It's The End Of The World. Right Now.

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MeltdownMachine
00venerdì 3 marzo 2006 15:17
Era passato molto, moltissimo tempo, da l'ultima volta che Xero era stato felice. Davvero Troppo. Le sue vittorie erano ormai solo una magra consolazione.

Neanchè il dolore gli dava più il piacere di un tempo. Era rimasto come un anima a metà, incapace di essere ciò che avrebbe voluto essere. Non era in grado di andare avanti, ma non poteva più tornare indietro. Una situazione piuttosto spiacevole.

Erano ormai le 9 del mattino. La piazza della chiesa si stava riempendo lentamente. Erano mesi che Xero non andava a messa. Anche la sua fede vacillava, per la prima volta nella sua esistenza. Era un altro segno di tutti i suoi dubbi.

Si sedette su una scarna panca di pietra. Il cielo era disgustosamente sereno.Le voci della gente intorno lo infastidivano particolarmente, anche più del solito. Stufo di quell'incessante brusio, si ficco le cuffie del suo Ipod nelle orecchie, e alzò il volume al massimo. Master of Puppets si sentiva anche a sei metri di distanza. Sguardi di disapprovazione piovvero su di lui come grandine, ma Xero non se ne curò. Non sembrava certo una persona raccomandabile.

Indossava un giubbotto di jeans, piuttosto sporco, un paio di pantaloni neri e una maglia degli Static-X, con tanto di simbolo fiammeggiante. La barba incolta e il suo sorriso sadico appena accettato completavano il suo aspetto, che, come si può capire, non infondeva molta fiducia ai presenti.

Un bambino si stava avvicinando. Xero tossì e scrutò quel bimbo. Il primo pensiero che gli balenò in mente fu " Chissà quante costole riesco a incrinargli con un pugno..."
Cercò di cancellare quel pensiero dalla mente. Ci riuscì, ma faticò parecchio. Il bambino aveva si e no cinque anni, un sorriso ebete sul volto e un viso cicciottello, cosa che lo rendeva una delle creature più ripugnanti che Xero avesse mai visto. Lo fissava ormai da qualche secondo, con un espressione a metà fra l'estasiato e l'impaurito.
Xero profferì una sola parola: " Ciao ". In neanche un quarto di secondo la madre aveva prelevato suo figlio e lo aveva portato dall'altra parte della piazza. " Ottimo" pensò.

Le campane suonarono. La gente, lentamente, entrò in chiesa, per assistere alla cerimonia. Xero spense il suo ipod e si alzò, iniziando a camminare verso la sacrestia. Non aveva intenzione, ancora una volta, di assistere alla messa. Aspetto, fuori dalla porta. I minuti erano interminabili, ma in fondo Xero non aveva nulla di meglio da fare.

Aspettò, pazientemente, fino a quando la cerimonia non finì. Durò poco più di mezz'ora, in fondo era solo una cerimonia infrasettimanale, niente di particolare. Non appena il parroco uscì, Xero prese a parlare.

"Buongiorno, Padre." Disse.
"Buongiorno, figliolo " Rispose il prete, sorpreso. " C'è qualche problema ? "
"Si, Padre. Un problema che solo lei può risolvere. "
" Io? Beh, non posso negare il mio aiuto ad una pecorella smarrita. Entrate pure." Il prete indicò la sacrestia e ci entrò, invitando Xero a seguirlo.

Accese le luci, illuminando la stanza. Xero fece il segno della croce. Non aveva nulla di particolare, eccetto un pavimento in marmo decorato, molto bello e un tavolo in legno massiccio, probabilmente in noce, intarsiato, che aveva un non so che di antico.

"Dunque, di cosa ha bisogno, esattamente ?" Chiese il prete.
"Devo confessarmi " Rispose Xero, serio.
"Tutto qui ? Ah, figliolo, per un secondo mi sono davvero preoccupato " Disse il parroco, lasciandosi scappare un sospiro di sollievo.
"Ha fatto bene a preoccuparsi" Rispose Xero, a voce bassa. Il prete deglutì molto rumorosamente.
"Non è una normale confessione quella che devo fare" Proseguì." E' molto peggio "
Il prete si alzò per andare al confessionale. Venne fermato per un braccio da Xero, che subito disse.
"Forse è meglio continuare qui " A quelle parole, il prete sbiancò.
"Non si preoccupi, non voglio farle del male. Credo. Penso che lei non mi abbia mai visto, Padre, sbaglio? "
"Non ti sbagli" Rispose quello, parecchio agitato.
"Si calmi, Padre, si calmi, solo un anima tranquilla può aiutarmi. Ho bisogno di chiarezza. Sto perdendo l'ultimo pilastro della mia vita."
"Hai perso la fede, ragazzo ? Come è accaduto ? " Chiese il parroco.
"E' così evidente ? " Chiese Xero.
"Solo qualcuno che ha perso la fede può portare tante cicatrici. La tua sofferenza è evidente, e solo chi è lontano dal Signore può soffrire."
"Non ne sono più così certo, Padre. Avevo molta fede, una volta. Nulla è cambiato. La mia redenzione non sarà mai completa."
"Cosa te lo fa pensare ? "
"Esattamente... Non lo so. E' questo il problema. Non ho certezze. L'unico punto stabile della mia vita è un pezzo di metallo e cuoio. E ciò mi spaventa."
"Cosa dovrebbe essere certo nella vita, dunque? Nulla è certo per chi non cammina sulla strada del Signore."
"Sto iniziando ad annoiarmi"
"Cosa?"
"Tutte ste idiozie metafisiche che mi stai propinando... Sono completamente inutili."
"Cosa?"
"Perchè Dio dovrebbe interessarsi a creature così patetiche come gli esseri umani? Il Signore non ha solo abbandonato me, ma ha abbandonato tutti."
"Cosa?"
"Ma la vuoi piantare di dire cosa? Non sei ancora in grado di capire la realtà? L' apocalisse è già arrivata. L'anarchia è ora. Non esiste un Futuro. E togliti quell'espressione idiota dalla faccia. E' la fine del mondo. Ora. Ed è fantastico."

Xero ribaltò il tavolo addosso al prete, che cacciò un urlo, quindi usci da dove era entrato, aprendo la porta con un calcio. Nulla più importava. Nulla più aveva senso. E ciò lo rincurorava non poco. Tutti erano allo stesso livello. Tutti erano dei morti che camminavano. Nessuno avrebbe avuto alcuna speranza.
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