno 2005, sul Boston Globe che “Dato il grande numero di attacchi Sunniti contro obiettivi Sciiti, di attacchi Sciiti contro obiettivi sunniti e i rapimenti extra legali di arabi da parte delle autorità Curde a Kirkut, c’è da chiedersi se la lungamente temuta guerra civile non sia in realtà già in atto.” (http://www.boston.com/news/globe/editorial_opinion/oped/articles/2005/06/17/facing_factsin_iraq?mode=PF) Il 21 settembre 2005, Nancy Youssef e Mohammed al Dulaimy del Knight Ridder Washington-Bureau hanno scritto che la pulizia etnica degli Sciiti in zone a prevalenza Sunnita nelle zone di Bagdad “sta avanzando a ritmo allarmante e potenzialmente destabilizzante” citando inoltre la scorata opinione di un esperto iracheno:
“ ‘Oggi la guerra civile è più vicina che mai.’ È l’opinione di Hazim Abdel Hamid al Nuaimi, professore di politica all’università al-Mustansiriya di Bagdad. ‘Tutte queste esplosioni, gli sforzi della polizia di cercare di ripulire le varie zone rappresentano una battaglia per il controllo di Bagdad.’ “ (http://www.realcities.com/mid/krwashington/12704935.htm).
Cominciata o no che sia, una guerra civile in piena regola, con il risultato di dividere il paese, sarebbe certamente bene accolta in alcuni circoli. Alcuni giornalisti e strateghi israeliani hanno dichiarato, già nel 1982, che uno dei loro obiettivi strategici era la divisione dell’Irak in tre parti, uno stato Sciita, uno stato Sunnita e una parte Curda. (Si veda Oded Yinon “A strategy for Israel in the 1980”Kivunim 14 febbraio 1982), una proposta simile da parte di Ze’ev Schiff è stata pubblicata su Ha’aretz nello stesso mese, commentata da Noam Chomsky su Fateful Triangle (Cambridge, MA: South End Press, 1999, p. 457).
Una suddivisone dell’Irak, secondo linee etniche e le differenze fra Sunniti e Sciiti, comporterebbe, ovviamente, una guerra civile e una pulizia etnica su vasta scala. Però queste non sono considerazioni che spaventano Lesile H. Gelb quando sul New York Times del 25 novembre 2003, perora la causa che egli definisce “La soluzione dei tre stati.” (http://www.mtholyoke.edu/acad/intrel/iraq/three.htm)
Gelb, ex funzionario del Ministero della Difesa, un ex redattore e giornalista del New York Times, oggi presidente emerito del Council on Foreign Relations, è uno che conosce le cose dal di dentro di chi conosce le cose di dentro. Mentre gli articoli di Yinon e Schiff possono essere considerati del cattivo materiale, esiste una certa differenza fra una proposta teorica di dividere un potente paese vicino e predicare invece attivamente lo smembramento di un paese che la propria nazione ha conquistato mediante una guerra di aggressione senza alcuna provocazione. Mentre i primi possono essere definiti una manifestazione patologica di sentimenti di guerra e criminalità, il secondo rientra molto chiaramente nella categoria dei crimini di guerra.
La proposta di Gelb prevede la punizione dell’insurrezione Sunnita mediante la separazione del centro dell’Irak, in prevalenza Sunnita, dal nord Curdo, ricco di petrolio, e dal Sud Sciita, ugualmente ricco di petrolio. Egli definisce lo smembramento della federazione yugoslava degli anni 90 (con le stragi spaventose che ne sono seguite) un “precedente auspicabile.”
L’articolo di Gelb è stato generalmente interpretato come un segnale delle intenzioni della fazione dominante a Washington. Bill Vann però lo ha anche definito, in modo molto appropriato, una iniziativa apertamente a favore di “un crimine di guerra di proporzioni storiche.” (http://www.wsws.org/articles/2003/nov2003/gelb-n26.shtml)
Dal momento che i governi americani e inglesi sono sempre più disperati di fronte a una insurrezione che, malgrado le loro tattiche di arresti e torture arbitrarie di massa, di Programma Phoenix, della adozione dell’ “Opzione San Salvador” con le squadre della morte, dell’uso sconsiderato della forza militare, delle numerose punizioni collettive contro la popolazione civile, non sono riusciti a ridurre alla ragione, non c’è da stupirsi se, come nel caso recente di Tal Afar, l’esercito americano abbia fatto ricorso ai peshmerga curdi e alle milizie Sciite in maniera da inasprire i già esistenti odii religiosi e etnici.
Nessuno si sorprenderà, voglio sperare, se Abu Musab al-Zarqawi, il personaggio romanzesco inventato dalle schiere dei piccoli Tom Clancy che lavorano al Pentagono, la Primula Rossa del terrorismo, il Dalek ?? con una gamba sola, riesce a trovarsi dappertutto, qua, là, e contemporaneamente sia così ferocemente accanito a terrorizzare e sterminare i suoi correligionari Sciiti.
Ci sorprenderemmo di più se in Irak dovessimo scoprire le prove di attentati condotti sotto una falsa bandiera da parte delle potenze occupanti? Dopotutto i servizi segreti e le forze speciali di ambedue i paesi, USA e GB, hanno una certa esperienza in questa materia.