Tra i Rifugiati.
Tra i Rifugiati.
Abbiamo chiesto a Giovanni, volontario, che ha lavorato nei campi rifugiati, di raccontarci la sua esperienza: chi sono i rifugiati, quali sono i loro drammi umani, come è possibile aiutarli?
In occasione dell'evento speciale, "Un Campo Rifugiati in Città" – mostra itinerante sulle popolazioni in situazioni precarie – abbiamo chiesto a un nostro volontario, Giovanni, di raccontarci che cosa ha provato, che cosa ha visto e cosa significa vivere in un Campo Rifugiati.
Giovanni lavora da tre anni con MSF; attualmente segue il tour del Campo Rifugiati, per spiegare e informare circa le condizioni di vita e il dramma umano di popolazioni costrette a lasciare tutto. Assistere e proteggere è lo scopo dei Campi Rifugiati.
Rifugiati… sfollati…. Soprattutto persone che hanno perduto tutto, tranne la speranza di continuare a vivere, di continuare ad essere delle persone con delle idee, dei progetti, dei sogni.
Una situazione dove le persone – decine, centinaia, migliaia, decine di migliaia di uomini, donne, adulti, vecchi e bambini – vivono in una situazione di persecuzione, per la loro razza, la loro religione, la loro opinione politica, la loro appartenenza ad un gruppo sociale…e tutte queste persone, una dopo l'altra, senza più alcuna sicurezza, senza più dei punti di riferimento materiali o morali, a parte loro stessi e le loro famiglie, sono in viaggio, con un biglietto a volte di sola andata per destinazione sconosciuta, in terza classe.
Questo viaggio termina, momentaneamente in un campo, che poi diventa un grande campo, che poi diventa enorme, che poi diventa più grande di alcune città, non poi così piccole.
In questi campi si articola l'attività di Medici Senza Frontiere, per garantire le cure mediche e non solo alle persone protagoniste di questo viaggio.
E qui i protagonisti sono veri, con sorrisi veri, lacrime vere, sofferenze vere, gioie vere.
Quando arrivano al campo, magari non sono i primi, vedono già tanta altra gente, allora devono cercare un riparo, un posto dove sdraiarsi, senza paura, un posto dove sedersi, senza timore, un posto dove fermarsi, senza angoscia.
Qui comincia una nuova vita, fatta di tende, di abitazioni improvvisate, con piccoli oggetti di uso comune che giorno dopo giorno vengono ricostruiti, una nuova vita fatta di lunghe code per ritirare la propria quantità di cibo per cucinare vicino alla nuova abitazione, per riavere la famiglia intorno ad un fuoco, ad un braciere…, per riavere una famiglia, con un uomo in meno, una donna in meno, un bambino in meno, per ricominciare, per ricreare una famiglia, per capire che non bisogna mai cedere, anche se non è facile, anche se sarebbe più facile, anche se a volte pensiamo di riuscire a dare tutto.
Qui comincia una nuova vita, con latrine dove recarsi, costruite in modo tale da garantire l'igiene e allo stesso tempo un po' di intimità, con strutture e prodotti dallo strano nome, con “dispensari”…, il TFC, ovvero il centro terapeutico nutrizionale, il BP5, il biscotto proteico, il MUAC…, che noi utilizziamo quotidianamente, e che a volte possono apparire agli occhi di chi non li ha mai visti come apparirebbe un marziano.
Una nuova vita…, in un campo rifugiati, è una parola molto forte.
Persone obbligate a lasciare tutto, persone che perdono parte della loro famiglia, persone perseguitate…, chissà come vorrebbero tanto la loro vecchia vita, prima che tutto cominciasse, addormentarsi e svegliarsi di nuovo a casa, nella loro casa, con i loro bambini, con tutti i loro bambini, i loro genitori, entrambi i loro genitori, i loro fratelli, i loro giochi, le loro abitudini…, e poi come sarebbe dura risvegliarsi, capire che è stato solo un sogno.
Non più giocare o camminare per strade e vicoli di una nuova “città”…, ma per vie e stradine di una vecchia città…
Noi volontari di Medici Senza Frontiere facciamo il possibile per ridare la dignità ed alleviare le sofferenze, per creare un ambiente dove le persone, i personaggi di questo viaggio, che ha trovato una destinazione, ma non una durata, si trovino a loro maggior agio.
E se a volte o se sempre si riuscisse ad evitare che decine, centinaia, migliaia, decine di migliaia di uomini, donne, adulti, vecchi e bambini si venissero a trovare in una situazione di persecuzione, per la loro razza, la loro religione, la loro opinione politica, la loro appartenenza ad un gruppo sociale…, e che tutte queste persone una dopo l'altra, senza più alcuna sicurezza, senza più dei punti di riferimento materiali o morali, a parte loro stessi e le loro famiglie, non fossero più perseguitate e quindi obbligate a cominciare un viaggio, con un biglietto a volte di sola andata per una lontana destinazione, con data di ritorno ignota?
Se ci addormentassimo…anche questo sarebbe un sogno.
Ah… parlavo di marziani prima, a volte sento dei commenti sui rifugiati, come se tutti conoscessero i rifugiati ed i loro perché, per fortuna noi conosciamo i marziani ed i loro per come….