Continuazione di " Incantesimo nella foresta"

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gasparastampami
00lunedì 14 giugno 2010 11:38


Poi, un giorno, arrivò Bettiblù.
In realtà si chiamava Elisabeth Gwiwenneth Arabella Bloodheenough, ma per tutti era Bettiblù o Betti C6, perchè ogni tanto si perdeva nelle sue regioni segrete e si metteva a canticchiare antiche nenie della sua Irlanda che parlavano di fate, folletti, leprecauni ed altre celtiche stranezze.
Betti, ci sei? le dicevano, e lei allora ti schioccava un sorriso che sembrava una primavera, e tornava sulla terra.
Un giorno, dicevamo, arrivò bettiblù, e si mise ad annusare qua e là quell'odore di gioia-con-ammorbidente da incantesimo a metà.
Sentiva la felicità di giorno, assaporava la letizia nel pomeriggio, sbocconcellava l'allegria di sera, ma la notte...già, la notte.
Quando la luna era bassa dietro al palazzo reale, l'ombra di una stele di nero granito si stagliava lungo le scalinate del castello, per le strade del regno, fra i campi silenziosi e l'inquieto riposo delle calendule.
Con la mattina tornava la gioia e solo pochi brandelli d'inquietudine impigliati nelle paraboliche raccontavano il mistero delle ore buie.
Nessuno, però, le disse niente delle antiche storie, finchè un
giorno incontrò Manuelito. Era, costui, uno spiritello bizzarro figlio di una cantautrice brasiliana e di un Genius Loci in pensione;
aveva scritto una canzone, intitolata "Streganeira brasileira", e per questo era stato espulso da tutte le associazioni elfiche, dal club "Non solo Ariel", dall'"Arcifolletto", e dal Comitato Permanente per le Pari Opportunità dei Diversamente Magici".
Manuelito e Bettiblù diventarono amici, e passavano molto tempo insieme. Lui avrebbe voluto portarla nel fieno e insegnarle due o tre incantesimi, ma, ahimè, di covoni non ce n'erano più: le trebbiatrici lasciavano dietro di sè, nei campi, enormi rotoloni di spighe tagliate, così perfetti così cilindrici così pieni pieni che non ci si sarebbero potute nascondere neanche due lucertole.
Fu una sera, dopo aver fumato una "Chester/elfild" in due, dopo che Manuelito aveva pizzicato molto poco la chitarra e un po' di più Bettiblù, che lui le parlò della strega prigioniera.
"Damn!" - esclamò Bettiblù - "Povera streganera!"
Era fatta così, lei: doveva per forza difendere le minoranze, e quella strega aveva proprio l'aria di esserlo.
E poi c'era il problema di quell'aria strana in giro, di quella perfezione a mezzoservizio che la irritava come sabbia nel due pezzi.
Decisero di andare a vedere il monolito, e mano nella mano si avvicinarono alla sua sagoma cupa....
lentamente sorgeva la luna
piano piano nasceva un lamento
nella pietra si apriva una crepa
che era piena di rabbia e tormento
...
.. e forse fu la compassione, forse fu l'amore bambino che passò da lei a lui, da lui a lei, da loro a quella voragine di tristezza, ecco che la pietra cominciò a vibrare, a ondeggiare, a tremare, a sgretolarsi, e si sbriciolò sulla sabbia.
Rimase soltanto un segno nudo sul terreno,
il vento vi soffiò granellini di rena,
il mare vi spinse i sassi della riva,
il re dei granchi comandò che ogni suo suddito portasse una conchiglia.

Quella notte anche i gufi cantarono.

Susy


A tutti i bambini grandi e piccoli del mondo, affinchè nessuno custodisca nel proprio regno un monumento alla tristezza.










vanni-merlin
00domenica 19 settembre 2010 07:24
[SM=g8080] [SM=g8119]

gasparastampami
00lunedì 20 settembre 2010 19:38
[SM=g8119] [SM=g8117]
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