ENZO BIAGI: ROMANO, ATTENTO ALLA TV

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INES TABUSSO
00domenica 9 ottobre 2005 13:24
CORRIERE DELLA SERA
9 ottobre 2005

Strettamente Personale
Romano, attento alla tv
di Enzo Biagi

Siamo alla vigilia delle primarie del centrosinistra che io ritengo un appuntamento importante per la democrazia del nostro Paese e consiglio a Berlusconi, se mi consente, di non sottovalutarle anche per il centrodestra. Mi sarebbe piaciuto vedere, a fianco di Prodi, Rutelli, Fassino e Veltroni, e non solo Bertinotti, Di Pietro e gli altri. Gli elettori avrebbero avuto le idee più chiare. Voglio bene a Prodi e questo non è un segreto. Abbiamo in comune una regione, l'Emilia, lui di Scandiano (Reggio), io di Pianaccio (Bologna); siamo nati lo stesso giorno, il 9 agosto, anche se ci separano parecchi anni. A mio sfavore.
Una piccola delusione, però, il Professore me l'ha data. Quando è partito il Tir e il leader dell'Unione ha letto la sua proposta, non c'è stato alcun riferimento alle televisioni e al conflitto di interessi. In questo momento, quindi, voglio più bene a sua moglie, la gentile signora Flavia, che gli ha fatto capire che l'informazione televisiva in Italia è drogata. Evviva. Noi che in tv ci lavoriamo (meglio, io ci lavoravo) ce ne siamo accorti da tempo. Adesso Prodi dice che centellinerà le sue partecipazioni in video, e questo mi fa molto piacere. Quando lo vidi in quella trasmissione su Raiuno definita da Andreotti «il terzo ramo del Parlamento», mentre il conduttore gli metteva in mano una bicicletta dicendogli: «Professore, adesso pedali», pensai dov'era finito il Prodi che conoscevo, il reggiano dalla testa dura.
Credo che il Professore abbia imparato che si può fare a meno di questo falso mondo mediatico, come fece Cofferati a Bologna (e non gli è andata poi male), anche perché, se lui poco si concede, saranno i conduttori ad andarlo a cercare. Il centrodestra sa che, se non accade qualcosa di straordinario, nel 2006 dovrà cedere il passo e questo fa parte della democrazia: oggi a te, domani a me, soprattutto quando si è dimostrato di non essere in grado di fare il bene del Paese. Il problema è che il potere è una droga ed è difficile farne a meno. Per questo Berlusconi sta tentando di cambiare le regole a fine partita, ma l'arbitro ha già fischiato la fine del match.
09 ottobre 2005
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