MASSIMO FINI: BERLUSCONI E IL FASCISMO, UN GROTTESCO DIBATTITO

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INES TABUSSO
00venerdì 11 agosto 2006 19:08



IL GAZZETTINO
10 agosto 2006
Berlusconi e il fascismo, un grottesco dibattito
MASSIMO FINI

Sull'Unità e sul Corriere della Sera si è scatenata fra vari personaggi del «mil ieu» intellettuale italiano (Adriano Sofri, Furio Colombo, Enrico Deaglio, Marco Travaglio, Antonio Tabucchi, Sergio Staino, Vittorio Foa) una furibonda polemica su una questione di lana caprina: se il berlusconismo sia stato una forma di fascismo . È evidente che no: troppo lontane sono le epoche, troppo diversi i contesti e i fatti per consentire un paragone del genere, che risulta semplicemente grottesco. Ma altrettanto grottesca è l'equazione, tentata da alcuni: poiché il berlusconi ano non è stata un fascismo allora nulla gli può essere addebitato sul piano della legalità democratica. Non è che se una risulta non essere omicida cessa, per questo, di essere, poniamo, un ladro di polli. Quello di appigliarsi ad accuse iperboliche per autoassolversi da altre, minori, ma molto più concrete, è un metodo, furbetto, assai usato in politica.

Berlusconi non è stato un Duce, ma ciò non toglie che il berlusconi smo sia stato un'aberrazione democratica. Per due motivi, soprattutto primo.
Quando un solo soggetto è padrone dell'intero sistema televisivo privato a livello nazionale è in seguito, divenuto uomo politico e premier, in quanto capo della maggioranza di governo controlla, come è sempre avvenuto in Italia, anche due terzi e più delle reti pubbliche, non si può certo dire che si sia in un regime fascista, ma non si è nemmeno in un regime pienamente democratico. Perché vengano lese la concorrenza e il libero mercato proprio in uno dei gangli vitali e decisivi di una moderna democrazia: quello dell'informazione televisiva. Molte bocche vengono ridotte proprio a quel silenzio, sia pure solo televisivo, che Vittorio Foa indicava essere una delle caratteristiche più penose del fascismo, mentre altre voci ne sono intimidite, così come un simile strapotere ha pesanti ricadute, se non altro attraverso il ricatto pubblicitario, sulla libertà della carta stampata.

Secondo. Le leggi «ad personam», mascherate da norme generali, sono state, e restano, un vulnus indelebile alla democrazia. Una liberldemocrazia rinuncia a priori, considerandola irraggiungibile, all'uguaglianza sociale, ma deve essere fermissima su quella formale, cioè sull'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Le norme «ad personam, fatte appositamente per tirare fuori delle peste personaggi eccellenti ed eccellentissimi che hanno violato le leggi sono una violazione di questo principio cardine e uno schiaffo in pieno viso ai cittadini che quelle leggi devono rispettare. Se qualche anno fa un milione di cittadini, non certo tutti di sinistra, anzi, si radunarono in piazza San Giovanni, a Roma - caso unico nella storia recente italiana per una questione non economica - per protestare contro una di queste leggi è innanzitutto perché si sentivano offesi nella propria dignità.

In quanto ad Adriano Sofri che accusa il giornalista Marco Travaglio di aver «guadagnato soldi e fama» con i suoi libri antiberlusconiani, beh l'ex leader di Lotta Continua è il meno autorizzato a muovere appunti di questo genere, perché ha «guadagnato soldi e fama» e prestigiose rubriche sui più importanti giornali italiani per meriti penali: per essere stato il mandante dell'assassinio di un commissario di polizia e per avere, sul giornale che dirigeva, additato ai suoi compagni, con fotografie, nomi, cognomi, indirizzi, percorsi, abitudini, dei «fascisti», o presunti tali, da «punire» a colpi di spranga (e qualcuno è morto e qualcun'altro è rimasto invalido per tutta la vita). E anche l'intera vicenda di questo signore è un'aberrazione democratica, in cui però Berlusconi non c'entra.

La verità è che se si vuole parlare di regime bisogna andare ben al di là del Berlusconismo e della stessa vicenda italiana. La democrazia reale è un sistema di minoranze organizzate, di oligarchie politiche, di lobbies, di aristocrazie mascherate che schiacciano e opprimono il singolo, l'uomo libero, colui che rifiuta di infeudarsi loro, che sarebbe il cittadino ideale di una democrazia, se esistesse davvero, e ne diventa invece la vittima designata.
Queste oligarchie lottano fra loro per la conquista del potere, ma sono compatte nel difendere i propri interessi e privilegi di classe, totalmente indifferenti ai cittadini. Come dimostra anche la recente vicenda dell'indulto, votato come priorità assoluta da un Parlamento improvvisamente bipartisan, contro la volontà della stragrande maggioranza del popolo italiano.


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