Amato: immigrati, ecco le nuove regole

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vanni-merlin
00mercoledì 21 giugno 2006 23:49
L’AUDIZIONE IN COMMISSIONE
In arrivo una legge sul diritto di asilo e nuove regole per la cittadinanza «Si dovrebbe votare di meno». Obiettivo: accorpare ogni due anni gli appuntamenti elettorali


Amato: immigrati, ecco le nuove regole


«Non criminalizzare tutti i clandestini» I Cpt? Necessari
per identificarli


Da Roma Pier Luigi Fornari

Immigrazione come sfida «inesorabile» ed «epocale» al centro di una lunga audizione in commissione Affari costituzionali della Camera del ministro dell'Interno Giuliano Amato, sulle linee programmatiche del suo dicastero. L'ex premier, che ha parlato anche della lotta alla mafia in seguito al nuovo successo conseguito ieri, ha prospettato la possibilità di un accorpamento parziale delle scadenze elettorali, in un intervento non privo di battute di spirito, ad esempio l'accenno «alla perfidia» con cui da tifoso torinista assiste alle vicende che hanno coinvolto nello scandalo del calcio la Juventus.
La necessità di imparare a convivere con «il fenomeno dell'immigrazione» è stato comunque uno dei temi dominati della audizione, alla luce anche del ricordo della condizione di popolo emigrante che per tanti decenni ha contraddistinto il nostro Paese. «Con l'immigrazione clandestina si infiltrano anche i delinquenti che, dunque, arrivano nel nostro Paese. Ma non sempre - ha ammonito - i clandestini sono delinquenti, anzi spesso non è così». Quindi espellerli sì, ma senza trattarli da delinquenti. Una commissione ad hoc studierà sui centri di permanenza temporanea, che, ha precisato Amato, «non sono carceri, ma luoghi in cui le persone devono essere trattenute per identificarle».
Il ministro dell'Interno ha stigmatizzato anche un certo atteggiamento "paternalistico" per cui si finisce per richiedere agli immigrati condizioni che non si esigono dagli italiani: regolarizzazione del rapporto di lavoro, un alloggio più grande per la nascita di un figlio, regolari contratti di locazione.
Secondo Amato la prima cosa da fare, quando l'immigrato chiede il rinnovo del permesso di soggiorno, è «rendere valido quello in scadenza fino all'arrivo del nuovo», evitando che in questo tempo si trovi «nudo al vento». Il responsabile dell'Interno ha criticato come «presupposto impossibile», la norma della Bossi-Fini, che impone che l'immigrato sia ancora nel suo Paese quando chiede un permesso di soggiorno. Amato non ha nascosto l'intenzione perciò di modificare alcuni aspetti della Bossi-Fini, ad esempio i tempi del ricongiungimento familiari, oggi troppo lenti. Ed ha chiesto anche «una legge sul diritto d'asilo e nuove norme sulla cittadinanza».
A proposito del terrorismo internazionale di matrice islamica, ha sottolineato che «combatterlo è cruciale», ma soprattutto sul fronte dell'intelligence. È grazie ad essa che sono stati sventati i due attentati previsti a Milano e a Bologna. Ma nell'opera di contrasto è stato importante «riuscire a non creare in Italia ghetti separati» per gruppi nazionali, evitando così che l'immigrato si radicalizzi in un atteggiamento anti-occidentale.
Per Amato il tema della sicurezza deve restare di competenza propria dello Stato nazionale e, quindi, del Ministero dell'Interno, anche se il cittadino la «sperimenta nel concreto lì dove vive tutti i giorni». Amato è poi passato ad analizzare lo stato della riforma dell'Arma dei carabinieri, per la quale ha reclamato un rapporto più stretto col Viminale.
Sul tema delle elezioni, ha caldeggiato un accorpamento parziale. Nonostante la maggiore propensione elettorale di chi si trova all'opposizione, con il sistema dell'alternanza, si dovrebbe arrivare alla constatazione "bipartisan" che «se si votasse di meno sarebbe meglio». Ma sulla base di un appunto predisposto dal Viminale, il ministro ha lamentato che «il bazar elettorale è aperto 24 ore su 24». Da qui, la proposta: «Vi sono quattro tipi di elezioni: amministrative locali, regionali, politiche nazionali, europee. Accorpiamole due in un anno e due in un altro, distanziandole di un paio d'anni fra un appuntamento e l'altro».



da: www.avvenire.it/

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