Sogni e fantasmi

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galadwen
00lunedì 2 febbraio 2004 21:50
Di solito non scrivo cose original, perchè preferisco speculare sui personaggi altrui(=della row) ^^", ma questa cosa l'ho scritta diverso tempo fa, ed è uan delle poche cose di questo tipo che ritengo scritte bene. ditemi che ne pensate!

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Si possono dimenticare le fantasie? Mi chiedo se si possano dimenticare i fantasmi creati della propria immaginazione; si può dimenticare qualcosa che non c'è? Come si può soffrire per qualcosa che non c'è mai stato? Eppure, viviamo molto più di ciò che immaginiamo, che di quello che esiste davvero. Ognuno vive nel suo mondo personale fatto di incubi e fate, tutti suoi. Sto cercando da molto tempo le parole per raccontare qualcosa che non c'è, ma è così reale per me, da non potermene liberare. Cerco di raccogliere le idee, le parole, i sentimenti che di volta in volta combiano faccia come le ali cangianti di una farfalla, ma ogni volta che ho creduto di averla afferrata, mi è rimasto fra le mani solo il nulla, così tutte le volte ho dovuto ricominciare da capo.
Mi hanno detto in molti che dovrei scrivere, ed è per questo che ho provato tante volte a iniziare, ma ogni volta l'idea mi sfuggiva ancor prima che riuscissi ad inchiodarla sulla carta; una preda astutissima, l'Idea, e velocissima. Volevo parlare di qualcosa di reale, ma mi sono resa conto che quello che per me è più reale e importante non esiste affatto.
Sono anni ormai che cerco il modo di liberarmi del mio fantasma, e tutte le volte cerco di metterlo per scritto, nella speranza di renderlo visibile e, finalmente, di scacciarlo; ma le parole, scritte o aeree, sono sempre troppo sfuggenti; purtroppo però il mio fatasma, non può essere espresso che a parole; non con una foto, non con un disegno, o con qualsiasi altra cosa di concreto, perché è fatto di sogni, fatasie e ricordi. Questa storia non ha una fine; ha a malapena un inizio, e comunque la sua fine sarebbe ben banale e triste; presumo che, come tutti i sogni e i fantasmi, finirebbe per sparire; interessante non è la fine reale che hanno i fantasmi, ma quella che potrebbero avere nella fantasia di che li crea.
Come nelle miglior tradizioni delle favole, è la storia di un amore, di un amore immaginario (per voler rubare il titolo di una canzone), mai stato reale, se non nella fantasia di chi l'ha vissuto; volendola vedere con i duri occhi, mai teneri e ben poco allettanti, della realtà, è la storia di una ragazzina e di come si prese una cotta per un ragazzo che del suo amore non sapeva che farsene, e che solo la sua gentilezza e sensibilità trattennero dal dirlo apertamente; ma se aveste parlato con lei avreste scoperto quanto in realtà per lei era importante, e come questo amore a senso unico, vissuto solo nella sua testa, l'avessa profondamente cambiata, in ogni modo possibile.
Dovrei forse lanciarmi in minuziose descrizioni psicologiche del carattere di questa ragazza, in realtà credo che non ce ne sia bisogno, ognuno può vedercene una che conosce, perché questa storia è molto banale e semplice, e ce n'è una uguale a ogni angolo. Era una ragazzina fondamentalemte allegra, un po' impacciata, e a tratti poteva apparire grezza; rideva sempre per un nonnulla, e si commuoveva con altrettanta facilità, ma questo non per dire che fosse superficiale, forse era solo un po' troppo sensibile per un mondo così reale, mentre avrebbe preferito vivere in una delle sue fantasie. L'oggetto semi-inconsapevole di tanta adorazione era un ragazzo, com'è ovvio, che altro dire? Potrei dire tanto e troppo poco. A vederlo oggettivamente, era un ragazzo più grande, non saprei nemmeno dire se alto o basso, magro o grasso; era moro e aveva la pelle scura; un ragazzo gentile, simpatico, come ce ne sono tanti; oppure potrei dirvi che era un elfo uscito fuori da una delle sue storie, un elfo dai capelli neri e gli occhi scuri come una notte piena di stelle, dallo sguardo gentile e dalla voce dolce; potrei dire che era uno spirito, uno spirito libero come il vento, Nuvola ventosa, era il nome che le sembrava essere più vicino all'immagine di lui che aveva sognato. Tutte queste cose poco hanno a che vedere con la realtà; dubito che lei abbia mai compreso anche un decimo del suo carattere, ma questo, ripeto, è di ben poca importanza.
Si conobbero un giorno di metà febbraio, uno di quei giorni di fine inverno in cui l'aria è tesa e limpida, e il sole che splende si fa gioco del freddo che ancora avvolge la terra; le apparve proprio come un elfo, non è un caso che per lei questa immagine sia la più ricorrente nelle descrizioni che ne fa, un folletto uscito effettivamente da un bosco, sorridente come la primavera, con uno sguardo pungente come il freddo dell'inverno; descrizione forse banale, per essere stata abusata a lungo, ma non saprei proprio come altrimenti descriverlo, perché proprio questo era il suo carattere: caldo come un raggio di sole e allo stesso tempo lontano e distaccato come un soffio di vento gelido, e come il vento inafferrabile; affettuoso come un cane, enigmatico come una volpe. Sempre così le appariva, ed è questo, penso, che le causava tanto dubbio e tanto piacere insieme; per lei era sempre stato inafferrabile come un pugno di sabbia trasportato dal vento. Le circostanze del loro incontro (o forse re-incontro, poiché già si conoscevano, ma su questo tralascerò) non furono affatto le più facili; perché il dovere divide l'amore assai più di ogni altra cosa. Come ebbe a dire lui stesso tempo dopo "…se il caso, o Dio, non ci avessero fatto incontrare in questa situazione…"Questa frase non ebbe mai un seguito; tante volte lei avrebbe voluto chiedergli "Cosa? Cosa sarebbe successo se non ci fossimo conosciuti in questo contesto?" ma fu vigliacca, e non glielo chiese. Inutile farsi tante fantasie, comunque; probabilmete era solo una frase buttata lì, a mo' di consolazione per quella ragazzina rompiscatole che non smetteva mai di guardarlo così intensamente da fargli quasi paura. La sua intenzione non era affatto quella, ma si sa, che la sincerità mette sempre paura, e non c'era niente di così sincero come il suo sguardo; avrebbe voluto smettere di guardarlo in quel modo, sapeva di essere trasparente come un bicchier d'acqua, se ne vergognava, ma non poteva impedirselo.
C'è qualcosa di magnetico negli occhi di chi ti piace, che ti impedisce sempre di distogliere lo sguardo anche solo per un momento. Il paragone con la calamita non è forse tanto banale come si crede, anzi è molto adatto a descrivere l'innamoramento. Peccato che a volte ci senta come l'ago, ma l'altro non sia affatto intenzionato ad essere una calamita…
Che altro poteri dire? C'è qualcosa di estremamente banale in questa storia, che la rende mortalemte noiosa; che credete che sia successo? Il lieto fine è solo per le favole, ma questa, nonostante sia una favola per molti versi, è reale. Nella realtà i lieto fine non esistono molto spesso, e comunque è difficile definire un lieto fine, perché presuppone un mondo perfetto in cui non viviamo, per cui, anche quando le cose vanno a finire bene, resta l'amaro in bocca. Se non capite quello che dico, guardatevi Shakespeare in love, capirete che intendo dire; non era necessario che si ammazzassero per avere la tragedia, ma anche così non è finita bene, e anche se avessero potuto stare insieme, pensate che sarebbe stato facile, che non ci sarebbero stati problemi? Per cui meglio che sia finita così; con l'amaro in bocca, appunto.
Ma queste storie, così belle, perché così perfette nella mente di chi le crea, con protagonisti e situazioni sempre così impeccabili, sarebbe meglio che non avessero mai una fine; il fatto è che sono così vicine alla realtà che corrono sempre il rischio di scontrarvisi, rovinandosi e perdendo tutto il lucente splendore del sogno, mentre devono restare così: splendenti, luminose e un po' malinconiche, con quel dolceamaro che è il sapore caratteristico e migliore delle fantasie. La favola non dovrebbe mai scontrarsi nella realtà.
E così lei ha cercato di conservare il ricordo di questa bellissima favola, scritta nel libro della sua immaginazione, e cerca di conservare nella mente il ricordo degli occhi luminosi che si immaginava sempre la guardassero e in cui sperava sempre di scorere un segno; di che cosa, forse nemmeno lei lo sa. Serba ancora gelosamente il ricordo dei tanti momenti che le hanno regalato una gioia immensa, anche se spesso erano piccole sciocchezze: bastava averlo incontrato per strada e il mondo cambiava, non colore, ma i connotati; adesso sta lottando furiosamente per non perdere questi ricordi, ora che è "grande", e tante cose sono cambiate, ora che lei è cambiata, che gli altri intorno sono cambiati e si parla solo di amore vero, quell'amore in cui conosci l'altro e lo ami per com'è, e non proietti su di lui i tuoi sogni e bisogni, ora che sa tutto questo rimpiange l'amore sconsiderato e libero, generoso e ridente per una ragazzo-elfo, che purtroppo sta perdendo le sue orecchie a punta e sta cominciando ad avere la barba. Ricorda ancora per non perdere del tutto la fonte di luce che le illuminava lo sguardo, rendendolo traboccante di sfavillanti chimere, ed ha nostalgia di quando si sentiva libera di amare senza sentirsi una siocca, cosa che invece ora si sente, capendo quanto tutto il suo sogno non fosse unico, ma comune a molti, fin troppi, e tuttavia non riuscendo più a trovare quello slancio vitale e spontaneo che le faceva osare molto più di quanto la sua mente avrebbe mai permesso, e tuttora permette.
Come ho già detto, non credo che l'abbia mai conosciuto, nemmeno per un decimo del suo essere, infatti proprio non molti giorni fa, ha fatto dolorose scoperte, dolorose perché si rendeva conto che stavano smantellando poco a poco il suo mito; anche se ha cercato di scacciarle, è stato inutile, e niente è valso a evitare lo scontro diretto con la realtà; è tanto che viaggiavano l'una contro l'altro, e BOOM! uno schianto: il sogno ha sbattuto contro la realtà, e nonostante non sia ancora morto, è parecchio malconcio, e temo che non ci saranno cure possibili a riportarlo in vita; purtroppo questa è la fine dei sogni, quando sono troppo vicini al reale: lei ha giocato col fuoco, ha rischiato costruendo un mito basato su persone e fatti reali, e non era possibile che restasse sempre vivo.
Per quanto riguarda la fine del fantasma, la fine che avrebbe potuto avere…beh, quella è indovinabile: avrebbe potuto continuare a vivere nella fantasia di una ragazzina mai cresciuta, restando per sempre vivo nel suo splendore cangiante, ma purtroppo, nonostante una parte di lei avrebbe voluto trovare dei pennarelli indelebili per dipingere il suo sogno, le ragazzine crescono, e anche i colori più belli sbiadiscono.

ErynEryn
00martedì 15 marzo 2005 12:42
Non ero mai entrata in questa sezione del forum,e leggere i vostri scritti 'fuori harry potter' mi fa una certa impressione..detto questo,mi sento di dirti solo una cosa,galad:non speculare,come dici tu,sui personaggi degli altri..con la capacità che ti ritrovi,è davvero una speculazione fine a se stessa.Specula su di te.
Ti ho sempre detto che mi piace come scrivi,che le tue ff mi coinvolgono e che mi interessa come interpreti personaggi e caratteri inventati da altri.Ma questo,questo si vede che è roba 'tua'.E ti giuro che si sente tantissimo la differenza.Io non so se questa storia l'abbia vissuta tu o semplicemente inventata,ma non fa niente.Viene da te,quindi,più o meno,è la stessa cosa.
Brava,brava davvero.

Eryn



ErynEryn
00martedì 15 marzo 2005 14:11
mi sono resa conto ora di quanto tempo fa hai aperto questo topic[SM=x117089]
bè,meglio tardi che mai:rollin:


Eryn




Rachel.xx00
00lunedì 11 aprile 2005 10:49
Bella...[SM=g27823]
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