SARTORI

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INES TABUSSO
00domenica 14 agosto 2005 00:16

Corriere della Sera
13 agosto 2005


Regole etiche in politica ed economia
La Questione Morale
di Giovanni Sartori

Sappiamo da Machiavelli in poi che la politica è diversa dalla morale. Secoli
dopo si è stabilito che anche l?economia è diversa dalla morale. Ma la distinzione
tra etica, politica ed economia distingue tra sfere di azione, tra campi
di attività. In concreto, e a monte di queste differenziazioni, esiste la
singola persona umana che non è trina ma soltanto una, e che può variamente
essere una persona morale, amorale o immorale.
E quando si dibatte la «questione morale» è di questo che si dibatte, è da
qui che si deve partire. Le persone morali sono tali in tutto: anche in politica
e anche in economia. Le persone amorali non promuovono il bene ma nemmeno
si dedicano al male, anche perché sono fermate, nel malfare, da freni interiorizzati.
Invece le persone immorali ridono dei cretini che credono nei valori e non
sono fermate da nulla (o soltanto dal pericolo di finire in prigione). Per
i primi non è vero che il fine giustifica i mezzi. Per i secondi il fine
può giustificare qualche mezzo scorretto, ma non tutti. Per le persone immorali
il fine di fare soldi o di conquistare potere giustifica qualsiasi mezzo:
non c'è scrupolo, non c'è «coscienza » che li fermi.

Mio padre era un industriale il cui stabilimento venne distrutto dal passaggio
della guerra nel 1944.
Lui si incaponì nel tentativo di ricostruirlo per non lasciare i suoi operai
"circa 400, che conosceva uno per uno" sul lastrico. Quel tentativo non
poteva riuscire e difatti fallì. È che mio padre era una persona perbene,
e io lo rispetto per questo. Ma è di tutta evidenza che per i vari Ricucci,
Gnutti e Fiorani mio padre era soltanto un fesso. E ai loro occhi lo sono
sicuramente anche io, visto che anche io cerco di essere una persona perbene.
Tanto le persone perbene quanto le persone «permale » esistono sempre e ovunque.
Ma la crisi dell'etica che contraddistingue il nostro tempo ne ha modificato
le distribuzioni. I perbene diminuiscono, i «permali» crescono. Inoltre i
perbene restano a terra, i «permali» salgono e comandano. Infine sta sempre
più dilagando un intreccio perverso tra economia e politica.
E la questione morale è la denunzia di questo andazzo.

Ma perché scoppia ora? E perché la questione morale è più grave in Italia
che altrove? Scoppia ora, rispondo, perché tardi è meglio che mai; e scoppia
ora perché i neo-pescecani di assalto del capitalismo speculativo sono finalmente
stati scoperchiati. Finora i vari Ricucci, Fiorani e Gnutti l?avevano fatta
franca; ma ora sono indagati per insider trading, aggiottaggio, falso in
bilancio, falso in prospetto, abuso di ufficio, e altro ancora. Aggiungi
l'aggravante che su tutto questo andazzo aleggia l'ombra lunga e sempre sospetta
di Berlusconi.

Il cattivo esempio e il contagio vengono da lui. Come scrive Ilvo Diamanti
su Repubblica, con il berlusconismo non c'è più «scandalo che riesca a scandalizzare»,
ed «è dilagato un profondo disincanto. La convinzione che tutto è lecito.
Basta non farsi scoprire. L'evasione fiscale... il ricorso alle relazioni
informali e amicali. In ogni campo, in ogni occasione. Il senso cinico ha
avvolto e logorato il senso civico». Il che ci lascia con «un Paese soffocato
dal sottobosco, con la città cinica retta dalla tribù dei più furbi».
Non si potrebbe dire meglio. Il nostro è ormai un Paese sporco, molto sporco.

Sono un moralista? Sì, ma non perché faccio confusione tra etica e politica;
lo sono in quanto sostengo che deve esistere una moralità politica e, alla
stessa stregua, una moralità economica; e che in tutti i settori della vita
associata devono esistere regole che le persone perbene rispettano. Appunto,
le persone perbene.
13 agosto 2005


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