"Da una nave si può anche scendere ma dall'Oceano..." In queste poche parole è racchiuso il mondo, il dramma e la leggenda di
Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, il più grande pianista che abbia mai suonato sull'Oceano. La sua storia ce la racconta il trombettista
Max Tooney, uomo dall'aria malinconica e dallo spirito inquieto, che ebbe occasione di conoscerlo e di suonare con lui nei sei anni che trascorse a bordo del Virginian, una grossa nave che agli inizi del secolo faceva la spoletta fra l'Europa e l'America...
Era il primo mese del primo anno del '900 quando un vecchio marinaio trovò, abbandonato in uno scatolone sul pianoforte della sala da ballo della prima classe del Virginian, un bambino e interpretando il fatto come un segno del destino decise di tenerlo con sè come fosse suo figlio. Allevato nella sala macchine, istruito con i risultati delle corse dei cavalli e coccolato da tutto l'equipaggio, il ragazzino crebbe a bordo del piroscafo senza mai conoscere un mondo diverso da quello galleggiante che gli aveva dato i natali. Alla tenera età di otto anni emerse il suo talento musicale: gli bastava mettere le dita sulla tastiera per dar vita ad un isieme di suoni che avevano in sè qualcosa di sublime, di magico. Così da adulto finì col diventare il pianista dell'orchestra di bordo.
Pur esibendosi esclusivamente in mezzo all'Oceano, la notizia del suo straordinario talento non tardò a diffondersi anche sulla terra ferma, dove se da un lato accese l'interesse degli agenti teatrali, dall'altro indispettì alcuni musicisti tanto che qualcuno arrivò addirittura a sfidarlo ad un duello all'ultima nota.
Animato da una purezza angelica e sorretto da una fervida immaginazione, riuscì, pur non varcando mai i confini del suo mondo, a visitare i luoghi più impensati, a respirarne l'aria e a coglierne i sapori ed i profumi. Così come riuscì ad esistere senza essere mai nato e a suonare divinamente il pianoforte senza aver mai letto uno spartito.
Nato dalla penna dello scrittore torinese
Alessandro Baricco, questo affascinante personaggio prende vita sul grande schermo grazie al regista premio Oscar
Giuseppe Tornatore che lo ha fatto uscire dalla pagina scritta (il monologo teatrale "
Novecento") e gli ha regalato un volto (quello espressivo di
Tim Roth) nel suo ultimo film:
La Leggenda Del Pianista Sull'Oceano. Nel pieno rispetto del testo di
Baricco,
Tornatore ha imbastito la sceneggiatura del film arricchendola di preziose invenzioni e tradotto i suggerimenti visionari dello scrittore in immagini di rara suggestione.
Ma il risultato non sarebbe stato così straordinario se la sceneggiatura non fosse stata supportata dall'incalzante colonna sonora del maestro
Ennio Morricone e dalle interpretazioni straordinarie degli attori principali: l'asciutto
Tim Roth (
Novecento) e lo struggente
Pruitt Taylor Vince (il trombettista
Max, narratore della storia).
Coinvolgente e poetico, emozionato ed emozionante,
La Leggenda Del Pianista Sull'Oceano è un film sentimentale senza sentimentalismi, un film in cui il sogno, quello di un piccolo regista italiano, diventa grande come la sua voglia di raccontare.
"Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla"
Anche se la descrizione fatta non è farina del mio sacco ritengo che, tra quelle che ho trovato, sia quella che più si avvicina a quello che è realmente questo splendido film del 1998
che, in 165', racconta e permette di vivere tutti i sentimenti che una persona può provare in tutta la sua esistenza (almeno secondo il mio modesto parere).
Qualcun altro lo ha mai visto?
Se si, cosa ne pensate?