MUDDY WATERS “La vita e i tempi” (By Robert Gordon) II Parte

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(King David)
00giovedì 11 marzo 2010 19:28
"Mannish Boy / 1913-1925
Trascrizione per intero di Davide De Blasio
Parte II
"I Sogni Muoiono all'alba, Un Bluesman Vivrà In Eterno" King David[IMG]http://i44.tinypic.com/107thjo.jpg[/IMG]

Muddy Waters di solito raccontava di essere nato a Rolling Fork, in Mississippi.
Vale a dire nella contea di Sharkey, la zona più a sud del Delta.
Rolling Fork era il posto dove si fermava il treno, dove la famiglia di Muddy riceveva la posta e andava a fare la spesa.
Rolling Fork era segnata sulle carte geografiche, ma il vero luogo di nascita di Muddy si trova a nord-est di lì, nella contea confinante – Issaquena, la cui “i” iniziale i rappresenta l’unico elemento gentile di quella terra selvaggia.
Berta Grant, la madre di Muddy, viveva vicino alla Cotton Wood Plantation, sulla curva della strada conosciuta come Jug’s Corner.
Era un minuscolo insediamento vicino all’argine del Mississippi, un grappolo di capanne e baracche non molto diverse dalla maggior parte di quelle che si trovavano nel delta del Mississippi.
Tra la gente del posto, comunque, Jug’s Corner era una località ben conosciuta: il sabato sera si facevano grandi fritture di pesce.
A Jug’s Corner, come in tutto il delta, nei weekend i braccianti facevano festa perché erano sopravvissuti a un’altra settimana, la terra non li aveva inghiottiti, il fiume non li aveva annegati, il padrone non li aveva uccisi, e il fango, un misto tra la polvere e le ceneri da cui erano nati, non li aveva sepolti.
Ollie Morganfield, il padre di Muddy, era uno degli organizzatori di queste feste a Jug’s Corner.
Ollie veniva dalla Magnolia Plantation A Steel Bayou, a 3 Km di distanza da Jug’s Corner in direzione Rolling Fork.
Era un bell’uomo robusto e se la cavava con la chitarra – “Ollie sapeva suonare bene il Blues”, diceva una donna che aveva vissuto a lungo nella contea di Issaquena. “era sempre in giro, la gente lo chiamava a suonare nelle feste – scuro, alto, molto amichevole, viso pieno.
Cantare? Più che altro urlava, suonava il Blues dei vecchi tempi”.
“ Ho sentito dire che alle feste non si scaldava l’atmosfera finchè non arrivava Ollie”, ricordava suo figlio Robert Morganfield, fratellastro di Muddy.
“Cantava, beveva forte, suonava chitarra e Washboard”.
Ollie era alto 1 mt e 75 cm, aveva occhi marroni e capelli neri – essendo nato il 20 ottobre del 1890, nell’estate del 1912 aveva 21 anni ed era già padre di un bambino, anche sé era separato dalla moglie.
Berta – probabilmente (Alberta o Roberta), ma tutti la chiamavano Berta, viveva col fratello minore Joe e la madre, Della Grant - era ancora molto giovane l’estate in cui concepì il suo unico figlio.
Non esiste alcuna documentazione scritta della nascita né della morte di Berta: tra quelli che sono ancora in vita nessuno l’ha conosciuta.
Se ai suoi tempi c’è stato un censimento, lei deve essere sfuggita ai rilevatori – non risulta dalle carte, tra gli abitanti di Jug’s Corner, sulla sua nascita si hanno informazioni molto scarse: Berta e nata tra il 1893 e il 1901 – sua madre, Della – una florida donna dalla pelle molto chiara – era nata nel 1881, quindi la nonna di Muddy non aveva più di 32 anni quando, nel 1913, nacque Muddy.
(Le generazioni si avvicendano con rapidità nella famiglia di Muddy: sua nipote aveva 13 anni quando concepì il primo figlio; il commento di Muddy fu: “Le ragazze giovani fanno figli forti”).
Ollie riscaldò la festa di Berta quella sera d’estate (probabilmente il fine settimana intorno al 4 luglio), e la primavera seguente, il 4 aprile del 1913, Berta – che doveva avere almeno 12 anni, ma che sicuramente non aveva compiuto i 20 diede alla luce un bambino, anche se i suoi genitori non si sposarono mai, al bambino venne dato il cognome di suo padre: Mc Kinley A. Morganfield.
Negli anni successivi, dopo il trasferimento a Chicago, Muddy di solito diceva alla gente di essere nato nel 1915, togliendosi curiosamente – se il suo scopo era apparire più giovane nel mondo dello spettacolo – soltanto 2 anni d’età.
Iniziò così la vicenda di un uomo nato in un anno in cui non era realmente nato, che diceva di essere di una città in cui non era nato e che portava un nome che gli era stato dato alla nascita.
Morganfield era un cognome relativamente nuovo nella zona di Jug’s Corner.
Il Delta era ancora una giungla paludosa infestata da gatti selvatici e orsi quando David Morganfield, il nonno di Muddy, arrivò da Birmingam, nell’Alabama, all’inizio del ventesimo secolo.
Sua moglie era morta e lui portava con sé 3 figli, Ollie, Eddie e Lewis – Birmingam doveva offrire ben poco, se la famiglia aveva deciso di lasciare la città per trasferirsi nella regione più povera dello stato più povero della nazione.
David Morganfield era un uomo piuttosto robusto e nella contea di Issaquena per vivere guidava carri tirati da buoi.
“Ho sentito dire da diverse persone che era l’unico uomo che avessero mai visto tenere lontano dall’acqua un giogo di buoi assetati”, diceva Robert Morganfield. “Dicono che nei pressi (della città di) Glenn Allan, stava trasportando dei tronchi quando quei buoi assetati videro il lago Washington e si precipitarono in direzione dell’acqua.
Lui cercò di dissuaderli con dei richiami – visto che non ci riusciva, fece ricorso alla frusta – e li rimise in carreggiata”.
Ollie, il figlio più grande, trovò lavoro come mulattiere e trasportava tronchi dai terreni disboscati, fino a una piccola segheria sperduta nella foresta e saltuariamente a quella principale di Vicksburg, a oltre 60 km di distanza – una volta disboscato, il terreno alluvionale del Delta rivelò tutta la sua ricchezza.
Il Delta del Mississippi è un ampia conca che parte da Memphis e prosegue verso sud fino a Vicksburg, delimitata dal fiume yazoo a est e dal Mississippi a ovest.
Si tratta del più grande bacino di conchiglie naturale organico del nord America, il deposito in cui il Mississippi scarica una massiccia quantità di lische di pesce, ossa di animali, alberi fradici e terriccio proveniente dai rilievi montuosi degli stati del centro-nord: l’erosione di un intero continente.
Un estensione di 160 per oltre 100 km quadrati fertile, nero, grasso concime che si è accumulato per secoli in uno strato che quasi ovunque raggiunge uno spessore di oltre 30 metri.
In quanto pianta alluvionale, il Delta è completamente piatto, tranne dove gli indiani Chicksaw avevano eretto tumuli funerari: i luoghi su cui i primi coloni bianchi hanno costruito le loro abitazioni – una volta completato il sistema degli argini agli inizi del secolo, i proprietari diventarono ricchi.
Furono costituite grandi piantagioni, molte delle quali sono ancora oggi mantenute dalle famiglie originarie, migliaia e migliaia di acri sparsi su un suolo così benedetto e omogeneo che i locali lo chiamano “terreno cremoso”.
Nel Delta del Mississippi era il cotone a distinguere chi era ricco e chi era povero, chi era povero e chi era più povero – distingueva chi aveva il burro da spalmare sul pane, l’inizio della scuola e in quali settimane gli uomini stavano alzati fino a tardi e si dovevano svegliare presto.
Vangare la terra, ararla, seminare, coltivare, raccogliere, sgranare: era la pianta che dettava i tempi della giornata, della stagione, della vita di un uomo – il re cotone.
Il cotone è una pianta perenne, continuerebbe a crescere – fino ad assumere le dimensioni di un albero – sé non fosse per il freddo, le gelate e le inondazioni. (prima che la crescita fosse regolata con agenti chimici, raggiungeva un’altezza di oltre 2 metri).
Nel Mississippi il cotone viene piantato a metà aprile, dopo che è passato il pericolo di gelate e il flusso delle acque si è stabilizzato.
Quando comincia a germogliare, la pianta viene potata; filare per filare, l’erba di Johnson e la vite rampicante, che potrebbero soffocare il cotone, vengono estirpate e le piante vengono sfoltite – verso il solstizio d’estate le piante di cotone cominciano a fiorire, a quel punto il contadino sa che la raccolta inizierà entro 50 giorni.
Le settimane successive sono quelle di lavoro meno intenso, un periodo di relativa vacanza durante il quale nelle chiese si celebrano battesimi in massa e i dottori si occupano dei malati, mentre le persone sane si dedicano alle normali commissioni della tenuta e alle feste.
Quando sboccia, il cotone è verde e pesante – col passare del tempo diventa sempre più secco e un peso minore equivale a una paga minore.
I boccioli vicino al terreno si aprono prima degli altri, e il bracciante coglie tutti quelli già aperti, poi riparte dall’inizio per filare e coglie gli altri a mano a mano che sbocciano.
I sacchi per la raccolta erano lunghi dai 2 ai 5 metri e una volta riempiti pesavano circa 45 kg.
I braccianti li legavano su una spalla con una cinghia e li tenevano aperti con i denti, in modo da cogliere e insaccare con un unico fluido movimento.
La maggior parte degli adulti riusciva a riempire un paio di sacchi al giorno, alcuni arrivavano fino a cinque – i raccoglitori lavoravano dall’alba al tramonto; era inutile controllare l’orologio – come tutti gli altri – il padre, la madre, i fratelli, le sorelle, i cugini e gli amici – Muddy raccoglieva il cotone, lavorando su una terra altrui.
Il mezzadro – altrimenti detto fittavolo, quando la mezzadria fù introdotta durante la reconstrution, il suo nobile intento era dare più potere al povero lavoratore affidandogli la responsabilità della terra, per la quale pagava il proprietario con una porzione di raccolto.
In realtà i proprietari avevano altri piani e vincolavano il loro aiuto a uno scaltro sistema di acconti e debiti – lavorare come mezzadro significava in pratica essere sbattuto a terra ogni volta che stavi per rialzarti.
Secondo il direttore della Stovall Farms – la piantagione dove era cresciuto Muddy – “l’equità di quanto toccava al fittavolo era strettamente basata sul senso morale di quel particolare proprietario – non c’erano 2 propietari che si comportassero allo stesso modo”.
“Quello che toccava al fittavolo” era chiamato The Furnish, “La fornitura”, consisteva in un pezzo di terra (intorno ai 10 acri, vale a dire più di 4 ettari) e in una casa in affitto situata su quel terreno; i braccianti raggiungevano il posto di lavoro uscendo dalla porta posteriore, per non sprecare tempo nel tragitto.
La “fornitura” comprendeva anche semi, attrezzi, muli e un conto aperto presso l’emporio della piantagione, in cambio il mezzadro dava al proprietario metà del suo raccolto e da quello che gli rimaneva veniva detratto quanto aveva speso durante l’anno.
I prezzi praticati all’emporio erano spesso arbitrariamente alti, venivano inoltre applicate tasse sulle quali i fittavoli non avevano alcun controllo.
La maggior parte di loro non possedeva le nozioni matematiche e l’istruzione necessarie per far fronte ai conteggi – il rendiconto si faceva a Natale e i contadini del Delta raccontano ancora di un proprietario che invitava i mezzadri uno per uno nel suo ufficio, offriva wisky invecchiato nelle sue cantine, poi chiedeva all’agricoltore sé preferiva tornare a casa con un sottile pezzo di carta o ficcare le mani con un mastello di dollari d’argento, e portarsene via una manciata.
Ogni piantagione era come una piccola città che i proprietari gestivano come proprietà privata, ma ignorando in genere quelle poche leggi o principi di tutela a cui la cittadinanza avrebbe potuto appellarsi.
Diverse aziende coniavano monete di stagno propie – chiamate Bronzine – che avevano corso solamente presso l’emporio locale.
Alcune piantagioni garantivano una regolare assistenza medica – tutte avevano una propia distilleria – la Stovall Plantation costruì un Juke Joint – una bettola dotata di Juke Box per i suoi lavoratori – proprio accanto allo spaccio, che lo riforniva; l’azienda ricavava la sua percentuale su ogni cosa.
La vicina Dockery Plantation gestiva un bordello per i suoi uomini – la “fornitura” garantiva almeno che non saresti morto di fame; un buon padrone significava benessere, una chance di solubilità e, eventualmente un miglioramento della propia posizione.
Le famiglie troppo indebitate abbandonavano la piantagione nel cuore della notte, quelli che venivano scoperti si guadagnavano un viaggio al magazzino della compagnia, il luogo dove veniva amministrata la giustizia, sotto forma di un colono con in testa un grande cappello che somministrava bastonate.
Non intralciare il padrone, questo era il principio guida per il mezzadro – stai al tuo posto, ridi ai suoi scherzi, e ne riceverai benefici: un avvertimento nel caso di un’imminente retata nelle distillerie clandestine, o una più abbondante donazione di generi alimentari durante una consegna alla casa del proprietario.
La mezzadria metteva il bracciante alla gogna, derubandolo di quanto gli era dovuto; il debito era talmente arbitrario e costante, che non importava quanto cercasse di arrangiarsi – il sistema della mezzadria – per cui ti rimane meno della metà di quanto hai guadagnato – era un buon training per una carriera nel mondo della musica.
La precarietà della vita da fittavolo si rifletteva anche nella configurazione geografica – con le frequenti e improvvise inondazioni, che causavano la morte o la rovina del raccolto – una morte più lenta – anche il fiume Mississippi infliggeva le sue pene – ma donava anche vita: col ricco concime, la terra grassa, i minerali e il marciume riforniva di sostanza il terreno che l’uomo zappava per coltivare il cotone – come tutti quelli la cui vita era strettamente legata alla terra che possedevano, Della Grant conosceva queste verità come ogni angolo della sua piccola casa – aveva perduto sua figlia, la madre di Mckinley, poco dopo la nascita del bambino, nessuno sa di cosa sia morta Berta – una febbre causata dal parto, una ferita trascurata, o un’incauta passeggiata nei boschi di notte.
Si verificò un insolito aumento del liquido amniotico e quando fuoriuscì lei se n’era già andata.
Toccò a Della occuparsi di Mckinley e allevarlo insieme a suo figlio Joe, nato 3 anni prima di Muddy.
Quando per andare in giro a suonare, il suo adorato nipote, ora suo figlio, cominciò ad avventurarsi nelle acque pericolose che circondavano Jug’s Corner, lei tentò di fermarlo.
(Il Delta del Mississippi defluisce a sud e a est, rendendo le contee di Issaquena e Sharkey le più paludose).
Temendo che qualcosa potesse portarglielo via improvvisamente e definitivamente come era successo con la sua Berta, cercò di esercitare lo scarso potere che aveva.
Riunì il pericolo, l’umidità, il mistero e la vita di quei brumosi fluidi da palude in un nome che il ragazzo avrebbe portato per tutta la vita.
Lo soprannominò Muddy (torbido), come se rivendicando per questo bambino la crudele e divina identità del Mississippi ne potesse in qualche modo neutralizzare il potere.
(Soltanto diversi anni dopo, mentre si stava affermando come Performer, i suoi amici avrebbero aggiunto “Water” al suo nome, e la “S” finale sarebbe sopraggiunta a Chicago, quando la trasformazione di Mckinley era ormai completa).
Della lottava per la sopravvivenza alla Cottonwood Plantation.
“Mia nonna”, raccontò Muddy a metà degli anni ’70 agli autori di Beale, Black And Blue, “doveva provvedere per me e mio zio.
Era una donna, non era mica in grado di cavarsela e darsi da fare come avrebbe fatto un uomo.
Mi ricordo una mattina di natale che non avevamo nulla da mangiare – non avevamo neanche una mela, nemmeno un arancia, un pezzo di torta, non avevamo nulla”.
Alla fine Della Grant si trasferì col figlio e il nipote in una località a quasi 130 km da Stovall, nella zona settentrionale, nella contea di Coahoma, circa 10 km a nord-est di Clarksdale.
Non si sa esattamente quando Della si trasferì a Stovall (probabilmente quando Muddy aveva tra i 6 mesi e i 3 anni), ma il 6 marzo del 1929 era lì, come risulta da un censimento.
Una grande piantagione 18 mila ettari – con una buona nomea – a Stovall stavano i cugini di Della, la famiglia di Dan “Duke” Jones; c’erano anche 2 fratelli di Ollie Morganfield.
Dopo che Muddy si trasferì, Ollie non mantenne i contatti, dedicandosi alla seconda moglie e ai loro 10 figli.
“Non ho mai visto mio padre quando vivevo (a Stovall)” diceva Muddy. “Non l’ho proprio visto”.
Lungo tutto il delta le case dei mezzadri avevano tutte la stessa struttura standard tipo box, e i proprietari delle piantagioni trattavano le abitazioni come i loro abitanti: per gruppi, unità di un prosperoso totale.
Le dipingevano tutte insieme, e tutte dello stesso colore: generalmente verde o marrone, bordate di bianco – erano quasi tutte composte da 2 grandi stanze, la baracca di Della (strada 1, box 84) inizialmente era un’unica stanza costruite con tavole di cipresso sbozzate a mano da un cacciatore prima della guerra civile.
Quando lei ci si stabilì erano già state aggiunte una cucina e due piccole stanze.
Le case dei fittavoli non avevano né acqua corrente, né elettricità – i materassi erano fodere di tessuto riempite con boccioli e baccelli di cotone che bisognava scuotere prima di andare a dormire e spianare quando ci si alzava.
L’acqua veniva pompata a mano e le pompe dovevano essere caricate prima dell’uso, operazione che nelle mattinate fredde sembrava durare un’eternità; la luce era fornita da lampade al kerosene – le donne a volte lavavano il pavimento di legno con soda caustica e acqua calda.
A natale o in altre occasioni recuperavano giornali vecchi in qualche discarica di Clarksdale, lì impastavano con farina e stuccavano le pareti, il che le rendeva più luminose e allo stesso tempo isolava le stanze – (pezzi di giornale si notano ancora oggi sulle pareti delle baracca di Muddy).
La gente mangiava quello che coltivava, comprando farina e zucchero, e gli Stovall si assicuravano che gli orti fossero preparati prima del cotone, in modo che ci fosse sempre cibo.
La frutta e le verdure, coltivate in un pezzo di terra dietro o di fianco alla casa, venivano conservate in giare per l’inverno.
Non c’erano impianti di refrigerazione né frigoriferi – quando c’era il ghiaccio, veniva messo in vecchi sacchi (i contenitori di Juta usati per trasportare grano e frumento), e poi isolato con segatura per farlo durare.
I mezzadri dovevano essere pratici ed efficienti; nemmeno gli scarti venivano sprecati, e lo sterco degli animali veniva usato come fertilizzante.
La produzione clandestina di alcolici, il gioco d’azzardo e le feste erano ammessi, persino incoraggiati, dal colonnello Howard Stovall – il padrone. “Mr. Stovall non avrebbe mai permesso che la gente morisse di fame”, raccontava Manuel Jackson, che aveva vissuto tanti anni nella piantagione. “Se non avevi denaro sufficiente, lasciava che prendessi la roba al credito dell’emporio. ‘Digli di non dartene solo metà, raccomandava, prendi tutto quello che ti serve”.
Mr. Stovall era una brava persona, era stato nell’esrcito e imprecava di continuo – lo sentivi imprecare e pensavi che ti volesse mangiare, ma non avrebbe fatto male a una mosca”.
Secondo Pete Hunter, l’attuale direttore della tenuta Stovall, “Stovall forniva al mezzadro casa, cibo, lardo, assistenza medica, non di rado maiali, galline e mucche da latte – Stovall aveva un caseificio.
Non era infrequente che a natale venissero distribuiti maiali e buoi da macello.
La ‘Fornitura’ comprendeva aratri e relativi finimenti, muli, fertilizzante, sementi e insetticida: arsenico in polvere che veniva sistemato in sacchi di juta sul dorso dei muli; un lavorante conduceva il mulo lungo i filari battendo i sacchi con un bastone e respirando arsenico per tutto il giorno.
Probabilmente, una volta riesumato il suo cadavere sarebbe apparso intatto, con lo stesso aspetto che aveva il giorno della sua morte – tutto ciò era fornito e messo in conto”.
Nell’insieme, comunque, a Stovall regnava un’atmosfera relativamente amichevole, anche se non si può dire lo stesso della regione in cui si trovava – una delle ragazze di Muddy aveva un amico proveniente da Stovall che era stato prontamente linciato per un presunto flirt con una donna bianca. (spesso era questo il pretesto per un linciaggio, mentre il motivo reale poteva essere un semplice “atteggiamento”, una prosperità considerata eccessiva o una manifestazione di virilità interpretata come una minaccia per le virtù delle donne bianche).
Stovall era piena di ragazzini, i figli erano una risorsa per i mezzadri; più braccia a raccogliere significano una paga maggiore.
Duke Jones aveva un figlio, Dan Jr., che aveva 5 anni più di Muddy – Eddie Boyd, che avrebbe inciso e pubblicato dischi a Chicago, abitava nella stessa strada e andava spesso a trovarli; sua cugina sposò lo zio di Muddy – Joe Willie Wilkins, che si sarebbe fatto una buona reputazione come chitarrista, era spesso nei dintorni.
Anche Andrei Bolton, conosciuto da sempre come “Bo”, che fu come un fratello per Muddy per tutta la durata delle loro vite, era di Stovall, seguì Muddy a Chicago e lavorò per lui come autista e guardia del corpo.
Fin da bambino aveva un aspetto minaccioso; per tutta la vita il suo scherzo ricorrente consisteva nell’intimidire la gente.
La vita andava a rilento: due muli per un carro, quattro muli per l’aratro – quel lento e costante girare delle ruote stabiliva il ritmo della musica, l’andatura della vita.
I bambini della fattoria, in mancanza di giocattoli, dovevano arrangiarsi a giocare tra di loro – un cerchio di barile e un bastone, un pezzo di bicicletta: a natale qualche petardo.
Il cugino di Muddy ricorda quando la sua famiglia ha avuto una radio – “Potevi sentire un sacco di roba con quell’aggeggio”.
La maggior parte di quella “roba” era musica bianca con inflessioni country; il genere Grand Ole Opry era popolare presso tutte le culture.
La vita andava veloce: le esplorazioni sessuali cominciavano molto presto, le gravidanze di minorenni erano all’ordine del giorno – spesso tra una generazione e l’altra passavano meno di vent’anni.
Molte malattie curabili venivano trascurate e molti bambini morivano prematuramente.
La giornata a Stovall cominciava presto – Marie Stovall Webster, la figlia del colonnello Stovall, ricordava: “Suonavano la campana alle quattro per svegliare tutti i braccianti della piantagione”.
La carriera lavorativa cominciava prima dell’età della ragione, verso i 5 o 6 anni.
I bambini troppo piccoli per reggere un sacco di cotone venivano mandati nei campi con un carrello, barilottolo d’acqua e un mestolo – “acquaiolo!”, era il grido a cui rispondevano, placando la sete dei raccoglitori. “c’erano cose che non potevamo fare perché non eravamo abbastanza grandi”, diceva il reverendo Willie Morganfield il settimo figlio di Lewis, zio di Muddy, “ma…appena si cresceva, si imparava a fare tutti i lavori”.
“Ho cominciato presto, bruciando sterpi di frumento, portando l’acqua a chi lavorava”, diceva Muddy. “Oh si’, ho iniziato da piccolo.
Mi diedero un piccolo sacco quando avevo circa 8 anni – me ne hanno dato uno molto piccolo, dicendomi di riempirlo.
Veramente non è stata mai la mia specialità, non mi è mai piaciuto il lavoro nella piantagione, ma stavo nei campi con mia nonna, non volevo mai allontanarmi troppo da lei – la gente più grande, quelli come mia nonna, credevano che non fosse possibile cavarsela in città, per loro città era sinonimo di fame”.
L’istruzione era considerata talmente in subordine rispetto al lavoro che poteva essere intralciata da una quantità di fattori.
Mentre i bambini bianchi avevano l’opportunità di frequentare un regolare anno scolastico di 9 mesi, i neri cominciavano ad andare a scuola dopo che era finita la raccolta del cotone, verso natale.
La scuola per i neri in genere si teneva in un’unica stanza – spesso la chiesa – e solo nei mesi più freddi.
Dal momento che l’operazione della semina primaverile comportava un lavoro meno intenso della raccolta autunnale e poteva essere svolta dagli uomini, alle ragazze veniva concesso un mese supplementare di educazione scolastica. “Sono andato a scuola”, diceva Muddy, che l’avevo lasciata dopo 3 anni, “ma non ti davano la possibilità di imparare molto perché appena eri abbastanza grande andavi a lavorare nei campi.
Va bene che ero abbastanza grande per la mia età, ma ero comunque un ragazzo quando mi misero a lavorare insieme agli uomini, - manovravo l’aratro, potavo le piante di cotone, facevo un po’ di tutto”.
Nel corso della sua vita, pur essendosi dimostrato in grado di articolare emozioni anche complesse, Muddy imparò solamente a individuare delle parole scritte, senza però riuscire a comprenderne simultaneamente il significato. “Ci alzavamo presto al mattino, lavoravamo tutto il giorno e l’unico suono che ricordo di aver sentito di notte era il canto dei grilli”, diceva il reverendo Willie Morganfield. “D’altronde c’era poco da sentire, quando andavi a letto ti addormentavi subito”. “Era buio presto, laggiù”, diceva Elve Morganfield, cugino di Muddy. “ma quando sei stato nell’oscurità per tanto tempo ti ci abitui, impari a trovare la tua strada”.
Se Muddy fosse nato mezzo secolo prima, nell’era dello schiavismo, o mezzo secolo dopo, le sue condizioni di vita non sarebbero state molto differenti.
E’ la terra stessa del Delta che si ribella a qualsiasi cambiamento; quando la stagione passa dal freddo al caldo i tornado provocano distruzione, un vento tende a modificare la situazione, un altro a mantenere lo status quo.
La musica viceversa sarebbe stata differente – Muddy Waters è cresciuto in un periodo segnato da una sorta di cuspide musicale, raggiungendo l’età adulta nel momento in cui il blues si stava cristallizzando come genere vero e proprio.
L’elemento catalizzatore era stato il periodo della ricostruzione che era seguito alla guerra civile, quando un gran numero di neri era privo di una precisa collocazione, e cercava di inserirsi in una società che fino ad allora li aveva considerati beni mobili – come un crogiolo, questa integrazione favorì la fusione tra le arie e le ballate della tradizione Anglo-Scozzese (che erano scese a cascata dalle montagne e confluite nel Delta come acqua in un bacino di raccolta) e le forme già esistenti di musica nera – dominate da complessi formati da strumenti a corda, con violini e banjo a condurre le parti soliste, sostenuti da chitarre e mandolini che suonavano un accompagnamento basato generalmente su due accordi – il Blues, nato dalla frustrazione della libertà, cominciava a prendere forma.
Il Blues traeva origine dalle privazioni e divenne né più né meno che uno strumento di sopravvivenza, come la musica Gospel, il Blues significava liberazione, forniva conforto.
Il Blues riguarda il momento presente e ti impone di dimenticare le tribolazioni passate e i guai futuri, di penetrare in quella canzone e in quella sensazione adesso, di abbandonarti completamente a essa.
Anche se attinge da un enorme serbatoio di versi, distici, filastrocche e detti pre-esistenti, il Blues è un genere di musica profondamente personale – i suoi versi di argomento generico si combinano sempre con le espressioni e i pensieri del cantante.
( In “I Feel Like Going Home”, ai versi “Brooks run into the ocean/The ocean runs into the sea – I ruscelli vanno all’oceano/l’oceano va al mare” fa seguire “If i don’t find my baby, someday sure it’s going to bury me – se non trovo la mia ragazza, di sicuro presto qualcuno mi seppellirà”).
Nel corso degli anni la formula si è in qualche modo standardizzata, con molti blues che seguivano uno schema articolato su 12 battute e il testo strutturato secondo la successione AAB – la prima strofa (spesso l’enunciazione di una verità generica) ripetuta 2 volte che si risolve in una terza di carattere più intimo.
Ma i più grandi interpreti ignorano le convenzioni e creano il loro blues nel modo che gli è più congeniale.
In quel momento, secondo il loro stato d’animo – sé gli chiedete di ripeterlo sarà diverso.
Si tratta di canzoni che celebrano il trionfo della sensibilità sulla forma, 11 battute, o 13, o 30 battute.
Il cantante cambia accordo quando è pronto e non in base a esigenze formalistiche, se ci sta dando dentro con una determinata strofa e vuole prolungarla indefinitamente, lo fa.
Il discorso è particolarmente valido per le performance da solista, ma qualunque accompagnatore di Blues esperto è in grado di cambiare quando lo fa il leader, senza contare le battute.
Muddy si autodefiniva un “cantante del ritardo” perché la gente – il pubblico è la sua stessa Band – “Deve essere tenuta in sospeso, in attesa di sapere cosa accadrà dopo”.
La prima descrizione del blues si trova in un articolo apparso nel 1903 sul Journal Of American Folklore e scritto da Charles Peabody, un archeologo che stava compiendo degli scavi presso i tumuli funerari indiani vicino a Stovall.
Aveva osservato “Distici e improvvisazioni più o meno fraseggiati cantati cercando di intonarsi a una più o meno approssimativa melodia.
Queste rustiche strofe e distici erano di carattere generale, con riferimenti ad attitudini, costumi ed eventi della vita dei negri, oppure venivano improvvisate al momento su un argomento di particolare attualità”.
Cita numerosi refrain che ancora oggi, esattamente un secolo dopo, sono comuni nelle canzoni Blues (“They had me arrested for murder/and i never harmed a man – mi hanno arrestato per omicidio/e non ho mai fatto male a nessuno”, oppure “Some folks say a preacher won’t steal/but i found two in my cornfield – qualcuno dice che i predicatori non rubano/ma io ne ho trovati due nel mio campo di granoturco”.
Peabody si accorse che anche lui – la sua inattività – era diventato il soggetto di uno dei loro canti di lavoro (I’m so tired i’m most dead/(he’s) sittin’ up there playing mumblely – peg – sono stanco morto di fatica/se ne sta lì seduto a borbottare stupidaggini”).
Sempre nel 1903, W.C.Handy, che sarebbe stato il primo a scrivere spartiti musicali di blues, dopo aver suonato per anni walzer e altri generi già formalizzati con la sua Knights Of Pyhias Band and Orchestra, in una stazione ferroviaria del delta ascoltò un chitarrista che suonava facendo scorrere un collo di bottiglia lungo le corde dello srumento.
Quel suono, come scrisse nella sua autobiografia, era “La musica più strana che avessi mai ascoltato”.
Quello stesso anno a Cleaveland in Mississippi, fece il suo primo incontro con una Blues Band, un trio composto da “una chitarra scassata, un mandolino e un logoro contrabbasso”.
Handy definiva la musica del trio “inquietante…agonizzante…ossessionante” e, continuava: “Cominciai a chiedermi se qualcuno, altre ai nottambuli di quella piccola città e ai loro stessi compagni di scuderia, gli avrebbe prestato attenzione.
La risposta non si fece attendere – cominciò a cadere una pioggia di dollari d’argento…lì davanti a quei ragazzi si era accumulato più denaro di quanti i miei 9 musicisti avevano ricevuto per l’intero contratto.
Allora ho compreso la bellezza di quella introduzione dello stile basato sull’uso del collo di bottiglia (Slide Guitar) risultò decisivo, portando in primo piano la chitarra che fino ad allora all’interno di un gruppo aveva svolto una funzione di semplice accompagnamento ritmico.
Facendo scivolare lo Slide lungo le corde si produce un suono metallico e lamentoso che nel Delta del Mississippi fu perfezionato fino a raggiungere altri livelli artistici.
Il collo di bottiglia – a volte sostituito da un coltello da burro o da un temperino a serramanico – poteva essere applicato a una o più corde, creando un suono sibilante che integrava le ambiguità connaturate alla voce umana.
Per raggiungere impatto ed efficacia al lamento del cantare si poteva anche sbattere l’aggeggio come un leggero pugno contro il manico della chitarra.
Quando veniva sollecitata da un abile suonatore, la chitarra Slide diventava un’estensione della voce, un controcanto, un’entità animata, suscitata ed evocata come uno spirito, dotata di un proprio carattere – produceva inoltre un volume di suono sufficiente a farsi udire dal baccano di una festa scatenata.
Il movimento della mano che suona con lo Slide è come un cenno d’invito all’ascoltatore: “vieni con me, non farti pregare – ti porterò in un paese dove l’acqua ha il sapore del vino più dolce”.
I primi contatti di Muddy col Blues avvennero presto, nel cupo isolamento di quella zona rurale. “la nostra casetta era sperduta nella campagna”, diceva Muddy. “C’era solo un’altra casa vicino a noi, la più vicina era a quasi 2 km di distanza – se ti sentivi male potevi gridare come un ossesso senza che nessuno ti sentisse… - quando ero ancora un ragazzino la signora che viveva di fronte a noi aveva un fonografo, ci lasciava andare da lei quando volevamo, e io lo facevo andare giorno e notte”.
Erano i primi “Race Records” (i cosiddetti dischi di razza), registrazioni effettuate sulla scia del fortunato colpo messo a segno nel 1921 dall’atichetta Okeh, che aveva pubblicato – The Crazy Blues di Mamie Smith – il disco aveva venduto 25 mila copie in un mese e aveva segnalato l’esistenza di un pubblico afroamericano di acquirenti di dischi.
Numerose case discografiche attive nel campo della musica leggera costituirono etichette sussidiarie per evitare che il già consolidato nome della casa madre venisse associato alla musica nera.
Muddy ascoltava anche il suo predicatore: entro certi limiti – il suo amico d’infanzia Myles Long, che a sua volta divenne un predicatore, ricordava: “a Stovall c’era una chiesa, è sulla strada per Farrell c’è n’era un’altra – sulla stessa strada, più avanti, c’era un’altra chiesa in un’altra piantagione, e ancora più avanti un’altra.
C’erano chiese dovunque, raggiungibili a piedi da ogni abitazione”.
Alla fine del 1941, il sociologo Lewis Jones della Fisk University, che aveva svolto una ricerca sul campo nella zona di Stovall scriveva: “Ci sono forse più chiese che empori e scuole messi insieme”.
Nel mondo dei braccianti agricoli la chiesa era una forza dominante, la gente che andava in chiesa non apprezzava il Blues. “La prima volta che ho preso in mano un’armonica”, ricordava Muddy, “mia nonna mi disse: ‘Figliolo, stai commettendo un peccato – suoni per il demonio, il demonio ti ruberà l’anima”.
Ma in realtà gli Spiritual e i ritmi liturgici furono rapidamente incorporati nel blues e nel giro di qualche decennio furono soppiantati da quel nuovo stile.
Verso la metà del ventesimo secolo il potere della chiesa stava perdendo la sua influenza rispetto al potere del Blues.
La differenza essenziale tra Blues e Spiritual fu sintetizzata nel 1943 da John Work, il pionere della musicologia nera proveniente da Nashville: “Gli spiritual sono corali e sono espressione della comunità, i Blues invece sono solitari e individuali.
Gli spiritual sono intensamente religiosi, mentre il Blues ha un carattere essenzialmente mondano.
Gli spiritual cantano del paradiso, esprimono la fervida speranza che dopo la morte chi li canta potrà godere delle visioni celestiali che lo attendono lì.
Il cantante di Blues non è interessato al paradiso, e non ha grandi speranze nella vita terrena”. - Eppure senza la chiesa non ci sarebbe stato il Blues!-
Forse il discorso si può ricondurre a quanto diceva Elve, il cugino di Muddy, a proposito della vita nella piantagione: “ma quando sei stato nell’oscurità per tanto tempo ti ci abitui, impari a trovare la strada”.
Il Blues e la musica Gospel rappresentavano due lanterne differenti, ma il sentiero che illuminavano, seppure destinato a biforcarsi, aveva un’origine comune.
Sotto l’occhio vigile della nonna, Muddy andava in chiesa ogni domenica, le funzioni religiose erano movimentate e sfociavano in una vera e propia esaltazione emotiva. “Dalla chiesa ho imparato quel suono pazzesco, infernale” diceva Muddy. “Non si sente nella mia voce?”.
Di lì a poco la gente avrebbe cominciato a sentirlo.

Fine seconda parte
Davide De Blasio
11-02-2010

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