Terroristi inglesi in Iraq

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antobrun
00venerdì 23 settembre 2005 09:02
IL MIGLIORE AMICO DELLA COALIZIONE E’ IL TERRORISMO FALSAMENTE ATTRIBUITO AGLI ALTRI

Recentemente la polizia irachena ha catturato due terroristi che avevano una automobile piena di esplosivi. Vi sorprenderebbe sapere che si trattava di appartenenti alle Forze Speciali Inglesi ?



La storia sembra sorprendente, quasi fantastica.
Un’automobile che corre nella periferia di una città assediata apre il fuoco contro un posto di controllo della polizia, uccidendo un poliziotto. La polizia la insegue e alla fine cattura gli occupanti, scoprendo che la macchina era piena di esplosivi, destinati sicuramente a qualche azione terroristica. Come se non bastasse ecco che, dopo che i colpevoli erano stati messi in prigione, arrivano i loro amici per liberarli, i quali non esistano ad abbattere le mura della prigione e a dare fuoco a tutto. Nella confusione che ne è segue fuggono anche altri 150 prigionieri.



Incredibile, non è vero? Eppure questa storia è vera, ed è accaduta a Bassora, nella parte sud. A seguito di quanto è successo sono scoppiate altre violenze… ma non per le ragioni che possiamo pensare.

Il fatto è che gli occupanti della macchina carica di esplosivo non erano membri di un gruppo terroristico, no, si trattava di componenti delle Forze Speciali Inglesi. I loro soccorritori? Soldati inglesi a bordo dei loro carri armati.

Proprio così. Due soldati inglesi, travestiti da arabi, nel tentativo di sfuggire all’ arresto, hanno ucciso un poliziotto iracheno. Quando poi la gente di Bassora si è rifiutata, a buon diritto, di restituire i responsabili agli inglesi, questi ultimi, per “mandato” della Coalizione, hanno inviato i propri uomini a liberali con la forza, facendo fuggire così anche altri 100 e più prigionieri.

Ma non dovremmo conquistare i cuori e le anime degli iracheni?

Purtroppo questa storia non è molto sorprendente. Dopo gli innumerevoli racconti sull’uso del napalm e della tortura contro degli innocenti civili, e gli abusi quotidiani denunciati dagli osservatori contro gli americani, il comportamento inglese sembrerebbe perfettamente ragionevole.

Così ci troviamo di fronte a un caso lampante di una potenza straniera che cerca di mettere su un attentato terroristico. Per quale motiva gli inglesi si sarebbero travestiti da arabi se non per far ricadere la colpa su di loro? Per quale motivo avrebbero caricato una macchina con dell’esplosivo se non per utilizzarlo in qualche attentato? L’Irak sta precipitando verso la guerra civile, e questa operazione serviva soltanto ad accelerare le cose, causando qualche strage per poi incolpare i propri nemici. Niente di più, niente di meno. La prova consiste nel fatto che l’esercito inglese ha messo su un’operazione militare per recuperare i suoi componenti, anziché fare ricorso ai consueti canali diplomatici.

Si tratta di metodi estremi che mettono in luce la necessità della segretezza.

Recentemente ci sono stati numerosi attentati a Bagdad. Ma chi sono i veri responsabili? L’unico beneficio tangibile che ne deriva è la giustificazione per la Coalizione di rimanere in Irak per ripristinare l’ordine. Chi ne trae guadagno? Certamente non gli iracheni. Questi sono già convinti che molti attentati siano stati perpetrati dagli americani per rinfocolare una guerra di religione. Dopo aver saputo di questo incidente, non sono troppo incline a non essere d’accordo.



Malgrado questa operazione sotto copertura sia stata scoperta, ho paura che possa essere ugualmente usata dalla catena dei mezzi di informazione per incitare ulteriormente alla violenza nel Medio Oriente. A giudicare come sono state presentate le cose i miei timori sembrano giustificati.

Numerosi articoli hanno già girato la frittata affermando che “delle aggressive milizie Sciite” hanno attaccato degli innocenti soldati inglesi che cercavano semplicemente di liberare i loro compagni tenuti prigionieri da alcuni fanatici religiosi. Una foto che accompagna l’articolo mostra un veicolo in fiamme con la didascalia che i veicoli sono stati attaccati durante “un tentativo di liberare dei soldati arrestati”, che ‘probabilmente’ erano in abiti civili. Il comportamento criminale di tutta la storia era tenuto accuratamente nascosto. Dell’esplosivo non se ne è nemmeno parlato, e i due soldati che hanno provocato tutto l’affare, sono diventati delle vittime di un paese instabile che loro stavano difendendo.

Comicamente tutta la storia ha già trovato il suo capro espiatorio sulla testa dell’Iran. Perché quando in guerra, con i propri atti terroristici, si combinano guai quale migliore via d’uscita che di incolpare un nemico senza anima, che odia la libertà, e che presto si desidera invadere? In un certo senso, provo quasi ammirazione per la faccia tosta degli ufficiali che sono capaci di sostenere che i tumulti di Bassora non hanno niente a che fare con i finti attentati arabi terroristici e invece tutto con i legami religiosi tenuti con un paese straniero. Si tratta proprio di una bugia sfacciata che va contro ogni minima logica e ragionevolezza.

“Gli Iraniani stanno bene attenti a non farsi prendere.” E’ stato l’affermazione di un esponente inglese, quando la Gran Bretagna ha minacciato di portare l’Iran davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per delle sanzioni. Peccato che invece gli Inglesi non siano altrettanto attenti. In caso contrario forse potrebbero portare a compimento le loro missioni segrete senza sembrare troppo dei perfetti idioti!

Allora bisogna stare attenti a non commettere errori. Tutte le conseguenze violente di questo incidente ricadono interamente sulle spalle dell’esercito inglese e delle sue forze speciali. Invece di dirigere le fiamme della loro propaganda contro un paese che non riusciranno mai a conquistare, forse gli inglesi farebbero meglio a smetterla di cercare di intimidire gli iracheni con la paura e le torture e cercare piuttosto di mettere a fuoco i propri errori per andarsene dal Medio oriente.

Si tratta di azioni imbarazzanti e senza scusanti, che tuttavia ci dovrebbero fare riflettere. Se un paese come la Gran Bretagna è disposto a commettere degli atti terroristici, che tipo di operazioni nascoste pensate siano disposti a commettere gli Stati Uniti d’America?

Se credete che gli USA non si permetterebbero mai di far saltare in aria degli innocenti al solo scopo di raggiungere i propri obiettivi, pensateci un attimo. Pensate a questo incidente come primo punto di riferimento
astrodanzante
00venerdì 23 settembre 2005 09:17
Fonte?
antobrun
00venerdì 23 settembre 2005 10:43
BASRA,IRAQ. Dal “Manifesto” del 22/9/5: Titolo “Esplode il Sud sciita, Blair blocca il ritiro”. Dopo gli incidenti avvenuti a Basra lunedì scorso, scontri durante i quali l’esercito di Sua Maestà ha distrutto la prigione centrale nel tentativo di liberare due agenti speciali catturati dai poliziotti iracheni e consegnati da questi alle milizie scite, sono stati annullati tutti i piani di ritiro delle truppe britanniche… Il governatore della città, Mohammed Musbah al Wali, ha chiesto al governo di Londra la consegna dei due agenti speciali britannici, accusati di aver ucciso un poliziotto, liberati lunedì sera con un blitz nel locale carcere nel corso del quale vi sarebbero stati cinque morti…” Da “Liberazione” del 22/9/5: Titolo: “La crisi di Bassora nuovo guaio per Blair”. …Il governo di Londra insiste di aver preso la decisione di agire di forza perché i suoi soldati erano stati consegnati alla milizia di Moqtada al Sadr…Diversi altri esponenti hanno insistito sul fatto che i due soldati, che giravano armati e vestiti da arabi, si potevano liberare in maniera meno eclatante… Sono accusati di aver aperto il fuoco e ucciso un uomo dell’esercito iracheno dopo essere stati fermati a un posto di blocco perché in borghese…”

I "NOSTRI GIORNALI"

Così la stampa della “sinistra radicale” ha riferito ai cittadini italiani che non si fossero accontentati dei servizi delle varie televisioni e dei vari giornali di destra, di centro e di “centrosinistra”- o ne avessero tratto qualche sacrosanta diffidenza - per i quali, con immagini di soldati e carri inglesi incendiati dalla folla di Basra, l’episodio andava per intero addebitato alla consueta “ferocia sanguinaria dei terroristi islamici”, stavolta infiltratisi nella polizia fantoccio irachena.

“Il manifesto” e “Liberazione” sposano senza dubbi e chiose questa interpretazione, evitandoci soltanto la sconveniente compassione per i mercenari britannici occupanti, comprovati torturatori, con la temeraria precisazione, nel solo “Liberazione”, della circostanza che i due gaglioffi circolavano in borghese e con la surreale considerazione che fosse per questo che sarebbero stati fermati al posto di blocco della polizia fantoccio. Entrambi i giornali avallano la fuga dalla comune di Blair per cui gli agenti speciali britannici dovevano per forza essere liberati, dacchè erano stati consegnati alle – ovviamente “ferocemente sanguinarie” – milizie scite. Non li sfiora l’aporia per cui i britannici assaltano un carcere della polizia fantoccio e poi s’inventano una consegna a miliziani sciti che tutto potrebbero controllare piuttosto che la prigione ufficiale. “Liberazione”, poi, non rinuncia alla sua ormai consolidata geremiade su questo Iraq “immerso nel sangue, nella violenza e nel caos”, del quale, peraltro, da tempo si limita a parlare nelle cinque righette di quegli orribili trafiletti che sistema in cime alle pagine. Anche se a Tal Afar 300.000 persone sono costrette alla fuga e le restanti sono seppellite sotto le macerie della propria casa o giustiziate brevi manu da soldataglie USA dopo aver sfondato la porta. Come a Falluja (a proposito, Giuliana Sgrena, quand’è che ci racconti cosa ti hanno detto quelle donne di Falluja che intervistasti per quattro ore prima di essere rapita? Dai, un bel paginone, siamo in attesa!). Entrambi i giornali, infine, fanno a gara ad accreditare la fantastica invenzione di un Al Zarkawi alqaidiano, ubiquo, onnipotente, imprendibile capo di tutta la Resistenza, da collocare via via a Falluja, Qa’im, Aditha, Ramadi, Tal Afar, Samara, insomma ovunque occupanti e fantocci si apprestano a radere al suolo città e massacrare popolazioni.


TERRORISTI A BASRA, COME A NEW YORK, MADRID, LONDRA, BALI...

La verità di quanto è successo a Basra - ed è enorme nella sua portata solo per chi avesse bevuto come un’acqua minerale alla varechina le assurdità logiche, fattuali e storiche dei racconti ufficiali, cioè della banda di gangster al potere a Washington e Londra, sugli attentati dell’11 settembre e seguenti – ci viene da un esercito di controinformatori sparsi in tutto il mondo, ma soprattutto negli Stati Uniti, oltrechè dalle dichiarazioni ufficiali nientemeno che dei quisling collocati a governare il vicereame angloamericano d’Iraq. Verità che, pur sotterrandola in silenzi, oscuramenti e mistificazioni, nessuno dei mandanti degli agenti speciali britannici ha potuto smentire.

Domenica 18 settembre due militari delle Special Air Forces britanniche (SAS), quelle che si sono fatte conoscere in giro per il mondo, dall’India allo Yemen, dalla Malaysia all’Irlanda, insomma in tutte le colonie imperiali in lotta per la liberazione, per stragi, desparecidos e provocazioni alla bomba da attribuire a una Resistenza da satanizzare, viaggiano con la loro auto verso un obiettivo imprecisato a Basra. Si muovono sicuramente, dati i dettagli che elencherò, verso una qualche concentrazione di folla, tipo mercato o moschea. Sono vestiti da arabi e, perlopiù, nella foggia che fa riconoscere alla popolazione i militanti dell’esercito del Mehdi, la milizia del leader scita dissidente, Muqtada al Sadr. Un posto di blocco della polizia fantoccio, per quanto collaborazionista, o forse proprio per questo, intima l’alt di prammatica, non si sa mai, potrebbero essere partigiani anti-britannici e anti-fantoccio. Presi di sopresa, i due travestiti sparano sui poliziotti fantoccio, ne uccidono uno e ne feriscono un altro. Ma non riescono a fuggire e vengono bloccati, arrestati e portati in prigione. Allo stupore per la rivelazione della loro identità britannica, con la quale avrebbero tentato di opporsi all’arresto, tra i poliziotti, forse davvero non immuni dalle infiltrazioni di una Resistenza forimidabile per intelligence e appoggio popolare, o, comunque, dotati di un minimo di dignità, si aggiunge lo sbigottimento per quanto viene trovato nella vettura: due fucili M4, due lanciamissili, due razzi anticarro, due mitragliatrici, cesoie da filo spinato, diversi chili di esplosivo ad alto potenziale, un detonatore, parrucche. Coloro che l’hanno esaminata hanno poi constatato che la vettura era stata approntata per saltare in aria a mo’ di autobomba con finto suicida tramite comando a distanza, pure presente nell’arsenale. Aggiungo “finto”, poiché secondo le informazioni di moltissimi osservatori non embedded e le testimonianze di centinaia di civili iracheni, quasi mai gli “attentati suicidi” sono effettuati da kamikaze. Perlopiù si tratta di veicoli fatti esplodere a distanza, in particolare quando si tratta di stragi di civili, in moschee o mercati, tutte rivendicate per la sua “guerra totale dei sunniti contro gli sciti” (tanto cara, guardacaso, agli occupanti e programmata per la spartizione dell’Iraq), da quello strumento delle operazioni sporche israelo-americane che viene etichettato Abu Mussab Al Zarkaui e solo dall’ormai isolatissimo Stefano Chiarini del “Manifesto” definito “fantomatico”. Inutile che analisti, giornalisti, addirittura a volte servizi occidentali, testimoni, famigliari di Zarkaui ripetano che l’ex-galeotto giordano perse una gamba in Afghanistan e fu ucciso, con tanto di cerimonia funebre a casa sua, da un bombardamento USA in Curdistan nel 2003. La minaccia di un terrorista onnipresente e capace di tutto, anche di far fuori una scuola di bambini, come a Beslan, sostituto dell’altrettanto defunto (anche secondo il presidente pachistano) Osama bin Laden, è troppo funzionale alla criminalizzazione di una grande e politicamente cosciente resistenza di popolo e al regime di paura universale che lubrifica il cammino dei nazisionisti di Washington verso lo stato di polizia universale e il furto del pianeta all’umanità.


Torniamo ai due sgherri inglesi di Basra, diretti a far saltare per aria, nell’onorata tradizione del loro corpo, travestiti da terroristi islamici e kamikaze, un bel numero di donne, bambini, civili, da caricare sulle spalle dello spettro Al Zarkaui e da utilizzare come pretesto per la non-riduzione e il non-ritiro delle forze d’occupazione e rapina, visti gli imperanti “sangue, violenza e caos” dell’astuta litografia governista bertinottiana. Incidentalmente, cosa immaginate che succederebbe se due arabi, islamici, magari iracheni, venissero scoperti in giro per New York o Londra, mentre sparacchiano alla polizia in difesa della loro autobomba bell’e pronta a fare un bagno di sangue a Manhattan o nella London Underground? L’atomica su Damasco? Tsahal, l’esercito israeliano, che arriva a Mosul completando il sogno sionista “dal Nilo all’Eufrate”? La RAF che bombarda Tehran? Pisanu che concentra un milione di islamici a Ventotene? Magdi Allam che chiede al suo dio copto di far piovere acido solforico su tutte le moschee d’Italia? Quei due di Basra, quante altre operazioni del genere avevano già compiute con successo? E se queste operazioni le fanno, come le fanno da decenni, loro, gli inglesi, potete immaginarvi quali e quante ne fanno gli sponsor statunitensi, pratici di terrorismo da quando seminavano colera e raffiche tra i nativi d’America, o da quando si autoincendiavano o si facevano bombardare, o fingevano di essere bombardati (l’incrociatore “Maine”, o la flotta di Pearl Harbour e del Tonchino) per fare guerra alla Spagna, al Giappone, al Vietnam e a unaltro centinaio di paesi.


L’assalto al carcere collaborazionista con i carri armati, sinceramente a rischio di sputtanamento universale e perciò disperato – seppure giustificato poi con la facezia dei prigionieri consegnati alle milizie scite – sfondando muri e lasciando scappare metà dei detenuti, per quanto anche “terroristi”, e facendo imbestialire una città che fin lì si era limitata a farsi ridurre da civile e illuminata sotto Saddam in buco nero dell’oscurantismo islamico, era con ogni evidenza la misura inevitabile per prevenire che i due criminali con la croce di Sant’Andrea potessero finire con il raccontare le loro imprese e rivelare i mandanti della Spectra più orrenda mai apparsa sulla faccia della terra, nel nome di Cristo. Meglio scatenare la sollevazione di una città, magari di una regione, rafforzare quella di un intero paese (sediovuole), che rischiare di far apparire il filo nero che collega probabilmente tutte le stragi terroristiche degli ultimi cinque anni e che, se srotolato, ci mostrerebbe facce che più frequenti e onorate dalle telecamere e dalla carta stampata non si può. Una volta rivelato il metodo – compiere attentati stragisti e attribuirli a un nemico inventato – il gioco è finito. Per noi contemporanei avrebbe dovuto essere perso già tempo fa. La memoria corre a quell’aereo Cia della Southern Air Transport del famigerato Oliver North (Iran-Contras) che nel 1986 precipitò in Nicaragua mentre trasportava armi, esplosivi e fondi per i banditi della Contras, specialisti di massacri nei villaggi da attribuire ai sandinisti. Oppure a quell’altro aereo della Pan Am che nel 1988 caddè su Lockerbee, con quasi 300 vittime e di cui si è scoperto che un agente Cia aveva collocato tra i rottami un dispositivo dinamitardo di origine libica… Ci fosse qualche giornale a riannodare i fili della memoria!


Il fattaccio di Basra non è nuovo. Ignorato come questo sono numerosi altri, documentati da testimoni iracheni, conducenti di veicoli privati, tassisti che a qualche posto di blocco statunitense a Baghdad si sono visti sequestrare la vettura per motivi ignoti. Poi gli fu detto di recarsi al tale ufficio per farsela restituire e, riottenutala, cammin facendo e guardando per caso nel bagagliaio o sotto il fondale, vi hanno scoperto una cifra di esplosivo con tanto di innesco da far detonare a distanza, magari quando l’ignaro autista (ecco il “kamikaze!”) si fosse trovato in mezzo a tanta gente, magari scita (ai sunniti, specie se sono esponenti del pensiero, della scienza, della cultura e della religione, ci pensano gli squadroni della morte allestiti dell’ex-ambasciatore John Negroponte (già terrorista e serial killer in Salvador negli anni ’80) e, a quanto riferiscono gli iracheni, guidati dagli esperti israeliani.

GUERRA GLOBALE AL TERRORISMO O FIABA PER LOBOTOMIZZATI ?

Abbiamo alle spalle in questo paese una serie di stragi, tutte di Stato, tutte con dentro fino al collo i servizi segreti con sulle spalle gli avvoltoi Cia e Mossad. Tutte servite a normalizzare, reprimere, stroncare, avviare verso l’autoritarismo e la liquidazione del dissenso nell’era dell’arricchimento dei ricchi e dell’impoverimento di tutti gli altri. A Cuba, nel giugno scorso, si è tenuto uno sconvolgente convegno di quattro giorni – e non bastavano – sul terrorismo. Vittime, congiunti, testimoni, investigatori. Terrorismo per mezzo secolo e più tutto yankee, dall’America Latina del Piano Condor, delle dittature, dei desaparecidos, di Posada Carriles, della Scuola delle Americhe, fino al terrorismo cosmico dell’Iraq e del Medio Oriente. Fino agli orribili attentati che stanno preparando per evitare che la loro barca di teschi e tibie vada rovesciandosi e possa essere ancora guidata a sventrare pezzi di mondo.


Questa è gente che utilizza il terrorismo anche per far fruttare le catastrofi “naturali”: aprire, con la dinamite contro gli argini (udita da decine di testimoni) il passo a Katrina verso i quartieri neri, latinos, poveri di New Orleans e deviarla dai quartieri ricchi; annegare la “plebaglia” e lasciarla morire di fame, sete, incuria negli ospedali; con la FEMA (Federal Emergency Management Authority), militarizzata da Oliver North e gestita da un trafficante di cavalli amichetto di Bush, tagliare le comunicazioni sopravvissute e impedire l’arrivo di soccorsi; sparare al genio civile (4 morti) che si apprestava a riparare la falla; inventarsi saccheggiatori tra chi attingeva a negozi sommersi per il pane che il governo non faceva arrivare, per giustificare l’irachizzazione della città; disperdere ai quattro venti sotto la punta dei fucili la popolazione socialmente e razzialmente inadeguata, perché non possa rivendicare alcun ritorno e consentire alla già appaltata Halliburton del vice-gangster Cheney di ricostruire una città a misura di iperdotati economici e evangelici fanatici della sicurezza e dell’eliminazione fisica dei diversi; approfittare del tutto per collaudare un apparato predisposto per imporre la legge marziale, stroncare rivolte e proteste, instaurare definitivamente con un Patriot Act III la dittatura e impedire, non funzionando più la manomissione dei voti che ha consacrato due volte l’utile idiota, che questa elite possa essere privata del potere.


E c’è chi preferisce chiudere gli occhi davanti alle voragini di menzogne che si sono aperte sull’11 settembre, sul 7 luglio di Londra, su tutti gli attentati in cui, guarda un po’, sono sempre morti tutti gli “attentatori”. C’è chi preferisce non vedere, non capire, non accettare l’enormità del crimine e continuare a vivere in una fiaba, piuttosto che affrontare i veri terroristi. Presto o tardi si sveglierà. Lobotomizzato.


Fulvio Grimaldi
Fonte:www.uruknet.info/
link:http://www.uruknet.info/.?p=16021&hd=0&size=1&l=x
23.09.05
-Giona-
00venerdì 23 settembre 2005 11:40
Agli antiamericani filoterroristi (secondo loro "filoresitenti") dà fastidio che le vittime del terrorismo in Iraq siano in grande maggioranza gli stessi Iracheni. Infatti contraddice la pretesa che i resistenti/terroristi combattano per il bene dell'Iraq. Ecco dunque trovata la soluzione: diciamo che sono stati i Britannici! Inventiamoci un'altra "strategia della tensione"!
Kijo
00venerdì 23 settembre 2005 15:35

Scritto da: -Giona- 23/09/2005 11.40
Ecco dunque trovata la soluzione: diciamo che sono stati i Britannici! Inventiamoci un'altra "strategia della tensione"!



Che cazzata...
Kijo
00venerdì 23 settembre 2005 16:00
Da un articolo trovato su indymedia, questi sono gli oggetti confiscati ai soldati inglesi... (testo articolo)







La B.B.C. World ha riportato che l'auto era piena di esplosivo e materiale per costruzione di bombe (
Link )... Non mi sembra che la B.B.C. possa essere accusata di voler ideare una strategia "della tensione".

A questo link c'e' un filmato. Sembra che sia cio' che resta dell'operazione di "liberazione" compiuta dalle forze inglesi...
che, ricordiamolo, hanno attaccato una stazione di polizia irachena, non un covo di terroristi, per liberare due tizi che indossavano abiti civili, non si erano fermati all'alt di un posto di blocco e avevano accoppato uno sbirro. E, come se non bastasse, i due tizi avevano un bel po' di roba nella loro macchinina...
Poveri angioletti...
cointreau il possente
00venerdì 23 settembre 2005 17:31
Re:
[ironic mode on]

Kijo lo sai che indymedia non è attendibile. D'altronde il corriere della sera mica ne ha parlato.

[ironic mode off]
Staib
00sabato 24 settembre 2005 11:27
Re:

Scritto da: -Giona- 23/09/2005 11.40
Agli antiamericani filoterroristi (secondo loro "filoresitenti") dà fastidio che le vittime del terrorismo in Iraq siano in grande maggioranza gli stessi Iracheni. Infatti contraddice la pretesa che i resistenti/terroristi combattano per il bene dell'Iraq. Ecco dunque trovata la soluzione: diciamo che sono stati i Britannici! Inventiamoci un'altra "strategia della tensione"!



Mi chiedo cosa c'entri questo messaggio in questa discussione.

E'così insensato che è Off-Topic.
[SM=x751606] [SM=x751604]
Breznev
00sabato 24 settembre 2005 16:42
Re:

Scritto da: -Giona- 23/09/2005 11.40
Agli antiamericani filoterroristi (secondo loro "filoresitenti") dà fastidio che le vittime del terrorismo in Iraq siano in grande maggioranza gli stessi Iracheni. Infatti contraddice la pretesa che i resistenti/terroristi combattano per il bene dell'Iraq. Ecco dunque trovata la soluzione: diciamo che sono stati i Britannici! Inventiamoci un'altra "strategia della tensione"!




Bah...[SM=x751549]


Suppiluliumas
00sabato 24 settembre 2005 17:16
Re:

Scritto da: -Giona- 23/09/2005 11.40
Agli antiamericani filoterroristi (secondo loro "filoresitenti") dà fastidio che le vittime del terrorismo in Iraq siano in grande maggioranza gli stessi Iracheni. Infatti contraddice la pretesa che i resistenti/terroristi combattano per il bene dell'Iraq. Ecco dunque trovata la soluzione: diciamo che sono stati i Britannici! Inventiamoci un'altra "strategia della tensione"!




[SM=x751594]
Pertinax
00sabato 24 settembre 2005 17:50
Re: Re:

Scritto da: cointreau il possente 23/09/2005 17.31
[ironic mode on]

Kijo lo sai che indymedia non è attendibile. D'altronde il corriere della sera mica ne ha parlato.

[ironic mode off]




mi dispiace per giona ma la notizia la data addirittura il tg5 due sere fa (se non ricordo male), noto telegiornale filo yankee e fli ebraico [SM=x751530]
headcracker
00sabato 24 settembre 2005 18:51
Giona salta giu dal pero, apri gli occhi, non sono dei santi gli invasori imperialisti.

Ora che avete davanti l'evidenta che cazzate vi inventate?
antobrun
00venerdì 30 settembre 2005 19:58

Informazione e propaganda A PROPOSITO DI BASSORA.
ERANO GLI INGLESI CHE STAVANO PREPARANDO DEGLI ATTENTATI, O NO?
I PRIMI RAPPORTI RAFFORZANO I SOSPETTI.
di Michael Keefer.
25 settembre 2005.
GlobalResearch.ca

Tutti ricorderanno dello sconcerto che ha colpito il pubblico inglese quando, quattro anni fa, fu rivelato che uno dei membri dell’IRA, il cui gruppo operativo aveva eseguito l’attentato di Omagh, il 15 agosto 1998, con 29 vittime civili, era un infiltrato, e cioè un militare dell’esercito inglese.

Non era il solo. Un altro militare inglese, anch’egli infiltrato nell’IRA, aveva rivelato che quarantotto ore prima dello scoppio aveva avvisato i suoi superiori alla Royal Ulster Constabulatory, dell’attentato di Omagh fornendo “i dettagli di un attentatore compresa la targa della sua macchina.” Malgrado l’agente avesse provveduto a registrare la chiamata, Sir Ronnie Flanagan, capo della RUC, ha dichiarato che “Non è stata ricevuta nessuna comunicazione di quel tipo.” (http://www.sundayherald.com/17827)



Questo secondo agente è uscito allo scoperto a giugno 2002 dichiarando che, dal 1981 al 1994, periodo durante il quale era regolarmente pagato dall’esercito inglese, era in servizio presso la “Force Research Unit, un’unità ultra-segreta dello spionaggio militare inglese.” Era infiltrato nell’IRA. Con la piena collaborazione e consapevolezza dei suoi mandanti del FRU e del MI5, è diventato un esperto dinamitardo che “miscelava gli esplosivi e aiutava a sviluppare nuovi tipi di bombe,” comprese “bombe sensibili alla luce, attivate da lampi fotografici, che servivano a superare il problema dei segnali di innesco mediante onde radio, che invece venivano disturbate dalle contromisure inglesi.” Egli era riuscito a diventare “un membro della squadra di sicurezza interna dell’IRA, conosciuta anche come squadra delle torture, incaricata di interrogare e giustiziare i sospetti di delazione” (http://www.sundayherald.com/print25646)

Il temuto comandante della stessa squadra di sicurezza era anch’egli una spia, precedentemente in servizio presso lo Special Boat Squadron dei Royal Marines (un gruppo di elite, l’equivalente, nei Marines, delle SAS terrestri). Infine una quarta spia, un militare chiamato in codice “Stakeknife”, i cui superiori “gli avevano consentito di portare a termine numerosi attentati terroristici per proteggere la sua copertura all’interno dell’IRA,“ era ancora attivo nel dicembre 2002 come “uno dei principali Provisional di Belfast” (http://www.sundayherald.com/29997)

Prove autorevoli sono poi emerse verso la fine del 2002 che l’esercito inglese aveva utilizzato i suoi agenti infiltrati nelle organizzazioni terroristiche “per assassinare tramite loro persone ritenute nemiche dello Stato inglese”, il caso più famoso è quello dell’attivista per i diritti umani Pat Finucane, che fu ucciso nel 1989 dalla Protestant Ulster Defence Association. Sembra che la FRU abbia fornito le informazioni su Finucane all’infiltrato inglese dell’UDA; il quale, a sua volta, ha passato le informazioni alla squadra dell’UDA incaricata dell’omicidio. (http://www.sundayherald.com/29997)

Gli avvenimenti di Bassora degli ultimi tempi hanno sollevato il sospetto che l’esercito inglese abbia messo in azione le stesse tattiche in Irak. Articoli pubblicati da Michel Chossudovsky, Larry Chin e Mike Whitney sul sito del Centre for Research on Globalization del 20 settembre 2005, hanno fornito le prime impressioni sulle accuse delle autorità irachene a proposito dei due soldati inglesi in abiti civili arrestati a Bassora il 19 settembre, dopo essere stati trovati in possesso di armi ed esplosivi e dopo che hanno ucciso un poliziotto a un posto di blocco. Successivamente i due sono stati liberati da un carro armato e un elicottero inglesi che hanno preso d’assalto la prigione dove si trovavano. I due erano sospettati di preparare degli attentati terroristici.

Si veda:
www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=20050920&artic...
www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=CHI20050920&artic...
www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=WHI20050920&artic...

Un altro articolo, di Kurt Nimmo, dopo aver ricordato gli attentati delle SAS inglesi attribuite all’IRA sia in Irlanda del Nord che altrove, la creazione del P2OG (ProactivePremptive Operations Group) da parte di Donald Rumsfeld, conclude che le accuse di possibili operazioni condotte sotto falso nome da parte delle potenze occupanti in Irak siano più che plausibili. (http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=20050924&articleid=992)

Le accuse delle autorità irachene echeggiano voci insistenti, ma finora senza controprova, che risalgono alla primavera del 2004, secondo le quali effettivamente molti attentati terroristici contro i civili iracheni sono opera degli inglesi e degli americane e non degli insorti iracheni.

Alcune di queste voci non hanno fondamento. Per esempio, a metà maggio 2005, un gruppo autodefinitosi “Al Qaeda in Irak” ha accusato le truppe americane di “aver fatto esplodere alcune bombe accusando falsamente i militanti”. (http://siteinstitute.org/bin/articles.cgi?ID=publications45605&Category=publications&Subcategory=0) Anche per i più creduloni si tratterebbe del caso in cui il bue dice cornuto all’asino. Però non è chiaro perché qualcuno vuole che si dia credito a questa affermazione, dal momento che proviene da un gruppo o gruppuscolo guidato dal personaggio immaginario al-Zarqawi, il cui nome viene sempre associato agli attentatori terroristici. Queste persone, se esistono, hanno tutti i motivi per dare ad altri la colpa dei loro crimini.

Altre voci, invece, diventano sempre più preoccupanti, man mano che si accumulano.

Il giornalista americano Dahr Jamail ha scritto il 20 aprile 2004 che una recente serie di attentati con auto bombe a Bagdad erano variamente attribuite alla CIA:

“Per le strade di Bagdad corre voce che l’improvviso cessare degli attentati suicidi sia la prova che fossero opera della CIA. Perché? Perché come dice uno, ‘(gli agenti delle CIA) adesso sono troppo occupati a combattere, e il disordine che hanno creato con le loro bombe adesso gli si ritorce contro.’ Vero o no, certamente questo non depone a favore dell’immagine degli occupanti in Irak.” (http://www.countercurrents.org/iraq-jamail200404.htm)

Due giorni dopo, il 22 aprile 2004, la agenzia France Press ha riportato che cinque attentati avvenuti a Bassora, di cui tre avvenuti quasi simultaneamente nelle vicinanze di posti di polizia con sessantotto vittime, fra le quali venti bambini, e altri due avvenuti subito dopo, erano attribuiti dai sostenitori del religioso Sciita Moqtada al-Sadr agli inglesi. Mentre ottocento sostenitori dimostravano davanti agli uffici di Sadr, un suo portavoce affermava di “avere le prove che gli inglesi erano coinvolti in questi attentati.” (http://www.inq7.net/wnw/2004/apr/23/wnw_3_1.htm)

Un alto grado militare inglese, anonimo, ha affermato il 22 aprile 2004 che gli attacchi di Bassora “Assomigliano a quelli di Al-Qaeda. Ne hanno tutte le caratteristiche: erano suicidi, spettacolari e simbolici.” Il Brigadiere Generale Nick Carter, comandante della guarnigione inglese a Bassora, aveva invece affermato, in modo più ambiguo, che non era necessariamente Al-Qaeda il colpevole, ma che i responsabili provenivano da fuori Bassora e “molto probabilmente” da fuori dell’Irak; “’Ciò di cui siamo certi è che si tratta di qualcosa che è venuto dall’esterno. ‘Ha detto Carter”. Anche i sostenitori di Moqtadaal-Sadr credono esattamente la stessa cosa, solo che secondo loro i criminali sono gli agenti inglesi venuti da fuori invece che i mujaheddin islamici provenienti dagli altri paesi arabi. (http://www.inq7.net/wnw/2004/apr/23/wnw_4_1.htm)

A maggio 2005 ‘Riverbend’, nome sotto il quale si cela l’autore di un blog molto conosciuto, Bagdad Burning, ha riferito che, anche se la stampa internazionale definisce suicidi tutti gli attentati, in realtà molti sono causati da “auto bombe fatte scoppiare a distanza o con congegni a tempo.” Recentemente, dopo uno dei più grossi attentati avvenuti nell’area Ma’moun a ovest di Bagdad, in una zona abitata dalla classe media, un uomo la cui abitazione si trovava di fronte a dove è avvenuta la deflagrazione, è stato arrestato sotto l’accusa di avere sparato alla polizia. Però, secondo Riverbend, il vicinato ha riferito di una storia tutta diversa: (http://riverbendblog.blogspit.com/2005_05_01_riverbendblog_archive.html#111636281930496496)

La gente del vicinato afferma che l’uomo è stato portato via non perché avesse sparato a qualcuno, ma perché sapeva un po’ troppo a proposito dell’attentato. Si dice che egli abbia visto passare una pattuglia americana che poi si è fermata proprio dove, qualche minuto dopo, è scoppiata la bomba. La bomba, con il caos che ne è seguito, è scoppiata subito dopo che gli americani se ne erano andati. Allora egli è uscito in strada gridando a tutti che gli americani avevano messo la bomba, oppure che l’avevano vista ma non avevano fatto nulla. E’ stato subito arrestato.”

Sempre nel maggio del 2005, Imad Khadduri, il fisico iracheno esiliato i cui lavori hanno aiutato a screditare le invenzioni americane e inglesi sulle armi di distruzione di massa, ha riferito la storia di un autista la cui patente era stata sequestrata da una pattuglia americana. Gli era stato detto “di presentarsi a un campo degli americani vicino all’aeroporto di Bagdad, per accertamenti e poter poi ritirare la patente.” Dopo essere stato interrogato per una mezz’ora, era libero di andarsene, però prima doveva recarsi, al più presto, altrimenti il funzionario che era lì presente se ne poteva andare via, alla stazione di polizia di al-Khadimiya.

“L’autista se ne è andato in tutta fretta, ma ben presto è stato preso dalla sensazione che la macchina avesse qualcosa che non andava, sembrava improvvisamente troppo pesante, in più si era insospettito perché sembrava che un elicottero a bassa quota lo stesse seguendo. Allora si è fermato per controllare la macchina, e con sua sorpresa ha trovato che c’erano circa 100 kg di esplosivo nascosti nei sedili posteriori e nelle portiere. L’unica spiegazione possibile era che gli americani gli avevano imbottito la macchina di esplosivo e che lo volevano far saltare nella zona Sciita d al-Khadimiya. L’elicottero lo seguiva per controllare e testimoniare il previsto ‘spaventoso attentato perpretato da elementi stranieri.’.” (http://www.albasrah.net/maqalat/english/0505/Combat-terrorism_160505.htm)

Secondo Khadduri “La stessa scena si è ripetuta a Mosul, nel Nord dell’Irak” In questa occasione l’autista si è salvato perché la macchina si è guastata per strada mentre si dirigeva al posto di polizia dove doveva ritirare la patente, e perché il meccanico a cui si era rivolto “aveva scoperto che la gomma di scorta era piena di esplosivo.”

Khadduri fa presente, come meritevole di indagine, anche un altro incidente “forse non riportato da nessuno” che è accaduto a Bagdad il 28 aprile 2005, quando un camionista canadese con doppia cittadinanza canadese-irachena, è stato ucciso. Egli cita un rapporto della CBC secondo il quale “ Secondo alcune fonti, citate da alcuni mezzi di informazione, l’autista sarebbe morto dopo che un elicottero americano lo avrebbe “preso di mira” come bersaglio, però il Ministero degli Esteri afferma che si sta ancora indagando sull’episodio in quanto esistono varie versioni contrastanti sull’argomento. Comunque le autorità USA hanno negato qualsiasi coinvolgimento.”

Un altro incidente, sempre dell’aprile 2005, avrebbe bisogno urgentemente di una appropriata indagine, visto che il protagonista è ancora vivo. Abdul Amir Younes, cameraman della CBS, era stato leggermente ferito dagli americani il 5 aprile “mentre stava filmando il caos derivante da un attentato con auto bomba a Mosul.” All’inizio le autorità americane si erano scusate per l’accaduto, ma tre giorni dopo lo hanno arrestato perché si era “impegnato in attività anti-coalizione.” (http://www.huffingtonpost.com/arianna-huffington/Kafka-does-iraq-the-dist_b_7796.html)

Arianna Huffington, mentre riferisce dettagliatamente questo caso, mette in risalto in modo del tutto appropriato, gli aspetti kafkiani della questione: Younes è detenuto, a Abu Graib o altrove, da più di cinque mesi senza nessuna accusa, senza la minima idea di quali prove possano esistere contro di lui, e senza nessuna indicazione se potrà o meno essere giudicato da un tribunale, dove poter rispondere alle accuse che gli potrebbero essere contestate in futuro. Oltre alla conferma, ancora una volta, della intenzione del Pentagono di violare tutti i principali diritti della giurisprudenza umana e legale, il caso solleva un’ulteriore questione. Non è che Younes è stato arrestato, e detenuto, come nel caso degli iracheni menzionati da Riverbend, perché aveva visto e, nel suo caso, filmato più di quanto fosse lecito?

Agenti provocatori?

Naturalmente i portavoce inglesi e americani, assieme a giornali come il Daily Telegraph, hanno sdegnosamente smentito ogni voce relativa al fatto che le loro forze possano essere coinvolte in operazioni sotto falsa bandiera in Irak.

Forse è bene ricordare che negli anni 80 il portavoce del governo Reagan aveva ugualmente ridicolizzato le accuse del Nicaragua per quanto riguardava i rifornimenti illegali degli USA ai ‘Contras’ fino a quando, un aereo americano C-123, pieno di armi, non fu abbattuto sopra il Nicaragua, e Eugene Hasenfus, gestore del cargo che sopravisse all’incidente, non testimoniò che i suoi supervisori (uno dei quali era Posada Carriles, agente della CIA responsabile nel 1976 dell’attentato contro un aereo civile cubano) lavoravano per conto dell’allora vice-presidente George H.W. Bush.

L’arresto dei due agenti inglesi in Irak, e la loro urgente liberazione, possono, in maniera simile, essere interpretati come rivelatori, in retrospettiva, della fondatezza dei sospetti che circolavano a proposito del coinvolgimento degli americani e degli inglesi negli attacchi terroristi contro i civili.

Il parallelo, in verità, non è molto preciso. Nel nostro caso non c’è nessuna drammatica confessione come quella di Hasenfus, e non ci sono documenti che provino direttamente il coinvolgimento degli alleati, come il libro di bordo del C-123. Tuttavia esiste, in più, una impressionante mancanza di identità di vedute su quello che è successo. Dovremmo forse, con Juan Cole, escludere la possibilità che i soldati inglesi fossero degli agenti provocatori come una “teoria che non ha alcun fatto dietro di sé?” (http://www.juancole.com/)

I componenti della forze inglesi di elite le SAS.

Sembra che quando il 19 settembre la polizia irachena ha fermato la Toyota Cressidra, alla cui guida si trovavano gli agenti inglesi travestiti da arabi, essi abbiano reagito sparando uccidendo un poliziotto e ferendone un altro. Però i due agenti, identificati dalla BBC come “membri delle forze speciali di elite SAS” ( shttp://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/4264614.stm) sono stati presi e arrestati dalla polizia irachena. Un articolo del Guardian del 24 settembre aggiunge il dettaglio che gli uomini delle SAS “si trovavano in una missione di ricognizione all’esterno di una stazione di polizia di Bassora quando sono stati affrontati da una pattuglia di polizia irachena.” (http://www.guardian.co.uk/iraq/Story/0,2763,1577575,00.html)

Come è stato osservato da Justin Raimondo in un articolo pubblicato il 23 settembre su Antiwar.com, tutti gli altri aspetti della questione non trovano nessuno che dica la stessa cosa.

Il Washington Post, in modo sbrigativo ha fatto notare, nell’undicesimo paragrafo del suo resoconto degli avvenimenti, che “Le autorità irachene hanno accusato in vario modo gli inglesi da loro detenuti, di aver sparato contro di loro o di aver cercato di commettere un attentato” Veramente la polizia irachena ha accusato gli inglesi di tutti e due i fatti, non di uno solo. (http://www.sfgate.com/cgi-bin/article.cgi?file=/c/a/2005/09/20/MNGSSEQNGN1.DTL)

Fattah al-Shaykh, membro della assemblea nazionale irachena, ha riferito il 19 settembre alla TV Al-Jazeera che gli inglesi hanno aperto il fuoco quando la polizia ha cercato di arrestarli, che la loro macchina era imbottita di esplosivo e “che doveva esplodere nel mercato della città nel centro di Bassora.” (Citato da Chossudovsky). Un lancio di agenzia, deliberatamente infuocato, rilasciato nello stesso giorno dall’ufficio di Moqtada al-Sadr (e tradotto in inglese nel blog di Juan Cole Informed Comment il 20 settembre) afferma che l’arresto dei soldati era scattato dopo che avevano sparato contro dei passanti vicino alla moschea di Bassora, e che erano stati trovati “in possesso di esplosivi e congegni per la detonazione a distanza, assieme ad armi leggere e medie e altri accessori” (http://www.juancole.com/)

Che credibilità si può dare alla storia degli esplosivi? Justin Raimondo scrive che mentre i comunicati radio iniziali della BBC avevano riconosciuto che i due uomini erano effettivamente in possesso di esplosivi, i comunicati seguenti della stessa fonte indicavano che la polizia non aveva trovato niente ad eccezione di “fucili d’assalto, una mitragliatrice leggera, un arma anti carro, strumenti radio e una cassetta di pronto soccorso. Si pensa che si tratti dell’equipaggiamento standard per le SAS che operano in un teatro di operazione come quello iracheno.” (http://www.antiwar.com/justin/?articleid=7366)

Ci si può chiedere, assieme a Justin Raimondo, se un arma anti carro “sia un equipaggiamento standard” oppure che uso gli uomini SAS ne possano fare in “una missione di ricognizione all’esterno di una stazione di polizia”. Però, più importante ancora, una foto pubblicata dalla polizia irachena e distribuita dalla Reuters mostra che, a meno che l’equipaggiamento sia un falso, gli uomini SAS erano in possesso di un bel più di roba rispetto a quanto descritto dalla BBC. (http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=20050923&articleid=989)

Mi piacerebbe sentire l’opinione di un esperto in armi prima di rischiare un giudizio definitivo sulla quantità di armi che sono state mostrate, e che devono aver riempito sia il bagagliaio che i posti posteriori della Cressidra. Comunque la foto rende plausibile l’affermazione dello Sheik Hassan al-Zarqani, portavoce della milizia Al-Sadr Mahadi:

“Quello che la polizia ha trovato nella macchina erano armi molto preoccupanti, come esplosivi e detonatore a distanza. Si tratta di armi che usano i terroristi. Pensiamo che questi soldati volessero commettere un attentato nel mercato o su altri obiettivi civili.” (Citato da Raimondo).

La dura determinazione dell’esercito inglese nel voler recuperare i suoi uomini, per impedire che venissero interrogati dai propri presunti alleati di un governo che stiamo cercando di mettere in piedi, anche a costo di far crollare una prigione e far scappare numerosi prigionieri, di ingaggiare un conflitto a fuoco con la polizia locale e le milizie di al-Sadr, di provocare una mobilitazione popolare contro l’esercito inglese, oltre al ritiro di ogni cooperazione da parte del governo regionale, tende a dare credito, se non altro, all’opinione che dietro a questo episodio ci sia molto più di quanto si voglia ammettere, e che si tratti di un affare molto più serio di una semplice reazione esagerata ad un posto di blocco.

Una guerra civile sponsorizzata dagli USA e dall’UK. C’è motivo di credere, in più, che la guerra civile provocata dai continui attentati contro la popolazione civile non sia poi tanto malvista dalle forze di occupazione straniere. I giornalisti occidentali di lingua inglese hanno fatto notare ripetutamente che i recenti attentati con le autobombe, che hanno causato molte perdite civili, sembrano spingere il paese alla guerra civile di Sunniti contro Sciiti, e di Curdi contro tutti e due. Il 18 settembre 2005, per esempio, Peter Beaumont su l’Observer ha notato che il massacro dei civili, che egli addebita esclusivamente ad Al Qaeda, “ha un solo scopo: la guerra civile”. (http://observer.guardian.co.uk/focus/story/0,6903,1572936,00.html) Ma H.D.S. Greenway ha inoltre suggerito il 17 giugno 2005, sul Boston Globe che “Dato il grande numero di attacchi Sunniti contro obiettivi Sciiti, di attacchi Sciiti contro obiettivi sunniti e i rapimenti extra legali di arabi da parte delle autorità Curde a Kirkut, c’è da chiedersi se la lungamente temuta guerra civile non sia in realtà già in atto.” (http://www.boston.com/news/globe/editorial_opinion/oped/articles/2005/06/17/facing_factsin_iraq?mode=PF) Il 21 settembre 2005, Nancy Youssef e Mohammed al Dulaimy del Knight Ridder Washington-Bureau hanno scritto che la pulizia etnica degli Sciiti in zone a prevalenza Sunnita nelle zone di Bagdad “sta avanzando a ritmo allarmante e potenzialmente destabilizzante” citando inoltre la scorata opinione di un esperto iracheno:

“ ‘Oggi la guerra civile è più vicina che mai.’ È l’opinione di Hazim Abdel Hamid al Nuaimi, professore di politica all’università al-Mustansiriya di Bagdad. ‘Tutte queste esplosioni, gli sforzi della polizia di cercare di ripulire le varie zone rappresentano una battaglia per il controllo di Bagdad.’ “ (http://www.realcities.com/mid/krwashington/12704935.htm).

Cominciata o no che sia, una guerra civile in piena regola, con il risultato di dividere il paese, sarebbe certamente bene accolta in alcuni circoli. Alcuni giornalisti e strateghi israeliani hanno dichiarato, già nel 1982, che uno dei loro obiettivi strategici era la divisione dell’Irak in tre parti, uno stato Sciita, uno stato Sunnita e una parte Curda. (Si veda Oded Yinon “A strategy for Israel in the 1980”Kivunim 14 febbraio 1982), una proposta simile da parte di Ze’ev Schiff è stata pubblicata su Ha’aretz nello stesso mese, commentata da Noam Chomsky su Fateful Triangle (Cambridge, MA: South End Press, 1999, p. 457).

Una suddivisone dell’Irak, secondo linee etniche e le differenze fra Sunniti e Sciiti, comporterebbe, ovviamente, una guerra civile e una pulizia etnica su vasta scala. Però queste non sono considerazioni che spaventano Lesile H. Gelb quando sul New York Times del 25 novembre 2003, perora la causa che egli definisce “La soluzione dei tre stati.” (http://www.mtholyoke.edu/acad/intrel/iraq/three.htm)

Gelb, ex funzionario del Ministero della Difesa, un ex redattore e giornalista del New York Times, oggi presidente emerito del Council on Foreign Relations, è uno che conosce le cose dal di dentro di chi conosce le cose di dentro. Mentre gli articoli di Yinon e Schiff possono essere considerati del cattivo materiale, esiste una certa differenza fra una proposta teorica di dividere un potente paese vicino e predicare invece attivamente lo smembramento di un paese che la propria nazione ha conquistato mediante una guerra di aggressione senza alcuna provocazione. Mentre i primi possono essere definiti una manifestazione patologica di sentimenti di guerra e criminalità, il secondo rientra molto chiaramente nella categoria dei crimini di guerra.

La proposta di Gelb prevede la punizione dell’insurrezione Sunnita mediante la separazione del centro dell’Irak, in prevalenza Sunnita, dal nord Curdo, ricco di petrolio, e dal Sud Sciita, ugualmente ricco di petrolio. Egli definisce lo smembramento della federazione yugoslava degli anni 90 (con le stragi spaventose che ne sono seguite) un “precedente auspicabile.”

L’articolo di Gelb è stato generalmente interpretato come un segnale delle intenzioni della fazione dominante a Washington. Bill Vann però lo ha anche definito, in modo molto appropriato, una iniziativa apertamente a favore di “un crimine di guerra di proporzioni storiche.” (http://www.wsws.org/articles/2003/nov2003/gelb-n26.shtml)

Dal momento che i governi americani e inglesi sono sempre più disperati di fronte a una insurrezione che, malgrado le loro tattiche di arresti e torture arbitrarie di massa, di Programma Phoenix, della adozione dell’ “Opzione San Salvador” con le squadre della morte, dell’uso sconsiderato della forza militare, delle numerose punizioni collettive contro la popolazione civile, non sono riusciti a ridurre alla ragione, non c’è da stupirsi se, come nel caso recente di Tal Afar, l’esercito americano abbia fatto ricorso ai peshmerga curdi e alle milizie Sciite in maniera da inasprire i già esistenti odii religiosi e etnici.

Nessuno si sorprenderà, voglio sperare, se Abu Musab al-Zarqawi, il personaggio romanzesco inventato dalle schiere dei piccoli Tom Clancy che lavorano al Pentagono, la Primula Rossa del terrorismo, il Dalek ?? con una gamba sola, riesce a trovarsi dappertutto, qua, là, e contemporaneamente sia così ferocemente accanito a terrorizzare e sterminare i suoi correligionari Sciiti.

Ci sorprenderemmo di più se in Irak dovessimo scoprire le prove di attentati condotti sotto una falsa bandiera da parte delle potenze occupanti? Dopotutto i servizi segreti e le forze speciali di ambedue i paesi, USA e GB, hanno una certa esperienza in questa materia.
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