“E parlo ancora di te” è il titolo dell’ultima raccolta uscita, in ordine di tempo, riguardante Mia Martini.
Sul mercato da pochi mesi, questa raccolta è molto preziosa e, tutto sommato, abbastanza esauriente, perché comprende brani collocati in un lasso di tempo che va dal 1971 al 1993.
Per la prima volta sono riunite canzoni che l’interprete calabrese ha inciso per numerose case discografiche: la RCA dell’esordio con il nome d’arte di Mia Martini nel 1971, la Ricordi dal 1972 al 1976, la WEA nel 1978, la DDD dal 1981 al 1983, la Fonit Cetra dal 1989 al 1992 e la Columbia (casa all’epoca per la quale incideva la Bertè) nel 1993.
Ed è proprio la WEA che pubblica questa compilation, impreziosita da tre brani mai pubblicati su CD in precedenza, due dei quali nemmeno su vinile.
“Tu no” fa parte della colonna sonora del film “Porca società” ed era stato inserito solo all’interno di questa, ma mai in un album riconducibile alla discografia di Mimì.
“Bene” è il brano che la Martini cantò nel corso del programma “Stryx” (1978); non un inedito nel vero senso della parola, quindi, ma anche questo non era stato mai pubblicato prima.
La grande novità è rappresentata da “L’ultimo ballo”, uno struggente brano che Mimì interpreta in modo magistrale, come solo lei sapeva fare.
Sia “Bene” che “L’ultimo ballo” portano la firma del grande Maurizio Piccoli, autore veneziano che ha scritto una notevole quantità di brani per entrambe le sorelle Bertè.
Scorrendo l’elenco dei brani inclusi nella raccolta in ordine temporale, troviamo innanzitutto “Padre davvero” (1971), tratto dall’album “Oltre la collina”. Tra gli autori un giovanissimo Claudio Baglioni, che incise la stessa canzone con testo diverso ed in dialetto romanesco nel 1977 (album “Solo”). Altre tre le versioni attualmente conosciute di “Padre davvero”: due in spagnolo (“Jesus querido hermano”) ancora di Baglioni e l’altra di Marilina Ross ed una riedizione della stessa Mimì, rimasta inedita e datata presumibilmente intorno al 1990/91.
Il 1972 viene ricordato con i primi due grandi successi di Mia Martini: “Piccolo uomo”, brano che le valse la vittoria al Festivalbar, e “Donna sola”, hit con il quale si aggiudica la Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia.
“Piccolo uomo” è stato inciso in altre versioni: oltre a quelle degli autori Dario Baldan Bembo (1996) e Bruno Lauzi (2000), si possono contare quelle di Mimì in altre lingue: tedesco (“Auf der welt”), francese (“Tout petit homme”) e spagnolo (“Pequino hombre”) e la riedizione pubblicata sull’album “La musica che mi gira intorno” del 1994. Recentissima, infine, la versione di Annalisa Minetti (2004) sul CD di “Beauty Farm”.
Pochi sanno che questo brano è stato incluso anche in una cmpilation di musica “dance” nel 1992 con il titolo di “Piccolo uomo remix92”: una versione ignobile e disgustosa.
Anche “Donna sola” è stata incisa in spagnolo da Mimì, oltre che dalla star argentina Valeria Lynch: il titolo è “Mujer sola”.
Gli anni Settanta di Mimì vengono conclusi con i brani tratti dall’album “Danza” (1979).
“Vola” è la canzone presentata al Festivalbar del 1978; peccato che anche in questa ennesima versione digitale (come del resto in tutte le altre) il brano presenti un’imperfezione non riscontrata invece sul vinile: il brano “salta” irrimediabilmente verso la fine dell’esecuzione.
Un’altra versione di questo brano si trova sull’album “Mia Martini in concerto – da un’idea di Maurizio Giammarco” del 1991, registrato appunto dal vivo durante due concerti tenuti in Friuli.
Ulteriori versioni sono quelle di Patty Pravo e di Ivano Fossati, oltre a quella francese di Marie Laforet.
Tutti i brani di “Danza” portano la firma di Ivano Fossati. Gli altri presenti sulla raccolta sono “E parlo ancora di te”, “La luce sull’insegna della sera” e “La costruzione di un amore”.
Quest’ultimo è un brano davvero da brivido, soprattutto nell’emozionante versione “live” pubblicata sulla raccolta “Rapsodia – Il meglio di Mia Martini” e registrata al Teatro Smeraldo di Milano.
Il brano è stato inciso anche dall’autore Ivano Fossati e da Ornella Vanoni, che ne hanno fatto però delle versioni orribili e raccapriccianti, insomma da dimenticare in fretta.
Gli anni Ottanta si aprono all’insegna di “Ti regalo un sorriso”, che ci presenta una rinnovata Mia Martini autrice di tutti i brani presenti sull’album “Mimì”, dal quale è tratto questo brano.
Il riscontro del pubblico è piuttosto tiepido ed è un peccato perché questo album non è proprio da disprezzare.
Ancora peggio le vendite di “Quante volte… ho contato le stelle”, dal quale è tratto “Quante volte”, album che si fregia degli arrangiamenti di Shel Shapiro e della collaborazione di numerosi artisti quali Mimmo Cavallo, Gianni Bella, Mogol, Ivano Fossati, Maurizio Piccoli e Riccardo Cocciante.
Un album raffinato ed elegante, troppo forse per poter anche vendere (sigh!).
Ripercorrendo i titoli della raccolta si arriva alla grande affermazione che riporta Mimì in classifica ma, soprattutto, le consente di vivere una nuova popolarità, ritrovando l’affetto di coloro che non l’avevano mai dimenticata: “Almeno tu nell’universo”, Sanremo 1989.
La canzone, firmata da Lauzi e Fabrizio, è rimasta in un cassetto per tanti anni: chi dice dal 1972 e chi dal 1977 ed è probabile che sia davvero così, poiché le collaborazione dell’Artista calabrese con la coppia di autori è stata particolarmente profonda proprio in quegli anni.
Il singolo è tratto da “MartiniMia”, album che segna l’inizio della sua collaborazione con Enzo Gragnaniello, sensibile autore partenopeo che firmerà parecchi brani densi di emozione.
Le versioni di questo brano si sprecano, ma nessuna è in grado di ripetere il pathos che suscitò Mimì quando la cantò. Si dice anche che, nell’ambiente musicale, questa canzone è un banco di prova per numerose aspiranti cantanti: un impresario racconta infatti che su dieci ragazze, più della metà sceglie di cantare questo brano. Solo per citarne una, in campo internazionale, ecco “Flame”, cantata da Thelma Houston.
L’anno dopo (1990) è “La nevicata del ‘56” il brano di Mimì per Sanremo. Anche attorno a questo brano ci sono molte storie. Inizialmente sembrava destinato a Gabriella Ferri (tra l’altro molto amica di Mimì), poi fu proposta alla Martini che, però, pretese da Califano la scrittura di un nuovo testo. Quello originale lo si può ascoltare proprio nella versione del cantautore romano.
L’abbinamento previsto dal regolamento del festival di quell’anno la vede insieme ad un affermato cantante messicano, Mijares (affermato però solo in Messico), che la canta in spagnolo con il titolo di “La nevada”. Nella stessa lingua viene incisa anche da un gruppo cubano, I Moncada, messosi in luce anch’esso grazie a Sanremo.
La canzone viene inclusa nell’album “La mia razza”.
Nel 1993 le sorelle Bertè partecipano per la prima volta insieme a Sanremo: “Stiamo come stiamo” è una canzone di Piccoli/Bertè. Molti hanno l’impressione che Mimì voglia aiutare la sorella, che sta passando un periodo certamente non facile. Lei stessa dichiarerà che, tra i vari premi di Sanremo, le spetterebbe sicuramente quello di “boy scout”.
“Stiamo come stiamo” viene pubblicata nella discografia di Mia Martini per la prima volta. In precedenza, infatti, il brano era stato incluso dell’album “Ufficialmente dispersi” di Loredana Bertè.
Eccezion fatta per una versione “live”, pubblicata su “Semplicemente Mimì” del 1998 dove però Mia Martini la canta senza la sorella.
Mia Martini / E parlo ancora di te
WarnerMusic 5050467 – 3271-2-2 – anno 2004.
E parlo ancora di te
La luce sull’insegna della sera
Almeno tu nell’universo
L’ultimo ballo
La nevicata del ‘56
Gli uomini non cambiano
Tu no
Stiamo come stiamo
Padre davvero
Piccolo uomo
Donna sola
Vola
La costruzione di un amore
Quante volte
Ti regalo un sorriso
Bene