Caterina63
00lunedì 30 novembre 2009 18:53
Non c'è Chiesa senza Roma
di Philippe Levillain
Padre Blet aveva un nome: Pierre. Veniva utilizzato raramente. Si diceva semplicemente padre Blet. Eppure era tutto lì, nella tessitura onomastica del membro della Compagnia di Gesù, nella quale era entrato nel 1937, dedicandosi al servizio di Pietro. È questa obbedienza ai voti dell'ordine da lui scelto che lo avrebbe portato ad accettare di partecipare in modo rilevante all'edizione degli Actes et documents du Saint-Siège relatifs à la seconde guerre mondiale, voluta da Paolo VI dopo le insinuazioni spettacolari del Vicario di Rolf Hochhut nel 1964, che stigmatizzavano Pio XII per la sua complicità nello sterminio del popolo ebreaico, la Shoah.
Nato il 18 novembre 1918, padre Blet nel 1950 venne chiamato come professore di storia moderna presso la Facoltà di storia ecclesiastica della Pontificia Università Gregoriana. Visse intensamente gli anni di Pio XII. Insegnò storia diplomatica presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica dal 1965 al 1995 e formò molti grandi diplomatici della Santa Sede in seno a una istituzione un tempo detta l'Accademia dei nobili ecclesiastici. La matrice del suo pensiero in termini di Chiesa si colloca nella tesi sostenuta nel 1959: Le Clergé de France et la monarchie. Étude sur les assemblées Générales du clergé de 1615 à 1666. Padre Blet aveva visto giusto: non c'è Chiesa senza Roma. La monarchia aveva bisogno di consulenze. In modo spontaneo padre Blet formava un collegamento tra la diplomazia, la Santa Sede e il temperamento francese.
La sua grande opera, pubblicata nel 1962, su Girolamo Ragazzoni, vescovo di Bergamo, testimoniava questa straordinaria capacità dello sguardo di Roma su un mondo lacerato. La visione di Giovanni XXIII vi aveva contribuito. Come Papa, nonostante la brevità del pontificato.
La ricca opera di Padre Blet, il cui ultimo libro Richelieu et l'Église Bruxelles, André Versaille éditeur, 2007) ha riscosso un grande successo in Francia, non basta a dare conto della sua sorprendente personalità.
Uomo pio, modesto, sempre accogliente, sempre sorpreso dall'interesse che gli veniva mostrato, padre Blet viveva alla Gregoriana la pienezza della vita al quarto piano dal lungo corridoio dove accompagnava gli ospiti con la massima cortesia. Parlava di cose importanti e, soprattutto, verso la fine della sua vita si preoccupava che venisse compresa quale fosse la forma di santità di Pio XII, Papa disperato, Papa sacrificato alla ragione di Stato: quella dello stato del cristianesimo, che forse sarebbe morto. Affrontava gli eventi con serenità, era fiducioso.
È così che ha accettato con calma l'ordine storico delle sue convinzioni.
Esperto non solo di Pio XII
Noto universalmente per i suoi studi su Pio XII e la seconda guerra mondiale padre Pierre Blet oltre all'opera monumentale in dodici volumi Actes et Documents du Saint-Siège relatifs à la seconde guerre mondiale redatta in collaborazione con Robert Graham, Angelo Martini, Burkhart Schneider (Città del Vaticano, Libreria editrice Vaticana, 1965-1982) è autore del volume Pie XII et la Seconde guerre mondiale d'après les archives du Vatican (Paris, Perrin, 1997).
Ma il gesuita Blet era anzitutto un modernista. Ecco alcuni titoli della sua bibliografia: Le Clergé de France et la monarchie. Étude sur les assemblées Générales du clergé de 1615 à 1666, (Roma, Pontificia Università Gregoriana, 1959); Girolamo Ragazzoni évêque de Bergame nonce en France. Correspondance de sa nonciature 1583-1586, (Paris-Rome, De Boccard - Université Grégorienne, 1962); Correspondace du nonce en France Ranuccio Scotti 1639-1641, (Paris-Rome, De Boccard - Université Grégorienne, 1965); Les Assemblées du clergé et Louis XIV de 1670 à 1693 (Roma, Pontificia Università Gregoriana, 1972); Histoire de la représentation diplomatique du Saint-Siège des origines à l'aube du XIX siècle (Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, 1982 e 1990); Le Clergé de France, Louis XIV et le Saint-Siège de 1695 à 1715, (Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, 1989); Le Clergé du Grand Siècle en ses assemblées, (Paris, Cerf, 1995).
E il Re Sole
tramontò davanti a Papa Pacelli
di Raffaele Alessandrini
"Padre Blet in ospedale? L'ho trovato lucidissimo, pieno di vita nonostante le sue serie condizioni di salute. Era davvero molto divertito dal cancan mediatico suscitato dalle sue dichiarazioni su Pio XII e sulla Humani generis unitas, di cui, giorno dopo giorno, era aggiornato dal confratello Peter Gumpel, il postulatore della causa di canonizzazione di Pio XII".
Così Filippo Rizzi, il collega di "Avvenire" al quale lo storico gesuita aveva rilasciato pochi giorni fa la sua ultima intervista, racconta al nostro giornale le sue impressioni e i suoi ricordi a caldo sulla notizia, appena giunta, della morte dell'ultimo dei quattro studiosi della Compagnia di Gesù che per incarico di Paolo VI curarono la pubblicazione dei dodici volumi degli Actes et documents du Saint-Siège relatifs à la seconde guerre mondiale (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1965-1982).
Dopo la morte dei padri Burkhart Schneider (1976) e Angelo Martini (1981) i superstiti dell'impresa erano stati Robert Graham - che, sul finire del 1981, aveva con fierezza potuto scrivere a un vecchio amico giornalista: "Missione compiuta. Due morti" - e proprio lui, Pierre Blet. Padre Graham sarebbe morto nel 1997, dopo quindici intensi anni di studi e approfondimenti. Sulla breccia sarebbe rimasto solo padre Blet. Proprio lui che era il meno contemporaneista dei quattro storici.
Agli inizi, come raccontava, aveva accettato l'incarico per obbedienza. I suoi interessi specifici riguardavano soprattutto la Francia del Seicento, del Re Sole e di Richelieu, come dimostra ampiamente la sua bibliografia. Eppure il gesuita francese si sarebbe grandemente appassionato della figura di Pio XII. Un Papa il cui atteggiamento accorto, di riservato e operoso "silenzio" - ricordava Blet in questi ultimi giorni - avrebbe avuto un significativo riconoscimento anche da Martin Gilbert, il biografo di Winston Churchill.
Per Gilbert infatti proprio l'atteggiamento di Pio XII fu decisivo per la salvezza di un grande numero di ebrei dallo sterminio. Padre Blet, come ricorda ancora Rizzi, dopo essersi tanto dedicato agli anni della guerra, sperava di poter scrivere una sintesi del pontificato di Papa Pacelli. Studiando le sue encicliche era certo di vedere in lui l'autentico precursore del concilio Vaticano II.
(©L'Osservatore Romano - 30 novembre 1 dicembre 2009)