Quando Melandri ha vinto il titolo in 250 sono stato uno dei pochi a fare complimenti, sottolineando che il titolo aveva la sua importanza e non aveva senso parlare della pochezza degli avversari e del tempo che c'era voluto per conquistarlo.
Il paragone che si faceva con Valentino Rossi non era proponibile, per la diversità che esiste tra i piloti; Melandri, a mio parere, ha bisogno di più tempo per maturare e, per certi versi, è fin troppo "educato" e "bravo ragazzo" rispetto all'esplosivo folletto di Tavullia, al punto di non essersi imposto abbastanza nella squadra, col risultato di subire scelte tecniche che non condivideva.
Il passaggio in MotoGP l'ho visto come un salto positivo da un lato, ma negativo dall'altro; Marco andava a finire nella squadra più disorientata del mondiale, con compagni chiaramente non all'altezza e il grosso rischio di incontrare notevoli difficoltà, amplificate dal fatto che aveva pur sempre moto e team ufficiali e quindi qualche risultato sarebbe stato atteso.
Adesso siamo a metà del secondo anno; non si può più parlare di inesperienza totale, ma i risultati paiono comunque sotto le aspettative. Io sono sempre convinto che Melandri possa rendere molto di più rispetto a quanto visto finora, specie se si tiene conto che la MotoGP, Rossi a parte, ha bisogno di un bel rinnovamento con tutti i piloti ultratrentenni che vi corrono. Tra i piloti giovani lo vedo bene, e così sarà sicuramente.
Oggi però ha rilasciato una intervista che non mi è piaciuta molto; diceva di non aver avuto troppi problemi con il pollice rotto ma di aver sentito la moto troppo rigida sul posteriore ed avere avuto sfortuna.
Mi è suonato un campanellino di allarme; così non va.
A volte vedo poca positività in Melandri, e la cosa credo sia estremamente pericolosa; è un po' come la sindrome di Biaggi, che peraltro a Melandri non è mai stato troppo simpatico; eppure per certi versi mi sembrava di ascoltare il romano nell'intervista di oggi.
Melandri ha tante cose per riuscire bene in MotoGP; il fisico, il talento, la giovane età; però se comincia a piangersi addosso ora che ha vent'anni può anche vanificare queste potenzialità, e a mio avviso sarebbe un peccato.