Risarcire i Savoia!

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bentoribeiro
00martedì 20 novembre 2007 18:43
qs è bella
Ballarò: "I Savoia chiedono 260 milioni
E' il risarcimento per i 54 anni di esilio"

ROMA - I Savoia chiedono 260 milioni di euro allo Stato italiano. 170 milioni di euro è la richiesta di Vittorio Emanuele; 90 milioni quella di suo figlio Emanuele Filiberto, più gli interessi. Vogliono il risarcimento dei danni morali per i 54 anni di esilio. Inoltre i Savoia vogliono la restituzione dei beni confiscati dallo Stato al momento della nascita della Repubblica Italiana. Lo rivela un servizio che andrà in onda questa sera su Rai Tre a Ballarò.

La famiglia Savoia "ha chiesto ufficialmente i danni al Governo Italiano", anticipa la redazione del programma televisivo. "La richiesta è arrivata circa 20 giorni fa con una lettera di sette pagine inviata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al presidente del Consiglio Romano Prodi dai legali dei Savoia Calvetti e Murgia. Tra i motivi della richiesta di risarcimento illustrati nella lettera e spiegati da Emanuele Filiberto in un'intervista all'interno del servizio ci sono - spiega la redazione del programma - "i danni morali dovuti alla violazione dei diritti fondamentali dell'uomo stabiliti dalla Convenzione Europea per i 54 anni di esilio dei Savoia sanciti dalla Costituzione Italiana".

"Secca la replica del governo attraverso il segretario generale della presidenza del consiglio Carlo Malinconico che spiega -conclude la redazion di Ballarò. "Il Governo non solo non ritiene di dover pagare nulla ai Savoia, ma pensa di chiedere a sua volta i danni all'ex famiglia reale per le responsabilità legate alle note vicende storiche".
(20-11-2007)
repubblica.it
MaTheo!
00martedì 20 novembre 2007 20:59
se lo fanno chiedo la cittadinza delle far oer


=IL DUCA=
00martedì 20 novembre 2007 22:04
Re:
MaTheo!, 20/11/2007 20.59:

se lo fanno chiedo la cittadinza delle far oer




per una volta ti seguo ........ !!!!!!

GARCIA SERGIO
00mercoledì 21 novembre 2007 10:32
bravi
vi faccio anche una focaccia da portare con voi



bentoribeiro
00venerdì 23 novembre 2007 09:09
da il Giornale.it
I due discendenti in linea diretta dei Savoia regnanti - Vittorio Emanuele e il figlio Emanuele Filiberto - chiedono alla Repubblica, ossia ai contribuenti italiani, 260 milioni di euro a titolo di risarcimento per il lungo esilio sofferto. Secondo l’istanza le misure adottate nei confronti dei Savoia hanno violato i diritti fondamentali dell’uomo, così come sono fissati in una convenzione europea del 1948.
L’iniziativa è parsa ai più non solo azzardata - per usare un eufemismo - ma anche legalmente sballata. Nel luglio del 2002 Vittorio Emanuele, mentre chiedeva che fosse abrogato il divieto all’ingresso in Italia per sé e per il figlio, garantiva in cambio la rinuncia a insistere in un ricorso già presentato alla Corte europea di Strasburgo. Del che presero atto sia il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sia il ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi. Quest’ultimo bollò come fantasiosa l’ipotesi di richieste da parte dei Savoia.
Sui termini giuridici e cavillosi della questione si eserciteranno sapientemente gli esperti di diritto nazionale e internazionale: e si pronunceranno, immagino, giudici importanti. Questo tipo di vertenze li manda in estasi. Devo invece dire che la specifica vertenza di cui si tratta suscita nella generalità degli italiani un sentimento di indignazione e di stupore insieme. Indignazione per il meschino uso che vien fatto a fini di lucro - e sia pure con la promessa di destinare il ricavato ai bisognosi - d’un tragico patrimonio storico del Paese. Stupore quasi ammirato - certi vertici di sfrontatezza sono da Guinness dei primati - per la baldanza con cui un erede presuntivo al trono, noto non favorevolmente alle cronache, discute d’eredità non dinastiche ma pecuniarie.
Vittorio Emanuele parla di danni, di sofferenze. Non possiamo escludere, anche se le apparenze porterebbero a farlo, che la lontananza dalla terra dei padri sia stata per lui un tormento esistenziale. E non intendiamo addebitare a questo rampollo impacciato gli errori della monarchia, così come non glie ne accreditiamo, ci mancherebbe, le glorie. Non mancano ai due principi, anche senza l’apporto di 260mila euro, mezzi di sostentamento, inutile proporre in loro favore la legge Bacchelli. Sono anche azzardati gli accostamenti ad altri esuli, come Giuseppe Mazzini, e ad altre vittime di violazioni dei diritti umani, come i martiri dello Spielberg, o per passare a tempi più recenti, come gli ebrei perseguitati. Che lo furono anche in forza di leggi firmate dal nonno di Vittorio Emanuele.
Non vorrei essere frainteso. Ho grande rispetto per il ruolo della casa Savoia nel cammino verso l’unità d’Italia. Ma ne ho altrettanto, almeno, per i lutti, le pene, le umiliazioni, le spoliazioni che questa povera Italia subì a causa d’una guerra che fu dichiarata con documenti firmati dal re. Le dinastie hanno una continuità che in determinate circostanze diventa corresponsabilità. I successori devono accettare tutto, non è molto elegante che rivendichino i beni materiali acquisiti dalla casata in quanto tale, e per il resto si chiamino fuori.
Tuttavia molto tempo è trascorso dalle tragedie che ho citato. Evitiamo di quantificare i danni materiali e morali patiti dal Paese per una guerra perduta, ammettiamo che le colpe dei padri e dei nonni non ricadano su figli e nipoti, nemmeno in una dinastia reale. È lecito tuttavia chiedere ai discendenti un tantino di misura. È lecito chiedere che, abituati come sono a far valere il loro lignaggio, ne diano fede in un comportamento decente. È lecito chiedere che non pensino soltanto - nel momento in cui avanzano pretese d’indennizzo - al disagio d’un pluridecennale soggiorno svizzero, ma pensino ai molti, ai moltissimi soldati italiani il cui nome è ricordato da una croce, quando c’è, in Italia o fuori d’Italia. Per ciò che la monarchia ha rappresentato, per la simpatia che mi ha ispirato Umberto II le volte che l’ho visto e che gli ho parlato, preferirei non toccare temi sgradevoli. Ma se proprio un Vittorio Emanuele e Emanuele Filiberto mi ci costringono - e costringono milioni di italiani - allora il passato viene evocato con il suo sangue e il suo dolore, e alle carte bollate con cui questi ricchi signori chiedono un risarcimento è giusto opporre il linguaggio e il verdetto della storia.

Mario Cervi
il Barista
00martedì 27 novembre 2007 09:57
per che avesso voluto auto-fomentarsi ieri sera c'era Em.Fil. a porta-a-porta a dire cagate
djfriz
00martedì 27 novembre 2007 14:32
Prodi: è giusto risarcirli, gli daremo i soldi della statale 38
Tanto gli elettori valtellinesi non sono poi così tanti... [SM=x100135]
bentoribeiro
00martedì 27 novembre 2007 15:18
ma un bel [SM=x100114] no eh?
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