Robert Koch

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vanni-merlin
00giovedì 1 marzo 2007 19:54
Robert Koch


Robert Koch nacque nel 1842 a Clausthal, un piccolo paese posto in una bella e tranquilla vallata nel centro della Germania. Intorno c'erano grandi foreste, dove i ragazzi del villaggio si inoltravano per giocare. Alle loro corse ed alle arrampica te sugli alberi partecipava anche il piccolo Robert, figlio di un minatore; ma più di tutto egli amava osservare la natura e provava un interesse vivissimo nello scoprire e capire cose nuove. Mentre gli altri facevano il chiasso, egli imparava i nomi delle erbe e degli insetti, si chiedeva come è costruita una farfalla, se lo scarabeo ha il cuore, come fa a respirare... Dopo aver seguito i primi studi brillantemente, Robert Koch si iscrisse per studiare medicina all'università di Gottinga.

Anche qui era il più serio dei compagni, non perdeva tempo in feste o in ragazzate e si tuffava nello studio con sistema e costanza. Prese ad interessarlo vivamente la medicina. Per poterla studiare meglio, diventò assistente presso l'istituto di patologia (patologia: studio delle malattie). A 21 anni, mentre ancora studiava, vinse il primo premio per un lavoro scientifico, che aveva fatto non perché l'argomento lo interessasse particolarmente, ma perché, eseguendolo, avrebbe avuto la possibilità di usare il microscopio. Conclusi gli studi nel 1866, iniziò la vita di modesto medico condotto. Coscienzioso e paziente, era stimato da tutti. Ma quante volte la sua opera era impotente di fronte a certe malattie! Specialmente contro quelle epidemiche, che a quel tempo erano ancora misteriose. Alcuni medici avevano cercato di provare che i germi di alcune di esse erano piccolissimi organismi, ma nessuno li aveva individuati. In quel periodo, nella località dove si era sistemato Koch, si diffuse un'epidemia che uccideva molti animali domestici. Egli si mise in testa di scoprire il germe della malattia che faceva strage. Si costruì un minuscolo laboratorio, dove nei ritagli di tempo fra una visita e l'altra, e la notte, lavorava con microscopio e provette, in mezzo a gabbiette di animali. Controllando i campioni prelevati agli animali morti per l'epidemia, un giorno vide sotto l'obiettivo dei piccoli fili con strane ingrossature.

Era il bacillo cercato? Esso aveva un nome, benché mai nessuno lo avesse « isolato»: la gente lo chiamava « carbonchio », i medici lo chiamavano « antrace ». Nel quaderno dove annotava via via i risultati dei suoi esperimenti, quella sera Koch scrisse: « antrace? ». Nei giorni seguenti intensificò gli esperimenti, finché ebbe la sicurezza di aver trovato il bacillo della malattia. Allora annunciò la scoperta. Per gli ambienti scientifici fu una bomba: un medico condotto di provincia, solo, con mezzi rudimentali, aveva scoperto le cause di una malattia infettiva, che tante volte aveva decimato il bestiame agricolo. Lo scopritore venne chiamato a Berlino. Qui lo troviamo nel 1891, direttore dell'istituto delle malattie infettive. Ora disponeva di vasti mezzi. Grazie alla costanza e alle geniali intuizioni che lo avevano già guidato nella prima importante scoperta, poté aprire nuove possibilità di studio per gli altri ricercatori: ricorse alle colorazioni dei preparati, alla preparazione di terreni di coltura per i bacilli, trasparenti e solidificabili, portò molte innovazioni alle lenti del microscopio. Nel 1882 scoprì il bacillo della tubercolosi (il bacillo di Koch): veniva così definitivamente dimostrata la contagiosità della malattia; nel 1884 trovò il vibrione del colera. Per le sue scoperte, che mettevano in mano all'umanità armi sicure per combattere malattie fino a quel momento mortali, ricevette nel 1905 il premio Nobel.



da: www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/robert_koch.htm

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