A 30 anni dalla scomparsa la Scala celebra la "divina" Maria Callas

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vanni-merlin
00sabato 8 settembre 2007 14:17
A 30 anni dalla scomparsa la Scala celebra la "divina" Maria Callas

a cura di Stefano Biolchini e Valeria Ronzani



16 settembre 1977. Alle 13,30, nel suo appartamento parigino in Avenue Georges Mandel 36, Maria Callas dava il suo addio al mondo, stroncata da una crisi cardiaca. Non aveva ancora 54 anni. Era nata a New York il 2 dicembre 1923 da famiglia greca. C'è chi dice che il mito della Callas sia nato quel 16 settembre. Ma per il mondo musicale e artistico il mito della Callas è nato dalla sua prodigiosa carriera, dal suo modo di calcare la scena, dal suo essere musicista assoluta in anni in cui ancora i cantanti potevano un po' "sbandare" rispetto alla partitura, e l'atto teatrale, in uno spettacolo totale come l'opera lirica, non era poi tanto considerato. Lei fu una rivoluzione. Dopo di lei il teatro d'opera non è stato più lo stesso. Riportando alla loro sfera drammatica partiture sottovalutate, se non addirittura dimenticate, di Bellini e Donizetti, dalla Lucia di Lammeromoor, ad Anna Bolena, a Il pirata. Grazie a lei tornerà a vivere tutto un repertorio: Medea di Cherubini, la Vestale di Spontini, il Rossini serio dell'Armida. Senza dimenticare le sue interpretazioni iconiche: Traviata, Tosca, Norma.

Fu la regina incontrastata della Scala dal 1951 al 1958. Vi aveva debuttato in un'Aida del 1950, in sostituzione di quella che sarà indicata, in un dualismo artificiosamente enfatizzato, come la sua grande rivale, Renata Tebaldi. Critica freddina, ma, solo un anno dopo, sarà lo stesso sovrintendente scaligero Giovanni Ghiringhelli ad andare a Canossa da lei, dopo i fasti dei suoi trionfi fiorentini con il Maggio Musicale di un direttore artistico della grandezza di Francesco Siciliani. Così, nel 1951, Maria inaugura la stagione scaligera con i Vespri Siciliani diretti da Victor De Sabata. Ed iniziano stagioni che cambieranno la storia del teatro musicale. Fino a quel Pirata con la regia di Enriquez, nel 1958, e i rapporti ormai usurati con Ghiringhelli. Ma nel frattempo era nato un mito.

A 30 anni dalla morte, il Teatro ricorda la grandezza della Callas con due mostre curate da Vittoria Crespi Morbio. Inaugurano venerdì 14 settembre, al Museo Teatrale e nel Ridotto dei Palchi "Arturo Toscanini", un'esposizione di 210 scatti, di cui molti inediti, della Callas in scena e fuori scena, oltre alla presentazione di 20 costumi, accompagnati da una serie di figurini dei grandi scenografi e costumisti che caratterizzarono gli anni scaligeri di Maria. Tutti dagli archivi storici del teatro milanese. Volontà ferrea, artista totale che rivoluzionò il mondo dell'opera, ma anche la prassi scenica. «Abbiamo dovuto far fare una serie di manichini diversi, per seguire le fasi anche fisiche dell'evoluzione artistica della Callas – ci racconta Vittoria Crespi – I costumi variano molto di taglia in taglia, dal 1953 al 1954 sono gli anni del dimagrimento. Dal Macbeth, al Pirata, al Ballo in maschera. Esponiamo i costumi bellissimi di Fedora. Gavazzeni, che in quell'occasione la dirigeva, ricorda come al solo ingresso in palcoscenico, ancora prima di cantare, la Callas comunicasse tutto il pathos del personaggio. Insieme a lei possiamo percorrere il fiorire delle arti dello spettacolo, con lei si arriva finalmente a una coerenza visiva degli allestimenti scenici. Dall'inizio, sotto la tutela di Nicola Benois, al sodalizio con Luchino Visconti, fino al Pirata con la regia di Enriquez. In mostra vi sarà una sezione dedicata a Bellini e Donizetti, col costume di Anna Bolena, quello di Piero Zuffi per il Pirata, e poi Verdi col Ballo in maschera e il Macbeth diretto da de Sabata. Purtroppo sono andati dispersi i costumi della celebre Traviata del 1955, quella con la regia di Luchino Visconti. La Scala dice di averli venduti a Vienna, Vienna risponde di non averli mai avuti.»

Giovanna Lomazzi, l'amica che Maria amava definire sua sorellina minore, narra nel saggio del volume fotografico che Alemmandi pubblica per l'occasione, come la Callas si trasformasse già mentre si avvicinava al Teatro. Dalla donna semplice nella vita di tutti i giorni, "Maria si trasformava nella Callas". Modificando portamento, perfino i tratti del volto parevano più scolpiti. Era forse l'"invasamento" di cui parlavano gli antichi, era soprattutto quella sorta di transfert che conoscono bene gli artisti, uno stress emotivo troppo spesso sottovalutato da chi non è del mestiere. E che in lei, artista rigorosissima ed assoluta, professionista instancabile, doveva essere notevole.
Questo trentennale può essere l'occasione per liberare finalmente il ricordo della Callas da tutto il ciarpame che la sua personale vicenda di donna infelice e tormentata si è trascinata dietro. Per il legame con Aristotile Onassis e tutto il contorno da jet set che questo ha comportato. Per la carriera precocemente interrotta, per quella fine solitaria e, prima ancora, per quel prodigioso dimagrimento (anche qui quanto si è fantasticato) che la trasformò in quella donna sofisticata ed elegante che riuscirà così, letteralmente con ogni fibra del suo corpo, ad esprimere tutte le sue dirompenti potenzialità di grande artista tragica. Eppure, povera Maria, ancora tanti sono i miti da sfatare su di lei. Per chi pensasse a una voce "brutta", provi ad ascoltare la Traviata diretta da Gabriele Santini, con Francesco Albanese, Ugo Savarese e l'Orchestra Rai di Torino. Era il 1953, sulla copertina del disco lei si chiama ancora Maria Meneghini Callas e cominciava giusto allora a dimagrire. Perfetta, semplicemente perfetta, non solo nelle agilità praticamente ineseguibili da chiunque altro del "Sempre libera degg'io". E il commosso ricordo che di lei fa Georges Prêtre nel già citato volume "Maria Callas. Gli anni della Scala" è forse il più degno epitaffio alla sua grande memoria: « Ricordi? Eravamo in tournée, e la sera di un concerto, durante una cadenza, sono stato ammaliato dalla tua interpretazione... al punto di dimenticare di riprendere a dirigere.

Dovesti pronunciare tre volte il mio nome, a voce sempre più alta... "Georges", dicevi, per riportarmi alla realtà.»

Infine, proprio domenica 16 settembre, la Scala proietterà gratuitamente in prima mondiale il film "Callas Assoluta" di Philippe Kohly.


I costumi di scena, dal 14 settembre al 31 gennaio
Immagini dietro alle quinte, dal 14 settembre al 30 novembre
Callas Assoluta, proiezione del film di Philippe Kohly, il 16 settembre
Milano, Teatro alla Scala
www.teatroallascala.org




da: www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2007/09/mostra-maria-Callas-Biolchini-Ronzani.shtml?uuid=8b8a425c-5c7a-11dc-a8ec-00000e25108c&DocRulesView=Libero&area=...

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