Guerra tra Georgia e Russia

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Flavio4687
00domenica 10 agosto 2008 13:03
Un pensiero per tutte le migliaia di vittime innocenti di questa assurda guerra, con la speranza che questa ennesima dimostrazione della stupidità umana possa cessare al più presto.
lordtiranus
00lunedì 11 agosto 2008 10:37
Assolutamente d'accordo... se penso che solo alcuni giorni fa dall'aeroporto di Riga vedevo gente in partenza per Tblisi, che tristezza la stupidità umana..

Ps: ma l'ONU è in vacanza anche lui con Briatore??
[SM=x1445361]
Lory62
00martedì 12 agosto 2008 00:33
E pensare che nell'antica Grecia quando c'era un Olimpiade non si facevano guerre e si sospendevano quelle in corso! Ora invece le guerre si cominciano durante un Olimpiade, un bel progresso! Complimenti! [SM=x1445361]
papupi
00martedì 12 agosto 2008 09:02
tanto alla fine l amaggior parte di chi muore sono i civili [SM=g27992]
Trammax
00martedì 12 agosto 2008 18:37
Senza schierarmi apertamente con un personaggio algido ed inquietante come Putin, bisogna dire che la zampata dell'orso russo era alla fin fine prevedibile: e giunge dopo un accerchiamento ultradecennale iniziato ancor prima dell'attacco alla Serbia.
Per anni l'occidente ha trovato comodo distinguere i protagonisti delle lotte fratricide in ex Jugoslavia in buoni (Sloveni, Croati, Boisniaci Musulmani, Montenegrini, Kossovari) e cattivi (Serbi e solo loro). Si è scatenato un attacco alla Serbia (la prima guerra rivolta verso uno stato sovrano europeo dal 1945)che non è stato assolutamente risolutivo sul piano politico, continuando ad umiliare quel paese (ed inviando "messaggi in codice" alla Russia sua sostenitrice), imponendogli univocamente sanzioni e subordinando la loro rimozione alla nomina di un Presidente gradito ad UE ed USA; si è riconosciuta senza riserve l'autonomia del Montenegro prima e del Kossovo poi (ed il Kossovo è la madrepatria della storia serba), con un atto di cui da più parti è stata messa in dubbio la legittimità ( ed analoghi dubbi sono stati espressi sull'imparzialità del Tribunale dell'Aja, e la Del Ponte è stata diplomaticamente invitata a fare dell'altro).
Poi sono state apertamente influenzate le elezioni in Ucraina, senza tuttavia ottenere uno schieramento plebiscitario assoluto in funzione anti-Mosca; è stato garantito il sostegno (sempre in funzione anti russa e a beneficio delle compagnie energetiche occidentali) delle misteriose satrapie centroasiatiche. La ripetuta richiesta di adesione alla NATO da parte della Georgia (dove tra l'altro l'occidente ha fatto di tutto per defenestrare un Presidente autorevole ed equilibrato come Eduard Shevarnadze, evidentemente non gradito a Washington)deve essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

D'altra parte Ossezia del Sud ed Abkhazia ospitano rilevanti minoranze russe (deportate lì da Stalin) e l'autonomia scriteriatamente concessa al Kossovo rappresenta l'occasione per Putin di alzare la voce, pretendendo l'applicazione della stessa logica. Non è quindi improbabile che la Russia miri ad garantirsi un protettorato sulle due Repubbliche autonome,e che, a lungo termine, subordini ogni stabilizzazione dell'area caucasica, molto delicata strategicamente, ad uno status di neutralità dei paesi che ne fanno parte, magari con l'avvallo dell' ONU. Forse sarebbe la soluzione più sensata.
Pinuccio "58
00martedì 12 agosto 2008 19:32
Alla faccia del mondo migliore,
con il crollo dell'Urss!!!!

Se qualche anno prima positiva è stata la riunificazione delle due Germanie.

Negativa è stata la dissoluzione della Federazione Yugoslava.
con le guerre, barbarie e morti che pensavamo di non dover rivedere dopo l'ultima guerra modiale.

Per non parlare della dissoluzione dell'Urss, che ha portato alla guerra, Cecena,
alla nascita di stati e staterelli e soprattutto di conflitti politici come la negazione del metano da parte della Russia all'Ucraina.

Per arrivare alla martoriata madrepatria di Peppino, di questi giorni.

Rimpiango sempre di più Gorbaciov, e l'Unione Sovietica.

Mi consola soltanto che la fine dell'Urss non mi aveva fatto illudere su niente, ma aveva portato dentro di me angoscia ed amarezza, nonostante la mia voglia di vedere un cambiamento democratico e sociale di quel paese.

Oggi assisto Impotente ad un mondo dove ogni conflitto sociale e politico, si affronta soltanto con le armi, che siano in Russia in Yugoslavia, nel Medioriente e nel mondo arabo o negli stessi Stati Uniti d'America dove sempre vivo è il ricordo dell'11 Settembre.

NO alla Guerra!



titoit
00martedì 26 agosto 2008 10:24
Riavvivo questo topic, perché nonostante tacciano le armi, il fuoco sta covando sotto la cenere in Georgia e la situazione sta prendendo una brutta piega nel rapporto NATO-Russia.
Secondo la mia opinione le cose sono abbastanza chiare. Ancora una volta la politica aggressiva e imperialista della Russia ha aperto un fronte di guerra.
La storia insegna che dal ‘500 ad oggi la Russia ha perseguito sempre intenti espansionistici, dall’epoca di Pietro il Grande fino a Stalin e oggi a Putin. La cosiddetta “dissoluzione” dell’URSS non è stato altro che un processo di decolonizzazione né più né meno di quello dell’Africa e dell’Asia negli anni’50-’60. L’Uzebkistan o l’Estonia non erano forse colonie russe, mascherate da Repubbliche Socialiste?
Oggi la Russia ci riprova con le repubbliche confinanti e in special modo con il Caucaso. Per interessi economici, è vero, ma anche per mera aggressività e volontà di mantenere intatto l’orticello di casa, non tollerando che la Georgia o altrove l’Ucraina possano uscire dalla sua sfera d’influenza.
Per non parlare del Kosovo. Che c’entra la Russia con il Kosovo? Nulla. Vuole estendere la longa manus anche sui Balcani….
Finalmente il mondo si sta accorgendo di cosa è capace il regime di Putin vero autocrate e quasi dittatore. Mi domando ora che cosa farà il nostro Presidente del Consiglio che per un po’ dovrà stare alla larga dall’amico Vladimir…
euge1893
00martedì 26 agosto 2008 11:43
Paolo spero che almeno su questo argomento non si finisca a discutere di politica interna.
Venendo al tema, io ho molte meno certezze di te. Da un lato l'arroganza russa mi impensierisce, dall'altro però non riesco a comprendere per quale motivo i Georgiani abbiano innescato questa crisi.
In ogni caso oggi le regioni contestate sono abitate quasi esclusivamente da russi, là collocati da quel criminale di Stalin. Queste regioni da tempo lottano per la loro indipendenza, proprio come ha fatto il Kosovo.
Capisco che ogni situazione è differente e che la politica e gli equilibri internazionali richiedono certe logiche pragmatiche, ma se i principi debbono avere valenza generale, mi piacerebbe che valesse anche in questo caso l'autodeterminazione dei popoli, che rappresenta il principio più democratico per dirimere questo genere di conflitti.
Trammax
00martedì 26 agosto 2008 11:47
Paolo, non voglio entrare in polemica con te, ma ti invito caldamente a rileggerti il mio post del 12 c.m.
Putin potrà non corrispondere ai nostri standard di democrazia (gli USA comunque non possono permentersi di impartire lezioni, dal momento che, finchè gli ha fatto comodo, hanno sostenuto i dittatori più sanguinari, da Marcos a Pinochet)ma ha comunque restituito dignità e sicurezza ad un paese che era diventato terra di conquista per avventurieri di ogni tipo: certo, all'occidente facevano comodo fantocci alcoolizzati come Eltsin, durante la cui presidenza non vi era un briciolo di democrazia in più rispetto ad oggi, ma le risorse minerarie ed energetiche del paese venivano svendute per pochi spiccioli alle multinazionali occidentali, e tutto era permesso in nome del sacro "libero mercato".
Chi oggi in occidente si preoccupa della democrazia in Russia, dovrebbe considerare la consistenza del problema nelle "repubbliche" centroasiatiche, delle spaventose satrapie soggette ad un vero e proprio culto della personalità (come per il kazaco Nursultan Nazabarjev) ma che hanno fornito basi militari e risorse all'amico USA, e quindi sono diventate delle democrazie scandinave.
Adesso la pacchia è finita, l'orso ripetutamente stuzzicato ha cominciato a distribuire zampate e la cosa non mi sembra nè così tragica nè così oltraggiosa, dal momento che negli ultimi vent'anni abbiamo visto cosa ha significato il monopolio dell'unica superpotenza rimasta: due spaventose guerre per il controllo del petrolio e il business della ricostruzione in Iraq (esportare democrazia una bella fava), la disintegrazione dell' ex Yugoslavia, l'attacco unilaterale alla Serbia, il sostegno incondizionato ad Israele. Le mire espansionistiche, mi pare, non siano quelle della Russia: che, è bene ricordarlo, non ha mai aggredito nessuna delle ex repubbliche (comprese quelle saltate sul carro della NATO) e che in Georgia si è mossa a seguito dell'aggressione al territorio autonomo Sud-Osseto ed agli osservatori russi laggiù presenti.


P.S. Non sono un nostalgico dell'URSS: i miei modelli di paese sono state le grandi socialdemocrazie europee, il più giusto, equilibrato, progredito sistema sociale mai visto nell'ultimo secolo: quello che i fondamentalisti del profitto vogliono smantellare pezzetto per pezzetto. Senza che nessuna anima bella si preoccupi per questo.[SM=x1406607]
titoit
00martedì 26 agosto 2008 12:07
No, scusate, non volevo innescare polemiche di politica interna…
Tornando in topic, ribadisco che l’antiamericanismo non può continuare a foderare gli occhi di prosciutto all’occidente. Non tutto è motivabile o spiegabile con l’opposizione alla politica USA nel mondo.
Bisogna guardare anche alla storia. E la storia dice molto sull’aggressività russo-sovietica da almeno due-tre secoli. Tutti i Paesi limitrofi ne sono stati vittima, dalla ultra pacifica Finlandia, ai Baltici, dai polacchi ai bellicosi ceceni. La Georgia è solo l’ultima vittima.
In sintesi dal 1989, URSS-CSI-Russia è stata direttamente o indirettamente coinvolta nei conflitti di Transdniestr (Moldavia), Cecenia, Abkhazia, Daghestan, Ossezia e ha rischiato di far precipitare l’Ucraina in una guerra civile…Mi sembra che basti.
Perché la Russia non può MAI darsi una stabilità e un prestigio interno senza ricorrere a cannoni e bombardamenti di popoli vicini?
Naturalmente non sto dicendo che il Kazakistan o il Turkmenistan siano degli esempi di democrazia.
Ma prendiamo la Georgia o l’Ucraina. Hanno dei governi che pur con molti limiti hanno caratteristiche democratiche, risultato di rivoluzioni di popolo contro dittatori ex sovietici. Ebbene proprio contro queste due repubbliche la Russia sta mostrando il suo volto peggiore.
Trammax
00martedì 26 agosto 2008 13:48
Sulla Cecenia non discuto, ma l'unica occasione in cui la comunità internazionale avrebbe dovuto dire la sua, le reazioni sono state tiepide e sfrangiate....
Comunque sarebbe l'ora di darci un taglio con questa storia del "cieco-antiamericanismo-superato-dalla-storia": finora gli occhi foderati di prosciutto sono stati di chi si è bevuto senza nulla obiettare le panzane sparate dagli USA e dai media occidentali loro maggiordomi: vedi le famose armi di distruzione di massa in mano agli iracheni o le centrali del terrorismo in Afghanistan; e anche sulle stragi compiute dai serbi molti aspetti si sono ridimensionati. Senza contare poi le "extraordinary redditions" o come diavolo si chiamano ( cioè i rapimenti e le incarcerazioni, operate in spregio alle più elementari norme del diritto internazionale, di presunti terroristi che spesso non c'entrano un cazzo). E senza contare l'ottuso rifiuto a sottoporsi ai tribunali internazionali o di accettare il protocollo di Kyoto. Se gli americani stanno sulle palle ad un sacco di gente, dentro e fuori l'occidente, qualche motivo ci sarà.

Detto questo, mi permetto un'ultima osservazione: la pacifica Finlandia ha visto imporsi alla fine dell'ultima guerra, la neutralità, e si è visto come questa condizione da vessazione si è trasformata in risorsa negli anni a venire. Altri paesi dell' ex blocco orientale, viceversa, senza aver raggiunto uno straccio di stabilità politica ed economica, si sono affrettati a saltare sul carro del vincitore (USA & NATO) e a prestarsi al gioco di punzecchiare l'ingombrante vicino. Senza ponderare i rischi, non tanto militari quanto strategici, di tale scelta. La Russia e la Bielorussia, tanto per dire, controllano i flussi di energia verso i paesi baltici. Che finora sono riusciti soltanto a rimuovere i monumenti al soldato russo ignoto (non a Stalin, al soldato che ha contribuito alla liberazione) dalle loro strade. La solerzia dei servi verso i nuovi padroni.


euge1893
00martedì 26 agosto 2008 15:01
Stavolta sono d'accordo con Paolo. Senza voler fare d'ogni erba un fascio anche a me la Russia non lascia tranquillo.

Anche se totalmente OT vorrei sommessamente ricordare che gli ameriKani hanno salvato il culo all'Europa un paio di volte nella prima metà del secolo scorso, così evitandole divertenti dittature militariste germaniche; e nella seconda metà hanno fatto sì che non dovessimo sperimentare le meraviglie del comunismo. Io non amo particolarmente l'America e lo stile di vita che propone, ma sono pure un po' stanco di sentire la manichea solita solfa antiamericana. SCUSATE per l'OT [SM=g27995]
lordtiranus
00martedì 26 agosto 2008 16:09
beh potremmo andare a dire alle famiglie dei 90 di Herat che gli USA hanno avuto un merito particolare nello svolgimento della seconda guerra mondiale, o ai profughi del Kosovo con nostri uomini impiegati su entrambi i fronti IN BARBA ALLA NOSTRA COSTITUZIONE che vieta espressamente l'utilizzo della guerra in controversie internazionali.

Il fatto che ormai più di sessant'anni fa le truppe alleate salvarono il vecchio continente non regge più, le loro mani sono troppo sporche del sangue di guerre d'interesse... e noi (più l'ONU) a guardare e a ingoiare col paraocchi le guerre "al terrore"
euge1893
00martedì 26 agosto 2008 16:38
OK d'ora in avanti gli U$A sono OFF TOPIC in questa discussione, dedicata al conflitto fra Georgia e Russia.

Naturalmente chiunque può aprire una discussione dedicata a quanto siano cattivi gli AMERIKANI

p.s. Ricordo soltanto che l'articolo 11 Cost. ha anche un secondo comma, che - secondo la dottrina di gran lunga maggioritaria - legittima gli interventi delle ns. Forze Armate ove essi abbiano l'ombrello ONU e addirittura NATO (per chi consideri la NATO un organismo volto a favorire la pace). Stupisce che i pacifisti manichei non citino mai questo II comma, che probabilmente non conoscono.
Comunque anche questo tema è OFF TOPIC, anche se ovviamente chiunque può aprire una discussione a commento dell'art. 11 della Costituzione repubblicana.
lordtiranus
00martedì 26 agosto 2008 16:54
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa
alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali; consente,
in condizioni di parità con gli altri Stati,
alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento
che assicuri la pace e la giustizia fra le
Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo.

Non vedo ombrelli a meno che la frase limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni non significhi 'annamo a spaccà er culo ar negro

Comunque chiudo [SM=x1177061]
Trammax
00mercoledì 27 agosto 2008 08:53
Re:
lordtiranus, 26/08/2008 16.54:


Non vedo ombrelli a meno che la frase limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni non significhi 'annamo a spaccà er culo ar negro

Comunque chiudo [SM=x1177061]



O meglio: andiamo a mettere il culo e le mani sui paesi di importanza strategica e sulle relative risorse, petrolio in primis. [SM=g27988]

Comunque, gli instancabili fustigatori della "solita solfa antiamericana" (per inciso:non è che uno li voglia sempre tirare dentro, e che, guarda caso, dove ci sono dei casini loro non mancano mai)possono andarsi a rivedere, su Repubblica di oggi e dei giorni precedenti gli interventi di Fabio Mini riguardanti la crisi georgiana.

Fabio Mini, giova ricordarlo, non è un no-global assatanato, ma un generale di corpo d'armata, già capo di Stato Maggiore nel comando NATO Sud Europa e direttore dell'Istituto superiore di Stato Interforze, insignito della Legione d'Onore dagli alti comandi USA.
Ha comandato per un anno l'operazione di peace keeping in Kossovo. Un addetto ai lavori, diciamo, non certo sospettabile di sentimenti antiamericani. I suoi interventi (e i saggi usciti in questi anni, come l'impareggiabile "La guerra dopo la guerra", pubblicato da Einaudi), forniscono comunque un singolare punto di vista sulla questione. [SM=g27989]

P.S. Chiuso l' [SM=x1177061] Voglio vivamente sperare che questo post non venga censurato.
titoit
00mercoledì 27 agosto 2008 11:28
E dai con gli USA….
Stiamo parlando della Georgia, ma soprattutto della Russia.
Ma perché non si è MAI dico MAI levata una voce della sinistra radicale, dei no global e di tutto il resto contro la guerra in Cecenia? Non c’è mai stata una manifestazione !!! Eppure la guerra in Cecenia è stata una delle più terribili e sanguinose degli ultimi 20 anni.
Ma la Russia chissà perché viene vista nell’occidente radical chic sempre con un occhio di riguardo. Addirittura si dà la croce addosso alla Repubblica Ceca, Polonia o ai Baltici rei di avere rinnegato la Grande Madre e aver tolto di mezzo monumenti all’Armata Rossa. Ma secondo voi un polacco che nel 1920 e nel 1939 ha visto il proprio paese devastato dall’Armata Rossa che dovrebbe fare? Dovrebbe continuare a vedersi davanti le statue al glorioso soldato sovietico?
La Russia sta ricattando da anni l’occidente con le forniture del gas e del petrolio. Addirittura ha lasciato l’Ucraina al freddo per due inverni come ritorsione contro il governo troppo filoccidentale.
Adesso è ritornata a far rimbombare i cannoni contro un piccolo Paese ai suoi confini.

PS Preciso che sono stato in Russia che considero stupenda e interessantissima. Ma ci sono degli aspetti del popolo e soprattutto dei governanti russi che proprio non mi vanno giù.
Trammax
00mercoledì 27 agosto 2008 14:28
Re:
titoit, 27/08/2008 11.28:

E dai con gli USA….
Stiamo parlando della Georgia, ma soprattutto della Russia.


PS Preciso che sono stato in Russia che considero stupenda e interessantissima. Ma ci sono degli aspetti del popolo e soprattutto dei governanti russi che proprio non mi vanno giù.




Paolo, guarda che gli interventi di Mini su Repubblica, che ho citato, riguardano specificatamente la questione georgiana (o meglio sud-osseta).

Riguardo le tue riserve sul popolo ed i governanti russi, de gustibus non est disputandum. Anch'io, come potrai intuire, ho le mie ideosincrasie. Faccio solo notare, governanti a parte, che i soldati italiani inviati laggiù a combattere in condizioni pietose hanno potuto salvarsi la ghirba lo devono soprattutto ai contadini del Don, che spesso sono venuti in loro soccorso senza anteporre questioni ideologiche al civismo ed all'umanità. Lo testimoniano i romanzi di Bedeschi, Rigoni Stern, Revelli e le memorie di tutti quelli che hanno potuto far ritorno.


euge1893
00giovedì 28 agosto 2008 08:55
Trammax puoi stare tranquillo. Qui nessuno ti censura.
Tuttavia, al prossimo intervento OFF TOPIC, tuo o di chiunque altro, chiuderò questa discussione.
Mi sono sinceramente rotto il cazzo di vedere gente che continua a battersene l'anima dei miei inviti a rimanere in tema.
QUESTO POST NON RICHIEDE REPLICHE
xoth
00giovedì 28 agosto 2008 09:51
C'e' un interessante libro di qualche anno fa (2004), Le Guerre del petrolio di Benito Li Vigni ( qui una recensione www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=8835954622 ), che descrive tre oleodotti che gli USA sotto Clinton (in un periodo in cui sembravano l'unica super-potenza destinata ad esistere al mondo) volevano costruire: uno nei balcani, uno in Afganistan e uno in Georgia. Oleodotti che era essenziali per il controllo dell'oro nero e del gas, in un'ottica di "smarcamento" nei confronti dei tradizionali paesi dell'OPEC.

Quello nei balcani è stato "sottratto" dalla EU, con l'inizio della realizzazione del Corridoio trans-europeo 8, facilitato dalla presenza di truppe delle nazioni europee rimaste in zona dopo la guerra di Yugoslavia e alle buone relazioni con i governi locali grazie agli aiuti che noi europei gli abbiamo fornito negli anni.

Quello in Afganistan, per cui anni fa è stata finanziata Alqueida perche' mantenesse stabile la zona imponendo il proprio ruolo di comando sugli altri signori della guerra, è di fatto irrealizzabile, prima per il fallimento di Alqueida che non è riuscita ad imporsi e poi, una volta chiusi i cordoni della borsa che finanziavano il gruppo terroristico, per la "guerra" di questa contro gli USA stessi prima e tutto l'occidente poi, che ha portato all'11/9 e all'invasione della nazione.

Rimaneva quello in Georgia, che, secondo Li Vigni, gli USA stavano rischiando di perdere a causa (al tempo) dei forti investimenti in zona della Cina. Dopo la Rivoluzione delle Rose del 2004 pero' la Georgia e' entrata nell'orbita filo-USA, con tanto di aiuti e privatizzazioni (e relative s-vendite di beni pubblici ad aziende e privati "amici") gestite direttamente con la collaborazione di enti statunitensi (es leggete il disclaimer di questo sito istituzionale www.privatization.ge/spp/eng/ "This Ministry of Economic Development website is supported by Georgia Enterprise Growth Initiative (GEGI), funded by US Agency for International Development (USAID)").

E' quindi ovvio che non si tratta di una guerra per il separatismo o etnica, quello attuale e' solo un tentativo della Russia di strappare la Georgia, paese confinante, ed i sui oleodotti gia' realizzati (di cui un paio di anni fa sembrava quasi certa la vendita a Gazprom, poi abbandonata), all'influenza statunitense, per annetterla nella proria di areea di influenza.
titoit
00giovedì 28 agosto 2008 11:11
Mi ricollego all’ultimo intervento di Xoth.
Lo so che tutto andrebbe visto in un’ottica economica, strategica, di mercato. Non posso negare che sia così.
Però questo approccio eccessivamente “marxiano” all’attualità e, purtroppo, alle guerre moderne non può essere sufficiente a spiegare questi fatti. O almeno non lo è, a mio parere, nelle recenti guerre nell’Est europeo, dai Balcani al Caucaso.
Le motivazioni religiose, etniche o semplicemente di “ribellione” hanno un peso notevole in quelle regioni. E ancor di più ce l’ha la storia, dato che certe scelte geopolitiche attuate a tavolino da Stalin in persona nei confronti della sua terra natia, la Georgia, si pagano tuttora.
Oltre al petrolio, alle grandi multinazionali, ai superesperti del Pentagono, ci sono in quelle terre delle persone in carne e ossa con la loro storia, le loro paure e i pregiudizi etnici, la loro religione radicata e spesso ancestrale.
Mi piacerebbe che anche in Italia si facessero un po’ meno analisi “politologiche” da studio o da talk-show e si ritornasse a fare un po’ più di giornalismo e informazione sul campo in modo da capire meglio le persone, i luoghi e la storia.
Trammax
00giovedì 28 agosto 2008 14:13
Re:
xoth, 28/08/2008 9.51:

C'e' un interessante libro di qualche anno fa (2004), Le Guerre del petrolio di Benito Li Vigni ( qui una recensione www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=8835954622 ), che descrive tre oleodotti che gli USA sotto Clinton (in un periodo in cui sembravano l'unica super-potenza destinata ad esistere al mondo) volevano costruire: uno nei balcani, uno in Afganistan e uno in Georgia. Oleodotti che era essenziali per il controllo dell'oro nero e del gas, in un'ottica di "smarcamento" nei confronti dei tradizionali paesi dell'OPEC.

E' quindi ovvio che non si tratta di una guerra per il separatismo o etnica, quello attuale e' solo un tentativo della Russia di strappare la Georgia, paese confinante, ed i sui oleodotti gia' realizzati (di cui un paio di anni fa sembrava quasi certa la vendita a Gazprom, poi abbandonata), all'influenza statunitense, per annetterla nella proria di areea di influenza.



Come volevasi dimostrare. E guarda caso le guerre, con mille pretesti, sono scoppiate proprio nelle aree interessate (Balcani, Afghanistan, Caucaso).

Per Paolo: ma quelle persone in carne ed ossa, con le loro paure ed anche il loro diritto all'autodeterminazione non sono anche gli Osseti e gli Abkhazi?
Ci siamo dimenticati che il casus belli è stato l'attacco dell'esercito georgiano (forse mal consigliato [SM=g27988] ) a quei territori autonomi ( non alla Russia)?

Il diritto all'autodeterminazione vale solo per i kossovari?
E quello all'integrità territoriale solo per la Georgia?
Osseti, Abkhazi e Repubblica di Serbia sono i figli della portiera?
[SM=x1177058]

Detto questo, ribadisco quanto ho espresso nel mio primo post di questo topic: se le neonate repubbliche caucasiche fuoriscite dalla disgregazione dell' URSS, anzichè correre a riverire il nuovo padrone e a prestarsi ad uno scomodissimo e pericoloso gioco delle parti in prima linea, avessero assunto una posizione più equilibrata potevano, magari con il contributo diplomatico dell'Europa (che avrebbe avuto il proprio tornaconto), strappare all'ingombrante vicino condizioni vantaggiose in termini di forniture energetiche e diritti di servitù legate al passaggio di oleo e gasdotti. Oltre che una ferrea condizione di neutralità, al riparo di facili avventurismi. Adesso chi metterebbe una mano sul fuoco sulla stabilità dell'area?

xoth
00martedì 2 settembre 2008 20:25
Una notizia che i media mainstream italiani non mi sembra abbia dato ("casualmente"...)

www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idart=12071



La Georgia ammette l'uso di cluster bombs in Ossezia




Blocchi su strada georgianaLa Georgia ha ammesso di aver impiegato cluster bombs nel recente conflitto con la Russia nell'Ossezia del Sud. Lo ha comunicato l'organizzazione per la tutela dei diritti umani Human Rights Watch, che già dall'inizio del conflitto denunciava l'impiego di bombe a grappolo da parte di entrambi i contendenti. Bonni Docherty, rappresentante di HRW, ha annunciato oggi in una conferenza stampa tenutasi a Ginevra di aver ricevuto una lettera ufficiale dal ministero della difesa georgiano in cui si riconosceva l'uso delle cluster bombs nei pressi del tunnel di Roki, che collega l'Ossezia del Sud alla Repubblica russa dell'Ossezia del Nord.
Mosca dal canto suo, continua invece a smentirne l'impiego, anche se, dal 15 di agosto, Human Rights Watch dice di avere le prove che un aereo russo ha sganciato bombe a grappolo su un'area densamente popolata. Il 21 agosto scorso poi, un rappresentate di HRW ha tenuto una conferenza stampa insieme con il ministro degli Interni georgiano per mettere in guardia la popolazione dal pericolo costituito dalle bombe inesplose. Le cluster bombs infatti sono composte da numerose centinaia di piccole bombe che si spargono su superfici molto vaste e che possono esplodere anche a distanza di molto tempo.
In base ad una serie di immagini satellitari, l'organizzazione per i diritti umani statunitense accusa il governo russo di aver ordinato anche la distruzione intenzionale di una serie di villaggi osseti 'per motivi etnici'.



L'avesse fatto la Serbia in Kossovo prima del suo riconoscimento, credo ci avrebbero aperto i TG per una settimana di fila.

Poi un'analisi molto interessante, da Pagine di Difesa:

www.paginedidifesa.it/2008/bonsignore_080901.html



Il conflitto Russia-Georgia: fatti, origini e conseguenze
Ezio Bonsignore, 1 settembre 2008
E‘ ben comprensibile che la diversità delle opinioni politiche - e quindi degli obiettivi che queste opinioni sottindendono - porti a valutazioni anche completamente divergenti circa la reale natura degli eventi di agosto nel Caucaso e a posizioni diametralmente opposte nell’attribuire colpe e meriti e nel distinguere tra buoni e cattivi, aggressori e vittime innocenti. Una cosa però deve essere tenuta ben chiara, al di là di qualsiasi possibile discussione: quanto è accaduto e sta ancora accadendo nella regione è la conseguenza diretta e per molti versi inevitabile dell’attacco della Nato contro la Serbia nel 1999 per imporre la secessione del Kosovo con la forza delle armi, e ancor più della nostra sciagurata decisione - nel febbraio di quest’anno - di riconoscere formalmente l’indipendenza del Kosovo in aperta e flagrante violazione non solo di tutti i principi e le convenzioni del diritto internazionale, ma anche degli stessi impegni che avevamo assunto alla fine del conflitto.

Si sta facendo un grande arrampicarsi sugli specchi per negare a priori qualsiasi parallelo tra il Kosovo e l’Ossetia del Sud, e anzi per spazzare tutta la faccenda sotto il tappeto e impedire che la gente arrivi magari a porsi certe domande. Ma questi tentativi servono solo ad accrescere ancora il tanfo di ipocrisia che già prende alla gola. In realtà, l’Ossetia del Sud è l’immagine speculare del Kosovo e la pretesa russa di definire la propria azione militare come un ‘intervento di mantenimento della pace’ a favore delle popolazioni locali minacciate dal ‘genocidio’ georgiano è credibile e plausibile, esattamente quanto la pretesa della Nato, nove anni fa, di spacciare le otto settimane di bombardamenti sulla Serbia come un ‘intervento umanitario’ per salvare i Kosovari minacciati dal ‘genocidio’ di Milosevic.

Quanti oggi - a cominciare dal Comandante in Capo - si stracciano le vesti, lamentando 'la sacra integrità territoriale degli stati sovrani', dovrebbero invece ricordare che siamo stati proprio noi, nel perseguimento di interessi più o meno confessabili, ad aprire questo pericoloso Vaso di Pandora, soffiando sulle fiamme del separatismo etnico-religioso e inventandoci anche il ‘diritto’ a un intervento militare esterno per appoggiarlo. Ai primi di quest’anno la Russia ci aveva messi in guardia circa le pesanti conseguenze di un riconoscimento ufficiale del Kosovo. Ma l’Occidente, gonfio della maramaldesca arroganza che nell’era Bush è venuta a sostituire la diplomazia e la politica estera, ha ritenuto di poter ignorare questi avvertimenti e di agire a suo piacere. E adesso, che dobbiamo ingoiare una buona cucchiaiata della nostra stessa medicina, la troviamo amara.

In realtà, dei desideri e delle speranze delle genti del Kosovo, dell’Ossetia del Sud e dell’Abkazia non gliene frega niente a nessuno, al di là del fornire un utile pretesto. Gli eventi cui stiamo assistendo non sono uno scambio di dispetti e di ripicche - tu mi pesti un piede in Kosovo? E allora, io ti mollo un calcio in Ossetia – ma costituiscono invece un importante episodio nel conflitto geopolitico globale – la Grande Scacchiera di Zbigniew Brezwinski - per il controllo dell’Asia Centrale e delle sue risorse energetiche.

Nel corso dell’ultimo decennio questo conflitto ha peraltro avuto la forma di una continua manovra degli Stati Uniti, e più in generale dell’Occidente, volta ad accerchiare progressivamente la Russia e a mutilarla delle sue tradizionali aree di influenza – manovra cui la Russia poteva opporre solo le proteste verbali di una frustrata impotenza. La Jugoslavia è stata smembrata e la Russia non ha potuto fare nulla. Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Cechia e Slovacchia, Bulgaria e Romania sono entrate a far parte della Nato - in flagrante violazione delle solenni promesse di due presidenti americani – e la Russia non ha potuto fare nulla. I nostri servizi e le nostre Ong hanno organizzato e finanziato le ‘rivoluzioni colorate’ che hanno portato al potere i regimi filo-occidentali in Georgia e in Ucraina e la Russia non ha potuto fare nulla. Sembrava si fosse ormai stabilito uno schema molto conveniente, in base al quale l’Occidente poteva muoversi ad libitum nel vuoto di potere lasciato dal collasso dell’Unione Sovietica. Ma adesso, per la prima volta dai giorni lontani dell’Urss, la Russia ha voluto e potuto puntare i piedi.

E’ la spiacevole percezione di una Russia ritornata capace di fare il muso duro quando serve, e non certo la preoccupazione per l’integrità territoriale della ‘povera piccola Georgia democratica’, che ha scatenato le rabbiose, isteriche reazioni di Washington e - spiace doverlo constatare - anche di non poche capitali europee. Non è ad esempio un caso che una delle voci più feroci, tra quante si sono levate a pretendere che la Russia venga ‘punita’ per la sua inaudita pretesa di insegnare le buone maniere a una marionetta dell’America, sia stata proprio quella di Zbigniew Brezwinski, che pure in questi ultimi anni aveva spesso criticato molto duramente l’irresponsabile avventurismo militarista dell’amministrazione Bush. Questa volta sono in ballo degli interessi davvero grossi.

Il segretario alla Difesa Robert Gates ha perfettamente ragione quando afferma che “le azioni della Russia in Georgia avranno una profonda influenza sulle relazioni future tra la Russia e gli Stati Uniti per molti anni a venire”. Sarà senz’altro così, perchè la Russia ha mandato un messaggio della massima chiarezza circa la sua volontà e capacità di difendere quelli che Mosca vede come gli interessi vitali del paese, messaggio che l’Occidente potrà ignorare solo a suo rischio e pericolo. Insomma, i tempi in cui Washington poteva trattare la Russia come una qualsiasi repubblica delle banane sono finiti. E per chi pensa di avere una specie di diritto divino a trattare tutto il mondo come se fosse diviso tra servi e nemici, questo è un brutto boccone da mandar giù.

In aggiunta al suo ruolo come pedina sulla Grande Scacchiera, la Georgia è particolarmente importante in quanto, svanita ormai l’opzione cecena e con quella afghana paralizzata, il suo territorio costituisce l’unica possibile via di passaggio per degli oleodotti che portino il petrolio e il gas naturale dal bacino del Caspio senza passare né per la Russia né per l’Iran. L’apertura del cosiddetto oleodotto Btc (Baku-Tbilisi-Cehyan) è stata vista dagli Stati Uniti come una grande vittoria strategica, e più in generale quasi tutto l’Occidente ha quindi un forte interesse a garantire che la Georgia rimanga un paese stabile e saldamente inserito nel nostro campo, come pre-condizione essenziale per il prosegumento del Btc verso l’Europa con il progetto Nabucco.

Quasi tutto, però, perchè negli ultimi mesi la Russia ha fatto grossi passi avanti con il suo progetto rivale Southern Stream per una condotta sul fondo del Mar Nero da Baku alla Bulgaria e da lì alla Grecia e all’Ungheria e poi al resto dell’Europa. Questi tre paesi hanno già firmato degli accordi di massima con la Russia che li porterebbero a incassare dei ricchi diritti di transito, mentre l’Eni è – com’è noto - socio al 50% della Gazprom nel progetto Southern Stream. Anche all’interno della Nato esistono quindi delle forze che hanno un grande interesse a vedere la Georgia condannata a un futuro di perenne instabilità. Il che ci porta alla domanda – passabilmente interessante, anche se in realtà non risolutiva – di chi abbia scatenato questa crisi, e in vista di quali obiettivi.

L’ipotesi più semplice - e per certi aspetti più ottimistica - è che il presidente georgiano Saakashvili abbia irresponsabilmente agito di testa sua, nella folle convinzione che la Russia non avrebbe reagito o nella persuasione - addirittura pazzesca - che gli Stati Uniti, la Nato o l’Unione Europea sarebbero intervenuti militarmente al suo fianco. Questa ipotesi sembrerebbe essere confermata dai ripetuti tentative del personaggio di presentare la sua disputa con la Russia come estesa a tutta l’Europa e addirittura al di là dell’Atlantico, nonchè dalla sua istrionesca abitudine di presentarsi in Tv fiancheggiato dalle bandiere della EU e della Nato, organizzazioni di cui la Georgia non risulta ancora far parte. E’ peraltro anche possibile che i Russi abbiano deciso a freddo che il momento era venuto e che abbiano offerto alla testa calda di Tbilisi l’esca di attacchi oltre il confine ad opera di miliziani sud-osseti, esca che Saakashvili ha prontamente inghiottito con l’amo, il galleggiante e tutta la lenza.

Ma in realtà, visti gli strettissimi legami tra Washington e Tbilisi, è pressoché inimmaginabile che il presidente georgiano abbia potuto moversi senza la preventiva autorizzazione - per non parlare di precisi ordini - da parte americana. Da questo punto di vista sarebbe davvero interessante conoscere il vero tenore delle discussioni durante la visita in Georgia di Condi Rice nel mese precedente la crisi. L’amministrazione Bush ha ora pilotato delle ‘fughe di notizie’ alla stampa, secondo cui a luglio la Rice avrebbe messo in guardia Saakashvili dal compiere mosse avventate, ma quest’ultimo avrebbe poi stupidamente ignorato l’avvertimento. Ma se questo fosse vero, non si vede come gli Stati Uniti potrebbero continuare ad appoggiarlo. Dato il famoso precedente dell’incontro tra l’ambasciatrice americana e Saddam Hussein subito prima dell’invasione del Kuwait, anche l’ipotesi di un terribile equivoco non può essere esclusa a priori. Forse anche in questo caso gli Stati Uniti non hanno alcuna opinione circa questa disputa di confine.

L’ipotesi di gran lunga più logica e ragionevole è che gli Stati Uniti abbiano deliberatamente spinto Sakashivili a invadere militarmente l’Ossetia del Sud (perchè di questo si è trattato, sarà bene ricordarlo mentre imperversa la retorica ipocrita dell’aggressione russa). Perchè? Forse nella beata illusione di poter mettere a posto le cose, senza troppi rischi di manovra di accerchiamento e progressivo smembramento della ex-Unione Sovietica. Forse per provocare una crisi che dovrebbe portare la Nato a rovesciare la sua prudente e sin troppo giustificata decisione di Bucarest, spalancando subito le porte dell’Alleanza per Georgia e Ucraina. O forse spostandosi su un piano più sinistro, per attirare la Russia nella trappola di una mossa avventata e arrivare a quella resa dei conti finale che costituisce il sogno dei neocon.

Queste domande possono essere lasciate agli storici futuri, ammesso che ce ne siano e ammesso che - al contrario di quelli contemporanei - non siano tenuti per legge ad attenersi rigorosamente alla vulgata ufficiale in merito a certi argomenti. Una domanda, che ci tocca invece molto più direttamente, riguarda i prossimi sviluppi della crisi. Un ritorno allo status quo ante è chiaramente fuori discussione. Piaccia o meno al Comandante in Capo, l’Ossetia del Sud e l’Abkazia sono oggi paesi indipendenti di fatto e di diritto, esattamente come il Kosovo, e con tutta probabilità saranno a suo tempo riassorbiti nella Federazione Russa. Questo però è ben poco significativo, al di là del puro valore psicologico e di ‘segnale’. In termini di obiettivi strategici reali, la Russia vuole due cose: arrivare a un ‘regime change’ a Tbilisi, esattamente per gli stessi motivi per cui gli Stati Uniti hanno già praticato dei cambiamenti di regime in diversi paesi, e ne hanno parecchi altri nella lista; e impedire che la Georgia e l’Ucraina entrino nella Nato. Questi due obiettivi non sono esattamente coincidenti, il che potrebbe condurre a diverse possibili soluzioni.

L’Occidente, pur con le distinzioni di cui si è detto, preferirebbe senza dubbio che la Georgia continuasse a orientare la sua linea politica in linea con i nostri interessi e i nostri obiettivi. Ma anche così, certi aspetti della personalità del presidente Saakashvili, che sono stati spietatamente messi a nudo dalla sua spaventosa incapacità di gestire questa crisi, non sembrano essere completamente in linea con quanto è lecito attendersi dal massimo dirigente di un paese, che vuole entrare nella Unione Europea e nella Nato. Per quanto riguarda in particolare l’Alleanza, a dispetto dello straordinario voltafaccia della Merkel - che richiederebbe di per sé un’analisi approfondita - si direbbe che questa crisi, e il ruolo che Saakashvili vi ha giocato, rendono l’ingresso della Georgia sotto questo presidente nella Nato una eventualità del tutto remota. A dispetto dell’imperversare di una furibonda campagna propagandistica, non si vede proprio come i paesi della Nato potrebbero mai decidere all’unanimità di estendere alla Georgia di Saakashvili la protezione automatica garantita dall’Articolo 5, affidando così a un uomo politico irresponsabile e propenso ai colpi di testa (incapace di controllare i propri nervi al punto di mangiarsi la cravatta davanti allaTv) il potere di decidere se, come e quando debba scoppiare un conflitto globale.
A meno che l’idea non sia appunto questa: posto che si vuole arrivare a un conflitto con la Russia, trovare lo squilibrato che la scateni ‘obbligandoci’ a intervenire. Ma se si dovesse davvero arrivare a questo, ricordiamoci almeno di quando, come e soprattuttto ad opera di chi è cominciato il pasticcio.


Trammax
00giovedì 4 settembre 2008 18:32
E non mi risulta che "Pagine di Difesa" sia sotto il controllo occulto di no-global od altre bieche forze antioccidentali.
Come non lo è il Generale Mini, che ha espresso opinioni analoghe.

O mi sbaglio? [SM=g27988]
cristal93@
00venerdì 26 settembre 2008 15:16
proprio così.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:25.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com