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INES TABUSSO
00giovedì 22 dicembre 2005 18:47

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"Oggi"

Regalerei la barca a D’Alema ma lui ha preferito pagarla. La metà
Oltre all’ex capo del governo, l’affare lo ha fatto chi gliel’ha (s)venduta: il cantiere ha rinunciato al guadagno immediato, puntando sulla pubblicità indiretta che gli farà l’onorevole.
«Lo scafo costa 430 mila euro», dice il deputato, «ne sono proprietario per un terzo e parte dei soldi provengono dalla vendita del’“Ikarus”: i miei introiti sono pubblici e puliti»

di Gennaro De Stefano

Roma, settembre
Un interrogativo «angoscioso» ha solcato i mari nella tempestosa estate italiana: è miliardaria o no la barca che si sta costruendo Massimo D’Alema? E
se è miliardaria (in vecchie lire, naturalmente), è lecito o no che il Presidente del più grande partito di opposizione ex e post comunista, possegga un bene futile come quello di uno scafo in legno lammelare e carbonio, vero gioiello dell’ingegneria navale?

Accogliendo una provocazione dell’ex presidente del Consiglio, siamo andati nel cantiere Stella Polare di Fiumicino a toccare con mano lo scheletro della barca, ci siamo informati sui costi, abbiamo visto progetti, parlato con operai e maestri d’ascia, ingegneri progettisti e lo stesso D’Alema e abbiamo scoperto che un ragazzotto di ??? anni David Di Veroli, e il maestro d’ascia di 54, Antonio Balestrieri, stanno costruendo Ikarus II, al prezzo fissato di 430 mila euro, vele e strumentazioni escluse. Lì accanto, però, la gemella di Ikarus II, che si chiama Birillo e che appartiene a un noto imprenditore milanese, costerà un milione di euro. «Il contratto con D’Alema e i suoi soci e stato firmato sulla base di 430 mila euro», dicono all’unisono Di Veroli e Balestieri. «È anche vero che, una volta terminata, a seconda degli accessori che saranno installati, il valore sfiorerà il milione, come accade per la gemella che stiamo terminando, anche se Icarus II avrà rifiniture meno lussuose, di Birillo», dice David.

«Sono stato io a convincere D’Alema a farsi costruire la barca da noi. Le cose sono andate così: lui veniva qui spesso ad ammirare l’arte del mio socio, uno dei pochi maestri d’ascia che operano nel Lazio. Un giorno gli ho detto: “Presidente, gliela costruico io la barca da regata, la più veloce e moderna sul mercato, anzi gliela faccio praticamente gratis. Lei avrà un prodotto di grande qualita a un costo contenuto, io, spero, così, di avere quella risonanza che mi consentirà di farmi largo nel mercato”. Sono passati 6 o 7 mesi, ogni tanto gli telefonavo e gli ricordavo l’offerta. Alla fine, ha rifiutato il tutto gratis e abbiamo trovato l’accordo sulla cifra che ho detto».

Insomma, una promozione pubblicitaria vera e propria, un investimento (la rinuncia al guadagno) che per Di Veroli e Balestrieri è un ritorno d’immaggine e anche economico un biglietto da visita di indubbio pregio. E, infatti, di barche come quella di D’Alema e dell’imprenditore milanese proprietario di Birillo, ne sono in cantiere altre tre. Vuol dire che, nel mondo della nautica, si è sparsa la voce e i due imprenditori cominciano a raccogliere i frutti del loro ??? costruire la barca di D’Alema a prezzo di costo.

Il presidente dei Ds si chiede come mai non ci si interroghi sulla provenienza dei soldi con cui è statacostruita qualche fulminea carriera imprenditoriale, mentre la destra monta una campagna su una inesistente barca miliardaria. «Sono pronto, non solo a mostrare la provenienza vera e alla luce del sole dei miei guadagni, ma anche a farvi vedere lo scafo in costruzione nel cantiere, dimostrando che le cifre scritte sulla stampa in questi giorni sono frutto di fantasia». D’Alema carezza il legno Douglas dello scheletro e spiega: «Diciotto metri di lunghezza, quasi 5 di larghezza, 16 tonnellate di peso e 40 di stazza, 200 metri quadrati di superficie velica e un motore da 145 cavalli, Ikarus II è stato progettato dall’ingegner Roberto Starkel, di Trieste, e mi auguro di averla entro la prossima estate».

Nei giorni scorsi, alcuni quotidiani hanno scritto che lo scafo avrebbe avuto, una volta terminato, un prezzo tra un milione e un milione e mezzo di euro. Un investimento un po’ troppo oneroso, non consono al capo di un partito di sinistra, «perché c’è una stretta relazione tra l’apparire e l’essere», dice, con un pizzico di cattiveria, Giuliano Ferrara. E, usando uno dei suoi abituali paradossi, aggiunge dalle colonne di Panorama: «Se la barca costa meno di un miliardo, me la compro e parto in crociera con Cesare Previti e Stefania Ariosto. Lui, il leader, sappia invece commisurare i diversi generi di ambizione in un equilibrio capace di fare di un uomo pubblico, una persona seria».

Parole al veleno, un po’ troppo al veleno. Così D’Alema replica che la destra ha scheletri (non di barca) molto più ingombranti di uno scafo da 18 metri. «Sono stato costretto a querelare l’onorevole Maurizio Gasparri, che aveva adombrato una provenienza disinvolta dei miei guadagni. Trovo sconcertante che in politica si usi l’allusione, la mezza frase, quasi a lasciar intendere che chissà quali fonti di reddito occulto io possa aver avuto. Lo scafo costa, per contratto, 430 mila euro, io ne sono proprietario per un terzo, la maggior parte dei soldi provengono dalla vendita, con i miei soci, dell’Ikarus, da cui abbiamo ricavato 250 mila euro. Il costo è quello, poco più di 830 milioni di lire, che potrà variare di 10 mila euro, ma non si discosterà dal preventivo. Sono fantasie quelle secondo cui il solo albero in fibra di carbonio costi addirittura il doppio di uno in alluminio. La parte elettronico-strumentale mi verrà fornita da un mio amico, titolare di un’azienda specializzata e, dopo le polemiche di questi giorni, molte persone mi hanno telefonato per offrirmi alcune attrezzature addirittura gratis».
INTERNI DI LUSSO Dall’alto, in senso ora- rio: Il salot- to, la cucina e uno scorcio del ponte di comando del «Khiva», lo yacht gemello di quello che si sta facendo costruire l’onorevole D’Alema. Potrebbero cambiare i materiali o certi particolari ma, nella sostanza, «Ikarus II» avrà questi stessi interni, di gran lusso.

Il cantiere sulle rive del Tevere, a due passi dal mare, è un enorme capannone. Appena dentro, ecco lo scheletro della barca di D’Alerna; a’ fianco, lo scafo di un 24 metri (vale circa 3 milioni di euro), più in là, la gemella della barca del presidente Ds, Birillo (valore un milione di euro) quasi completata, che verrà esposta al Salone Nautico di Genova.

«A prescindere dal preventivo», dice D’Alema, «io non condivido questo moralismo da quattro soldi. La barca ce l’aveva Occhetto, ce l’ha avuta Pecchioli [ex “ministro ombra” degli Interni del Pci negli anni del terrorismo, ndr]. Se invece ce l’ha D’Alema, è uno scandalo!».

Be’, una barca non rientra proprio nelle corde del militante ex Pci, oggi Ds. Ricorda, onorevole, la violenta polemica che, negli anni 70, si scatenò contro Enrico Berlinguer, «accusato» di essere proprietario di un’isola vicino a Stintino, in Sardegna? Alla fine fu costretto a cedere quel bene di famiglia per non prestare il fianco alle allusioni. «Innanzitutto, quello era uno scoglio disabitato, poi la bagarre fu scatenata da Il Borghese, settimanale fascista, e alla fine Berlinguer regalò l’isola. Ma io non ho intenzione di rinunciare a un bel niente! Ho una passione, che è la vela, per la quale, con mio fratello, ho venduto una casa di campagna, lasciataci da nostro padre. Se, invece, si vuole, dietro la storia dello scafo miliardario e delle scarpe milionarie [D’Alema fu al centro di un’altra polemica perché, si disse, acquistò un paio di calzature da un artigiano calabrese al prezzo di 750 euro, ndr], adombrare l’idea che i miei guadagni non siano leciti, allora invito chi ha questi sospetti a recarsi in una Procura della Repubblica e a denunciarmi.

«I miei introiti sono tutti pubblici e dichiarati, dallo stipendio di deputato ai diritti d’autore delle mie pubblicazioni. Posseggo un appartamento acquistato con un mutuo dell’Inpgi [la previdenza dei giornalisti, ndr] e un fondo bilanciato per 200 milioni. Non mi sono, a differenza di altri, arricchito con la politica».

La barca è, dunque, una passione lecita e di costo contenuto, anche per un ex comunista. A gongolare, intanto, sono David Di Veroli e Antonio Balestrieri, che di barche come quella di D’Alema ne stanno costruendo addirittura cinque. Se le polemiche e la pubblicità (che è l’anima di ogni business) hanno prodotto tanto, è facile che, la prossima volta, i cantieri navali faranno a gara per costruire a D’Alema un 24 metri capace di gareggiare alla America’s Cup...

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