luc@s87
00martedì 27 giugno 2006 22:20
Durante la seconda guerra mondiale, come in tutte le altre guerre, si sono consumate efferate e gratuite violenze ai danni delle donne . Ma niente può eguagliare l'orrore della vicenda delle "marocchinate", le donne ciociare violentate, nel 1944 dal contingente marocchino dell'esercito francese. Erano chiamati effetti collaterali della guerra , oggi quegli stupri sono un crimine contro l'umanità.
IL CONTESTO
È 15 febbraio del 1944, seconda guerra mondiale, la folle distruzione della Abbazia di Montecassino, roccaforte tedesca nel frusinate, da parte dei bombardieri alleati, provoca la morte di centinaia di civili . L'Abbazia è rasa al suolo dal più imponente bombardamento della storia contro un singolo edificio. I tre mesi seguenti di combattimenti feroci per stanare gli invasori, trincerati tra le macerie, sono inutili. Quando i soldati alleati arrivano al Monastero, i pochi paracadutisti tedeschi se ne sono già andati per evitare di essere accerchiati dai gurkha della divisione indiana del generale inglese Francis Tuker. Un mese dopo il tragico bombardamento, esattamente il 15 marzo, è rasa al suolo anche la sottostante città di Cassino. Le bombe cadono anche dalle Mainarde a Minturno, distruzioni massicce, con oltre 10.000 vittime civili, e circa 50.000 militari.
Ma non è che l'inizio del martirio della zona intorno alla Linea Gustav.
Voluta da Hitler nel settembre del 1943, la Linea era 230 chilometri di barriera difensiva, dal Tirreno all’Adriatico partiva da Gaeta, al confine tra Lazio e Campania fino alla foce del Sangro, a sud di Pescara. La città ciociara di Cassino appunto, ne era il nodo. Saranno i soldati del generale francese Alphonse Juin infine a sfondarla.
È l’aprile del 1944, la guerra non è finita. Per vincere, gli Angloamericani decidono di cambiare strategia: riuscire a prendere Montecassino, quindi passare attraverso i monti Aurunci, nella valle del Liri in Ciociaria. Anche per la popolazione che si è rifugiata in montagna è il tempo dell’attesa. Il generale Clark, che è a capo della V armata americana, si affida al generale Juin e alle divisioni francesi perché si rende conto che nella zona è più opportuno inviare truppe di montagna, anziché divisioni corazzate, considerata la natura impervia del terreno, da Napoli a Roma.
I GOUMIERS
Proprio il conrtingente marocchino agli ordini del generale Juin, i cosidetti "goumièrs", sfondano per primi il 13 maggio 1944, i capisaldi della linea Gustav.
Giovedì 11 maggio 1944, scatta il piano di Juin. Nome in codice: operazione Diadem. Alle undici di sera, 1600 cannoni danno inizio a un intenso bombardamento contro i tedeschi. Quarantacinque minuti dopo le truppe del Corpo di Spedizione Francese attaccano Monte Faito, al centro dei Monti Aurunci. Combattimenti lunghi ed estenuanti, corpo a corpo: le divisioni del generale Alphonse Juin avanzano, laddove gli altri alleati non ce la fanno. Dove passano però seminano morte violenza e distruzione. Poi la furia dell'esercito liberatore risale la valle del Liri, sconvolge il frusinate, prosegue verso Nord, verso Roma, per fermarsi in Toscana.
Nell'agosto del 1944, dopo lo sbarco alleato sulle coste della Provenza, le
truppe di Juin, furono richiamate in patria. 7485 di loro sono morti.
110 mila soldati: francesi, marocchini, algerini e tunisini sono gli uomini del C.E.F., il Corpo di Spedizione Francese, guidato da Juin. Nato a Bona in Algeria, “pied- noir” orgoglioso delle proprie origini, comandante deciso e ostinato. Ai suoi ordini anche 12 mila goumiers, truppe militari marocchine, arruolate e addestrate sulle montagne dell’Atlante in Marocco.
La Linea Gustav è sfondata, i tedeschi sono costretti ad arretrare. I profughi vedono arrivare i liberatori. Ma in questi giorni, proprio nei giorni della liberazione ha inizio un saccheggio senza precedenti: i goumiers del Corpo di Spedizione Francese, devastano, rubano, uccidono, violentano. Donne, bambini, ma anche uomini, sono il loro "bottino di guerra". Questo periodo non ha trovato il giusto spazio nei libri della storiografia ufficiale. Solo il grande romanzo: "La Ciociara" (1957), di Alberto Moravia e poi il grande film omonimo di Vittorio De Sica (1960) hanno avuto il coraggio di raccontarlo, dopo, negli anni del dopoguerra.
Le «marocchinate», una brutta definizione, ma da allora usata da tutti in quei luoghi e si capisce subito di cosa si parla. Sono le donne che hanno subito la violenza dei soldati marocchini, gli efferati liberatori dall'occupazione tedesca.
Lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun li descrive così:
"Era soprattutto gente che viveva sulle montagne, i francesi li rastrellarono, li caricarono sui camion con un’azione violenta, di sopraffazione e li portarono a migliaia di chilometri da casa a compiere altre violenze. Le loro azioni brutali vanno inquadrate in questo contesto...In Marocco ovviamente sono gli eroi di Cassino."
I goumiers inoltre andavano all'attacco salmodiando la Chahada, catturavano i tedeschi per rivenderli (500-600 franchi per un soldato semplice, il triplo per un ufficiale superiore) ai militari americani desiderosi di costruirsi una reputazione guerriera senza rischiare."
Dopo l'abbattimento della linea Gustav, la «furia francese» travolge soprattutto il paesino di Esperia, sede del quartier generale della 71° divisione tedesca.
Un rapporto inglese parla di donne e ragazze, adolescenti e fanciulli stuprati per strada, di prigionieri sodomizzati, di ufficiali evirati.Un caso particolarmente raccapricciante e di un ragazza di dodici anni, stuprata da dodici uomini. I nord-africani perdono il controllo, in preda all'ebbrezza del successo entrano nelle abitazioni prelevano le donne e spesso uccidono padri e fratelli chiunque tenti di opporsi.
Pio XII sollecitò De Gaulle in questo senso, ricevendone una risposta accorata accompagnata da un'ira profonda che si riversò sul generale Guillaume, capo dei "marocchini". Si mosse la magistratura militare francese: fino al 1945 furono avviati 160 procedimenti giudiziari che riguardavano 360 individui, ci furono condanne a morte e ai lavori forzati.
IL BALLETTO DELLE CIFRE
Ma quanto furono gli stupri? Le cifre non sono mai state certe.
Lo storico francese Jean Christophe Notin sostiene che il documento più importante, assolutamente inedito, è quello relativo ad una inchiesta condotta dal tribunale militare che ha censito tutti i casi accertati di stupro. I casi per i quali è stata avviata un'azione presso il tribunale militare. Secondo questo documento, sono stati giudicati circa 150 casi, 350 le persone coinvolte.
Lo storico Giovanni De Luna, invece sostiene che si oscilli tra un massimo di 60 mila e un minimo di 300. Il 13 settembre 1944, pochi mesi dopo la liberazione di Roma e di tutto il basso Lazio, la direzione generale della Sanità Pubblica scrive al Ministero dell’Interno della tragica situazione in cui si vengono a trovare circa 3100 donne violentate tra la provincia di Frosinone e quella di Latina, l'allora Littoria.
Secondo De Luna 3000, 3500 stupri sembra un ordine di grandezza sufficientemente preciso. Un ordine di grandezza comunque sterminato, rispetto all’esiguità del territorio, in cui queste violenze avvennero.
Tutto questo risulta tanto più drammatico in quanto il tutto avviene in un arco di tempo estremamente compatto, dal 12 al 27 maggio. Le truppe marocchine ripeteranno questa tragiche violenze anche a carico di altre popolazioni nella Val d’Orcia in Toscana e nel viterbese.
LA CARTA BIANCA
La furia delle truppe marocchine hanno sin dal primo momento dunue assunto le caratteristiche di stupri di massa . Ma come è stato possibile che soldati comandati da ufficiali francesi, inquadrati nella V armata americana, abbiano potuto infierire sulla gente del luogo senza alcun controllo? In questa ricerca della verità partiamo, anche se può sembrare paradossale, da un misterioso proclama, attribuito proprio ad Alphonse Juin:
"...oltre quei monti, oltre quei nemici che stanotte ucciderete, c’è una terra larga e ricca di donne, di vino, di case. Se voi riuscirete a passare oltre quella linea senza lasciare vivo un solo nemico, il vostro generale vi promette, vi giura, vi proclama che quelle donne, quelle case, quel vino, tutto quello che troverete sarà vostro, a vostro piacimento e volontà. Per 50 ore. E potrete avere tutto, fare tutto, prendere tutto, distruggere e portare via, se avrete vinto, se ve lo sarete meritato. Il vostro generale manterrà la promessa, se voi obbedirete per l’ultima volta fino alla vittoria...".
La causa diretta del comportamento dei marocchini verrebbe dunque ricondotta al generale Juin e al suo proclama con il quale egli avrebbe incitato le truppe alla battaglia, promettendo 50 ore di saccheggio libero. Una sorta di carta bianca che fa ancora discutere gli storici, e resta viva nella memoria della gente. Ma di questo documento non è rimasta traccia.
Non è credibile secondo lo storico francese Notin che il generale Juin che si preoccupava della sorte della gente del luogo e dei suoi soldati, abbia dato l’ordine ad un esercito intero di mettere a ferro e fuoco un paese.
Anche per l'italiano De Luna la "Carta Bianca", è un ordine che non è mai stato confermato. Alcune testimonianze ritengono più plausibile che ci sia stata una complicità omertosa da parte degli alti comandi francesi. Agli irregolari marocchini sarebbe spettato dunque il diritto di preda.
Secondo la storica Daria Frezza era consuetudine per questo tipo di truppe, dopo aver conseguito la vittoria, prendere possesso del territorio, dei beni e delle donne.
Dunque l’ordine di dare carta bianca non sarebbe venuto da Alphonse Juin, anzi ci sarebbe stata una promessa in tal senso da parte di altri vertici militari francesi. A questo punto la domanda che sorge spontanea è: perché ? Come è potuto accadere? Per capire bisogna guardare a quelli che erano i rapporti tra Italia e Francia.
La risposta probabilmente in una lettera scritta dal generale Juin alle truppe francesi, al verificarsi dei primi incidenti, il 24 maggio 1944. Non bisogna dimenticare che l’Italia nel 1940 aveva dato la famosa pugnalata alle spalle alla Francia. Mitragliamenti della nostra aviazione contro le colonne di civili in fuga dalle valli della Loira; c’è un contenzioso da saldare. E questo fa si che per esempio nei comandi francesi ci siano atteggiamenti di lassismo nei confronti di questi episodi, che certamente hanno visto per protagoniste le truppe di colore.
Il 4 giugno Roma viene liberata. Per le strade esplodono la gioia e la consapevolezza di essere finalmente liberi.
Le truppe di colore di Alphonse Juin non si vedono sfilare insieme agli alleati della V Armata. Avranno il loro pieno riconoscimento solo in seguito durante la parata per la liberazione di Siena. A metà luglio Alphonse Juin e il C.E.F. abbandoneranno il fronte italiano. Destinazione la Francia meridionale. Nei paesi coinvolti dagli stupri restano solo la povertà, l’emarginazione, la malattia.
LE CONSEGUENZE PER LE DONNE
Invece di una solidarietà che era lecito aspettarsi, queste donnefurono rifiutate, furono oggetto di giudizi pesanti, stentarono a sposarsi, a trovare un minimo di intesa nel tessuto familiare quelle che erano sposate e stentarono a trovare un posto di lavoro, ci furono molti casi e casi di suicidio .
Alla fine della guerra, il Comando francese concede un indennizzo di 150 mila lire, da questo scaturì un groviglio di questioni burocratiche, ritardi, lamentele. Le uniche a protestare le comuniste dell'UDI (Unione Donne Italiane). Nel 1951 un'affollatissima assemblea di donne in un cinema di Pontecorvo affrontò la questione delle marocchinate, provocando un infuocato dibattito parlamentare. Il Pci, in piena guerra fredda, si fece paladino dell'onore nazionale; nel 1966.
Ma, indipendentemente dalle ragioni dell'«uso pubblico della storia», in tutta
questa vicenda restano interrogativi pesanti e angosciosi. Ammettere di essere
stata stuprata è per una donna un'esperienza devastante. Eppure furono in 60
mila a farlo.
Per le donne violentate allora c'è la possibilità di ottenere la pensione come vittime civili della guerra, ma tempi delle pratiche sono interminabili e viene vietato di cumulare l’indennizzo con la pensione. Per molte donne comincia un lungo calvario.
Vergogna, reticenza, silenzio, un silenzio che non e stato rotto dagli storici ma come abbiamo visto dalla letteratura e dal cinema. Solo oggi dopo 60 anni a quella violenza lontana viene dato un risarcimento morale: da una parte la più alta carica dello Stato italiano il 15 marzo del 2004, l'allora presidente Ciampi, dall’altra l'associazione nazionale dei reduci marocchini ha cricordato le vittime degli stupri e delel vittime del bombardamento di Montecassino.
LO STUPRO CRIMINE CONTRO L'UMANITA'
Ma il riscatto autentico viene dal riconoscimento dello stupro i guerra, come un crimine contro l'umanità.
Questa è in breve la sequenza cronologica della considerazione dello stupro negli ultimi 50 anni.
1945: Il Tribunale militare internazionale di Norimberga ignora lo stupro e l’abuso sessuale.
1949: La Quarta Convenzione di Ginevra include la prima norma internazionale contro la pratica dello stupro.
1993-1994 : gli Statuti del tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia e per il Ruanda, menzionano per la prima volta lo stupro tra i crimini contro l’umanità.
22 febbraio 2001. Il Tribunale Penale Internazionale per la ex Jugoslavia condanna con una sentenza storica tre miliziani serbo-bosniaci per lo stupro e la riduzione in schiavitù sessuale di donne bosniache. Il capo d’accusa per la prima volta viene considerato un crimine contro l’umanità.
Fonte:la storiasiamonoi.rai.it
Argomento poco dibattuto presso il grande pubblico purtroppo.