La mostra di Venezia torna alle origini

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vanni-merlin
00sabato 26 agosto 2006 15:29
Arte e sperimentazione

La mostra di Venezia torna alle origini

di Giovanna Mancini



Quando si dice che la montagna va da Maometto.



Quasi che fossero stati i film stessi a scegliere la Mostra del Cinema di Venezia e non viceversa. A giudicare, naturalmente, saranno pubblico e critici. Ma Marco Müller, per il terzo anno alla guida dell’evento, assicura che quest’anno la selezione è stata più facile del solito, nonostante fossero ben 1.429 i lungometraggi da visionare, perché “c’erano i film giusti”. Non è stato difficile, quindi, “cercare di aderire al nostro mandato, quello cioè di essere una mostra d’arte e non un festival”. Lo chiama proprio così, Müller, un “non-festival”. E mette invece l’accento sulla parola “arte”.
Una sorta di ritorno al passato, dopo due anni di consolidamento, a quello spirito originario dell’evento veneziano, che ora, giunto al 63° appuntamento, vuole riconquistare il ruolo di laboratorio per la sperimentazione. Pur sapendo, come afferma lo stesso direttore, che “dobbiamo muoverci tra cultura e negozio”.
Il risultato di questo lavoro è un programma di 62 lungometraggi che saranno presentati in Laguna dal 30 agosto al 9 settembre, scelti con “passione e lucidità”. Ecco allora sbarcare al Lido una selva di divi da far invidia alla croisette di Cannes, da Scarlett Johansson a Sharon Stone, da Meryl Streep a Juliette Binoche, da Jeremy Irons ad Adrien Brody, John Turturro e Nicholas Cage, da Julienne Moore a Isabelle Huppert e molti altri. Tanti i registi affermati e di vecchia data, come Darren Aronofsky, Brian De Palma, Manoel De Oliveira, Stephen Frears, Benôit Jaquot, Alain Resnais, Oliver Stone. Due gli italiani in gara: Gianni Amelio, con La stella che non c’è (interpretato da Sergio Castellitto), ed Emanuele Crialese, con Nuovomondo. Leone d’oro alla carriera per David Lynch, che fuori concorso presenta Inland Empire.
Ma accanto allo star system a Venezia non mancheranno gli esordienti (undici le opere prime in programma) e se il cartellone prevede ben 13 film in arrivo dagli Stati Uniti, molte sono le pellicole prodotte nei più diversi Paesi, 27 in tutto, tra cui il Ciad, primo stato africano presente al Lido da oltre vent’anni. Spazio anche ai grandi autori del passato, con le retrospettive dedicate a Roberto Rossellini, Mario Soldati e Luchino Visconti, in occasione del centenario delle loro nascite. E in programma anche la Storia segreta del cinema russo, che propone 18 pellicole restaurate realizzate sotto il regime sovietico.
Qualche critico ha obiettato che il cartellone della Mostra sembra essere persino un po’ troppo “pieno”, privo di un’identità precisa, forse nel tentativo di competere con la neonata Festa del Cinema di Roma, al debutto il prossimo ottobre. Critica respinta da Marco Müller, che al contrario dice: «Quest’anno ci sono tutti i film che volevamo, perché ormai la Mostra ha una sua credibilità affermata e i produttori ci propongono le pellicole adatte». E una pellicola adatta a Venezia – spiega Müller, è «un lavoro che comunica una propria personalità e singolarità. Che fa da contrappunto e critica al film che lo precede e a quello che lo segue, trasmettendo del cinema un’immagine non monolitica». Perché questo è l’arte cinematografica, non solo uno specchio della realtà e della sua varietà, ma anche uno strumento per orientarsi nel presente, che permette allo spettatore – dice Müller –«anche di nuotare controcorrente nel flusso quotidiano di immagini che riceviamo da ogni parte».
Cultura e spettacolo devono fondersi. «Per noi non esistono film che vanno incontro al gusto dei critici e film che strizzano l’occhio al grande pubblico – continua il direttore -. Per noi esistono soltanto film buoni e film meno buoni. E quelli che abbiamo scelto sono quelli che prima di tutto ci hanno emozionato e coinvolto». Venezia, nell’obiettivo di Müller, non può limitarsi a essere un «catalogo dell’esistente», una vetrina dei film dell’anno, un evento gradito soprattutto agli enti e agli operatori turistici, ma deve distinguersi come luogo di sperimentazione, «affrontare rischi e tentare strade inedite» saprà esserlo, lo giudicherà il pubblico. Di certo, sembra l’unico modo per garantirsi uno spazio e un significato in un contesto sempre più competitivo, da Cannes a Berlino, da Locarno a Roma.

63. mostra internazionale d’arte cinematografica, Lido di Venezia, dal 30 agosto al 9 settembre.
Per informazioni: www.labiennale.org.




da: www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&codid=21.0.2011254919&chId=30&artType=Articolo&DocRulesVie...

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