Il Lago d'Aral

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Soga
00mercoledì 25 ottobre 2006 20:15
Aral (in russo Aralskoje More) è un lago salato di origine oceanica, situato alla frontiera tra l'Uzbekistan (nel territorio della repubblica del Karakalpakstan) e il Kazakistan. Erroneamente è chiamato mare d'Aral, poiché possiede due immissari ma non ha emissari che lo colleghino all'oceano. Gli immissari sono l'Amu Darya e il Syr Darya.

Il Lago d'Aral
Il lago d'Aral è vittima di uno dei più gravi disastri ambientali provocati dall'uomo. Originalmente infatti, era ampio all'incirca 68.000 km², ma dal 1960 il volume e la superficie del lago sono diminuiti di circa il 75%. Questo è stato principalmente dovuto al piano di coltivazione intensiva voluto dal regime Sovietico del dopo guerra. L'acqua dei due fiumi che tributavano nel lago è stata usata per irrigare i neonati vasti campi di cotone delle aree circostanti. Per far posto alle piantagioni, i consorzi non hanno lesinato l'uso di diserbanti e pesticidi che hanno inquinato il terreno circostante. Nel corso di quattro decenni la linea della costa è arretrata in molti punti anche di 150km lasciando al posto del lago un deserto di sabbia salata. A causa infatti della sua posizione geografica (si trova al centro dell'arido bassopiano Turanico) è soggetto a una forte evaporazione che non è più compensata dalle acque degli immissari. L'impatto ambientale sulla fauna marina (che comprendeva anche alcuni esemplari di foche) è stato devastante. Il vento che spira costantemente verso E/SE trasporta la sabbia salata e resa tossica dai pesticidi ha reso inabitabile gran parte dell'area e le malattie respiratorie e renali hanno un'incidenza altissima sulla popolazione locale. Le polveri sono arrivate fino su alcuni ghiacciai dell'Himalaya.

Le conseguenze sull'economia della zona (ex)costiera
I numerosi insediamenti di pescatori che vivevano del pesce del lago sono stati via via abbandonati fino al 1982, anno della definitiva cessazione di ogni attività direttamente correlata alla pesca nel lago. Gli stabilimenti di lavorazione del pesce hanno continuato comunque a funzionare per molti anni grazie allo sforzo del governo di Mosca che aveva ordinato che parte del pesce pescato sul Mar Baltico fosse trasportato e lavorato presso gli impianti di inscatolamento di Muynak in Uzbekistan. A lungo andare, tuttavia, gli irragionevoli costi di questa pratica ne imposero il fermo. Ogni attività produttiva legata al pesce ha quindi avuto termine. Nel corso degli anni sia la città di Muynak (situata a Sud del lago, in Uzbekistan, nel territorio della repubblica del Karakalpakstan) che la città di Aralsk (situata nel nordest del lago, in Kazakistan) sono diventate meta di un lugubre turismo che cerca le carcasse delle navi arrugginite abbandonate in quello che ora è un deserto di sale ed una volta era un florido lago. C'è un adagio in voga tra i pochi abitanti rimasti in queste città ormai semi abbandonate: "Se ognuno dei turisti che è venuto qui ad osservare la nostra miseria avesse portato con sé un bicchiere d'acqua, oggi l'Aral sarebbe nuovamente pieno".

Gli interessi economici
La catastrofe, definita dal politico statunitense Al Gore nel suo libro "Earth in the balance" come la più grave nella storia dell'umanità, in realtà era stata addirittura prevista dai pianificatori dell'Unione Sovietica. A tutt'oggi, al di la' di alcuni accordi formali tra loro, i governi delle nazioni che insistono nell'area interessata non hanno intrapreso significative azioni per ripristinare l'afflusso delle acque verso il bacino del lago. Il motivo è che la coltivazione del cotone impiega ormai una quantità di lavoratori cinque volte maggiore di quella che una volta era impiegata nella pesca. Inoltre i terreni che le acque del lago hanno scoperto ritirandosi hanno mostrato di essere ricchissimi giacimenti di gas naturale. Nel corso del 2006 un importante accordo per lo sfruttamento del sottosuolo del lago è stato raggiunto tra il governo del Uzbekistan, la società russa LUKOil, la Petronas, la Uzbekneftegaz e la China National Petroleum Corporation. Un eventuale ritorno dell'acqua al livello originario renderebbe complicato questo genere di attività.

La base militare abbandonata
Per anni, una grave preoccupazione era costituita dall'installazione militare sovietica abbandonata dal 1992 i cui resti si trovano tutt'ora su quella che una volta era l'isola di Vozroždenie (in italiano "Rinascita"). In quella base infatti venivano condotti esperimenti di armamenti chimico batteriologici. A causa dell'abbassamento del livello del lago, tale isola ormai era di fatto diventata parte della terraferma e facilmente raggiungibile. La presenza di fusti di antrace e di altri agenti tossici era nota e confermata sia dalle autorità ex-Sovietiche sia dalle autorità Uzbeke che da quelle statunitensi incaricate di indagare sulla effettiva pericolosità del luogo. Tale installazione è stata bonificata definitivamente nel 2002 con uno sforzo congiunto delle autorità del Kazakistan e dell'Uzbekistan coadiuvate da consulenti statunitensi. Periodici sopralluoghi vengono via via effettuati nella zona per accertare l'eventuale persistenza di agenti tossici.

I tentativi di recupero
Il lago, prosciugandosi, si è diviso dal 1987 in due laghi distinti. Quello a sud, e quello (molto più piccolo) a nord. Il lago nord (Piccolo Aral) dopo alcuni lavori di bonifica è stato completamente isolato dalla parte sud con la costruzione della diga chiamata Kokaral e nuovamente ricongiunto, seppur con un afflusso ridotto, all'antico affluente Syr Darya. Questo lavoro è stato completato nel 2005. I risultati sono stati sorprendentemente incoraggianti tanto che in alcuni villaggi è ripresa l'attività di pesca. Le acque del lago sono risultate abbastanza pulite da essere potabili e la salinità è tornata livelli simili a quelli pre 1960. Il Piccolo Aral giace completamente sul suolo del Kazakistan e la sua divisione ha, di fatto, condannato a morte il Grande Aral che invece giace in gran parte in Uzbekistan. Le autorità di questo paese ritengono che ormai la situazione sia talmente compromessa che l'unica suoluzione sia quella di investire nel rinverdimento del deserto lasciato dal lago evaporato invece di provvedere ad un suo eventuale nuovo riempimento. Stanno avendo un discreto successo delle opere di rimboschimento di Haloxylon ammodendron, un arbusto noto anche con il nome di "albero del sale" in grado di vivere in ambienti aridi e dalla salinità elevata. Secondo un piano curato da autorità tedesche, uzbeke e kazake, nel giro di 10 anni circa 300.000 ettari saranno rimboschiti con questo tipo di vegetazione. L'obiettivo è quello di ridurre del 60%-70% la velocità del vento al suolo durante le frequenti tempeste di sabbia in modo da ridurre sensibilmente la quantità di polveri che i venti portano nei dintorni.



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[Modificato da Soga 25/10/2006 20.15]

Arvedui
00domenica 3 maggio 2009 16:03
Addio al Mare di Aral, ucciso dai disastri ambientali dell'URSS


Non ci sono piu' speranze per il Mare di Aral, il quarto piu' grande lago del mondo (nelle sue dimensioni originarie) la cui scomparsa interessa cinque Paesi dell'Asia centrale: Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan, Tagikistan.

Un lago divenuto in gran parte deserto dopo aver perso il 90% delle proprie acque ed essersi di fatto diviso ormai in due piccoli laghetti, in conseguenza delle allucinanti scelte pianificatorie dell'allora Unione Sovietica, i cui burocrati usarono con spregiudicatezza le acque dei suoi affluenti per nutrire le coltivazioni di cotone, pur nella piena consapevolezza che quel tipo di sfruttamento avrebbe finito col portare alla desertificazione. Oggi, al posto del lago, si trova una enorme distesa di deserto salato, con zone ad altissimo livello di inquinamento a causa del massiccio uso di pesticidi nella coltivazione del cotone.

Un lago che i governi dei cinque Paesi toccati, emersi dalla dissoluzione dell'URSS, non faranno niente per salvare.

Si è chiuso infatti in un rinunciatario nulla di fatto l'ultimo vertice intergovernativo tenutosi ad Almaty, Kazakhstan.

L'impossibilità di un accordo è rapidamente emersa a causa degli insanabili dissidi tra Kazakhstan, Uzbekistan e Turkmenistan da una parte, e Kirghizistan, e Tagikistan dall'altra. A prevalere sono stati gli interessi economici di breve periodo, mentre le considerazioni ambientali sono state nuovamente messe in un angolo.

Per il primi tre Paesi citati, poveri d'acqua, il vertice è stato l'occasione per ribadire la loro opposizione ai progetti di impianti idroelettrici di Kirghizistan e Tagikistan. In questo contesto di costante litigiosità, in particolare Kazakhstan e Uzbekistan hanno deciso di sacrificare il salvataggio del Mare di Aral alle opportunità di sfruttamento economico dei giacimenti di gas naturale scoperti in vaste aree un tempo ricoperte d'acqua. Un recupero del lago ne renderebbe impossibile lo sfruttamento.
Lux-86
00domenica 3 maggio 2009 19:23
Pensa che quei pazzi avevano in progetto di sciogliere il Mar Glaciale Artico...
DarkWalker
00domenica 3 maggio 2009 20:41
la sinistra arcobaleno è venuta fuori nel paese sbagliato e nel decennio sbagliato.
detto questo, sperando che ci sia un buco di scarico e che usino pecoraro per tapparlo, non sono in grado di capire le conseguenze di questo prosciugamento, alla fine l'acqua è meglio utilizzarla dove serve piuttosto che lasciarla lì a fare niente
princepsoptimus
00lunedì 4 maggio 2009 09:44
Tanti sacrifici dell'URSS finalmente ricompensati...^^
Malduin
00lunedì 4 maggio 2009 11:09
è da qualche millennio che si sta prosciugando...
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