Re:
Scritto da: Pertinax 09/04/2006 13.11
E sulla stampa estera l'Italia è Berlusconistan
Il giornale dei vescovi: pressioni improprie sul nostro voto I dubbi del Riformista: c'è aria di Opa ostile sul Paese
ROMA — Dal nostro inviato nel «Berlusconistan» ( Suddeutsche Zeitung). L'«Italia delle paillettes, della demagogia e del sogno americano» ( Le Soir). Dove vige «un sistema abilmente costruito per rincoglionire le masse» e regna «il principe delle arti volgari» ( L'Express), un «Don Coglioni» ( The Wall Street Journal), un premier d'ineguagliabile «condotta villana e meschinità culturale» che «lo rendono l'incarnazione dei peggiori italiani» ( Frankfurter Allgemeine Zeitung). Benvenuti nell'Italietta che sta per liberarsi del Cavaliere, « an insider on the way out », uno che se sconfitto aveva promesso di fuggire a Tahiti ed è qua già bell'e disegnato sul Financial Times, vignetta di pagina 7: niente sorriso, una tahitiana corona di fiori al collo, un malinconico mare tropicale alle spalle. Non stanno esagerando? E poi, non è un po' presto? «Un po' di rispetto», esige Avvenire. «Fosse per la stampa estera, il verdetto ci sarebbe già», scrive il giornale dei vescovi: «Resoconti sempre irridenti e spesso superficiali, sembrerebbe che le elezioni in Italia si siano già celebrate». Una cosa mai vista: «Legittime le loro opinioni — protesta il quotidiano della Cei —, ma altrettanto sacrosanto il diritto del popolo italiano a decidere in libertà e senza pressioni improprie». Perché ci sono «troppi maestrini in giro per le redazioni» dei giornali stranieri, gente che «guarda e giudica da lontano e pretende sempre e comunque di dare lezioni». Eccheccavolo.
Non c'è più rispetto, direbbe Zucchero. E non siamo una Banana Republic, direbbe Agnelli. Dall'Hindu al Miami Herald, l'Italia è in prima pagina. Ma che cosa stanno scrivendo di così terribile, i colleghi, da far infuriare la Chiesa italiana? «L'onta dell'Europa » ( Le Nouvel Observateur); Berlusconi fra una «sconfitta annunciata» e una «campagna disperata» ( The Guardian); «elettori intenzionati a tagliare i legami col miliardario che ha diviso il Paese» ( The Times); un «prevedibile» cambio di governo ( Die Zeit); due candidati che fra grisaglie e «rialzini» non si vestono nemmeno troppo bene ( Financial Times)... Eccessivi? «Una critica che mi lascia un po' perplesso — dice Sandro Contenta, inviato a Roma del mitico Toronto Star (ci scriveva Hemingway) —. Nessuno dei grandi giornali internazionali dà Berlusconi già per sconfitto, ci mancherebbe. Dicono solo che non ha fatto quello che doveva, per guadagnarsi un altro mandato». Anche il Riformista ha qualche dubbio, però: «C'è aria di opa ostile sull'Italia», scrive, un po' simile a quella che nel '92 spingeva Moody's a retrocedere i Bot del governo Amato. E Berlusconi c'entra poco, dice il dalemiano Pier Carlo Padoan: «Gli inglesi non fanno nulla per caso», l'operazione Caimano dei giornali della City e di Wall Street non è poi così amichevole. Senza tener conto d'un filo di snobismo: «Sì, un po' di spocchia c'è — riconosce Elisabetta Piqué, corrispondente della Naciòn di Buenos Aires —. Ma se li guardano tutti un po' dall'alto in basso, gl'italiani devono ringraziare solo cinque anni di gaffe e d'incredibili figuracce. Lo dice una che è stata governata da Menem e in Argentina ha già visto tutto: il carisma, le promesse. E pure il lifting».
Francesco Battistini
09 aprile 2006
A parte che mi fa ridere questa presa di posizione dell'Avvenire sull'intromissione estera quando Natzinger Ruini e compagnia fustigante del Vaticano ogni giorno ci spaccano i coglioni con implicite indicazioni di voto...a parte questo, dicevo, Berlusconi non ha proprio più supporters all'estero: lo hanno abbandonato anche LeFigarò, ElPais e quasi tutti i giornali conservatori d'Europa e d'America. Segno che il mondo degli affari sta puntando su un altro cavallo, o per lo meno ne ha le palle piene - pure loro! - di questo...