R.Kelly
nato nel 1969 nei sobborghi di Chicago, dove vive in condizioni di estrema povertà, non ha mai conosciuto suo padre, dividendo le sue passioni tra coro parrocchiale, pallacanestro e vita di strada. Proprio cantando per strada, mentre si esibisce per qualche spicciolo, viene scoperto e catapultato nel musicbiz. La sua incredibile voglia di arrivare fa il resto.
Icona di un rythm and blues a tutto tondo, quando Kelly - con la sua band, i Public Announcement - inizia a registrare per la Jive Records nel 1992 ha già le idee molto chiare. L’intento, semplice e lineare solo sulla carta, è di dare vita a un progetto che dia pieno spazio alla creatività ma che rimanga allo stesso tempo molto spendibile commercialmente.
La crew della East Coast centra il bersaglio al primo colpo: l'album d'esordio, "Born Into The 90's", rivoluziona l'approccio all'R&B moderno grazie ad alcune fortunate cover e a singoli originali come "She's Got That Vibe", "Honey Love" e "Slow Dance (Hey Mr. DJ)", considerati oggi veri e propri classici del genere.
Nel 1993 fa subito seguito un altro disco completo per la Zomba Records, "12 Play", quello della consacrazione mondiale. Lo stile è una miscela raffinata di ritmi hip hop, funk e atmosfere soul. Ma c’è di più. L’elemento distintivo nella musica di R. Kelly, il collante che tiene insieme i singoli pezzi è, senza ombra di dubbio, il sesso. Ogni canzone di R. Kelly gronda sensualità, una componente che ritroviamo in ogni strofa, nelle melodie avvolgenti, nella voce carnale dell'autore e in quella sussurrata di chi solitamente lo accompagna. Tutto questo senza mai scadere nella volgarità: anche un testo spinto viene trattato con delicatezza da Kelly, che lo trasforma in un dolce inno d'amore.
Brani come "Sex Me", "Bump 'n Grind" (che si guadagna subito il primo posto in Usa nelle charts dei singoli) e "Your Body’s Calling", esplicite già nei titoli, sono rese seduttive dall'arrangiamento morbido e vellutato dello stesso Kelly, seguace e discepolo di Marvin Gaye, il primo vero cantore dell'amore non platonico.
Un rapporto controverso quello di R. Kelly con l'altro sesso. Tanto è fonte di ispirata delizia nelle orecchie di chi ascolta quanto si rivela croce nella vita privata dell'artista, spesso nei guai con la giustizia e argomento di scandalo per l’opinione pubblica.
L'album, che Robert dedica interamente a sua madre, si rivela un trionfo assoluto di critica e di pubblico, e vende oltre 5 milioni di copie. Ora che è in cima al mondo R. Kelly può decidere liberamente la sua strada e lui sceglie di dedicarsi quasi esclusivamente alla scrittura di testi e, lavorando ancor più nell'ombra, alla produzione di dischi per conto di altri colleghi.
Nel '94 si ritrova così a vestire i panni del guru per la giovanissima Aaliyah, astro nascente dell'R&B che, per quanto talentuosa, difficilmente sarebbe arrivata così lontano senza la direzione artistica del suo pigmalione. Kelly infatti scrive e produce interamente il disco di debutto della sua protetta, "Age Ain’t Nothing But A Number" (l'età non è nient'altro che un numero). R. Kelly sembra prendere alla lettera il titolo dell'album dal momento che l'anno successivo decide di sposare la minorenne artista.
Aaliyah infatti a quel tempo ha solo 15 anni, Kelly molti di più e il matrimonio provoca sensazione rimbalzando in ogni angolo del globo. La sua carriera rischia di essere compromessa per lo stesso scandalo in cui fu coinvolto Jerry Lee Lewis 30 anni prima.
Ma i tempi da allora sono cambiati e i fan perdonano tutto ai loro beniamini. Così quando R. Kelly pubblica il terzo album la sua immagine è ancora fortissima. "R. Kelly", datato 1995, è un disco di più ampio respiro rispetto ai precedenti, le basi e le atmosfere si fanno più soft, come in "You Remind Me Of Something" e "Down Low", fino a diventare spirituali in pezzi quali "The Sermon" e "Trade In My Life". Anche questo disco sfonda la barriera dei 5 milioni di copie vendute.
Oltreoceano R. Kelly non è più una sorpresa per nessuno, ma una realtà affermata del panorama musicale americano. Inizia per lui la stagione delle grandi collaborazioni, in cui non smette mai di mettere i propri talenti al servizio degli altri: Whitney Houston, Janet e Michael Jackson, Notorious B.I.G., Toni Braxton, Mary J. Blige, Celine Dion e Quincy Jones sono alcuni dei grossi artisti che fanno di tutto pur di avere una canzone scritta da lui o pur di affidare alle sue magiche mani la delicata fase della produzione dei propri dischi multimilionari.
Ma ancora una volta il richiamo del palcoscenico è troppo forte perché Kelly possa rimanerci lontano a lungo. Le luci della ribalta sono tutte per lui quando nel '98 viene pubblicato "R.", un album che segna per certi versi una novità e per altri un ritorno alle origini, quello della riscoperta dell'hip hop. 30 tracce inedite, in molte delle quali Mr R&B collabora con la serie A del rap made in Usa: Jay-Z, Nas, Foxy Brown, Cam'ron e Keith Murray su tutti. La mossa è azzeccata e contribuisce ad estendere la popolarità di R. Kelly anche verso quel tipo di pubblico, tanto che alla fine 6 milioni di persone in tutto il mondo acquisteranno questo disco.
Il cavallo di battaglia del doppio album è la trasognata "I Believe I Can Fly", trainata al successo dal famosissimo film della Warner Bros "Space Jam". La canzone, un inno grandioso all'amore considerato quanto di meglio Kelly abbia mai prodotto, fa incetta di premi ai Grammy Awards del 1997, dominando ben 3 categorie: "Best R&B Male Vocal Performance," "Best R&B Song," e "Best Songwriter".
Con i 19 brani inediti di "TP-2.COM", il follow-up ideale del sensualissimo "12 Play" che debutta al numero 1 delle classifiche nel novembre del 2000, Kelly 'ritorna in camera da letto', per usare le sue stesse parole di commento al disco.
Nel 2002 esce il disco a quattro mani tra R. Kelly e Jay-z, "The Best Of Both Worlds", un album a metà strada tra esperimento e grande operazione commerciale che riunisce i due pesi massimi di hip hop e R&B, i 2 principali generi della musica black di inizio millennio.
Purtroppo in quello stesso periodo riaffiorano per Kelly problemi legati a un rapporto con il sesso troppo libero da ogni tabù. Le accuse di pedofilia che lo colpiscono da più fronti sono molte e circostanziate e finiscono con generare un 'caso Kelly'. Ma se i fan ancora una volta fanno quadrato intorno al loro idolo (il sesto album, "The Chocolate Factory", uscito all'inizio del 2003, si guadagna subito la vetta delle classifiche e vende in tutto 3 milioni di copie solo negli Stati Uniti) la legge non perdona: l'artista viene formalmente denunciato e inizia per lui un calvario giudiziario durante il quale deve dimostrare la sua innocenza e Kelly si difende denunciando a sua volta un complotto nei suoi confronti. Nel 2004 viene pubblicato il secondo album con Jay-Z, "Unfinished Business", al quale fa seguito una serie di concerti a due voci attraverso gli Stati Uniti. Durante la tournee i rapporti tra i due si incrinano, R. Kelly viene escluso dagli spettacoli e su Jiggaman (uno dei tanti nomignoli di Jay-Z) piove una richiesta di risarcimento di 75 milioni di dollari: R. Kelly sostiene infatti di essere stato maltrattato, anche fisicamente, dall'entourage di Jay-Z per tutta la durata del tour insieme.
Nonostante tutti questi problemi, l'artista di Chicago continua a dedicarsi alla musica: durante l'estate 2005 arriva l'ennesimo album, "TP.3 Reloaded", che viene lanciato dai singoli "In The Kitchen" e "Trapped In the Closet (Part 1)", che conquistano subito il pubblico delle radio americane.