Cina, la lezione delle Tre Gole

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vanni-merlin
00domenica 28 maggio 2006 00:24
Cina, la lezione delle Tre Gole


Marinella Correggia

Gli ultimi carichi di cemento finiscono di riempire i muri della diga più grande del mondo: la lunga battaglia contro le Tre Gole è definitivamente persa. Ma gli ambientalisti cinesi sostengono che con il completamente del grande bacino inizia una lotta ancora più dura per preservare gli ultimi fiumi integri della nazione.
E' cruciale che in futuro opere come quella siano decise in modo aperto e partecipativo, tenendo in conto tutti gli interessi, ha spiegato all'agenzia Inter Press Service l'ambientalista indipendente Ma Jun, autore del libro China's Water Crisis. Non è stato certo così per le Tre Gole: da quando la costruzione è iniziata, 15 anni fa, oltre un milione di persone sono state allontanate dall'area dell'enorme bacino; nei prossimi mesi ne dovranno partire altre 80mila. L'impatto della «diga di tutte le dighe» è ben noto e deve essere mitigato. Ma la lotta va focalizzata sui nuovi progetti all'orizzonte.
Infatti la capacità di generazione idroelettrica del paese potrebbe essere triplicata fra il 2004 e il 2020. La crescita economica annua cinese ha raggiunto nel 2005 il 10%. E le dighe sono considerate un'alternativa più pulita di altre. Così i dirigenti hanno messo l'occhio sugli ultimi fiumi non imbrigliati, nella Cina sudoccidentale.
Quattro megaopere previste sono sul fiume Jinsha, che alimenta lo Yangtze, in parte per ridurre la pressione salina sulle Tre Gole; la costruzione della diga Xiluodu, seconda per grandezza in Cina è già cominciata, malgrado le proteste rurali.
Il governo ha anche annunciato piani sul fiume Nu, che arriva nel sud est asiatico dove è noto con il nome di Salween. I piani iniziali prevedevano una «cascata» di 13 dighe, per generare ogni anno 4.000 megawatt di elettricità in più rispetto alle Tre Gole, e produrre a partire dal 2008 ben 18.000 mw: abbastanza di che rifornire un distretto industriale del calibro di Shanghai. Poi potrebbe essere il turno del Brahmaputra, in Tibet. Secondo gli esperti, la Cina ha finora sfruttato solo un quarto del proprio potenziale idroelettrico. Ma i costi possono superare i benefici. La Cina del sud-ovest, da dove partono i tre grandi fiumi asiatici Mekong, Salween e Jinsha, è una delle aree più ricche di biodiversità al mondo; lì sono concentrate la metà delle specie animali del paese e un quarto delle specie vegetali.
L'area, detta «dei tre fiumi paralleli», è per l'Unesco patrimonio dell'umanità. Le porzioni di tale ecosistema che le dighe non sommergeranno saranno lo stesso pesantemente danneggiate. L'impatto umano, poi, è devastante: una preoccupazione immediata riguarda l'enorme numero di persone che sarebbero mandate via da valli densamente abitate. Dei sedici milioni di cinesi spostati altrove nei decenni per questo scopo, dieci milioni vivono tuttora in miseria; spesso sono stati mandati su terre marginali di montagna. La marcia a imbrigliare gli ultimi fiumi rimasti ha però generato una sensibilità ambientale maggiore presso i cinesi. E sono cresciuti gruppi decisi che, ad esempio, stanno conducendo una battaglia con qualche chance rispetto al fiume Nu. Dopo una campagna nazionale anti(nuove)dighe nel 2004, le autorità hanno ordinato uno stop temporaneo ai lavori delle 13 dighe sul Nu e chiesto un'indagine sull'impatto ambientale e sociale di queste grandissime opere. I risultati della ricerca sono tenuti segreti ma secondo i giornali di Hong Kong la raccomandazione sarebbe quella di ridurre a 4 la cascata di dighe. E il governo ha anche proposto un modello di sviluppo più bilanciato, perfino un «indice verde» per misurare la crescita.
Gli ambientalisti chiedono alle autorità di rispettare la legge del 2003 sulla valutazione dell'impatto ambientale, che chiede una partecipazione pubblica nell'esame e nella pianificazione dei grandi progetti di «sviluppo» (perché, ad esempio, si comincia con quattro e poi arrivano le altre, come è successo per le Tre Gole che hanno richiesto moltissime opere «accessorie»).
Gli attivisti insistono che ci sono modi alternativi di generare elettricità, oltretutto con costi inferiori. Tre Gole, costata 24 mila miliardi di dollari, produrrà solo il 4% dell'elettricità nel paese. Il piano quinquennale 2006-2010, approvato lo scorso marzo dal Parlamento del popolo, prevede una maggiore efficienza nell'uso dell'energia e delle risorse naturali, indicando che l'energia per unità di Prodotto interno lordo sia ridotta del 20% rispetto al 2005. In questo modo molte Tre Gole potrebbero essere risparmiate a milioni di cinesi e al loro ambiente.


da "il manifesto" del 27 Maggio 2006
da: www.ilmanifesto.it/terraterra/archivio/2006/Maggio/44787e6c92...

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